Questa
foto è comparsa in un gruppo pubblico di messaggistica - proveniente da un social -
e ha suscitato in me lo stesso "orrore" degli altri componenti di
questa conversazione, persone sensibili che sono sicuro abbiano provato il mio
stesso senso di disgusto.
La foto è stata indicata genericamente
come "fuori da una scuola". E non ha importanza quale sia la scuola,
ha importanza l'immagine in sé.
L'immagine di una società
imbarbarita!
Libri buttati in un cassonetto!
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Fino all'età di 18-20 anni, almeno
per quanto mi riguarda, mi sembrava impensabile la possibilità di buttare un
libro, allo stesso modo di come mi sembrava impensabile buttar via il cibo - a
meno che non fosse andato rovinato in maniera irrecuperabile -.
Fin da bambino mi era stato
insegnato, ed era pensiero diffuso, che i libri non si buttano: si conservano
tramandandoli tra le generazioni, oppure - se erano testi di scuola - si
conservavano quelli che piacevano e si vendevano o prestavano quelli che non
servivano più; o, ancora, se capitavano doppioni o semplicemente non
interessavano più, si donavano (parenti, amici, associazioni, ecc.). Ovviamente
si possono anche vendere a un mercatino dell'usato e recuperarci qualche
soldino.
Se la copertina si rovina, il libro
si porta da un rilegatore che la rimette a nuovo: così ho imparato anch’io come
tanti.
Tutto era immaginabile, tranne che
gettarli nell'immondizia!
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Invece, a partire dalla prima età
adulta mi sono accorto che sbagliavo a dare la cosa per scontata, come fosse un
dogma: esistono persone che buttano via i libri; e spesso persone
"colte" e "titolate" nonché istituzioni che come prima
missione dovrebbero avere proprio la salvaguardia, la diffusione e la
promozione della cultura.
Accorgersi che Scuole o altre
Istituzioni possano essere indifferenti davanti a ciò e che addirittura non ci
pensino due volte a buttare via il loro patrimonio librario, suscita sdegno e
repulsione.
Non vi servono più alcuni libri,
tutti o in parte? Non avete spazio?
Ci può stare...ma attivatevi perché
possano andare in consegna a qualcun altro che magari li sta cercando:
associazioni culturali, altre scuole, biblioteche pubbliche o private, book
crossing, biblioteche "viaggianti", appassionati di materie
specifiche.
Tutto, fuorché buttarli: anche il raccontino per i bambini più piccoli, anche il “romanzetto rosa”, diventano preziosi se riescono a spingere anche una sola persona ad avvicinarsi alla lettura.
Metà della mia piccola
"biblioteca" personale è costituita da libri ricevuti in regalo -
nuovi ma anche di seconda mano -, libri acquistati ai mercatini dell'usato,
libri nuovi - di fatto - acquistati come usato a un terzo del prezzo
originario, libri recuperati poco prima della discarica insieme a colleghi e
amici che mi stanno probabilmente leggendo.
Quanti salvataggi improvvisati negli
anni per scongiurare il cassonetto! E chissà quanti di voi avranno sicuramente
fatto la stessa cosa!
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E poi, in un pomeriggio di aprile, apri
un gruppo di messaggistica e ti trovi davanti una foto come questa: libri nel
cassonetto, appunto.
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Molti di voi hanno sicuramente letto
il romanzo "Fahrenheit 451", di Ray Bradbury: un futuro
immaginario(?) distopico,
come si dice in letteratura, ossia una sorta di mondo surreale da incubo -
letteralmente, un'utopia negativa -. Un romanzo che immagina una società che ha
messo al bando i libri, e quindi la lettura, per evitare che possano suscitare
il pensiero critico; una società dove si può scorrazzare impunemente in auto a
tutta velocità anche uccidendo il malcapitato di turno, o ci si può "rimbecillire"
circondati da schermi televisivi in ogni ambiente delle case che trasmettono
qualsiasi contenuto possa distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica
rispetto a questo regime immaginario, sull'orlo di una guerra; qualsiasi
passatempo è consentito, anche il più idiota, purché si mantenga la popolazione
nel torpore intellettuale
Si può fare un po' tutto, tranne che
possedere libri, reato gravissimo: pena la distruzione della casa con i libri e
conseguenze spiacevoli per i colpevoli.
A occuparsi della distruzione dei
libri, un corpo speciale con una salamandra sulle divise come distintivo.
E ovviamente, ci sono anche i militi
della resistenza, persone che nascondono libri e li imparano a memoria, in
tutto o in parte, pur di salvarne il valore dei contenuti.
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Fantascienza, distopia!
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Davanti a questa foto cosa pensare,
però? Bradbury ci aveva "visto lungo"? Anche noi, con la nostra
società, senza accorgercene, stiamo diventando "salamandre"?
Mauro Rosati