La Natività, "fulcro" di ogni Presepe (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
08
dicembre 2020
«Te piace 'o presepe?!»
Citazione da una celebre opera
teatrale di Eduardo De Filippo.
La frase è un po' il filo conduttore
di tutta la commedia, in uno "scontro" generazionale tra Luca
Cupiello, cultore della tradizione del Presepe, e il figlio Tommasino (Nennillo), che
vuole fare il «ggiovane
moderno» che si "ribella" alla tradizione "per
partito preso".
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L'arte del Presepe!
Presepe: dal latino "praesepe", sostantivo neutro che vuol dire "recinto (per il bestiame)", quindi anche "stalla", "mangiatoia".
L'arte del Presepe, dicevamo!
Non è solo "arte manuale": costruire le "casette", rifinirle, comporre
i paesaggi, cercare i migliori effetti di prospettiva, e tante altre cose.
È anche "arte di pazienza",
soprattutto quando si tratta di lavorare sulle rifiniture, sui dettagli,
sull'"impianto di illuminazione", e altro.
È "arte del riuso", inventiva: spesso si ricorre a materiali "di avanzo", a materiali "poveri" che ci offrono la Natura e/o gli "scarti" della mensa.
E infine, a lavoro completo, è
soddisfazione.
Artigianato, Pazienza, Soddisfazione, Contemplazione, Meraviglia, oltre – ovviamente
- alla Spiritualità, prima di tutto.
Fatte le dovute proporzioni, tutto
ciò vale per un semplice presepe "amatoriale" come il mio - in queste
foto (vedi Galleria) - così come per i piccoli e i grandi presepi artistici d'autore.
La semplice contemplazione di un presepe è anche già "educazione al bello"!
La magia del contemplare questo piccolo mondo popolato di figuranti, di
fontanelle vive, di laghetti, di alberelli è comune a tante Culture.
E ogni Cultura ha un suo modo di
immaginare e di figurarsi il suo presepe: spesso proprio riproducendo
l'immagine più vicina alla propria realtà storico-paesaggistica, antropologica,
e culturale in generale.
Una Cultura infatti, si esprime anche nei Paesaggi che sa creare: tanto in un
territorio, quanto in un’opera d’artigianato manuale.
Dalle Americhe all'Europa, dall'Africa al Lontano Oriente: tanti presepi
diversi - cambiano i volti e gli abiti dei figuranti, i paesaggi, gli stili
delle case, i materiali - ma tutti hanno in comune la stessa cosa: rappresentare
la Natività di Gesù, ragione fondamentale e "centro di
gravità" di ogni Presepe.
Mauro Rosati
P.s.: come più o meno in tutti dialetti della Lingua napoletana - a cominciare proprio dal dialetto cittadino di Napoli - le vocali finali delle parole vanno
pronunciate come una "mezza vocale" - quasi muta - che si sente
appena.
Il cosiddetto "schwa"
(o "scevà"): «Tə
piacə 'o prəsepə?!».
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Galleria di immagini
Vi consiglio di scorrere le foto fino all'ultima! In alcune didascalie ci sono piccole curiosità "nascoste", e anche una scherzosa "autocelebrazione architettonica". 😊
Panoramica (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Panoramica (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Panoramica (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Scorcio (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Scorcio: osservare le cuspidi dei campanili "leggere e slanciate" (anno 2004)! Modestamente, Calatrava è stato mio allievo! 😁😄 (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Scorcio: il laghetto davanti al borgo (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Scorcio: il borgo (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Ju camèle 😄 Curiosità. Il termine dialettale "camèle" (cammello) - utilizzato spesso in tono scherzoso o dispregiativo - richiama il latino "camelus", che a sua volta deriva dal greco "kàmelos". In particolare il cammello a due gobbe è detto "Cammello della Battriana"; si distingue dal "Cammello dromedario" (comunemente "dromedario"), che invece ha una sola gobba. Sono presenti in aree geografiche differenti. (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Juniperus - Il ginepro sul pozzo (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Juniperus - Il ginepro sul pozzo (Foto: Mauro Rosati; 2020) |
Dalla cascata alle rapide, fino al laghetto (Foto: Mauro Rosati; 2020) |