venerdì 11 giugno 2021

QUANDO MARZO AVEVA 30 GIORNI!

 

Allegoria del mese di marzo
(Fonte immagine: 
http://www.evus.it/it/index.php/news/zoom/il-cavaspina-sotto-il-segno-dei-pesci/ )


QUANDO MARZO AVEVA 30 GIORNI

L'Uomo e la Natura


In questi giorni, anche riflettendo sul precario periodo storico che il Mondo sta vivendo, mi è tornato alla mente un racconto d'Infanzia.

«La leggenda di Marzo e del Pastore» 


Si tratta di una breve narrazione popolare - tramandata oralmente - che rimane di stretta attualità, ancor di più - appunto - nell'epoca che stiamo vivendo.


È infatti una leggenda che - apparentemente - vuole raccontare perché Marzo abbia 31 giorni ma, se andiamo a rileggerla con la coscienza degli adulti, troviamo anche una morale più sottile.



Un racconto per piccoli e grandi!
Cerco di riportarlo per iscritto come meglio lo ricordo.
😊

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C'era un tempo immaginario in cui Marzo aveva 30 giorni e Aprile ne aveva 31.

 

Sempre a quel tempo c'era un Pastore che possedeva un grande gregge.


 

Ogni giorno il Pastore portava al pascolo le sue pecore e, conoscendo il clima "pazzo" del mese di Marzo, usciva sempre prudentemente con mantello e ombrello.

Ogni giorno Marzo gli chiedeva dove andasse con le sue pecore, in modo da «colpirlo» e prendersi gioco di lui con qualche scroscione di pioggia o magari con la neve.

Il Pastore, però, ogni giorno mentiva a Marzo, indicandogli sempre un posto diverso da quello dove poi andava effettivamente.

Ogni sera Marzo chiedeva al Pastore come fosse andata la giornata, sperando di avergli fatto uno scherzo con qualche burrasca improvvisa. Il Pastore, soddisfatto, raccontava a Marzo che il tempo era stato ottimo.

 

E così Marzo rimaneva sempre deluso dal fatto che il suo «scherzo» non fosse riuscito.

 

Arrivato il 30 del mese, l'ultimo giorno, il Pastore si rivolse a Marzo, dicendogli più o meno così: « - Oggi è l'ultimo giorno, domani arriva Aprile e tu non potrai farmi più niente! - ». Dopodiché, gli disse anche il luogo in cui avrebbe portato le pecore, questa volta senza mentire, credendo che Marzo fosse ormai finito.


Marzo, indispettito dalla risposta del Pastore decise di tendergli un tranello. Andò da suo fratello Aprile e gli disse pressappoco così: « - Frateju Abrile prestame 'n atru dì, che te faccio le peji pe' mi e pe' ti! (Fratello Aprile, prestami un altro dì e ti procuro le pelli, per me e per te) - ».

 

Aprile accettò lo scambio e regalò il suo «31» a Marzo.

 

Il giorno dopo, il Pastore - troppo sicuro e imprudente - uscì senza ombrello e senza mantello, convinto del fatto che fosse arrivato Aprile.

A quel punto Marzo lo sorprese in piena giornata, scatenandogli contro una forte burrasca che fece disperdere la maggior parte del gregge, con la perdita di molte pecore (le pelli che Marzo aveva promesso ad Aprile erano proprio le pelli di pecora).


Il Pastore, bagnato e sconsolato, tornò a casa, e a quel punto Marzo gli rivelò il suo tranello, chiedendogli beffardamente: « - Com'è andata oggi? - ».


Ovviamente conosceva già la risposta.

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Riflessione
Se adesso pensiamo a Marzo come alla personificazione della Natura, e al Pastore come fosse l'Essere Umano - ecco il perché delle maiuscole - la morale sembra molto chiara:

l'Uomo, imprudente e arrogante, che sfida la Natura «a viso aperto» è destinato ad essere punito dalla Natura stessa.


È lei - la Natura - che «detta le regole» (le «leggi naturali») e l’Uomo - che è parte della Natura - deve adattarsi nel miglior modo possibile (ombrello e mantello), senza mai sfidarla alla pari o, peggio ancora, offenderla.


La Natura non va piegata alle nostre regole e ai nostri ritmi: una morale che dobbiamo sempre aver presente, oggi come in passato.

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Nota 1
Ovviamente, come tutti i racconti popolari, esistono delle varianti locali che magari già conoscete in maniera un po' differente. Ma la sostanza della narrazione è quella che vi ho riportato.

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Nota 2

Parallelamente a questo racconto mi sono tornati alla mente anche il pensiero e l’opera del Leopardi.

Giacomo Leopardi riflette spesso sul rapporto Uomo-Natura: in particolare, se non lo avete già fatto, vi consiglio la lettura del «Dialogo della Natura e di un Islandese» (1824).

Vi sembrerà scritto ai nostri giorni!

https://it.m.wikisource.org/wiki/Operette_morali/Dialogo_della_Natura_e_di_un_Islandese

Vi segnalo anche un brevissimo estratto dal film
«Il giovane favoloso» (2014); si tratta della scena in cui Giacomo Leopardi sogna l’incontro e il dialogo di se stesso - nella parte dell’Islandese - con la personificazione della Natura:

https://youtu.be/onnPG6Psvrk

 

 


Mauro Rosati