mercoledì 2 dicembre 2020

Anche il "PIL", ma non solo

(Fonte immagine: «Finanza Semplice»)

 


«Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.» (dal «Discorso sul PIL» di Robert “Bob” Kennedy, 18/03/1968)

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Un passo dal cosiddetto «Discorso sul PIL» di Robert Kennedy. Gli altri passaggi sono riportati in fondo alla pagina.

 

Ovviamente questo passaggio va interpretato e bisogna saperlo leggere nella sua essenza.

Non vuol dire che non dobbiamo produrre ricchezza né migliorare le nostre condizioni economiche, vuol dire invece una cosa più importante: la produzione della ricchezza va messa su una bilancia a due piatti insieme al benessere fisico e psichico della persona.

Finché le due cose sono in equilibrio un sistema economico è produttivo e sano.

Se invece l'equilibrio si sbilancia troppo e soltanto verso la ricerca “forsennata” della produttività e del denaro, compromettendo la felicità e la salute psico-fisica degli individui e della società, allora dobbiamo "rallentare" o "fermarci" un attimo.

A quel punto, meglio un pochino più "poveri" ma nel benessere personale: per “più poveri” non si intende diventare disoccupati e affamati; vuol dire invece un viaggio in meno, un'automobile in meno e magari più piccola, riparare le cose anziché buttarle, uno “sfizio” extra in meno (e tanti altri possibili esempi).
Insomma, piccole rinunce che però ci riportano alla giusta dimensione umana: lavorare meno ore ma lavorare tutti, qualche straordinario in meno e più tempo da dedicare alle proprie famiglie; tutto quello che ci fa stare meglio come esseri umani, liberandoci da sovraccarichi eccessivi che ci possono sfinire.


Allora ecco che il PIL è importante ma non può essere l'unica unità di misura del benessere di una nazione; la corsa sfrenata alla continua crescita del PIL non deve diventare "nevrosi collettiva".
Quando è necessario, meglio qualche punto in meno di PIL e salvaguardare la salute e il benessere dei cittadini.

Anche perché è fisiologico: il mercato non può crescere sempre, ce lo insegna la storia; ci sono momenti in cui la produzione arriva alla saturazione e l'offerta diventa troppa rispetto alla domanda. E quindi, ciclicamente, si arriva sempre a un punto di crisi; vale a dire: quando il PIL si ferma a “riprendere il fiato” o addirittura fa qualche passo indietro.


Un sistema economico in perenne crescita credo che non esista: ci sono rallentamenti, soste e poi ripartenze.

 

Tra l’altro, fin dagli anni Settanta del XX secolo si parla anche di FIL (Felicità Interna Lorda) e diversi economisti contemporanei sostengono questo approccio: la “Felicità”, intesa come benessere psico-fisico complessivo, è fondamentale per poter godere dei benefici di un buon PIL (Prodotto Interno Lordo).

 

 

Mauro

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P.S.. Di seguito tutti i passaggi del «Discorso sul PIL» di Robert Kennedy:

 

«Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

 

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

 

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

 

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

 

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

 

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

 

Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani

 

(Fonte: https://www.comprensivo8vr.edu.it/attachments/article/369/Discorso%20sul%20PIL%20di%20Robert%20Kennedy%20del%2018%20Marzo%201968.pdf )