https://www.rivistaetnie.com/santi-e-viaggi-nelle-leggende-dei-bretoni/
https://biblio.toscana.it/argomento/Sette%20santi%20fondatori%20della%20Bretagna
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Curiosità 《araldica》.
Mauro Rosati
A cura di MAURO ROSATI. Uno spazio dedicato soprattutto alla scoperta (o riscoperta) delle curiosità storiche e artistiche sulla città di L'AQUILA e dintorni! E poi le novità e gli appuntamenti offerti dalla nostra città! E - perchè no? - ogni tanto qualche riflessione sul quotidiano in generale!
https://www.rivistaetnie.com/santi-e-viaggi-nelle-leggende-dei-bretoni/
https://biblio.toscana.it/argomento/Sette%20santi%20fondatori%20della%20Bretagna
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Curiosità 《araldica》.
Mauro Rosati
PRIMITIVI...MA
IN ALTA DEFINIZIONE!
(Le «modernità di facciata»)
E così, nelle prossime settimane
inizierà la transizione verso la totale alta definizione, il digitale terrestre
di seconda generazione; dopo poco più di dieci anni dal primo digitale.
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Non avrei nulla da ridire
se fossimo un Paese digitalmente già avanzato sulle cose prioritarie.
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Altissima definizione
dell'immagine: stiamo iniziando la «transizione
ecologica» ma dovremo buttar via televisori anche relativamente nuovi e,
in ogni caso, perfettamente funzionanti; con conseguente aumento di rifiuti
elettronici del tipo RAEE e, immaginiamo, con i soliti «trogloditi» che li
butteranno via abusivamente in qualche posto improvvisato!
Altissima definizione
dell'immagine...ma intanto votiamo ancora come 75 anni fa:
scatoloni con nastro adesivo, file ai
seggi, tonnellate di carta sprecata per le "lenzuola" (schede
elettorali). Ci sono Paesi dove già da anni si sperimenta e si attua il voto
elettronico, anche da casa, riducendo gli afflussi ai seggi elettorali. «Bastano»
una buona connessione, un apposito dispositivo di lettura e una carta di
identità elettronica; ovviamente chi vuole può recarsi anche di persona ai
seggi. E stiamo parlando di Paesi che una volta venivano classificati come «Secondo
Mondo»; si sono rimboccati le maniche, si sono evoluti e ora fanno parte a
pieno titolo del «Primo Mondo».
Altissima definizione...ma,
come ai tempi del censimento di Ottaviano Augusto, tanta gente si sposta di
centinaia di chilometri per andare a votare presso il proprio Comune di
residenza, con conseguente impatto sulle già alte emissioni inquinanti.
Poi,
per carità, chi vuol farsi una passeggiata «fuori porta» è sempre libero!
Altissima definizione...ma
ancora dobbiamo fare inutili spostamenti - spesso in auto - e file agli
sportelli per pratiche amministrative banali e ordinarie che potrebbero essere
espletate digitalmente e rapidamente da casa; con recupero dei «tempi morti» di
spostamento, traffico e ricerca parcheggi.
Altissima definizione...ma
ancora tanti borghi e sobborghi d'Italia non hanno una copertura internet
degna di questo nome.
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Altissima definizione poi, per che cosa?
Scusate, ma ancora me ne sfugge l’urgenza!
Per vedere una ruga in più sul volto
del conduttore di turno? Per contare i fili d'erba su un campo di calcio?
Giusto per elencarne qualcuna!
Personalmente, per adesso mi tiro
fuori: che si offrano tutti i bonus che si vogliono ma non
cambierò il mio televisore, a costo di guardarci soltanto i DVD! Per il resto
mi arrangerò con la rete internet!
Tanto la televisione la guardo poco o
nulla già da diversi anni!
I soldi di questi bonus - per quanto
mi riguarda - potrebbero invece essere utilizzati per il potenziamento e
il completamento capillare della copertura internet nazionale!
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Va bene anche l'alta definizione…ma
soltanto quando potrò seguire anche online eventi culturali - gratuiti o
a pagamento - che si svolgono a decine o a centinaia di chilometri di distanza:
convegni, presentazioni, mostre digitali.
Nulla togliendo a chi avesse la
possibilità di assistervi direttamente.
Va bene anche l'alta definizione…ma
quando si potrà ricevere online una ricetta medica, senza file negli
ambulatori, e quando si potrà pagare un ticket sanitario a distanza.
Va bene anche l'alta definizione…ma
soltanto quando avremo una copertura internet a tappeto su tutto il
territorio, soltanto quando la maggior parte delle incombenze quotidiane
(riunioni varie, voto, pagamenti, pratiche burocratiche, ricette sanitarie,
pagamento ticket sanitari, acquisti) si potranno effettuare a libera scelta
sia «a distanza» sia «in presenza» - a libera scelta di ciascuno di noi.
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Personalmente trovavo, e trovo
molto più pratica la modalità digitale «a distanza», che elimina le
tempistiche di contorno e consente di poter svolgere riunioni, conferenze e
altri adempimenti direttamente da una postazione collegata - ovviamente con
libera scelta per chi volesse proseguire alla vecchia maniera -.
La penso così da tanti anni e a
maggior ragione oggi, da quando è iniziata questa pandemia!
Mauro Rosati
Su queste tematiche, vedi anche: «Meno giri, più efficienza»
( https://pianetalaquila.blogspot.com/2021/05/meno-giri-piu-efficienza.html
![]() |
Aestatis Solstitium |
Solstitium - Sol stat
15½d
– 8½n / Iter: NE>S>NW
Oggi inizia l'Estate astronomica
nell'emisfero boreale.
Sole allo "Zenith" sul
Tropico del Cancro.
Nel nostro emisfero boreale, la notte
raggiunge la durata massima rispetto al dì, mentre il Sole percorre un
itinerario approssimativo da Nord-Est (dove sorge) a Nord-Ovest (NW; dove
tramonta), passando ovviamente per il Sud (dove raggiunge il punto più alto
della giornata).
A nord del Circolo Polare Artico il
Solstizio d'Estate è il giorno in cui il dì dura 24 ore; ovviamente a sud del
Circolo Polare Antartico accade il contrario.
Nella nostra città dell'Aquila,
considerando come riferimento la latitudine approssimativa della Torre di
Palazzo, il sole raggiunge oggi un'"altezza" massima di 71° 05'
46".
Il risultato si ottiene sommando
l'inclinazione dell'asse terrestre (che al momento è di circa 23° 27' 00")
all'altezza del Sole agli Equinozi (che nella nostra città è di circa 47° 38'
46", sempre con riferimento alla Torre di Palazzo); quindi 47° 38'
46" + 23° 27' 00" = 71° 05' 46".
Nota 1.
Sull'altezza del Sole agli Equinozi, nella nostra città, vedi anche:
https://pianetalaquila.blogspot.com/2018/09/bentornato-autunno.html?m=1
Nota 2.
L'inclinazione dell'asse terrestre cambia nel corso dei millenni, oscillando
tra un massimo di 24° 20' e un minimo di 21° 55'.
Al giorno d’oggi è, appunto, di 23°
27'.
(Fonte:
https://www.treccani.it/enciclopedia/terra_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/ )
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La Primavera trascorsa è stata
complessivamente soddisfacente, sia per le temperature sia per le
precipitazioni.
Hanno fatto eccezione un’ondata di
calore tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, e qualche «bolla africana»
umida a intermittenza, dal mese di maggio.
Per il resto le precipitazioni sono state più che buone rispetto all’anno scorso, con neve in città fino ad aprile,
temperature fresche più simili alla normalità della nostra zona, e piogge
costanti. Queste precipitazioni hanno un pochino alleggerito il «peso» della
siccità quasi costante che ha caratterizzato il periodo tra giugno 2019 e
agosto 2020, la quale ha pesantemente alleggerito le falde acquifere e quindi
anche le sorgenti, i fiumi e i laghi, come un po’ in tutta Italia.
Grazie a questa Primavera fresca,
piovosa e nevosa, dai 2000 metri in su i lembi di neve dell’Inverno trascorso
hanno superato la metà di giugno: un traguardo importante in questi tempi di
riscaldamento globale; la normalità fino a 15-20 anni fa.
In questi giorni più recenti - invece
- la cappa di una nuova «bolla» africana si sta facendo più pesante e
insistente, con il cielo lattiginoso e un’aria biancastra e carica di foschia umida
anomala per le nostre zone.
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Per chi gradisse, concludo in musica
con un breve estratto dell'"Estate" di Antonio Vivaldi:
Mauro Rosati
Tra ZERO e CENTOTTANTA - ANGOLI DI AFFINITÀ
Ieri,
mentre riflettevo «sul
più e sul meno»
durante le faccende quotidiane, ho avuto improvvisamente la «visione geometrica» di un concetto.
Un concetto che ho compreso
gradualmente negli anni, come esperienza di vita, ma che solo da quell'istante
si è palesato davanti agli «occhi
della Mente» in maniera semplice e chiara: una riflessione «meditativa» che si è tramutata in un
banalissimo schema geometrico.
In quell'istante sono forse emerse -
contemporaneamente e spontaneamente - l'«anima contemplativa» e l’«anima matematica».
Ho visto i rapporti umani come un
angolo compreso tra 0° e 180°, la stessa «distanza angolare» che separa il mezzogiorno dalla
mezzanotte - 12 ore -, il nord dal sud, l'est dall'ovest - su una rosa dei
venti -.
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Nei rapporti umani, dall'amicizia ai
legami di coppia, esiste un «angolo» che distanzia due persone: l'ampiezza di
quest'angolo determina le possibilità e la qualità di un certo legame.
Non esiste l'angolo 0° perché non
esistono due persone perfettamente identiche: per quanto si sia affini,
c'è sempre un minimo di «scarto».
Non esiste neanche l'angolo di 180°
perché anche due «nemici»
apparentemente agli antipodi avranno sempre un qualcosa - seppur minimo - che
li accomuna.
Quindi, tutto si gioca tra 0° e 180°,
esclusi gli estremi - appunto - (0°<α<180°,
«tradotto» matematicamente).
Dall'ampiezza dell'angolo «α» dipende un po' tutto!
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Tra 0° e 90° ci sono tutti i legami
più forti, di amicizia o di coppia: in quello spazio - infatti - due individui
camminano e guardano pressappoco verso la stessa direzione.
Se poi quell'angolo di distanza è
sotto i 45°, c'è un'affinità particolare: è lo spazio ideale per i legami di
coppia più forti. Ma si può comunque arrivare fino a 89°!
Se invece parliamo di amicizia,
possiamo arrivare a un angolo accettabile di 135°, anche se - superati i 90° -
si cammina e si guarda verso direzioni quasi contrarie.
Per riassumere un po'!
Le amicizie più forti e più solide
sarebbero quelle sotto i 90° di differenza.
I legami di coppia più forti
sarebbero quelli sotto i 45° di differenza.
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C'è solo un problema però: non si
conosce una formula matematica per calcolare quest'angolo - almeno per quanto
ne sappia -.
Se così fosse, i rapporti umani non
sarebbero tanto altalenanti e complessi!
Quell'angolo di differenza impariamo
a percepirlo pian piano. Soltanto nel corso del tempo e nella graduale
conoscenza reciproca, si capisce l'ampiezza approssimativa di questo angolo
immaginario!
È come un'immagine sfocata che
gradualmente si fa sempre più chiara, e i modi e i tempi non sono uguali per
tutti: sia che si tratti di amicizia sia che si tratti di legami di coppia.
E - un po' come accade con una
bussola -, anche quando l'angolo ci sembra abbastanza chiaro, non è mai
completamente definito: proprio come l'ago di una bussola, che indica una
direzione ma sempre con una leggera oscillazione, e sempre sensibile a qualche
perturbazione magnetica!
Mauro Rosati
![]() |
Regio Decreto 21 novembre 1940, n. 1746 (Fonte: «Normattiva») |
![]() |
Regio Decreto 1746/1940 - Elenco (pag. 1) (Fonte: «Normattiva») |
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Regio Decreto 1746/1940 - Elenco (pag. 2) (Fonte: «Normattiva») |
Articolo pubblicato sulla stampa locale nel mese di giugno 2021
UN
MONUMENTO NAZIONALE…QUASI DIMENTICATO
Riscopriamo la nostra
Cattedrale
«Considerata l’opportunità di
elevare alla dignità di monumenti nazionali le Chiese cattedrali di alcune
Città d’Italia, particolarmente importanti per il loro pregio storico od
artistico […]
Abbiamo decretato e
decretiamo:
sono dichiarate monumenti
nazionali le Chiese cattedrali delle città indicate nell’elenco annesso al
presente decreto […]»
(Regio Decreto 21 novembre 1940, n.
1746 / Fonte: «Normattiva»)
Siamo nel 1940.
Con questo preambolo, re Vittorio
Emanuele III apre il Regio Decreto 21/11/1940, n. 1746, che riconosce il titolo
di «monumento nazionale» a una serie di Cattedrali italiane.
L’elenco allegato è firmato
dall’allora Ministro per l’Educazione nazionale (il Ministro dell’Istruzione)
poiché all’epoca non esisteva ancora l’odierno Ministero della Cultura, e i
Beni Culturali erano in capo al Ministero dell’Istruzione.
Ebbene, come molti tra voi già
sapranno, anche la Cattedrale dell’Aquila viene riconosciuta «monumento
nazionale», come si legge nell’elenco allegato al Regio Decreto.
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Un monumento nazionale
che – come Comunità – abbiamo troppo a lungo trascurato, se non dimenticato;
ovviamente non per tutti è stato così e non si vuole generalizzare.
Un monumento nazionale che ci
appartiene: alla nostra Città e al nostro Territorio tutto.
Oggi dalla stampa apprendiamo periodicamente che il percorso per la
ricostruzione della nostra Cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio sta
procedendo.
Facciamo però un passo indietro,
guardando per un attimo agli anni passati: già da prima del sisma del 2009, il
nostro bel Duomo godeva di scarsa considerazione tra molti di noi. Il lungo
periodo di abbandono dopo il crollo del transetto provocato dal sisma del 2009
è passato purtroppo nell’indifferenza di tanti, a testimonianza di questa poca
considerazione.
Evidentemente, come molti hanno
osservato, la nostra Cattedrale era diventata «poco popolare» e non veniva più
percepita come il «cuore» della Comunità cittadina. Troppo
sbrigativamente è stata spesso considerata una chiesa «brutta», «di poco
valore», un «vecchio rottame» e quant’altro.
Invece, se andiamo a conoscerla
meglio, ci accorgiamo che non è proprio così: la nostra Cattedrale è una vera e
propria «fabbrica» che da più di 700 anni è in continua evoluzione, e ha
raccolto stratificazioni architettoniche e artistiche che toccano un po’ tutte
le epoche, dal Duecento al Novecento. Insomma, un grande edificio sacro che
vale molto più di quanto tanti fra noi non credano.
Ho utilizzato la parola «cuore»
per definire la Cattedrale, senza retorica e non casualmente: nelle righe che
seguono argomento in breve il perché di questa definizione.
Un famoso disegno di epoca
rinascimentale (da Francesco di Giorgio Martini) raffigura il concetto di città, paragonandola
a un corpo umano: ebbene, in questo corpo umano la Cattedrale («Tempio»)
è collocata proprio sul cuore, la sede dei sentimenti e della spiritualità; le
Cattedrali, inoltre, sono anche edifici dal grande valore civico e, infatti,
nello stesso disegno la Piazza (spazio civico e commerciale) è raffigurata
sopra la pancia, esattamente davanti al Tempio-Cattedrale.
E proprio a proposito di «cuore», fino
al secolo scorso era così anche per la nostra Cattedrale: cuore della nostra
Città e del nostro Territorio, in quanto chiesa-madre di tutta la Diocesi.
Ricordo - nel 2010 - una testimonianza
diretta dell’architetto aquilano Marcello Vittorini (1927-2011), in occasione di
un incontro pubblico presso l’Archivio di Stato dell’Aquila: egli ricordava e
raccontava come nelle Festività più importanti dell’anno liturgico, ad esempio
il Natale e la Pasqua, tante persone - di ogni ceto sociale - partivano a piedi
(la maggior parte) dai borghi del nostro circondario per raggiungere la nostra
Città e seguire le Messe solenni nella Cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio.
Un sentimento che con il passar del
tempo si è affievolito, e che solo una conoscenza o una riscoperta di questo monumento
nazionale possono aiutarci a ravvivare.
Per chi volesse fare un primo passo
verso la conoscenza, o la riscoperta, del nostro antico Duomo, suggerisco la lettura
di varie pubblicazioni disponibili ma - come approccio - richiamo anche un mio
breve articolo pubblicato sulla stampa in anni recenti: «La fabbrica della
Cattedrale aquilana» (vedi collegamenti in basso).
Mauro Rosati
https://www.ilcapoluogo.it/2017/07/06/alla-riscoperta-della-cattedrale-di-san-massimo/
![]() |
Allegoria del mese di marzo (Fonte immagine: http://www.evus.it/it/index.php/news/zoom/il-cavaspina-sotto-il-segno-dei-pesci/ ) |
QUANDO
MARZO AVEVA 30 GIORNI
L'Uomo e la Natura
In
questi giorni, anche riflettendo sul precario periodo storico che il Mondo sta
vivendo, mi è tornato alla mente un racconto d'Infanzia.
«La leggenda di Marzo e
del Pastore»
Si tratta di una breve narrazione popolare - tramandata oralmente - che rimane
di stretta attualità, ancor di più - appunto - nell'epoca che stiamo vivendo.
È infatti una leggenda che -
apparentemente - vuole raccontare perché Marzo abbia 31 giorni ma, se andiamo a
rileggerla con la coscienza degli adulti, troviamo anche una morale più
sottile.
Un racconto per piccoli e grandi!
Cerco di riportarlo per iscritto come meglio lo ricordo. 😊
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C'era un tempo immaginario in cui Marzo
aveva 30 giorni e Aprile ne aveva 31.
Sempre a quel tempo c'era un Pastore
che possedeva un grande gregge.
Ogni giorno il Pastore portava al
pascolo le sue pecore e, conoscendo il clima "pazzo" del mese di
Marzo, usciva sempre prudentemente con mantello e ombrello.
Ogni giorno Marzo gli chiedeva dove
andasse con le sue pecore, in modo da «colpirlo» e prendersi gioco di lui con
qualche scroscione di pioggia o magari con la neve.
Il Pastore, però, ogni giorno mentiva
a Marzo, indicandogli sempre un posto diverso da quello dove poi andava effettivamente.
Ogni sera Marzo chiedeva al Pastore
come fosse andata la giornata, sperando di avergli fatto uno scherzo con
qualche burrasca improvvisa. Il Pastore, soddisfatto, raccontava a Marzo che il
tempo era stato ottimo.
E così Marzo rimaneva sempre deluso
dal fatto che il suo «scherzo» non fosse riuscito.
Arrivato il 30 del mese, l'ultimo
giorno, il Pastore si rivolse a Marzo, dicendogli più o meno così: « - Oggi
è l'ultimo giorno, domani arriva Aprile e tu non potrai farmi più niente! -
». Dopodiché, gli disse anche il luogo in cui avrebbe portato le pecore, questa
volta senza mentire, credendo che Marzo fosse ormai finito.
Marzo, indispettito dalla risposta
del Pastore decise di tendergli un tranello. Andò da suo fratello Aprile e gli
disse pressappoco così: « - Frateju Abrile prestame 'n atru dì, che te faccio
le peji pe' mi e pe' ti! (Fratello Aprile, prestami un altro dì e ti
procuro le pelli, per me e per te) - ».
Aprile accettò lo scambio
e regalò il suo «31» a Marzo.
Il giorno dopo, il Pastore - troppo
sicuro e imprudente - uscì senza ombrello e senza mantello, convinto del fatto
che fosse arrivato Aprile.
A quel punto Marzo lo sorprese in
piena giornata, scatenandogli contro una forte burrasca che fece disperdere la
maggior parte del gregge, con la perdita di molte pecore (le pelli che Marzo
aveva promesso ad Aprile erano proprio le pelli di pecora).
Il Pastore, bagnato e sconsolato,
tornò a casa, e a quel punto Marzo gli rivelò il suo tranello, chiedendogli
beffardamente: « - Com'è andata oggi? - ».
Ovviamente conosceva già la risposta.
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Riflessione
Se adesso pensiamo a Marzo come alla personificazione della Natura, e al Pastore
come fosse l'Essere Umano - ecco il perché delle maiuscole - la morale sembra
molto chiara:
l'Uomo, imprudente e arrogante, che
sfida la Natura «a viso aperto» è destinato ad essere punito dalla Natura
stessa.
È lei - la Natura - che «detta le
regole» (le «leggi naturali») e l’Uomo - che è parte della Natura - deve
adattarsi nel miglior modo possibile (ombrello e mantello), senza mai sfidarla
alla pari o, peggio ancora, offenderla.
La Natura non va piegata
alle nostre regole e ai nostri ritmi: una morale che dobbiamo sempre aver
presente, oggi come in passato.
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Nota 1
Ovviamente, come tutti i racconti popolari, esistono delle varianti locali che
magari già conoscete in maniera un po' differente. Ma la sostanza della narrazione è quella che vi ho riportato.
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Nota 2
Parallelamente a questo racconto mi sono
tornati alla mente anche il pensiero e l’opera del Leopardi.
Giacomo Leopardi riflette spesso sul
rapporto Uomo-Natura: in particolare, se non lo avete già fatto, vi consiglio
la lettura del «Dialogo
della Natura e di un Islandese» (1824).
Vi sembrerà scritto ai nostri giorni!
https://it.m.wikisource.org/wiki/Operette_morali/Dialogo_della_Natura_e_di_un_Islandese
Vi segnalo anche un brevissimo estratto dal film «Il giovane favoloso»
(2014); si tratta della scena in cui Giacomo Leopardi sogna l’incontro e il
dialogo di se stesso - nella parte dell’Islandese - con la personificazione
della Natura:
Mauro Rosati