Riproduzione del vessillo aquilano «bianco-rosso»; opera di Beatrice Sabatini. |
La targa commemorativa riprodotta e collocata sul Palazzetto ristrutturato, all'angolo tra Via delle Bone Novelle (a sinistra) e Via dell'Arcivescovado (a destra). (Foto: Mauro Rosati, 2018) |
02 giugno 1424
"DOPO CINQUE SECOLI
RIEVOCANDO
LE MILIZIE AQUILANE
CONDOTTE ALLA VITTORIA
DA
ANTONUCCIO CAMPONESCHI
CONTRO
BRACCIO DA MONTONE
RIPASSA ED AMMONISCE
LA STORIA
1424-1924"
Così recita un'epigrafe realizzata
nel 1924 in occasione dei 500 anni dalla Battaglia dell'Aquila (o Battaglia di
Bazzano).
L'epigrafe, danneggiata dal sisma del
2009, è stata riprodotta negli scorsi anni per iniziativa del Gruppo Aquilano
di Azione Civica «Jemo 'nnanzi» e il 02 giugno 2018 è stata collocata al suo
posto, dopo la ristrutturazione del bel palazzetto che la ospitava.
La storia
Il 2 giugno 1424, dopo un anno di
duro assedio, le milizie aquilane, accanto agli alleati provenienti da altri
Stati italiani, sconfissero le truppe di Braccio da Montone nella decisiva
battaglia svoltasi nella piana tra Bazzano e Bagno, ad est della città di
Aquila.
La battaglia di Bazzano poneva fine a
un anno di scontri, assalti alle mura, saccheggi dei castelli del Contado,
sortite difensive causate dalla volontà del condottiero Braccio da Montone di
conquistare Aquila che, insieme a Perugia, gli avrebbe permesso di creare una
Signoria nell'Italia centrale e di muovere contro gli altri Stati confinanti.
Per questo la battaglia del 2 giugno 1424 non fu soltanto un evento di
rilevanza locale ma anche nazionale perché nel caso in cui Aquila fosse stata
conquistata, la storia italiana di quel periodo avrebbe seguito probabilmente
altre strade.
Molti gli uomini d'arme protagonisti
di quell'epopea durata un anno, alcuni dei quali ricordati nei nomi delle
nostre strade cittadine: gli aquilani Antonuccio Camponeschi e Minicuccio
d'Ugolino; il molisano Jacopo (Giacomo) Caldora; il romagnolo Muzio Attendolo
Sforza, capostipite della nota dinastia che avrebbe signoreggiato su Milano,
annegato a Pescara durante il guado dell'omonimo fiume nella spedizione verso
Aquila; e ovviamente, 'dalla parte opposta della barricata', Braccio da
Montone.
Secondo la tradizione, durante le ore
trepidanti della battaglia, alcuni Aquilani si sarebbero riuniti in preghiera
presso la chiesa di Sant'Apollonia su invito dell'Arte della Lana, che in quel
periodo lì aveva sede. Quando giunse la notizia della vittoria delle milizie
aquilane e alleate, i cittadini riuniti in preghiera risalirono un'antica
strada cittadina correndo esultanti verso la piazza Maggiore (Piazza del Duomo,
o Piazza del Mercato) per annunciare 'Bbone novelle' agli altri
concittadini.
Quell'antica via medievale ancora
oggi collega Sant'Apollonia con la Piazza; il suo nome, Via delle Bone Novelle,
ci ricorda ancor oggi quei momenti.
La denominazione di «Bone Novelle» risale
all'Unità d'Italia ma si riallaccia a questa tradizione; precedentemente quella
via era nota come «Valle di Rojo» perché conduce a Porta Rojana e quindi al
vallone di Sant'Apollonia, da cui si usciva dalla città per raggiungere la zona
di Rojo.
Secondo altre ipotesi storiche, il
messaggero ufficiale annunciante la vittoria sarebbe arrivato in Piazza del Mercato
(Piazza del Duomo) risalendo dalla Porta di Bazzano; ciò tuttavia non esclude
che anche dalla zona di Porta Rojana, nei pressi di Sant'Apollonia, potesse
essere arrivata la notizia per via 'ufficiosa'.
Un'ipotesi non esclude l'altra. Anche
le tradizioni 'leggendarie' si basano sempre su una realtà storica di partenza.
Quel che è certo è che quel giorno la
nostra città riconquistò la sua libertà e la sua autonomia dopo oltre un anno
di duro assedio e di resistenza!
Pertanto, come ogni anno, accanto al
'2 giugno' nazionale, celebriamo anche il nostro 2 giugno, il '2 giugno
aquilano'!
Mauro Rosati