«Addì
undici d'Abrile fo el primo fonnamento»
(Buccio di Ranallo, Cronaca
Rimata, prima metà XIV secolo)!
Nota storica.
Come la maggior parte dei «natali» delle città, l'11 aprile è ovviamente una data
simbolica legata a una serie di significati che chiamano in causa elementi nei
quali non mi addentro, tra i quali il simbolismo di «nascita e rinascita»
legato alla Primavera astronomica.
Quindi marzo, e soprattutto aprile
sono particolarmente «prediletti»:
pensiamo ai «natali» di Roma, il 21 aprile;
oppure a Venezia con il 25 marzo, agli esordi della Primavera ma soprattutto
nel giorno dell'Annunciazione, evento che pre-annuncia la Natività del Signore
celebrata il 25 dicembre.
Nel caso dell'Aquila, l'11 aprile citato dal nostro Buccio di Ranallo di
Coppito di Aquila, celebra la rifondazione angioina della nostra città dopo la
distruzione della nascente città «sveva» - con Corrado IV - distrutta nel 1258 dalle
truppe del successore Manfredi a causa della posizione filo-papale della nuova
città (e, probabilmente, anche con il benestare «attivo»
dei Signori feudali che tiranneggiavano molti castelli e terre del futuro
Contado aquilano).
Con l'avvento di Carlo I d'Angiò,
Aquila riprese ufficialmente un processo interrotto pochi anni prima e un «discorso» che era iniziato già nel
1229.
Con la fondazione sveva e la ri-fondazione angioina prende forma e si consolida
quell'assetto urbanistico di città pianificata, a maglie regolari, che a
tutt'oggi caratterizza la quasi totalità del nucleo più antico. Un disegno
urbanistico conservatosi anche dopo le ricostruzioni post-sismiche del passato
e quindi patrimonio materiale complessivo da vincolare e continuare a custodire
«gelosamente».
Uno dei più grandi e notevoli episodi
di urbanistica del Basso Medioevo, parafrasando una bella definizione che ne
diede il prof. Alessandro Clementi.
E allo stesso tempo si consolida quel passaggio di un sito già abitato, dal
semplice «locus»
(loco, località) di Accule/Accula/Acquili alla «Civitas nova»
di Aquila, ossia un centro abitato organizzato e governato da Istituzioni
civili e religiose di cui diventa sede.
Sulle preesistenze abitative nel sito dove oggi sorge L'Aquila sono sempre più
evidenti gli indizi documentari, archeologici, architettonici e anche la Logica:
difficile pensare che un colle posto
strategicamente e favorevolmente tra un altopiano e il corso di un fiume, zona
obbligata di passaggio di importanti direttrici di collegamento fin da epoche
antiche, non avesse qualche forma di insediamento abitativo e non avesse anche
una possibile funzione commerciale. Ai confini tra Sabina e «Vestinia», sulle direttrici che
collegano la Via Salaria alla Via Tiburtina.
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Per concludere: ben venga, quindi, che esista anche per noi aquilani un
giorno di «Compleanno»
e ben venga che si celebri!
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Nota intellettuale.
Per ragioni di «crediti» intellettuali in materia,
ritengo spontaneo e doveroso citare gli studiosi Beatrice Sabatini e Sandro
Zecca - già noti al pubblico aquilano - che da tempo si interessano
all'approfondimento e alla divulgazione sulle origini e pre-origini della
nostra Aquila.
La loro divulgazione su queste tematiche
ha suscitato questa mia breve nota storica.
Mauro Rosati