mercoledì 16 dicembre 2020

«Te piace 'o presepe?!»

La Natività, "fulcro" di ogni Presepe
(Foto: Mauro Rosati; 2020)

 


08 dicembre 2020

 

«Te piace 'o presepe?!»

Citazione da una celebre opera teatrale di Eduardo De Filippo.

La frase è un po' il filo conduttore di tutta la commedia, in uno "scontro" generazionale tra Luca Cupiello, cultore della tradizione del Presepe, e il figlio Tommasino (Nennillo), che vuole fare il «ggiovane moderno» che si "ribella" alla tradizione "per partito preso".

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L'arte del Presepe!


Presepe: dal latino "praesepe", sostantivo neutro che vuol dire "recinto (per il bestiame)", quindi anche "stalla", "mangiatoia".



L'arte del Presepe, dicevamo!


Non è solo "arte manuale": costruire le "casette", rifinirle, comporre i paesaggi, cercare i migliori effetti di prospettiva, e tante altre cose.

È anche "arte di pazienza", soprattutto quando si tratta di lavorare sulle rifiniture, sui dettagli, sull'"impianto di illuminazione", e altro.

È "arte del riuso", inventiva: spesso si ricorre a materiali "di avanzo", a materiali "poveri" che ci offrono la Natura e/o gli "scarti" della mensa. 

E infine, a lavoro completo, è soddisfazione.


Artigianato, Pazienza, Soddisfazione, Contemplazione, Meraviglia, oltre – ovviamente - alla Spiritualità, prima di tutto.

Fatte le dovute proporzioni, tutto ciò vale per un semplice presepe "amatoriale" come il mio - in queste foto (vedi Galleria) - così come per i piccoli e i grandi presepi artistici d'autore.


La semplice contemplazione di un presepe è anche già "educazione al bello"!


La magia del contemplare questo piccolo mondo popolato di figuranti, di fontanelle vive, di laghetti, di alberelli è comune a tante Culture.

E ogni Cultura ha un suo modo di immaginare e di figurarsi il suo presepe: spesso proprio riproducendo l'immagine più vicina alla propria realtà storico-paesaggistica, antropologica, e culturale in generale.


Una Cultura infatti, si esprime anche nei Paesaggi che sa creare: tanto in un territorio, quanto in un’opera d’artigianato manuale.


Dalle Americhe all'Europa, dall'Africa al Lontano Oriente: tanti presepi diversi - cambiano i volti e gli abiti dei figuranti, i paesaggi, gli stili delle case, i materiali - ma tutti hanno in comune la stessa cosa: rappresentare la Natività di Gesù, ragione fondamentale e "centro di gravità" di ogni Presepe.

 

 

Mauro Rosati

 



P.s.: come più o meno in tutti dialetti della Lingua napoletana - a cominciare proprio dal dialetto cittadino di Napoli - le vocali finali delle parole vanno pronunciate come una "mezza vocale" - quasi muta - che si sente appena.

Il cosiddetto "schwa" (o "scevà"): «Tə piacə 'o prəsepə?!».

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Galleria di immagini

Vi consiglio di scorrere le foto fino all'ultima! In alcune didascalie ci sono piccole curiosità "nascoste", e anche una scherzosa "autocelebrazione architettonica". 😊



Panoramica
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Panoramica
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Panoramica
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Scorcio
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Scorcio: osservare le cuspidi dei campanili "leggere e slanciate" (anno 2004)!
Modestamente, Calatrava è stato mio allievo! 😁😄

(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Scorcio: il laghetto davanti al borgo
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Scorcio: il borgo
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Ju camèle 😄
Curiosità. Il termine dialettale "camèle" (cammello)
- utilizzato spesso in tono scherzoso o dispregiativo -
richiama il latino "camelus", che a sua volta deriva dal greco "kàmelos".
In particolare il cammello a due gobbe è detto "Cammello della Battriana"; 
si distingue dal "Cammello dromedario" (comunemente "dromedario"),
che invece ha una sola gobba.
Sono presenti in aree geografiche differenti.

(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Juniperus - Il ginepro sul pozzo
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Juniperus - Il ginepro sul pozzo
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Dalla cascata alle rapide, fino al laghetto
(Foto: Mauro Rosati; 2020)