mercoledì 29 ottobre 2025

《 CITTÀ DELL'AQUILA 》

L'Aquila, Piazza del Palazzo
(Quarto di Santa Maria): 
mattonella dinanzi all'ingresso
di Palazzo Margherita,
sede del Municipio aquilano.
Non sono presenti
né la dicitura 《Città dell'Aquila》,
né la corona di città, in alto al di fuori dello scudo.


 
Da una locandina,
esempio del logo utilizzato per gli eventi patrocinati dal Comune:
non sono presenti né la dicitura 《Città dell'Aquila》,
né la corona di città, in alto al di fuori dello scudo,
né gli altri ornamenti esteriori da città.


Frontespizio della pagina istituzionale della Città dell'Aquila:
non sono presenti né la dicitura 《Città dell'Aquila》,
né la corona di città, in alto al di fuori dello scudo,
né gli altri ornamenti esteriori da città.
(Fonte immagine: https://www.comune.laquila.it/ )


Gonfalone municipale della Città dell'Aquila: 
non sono presenti né la dicitura 《Città dell'Aquila》,
né la corona di città, in alto al di fuori dello scudo,
né gli ornamenti esteriori da città.

(Fonte immagine: Facebook
associazione 《Quarto di San Pietro》).



La concessione del titolo di 《Città》
al Comune dell'Aquila.

(Fonte immagine: Statuto del
Comune dell'Aquila,
edizione a stampa 2002).




Città di Amalfi.
(Fonte immagine: https://comune.amalfi.sa.it/ )


Città di Firenze.
(Fonte immagine: https://www.comune.firenze.it/ )


Città di Montesilvano.
Dettaglio dalla locandina di un evento patrocinato
dal Comune di Montesilvano:
si osservano tutti gli ornamenti di città (corona d'oro turrita, rami di quercia e alloro incrociati e legati da cravatta tricolore).




Alcune annotazioni, facendo seguito al post precedente sull'《 YHS 》:

🛡 Nelle immagini sopra vediamo gli stemmi della nostra Città dell'Aquila e di altri tre Comuni italiani che, come L'Aquila, possiedono il titolo onorifico di 《 Città 》.
🔎 Comparando le immagini però ci accorgiamo di alcune importanti differenze.
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🦅 L'Aquila è Città (Civitas) fin dalla fondazione duecentesca, e nel 2001 ha ricevuto il titolo onorifico di 《Città》 anche da parte della Repubblica Italiana:
↪ ciò nonostante, a tutt'oggi leggiamo soltanto 《Comune dell'Aquila》 anziché 《Città dell'Aquila》, sia sul sito ufficiale del Comune, sia nelle locandine di eventi patrocinati dal Comune, sia sulla mattonella della nuova pavimentazione dinanzi all'ingresso di Palazzo Margherita.

📍 Gli altri tre Comuni riportati come esempio (Amalfi, Firenze, Montesilvano) presentano invece in maniera esplicita il loro status di 《Città》, titolo onorifico prestigioso.

📍 Tornando alla Città dell'Aquila,
anche il gonfalone municipale andrebbe aggiornato, sulla base ovviamente della consulenza di un araldista: 
↪ nel gonfalone aquilano oggi in uso, infatti, si riscontra l'assenza sia della dicitura 《 Città dell'Aquila 》, sia della corona turrita d'oro distintiva del rango di 《Città》, sia degli altri ornamenti esteriori da 《Città》.
IMPORTANTE. La corona di cui parliamo non deve essere confusa con la corona dell'aquila che vediamo dentro lo scudo dello stemma.


❓ La domanda è: 
perché non viene utilizzata la dicitura 《Città dell'Aquila》 con tanto di corona turrita d'oro che distingue una Città da un Comune?
E perché nel gonfalone non compaiono anche gli altri ornamenti esteriori da 《Città》, così come previsti dalla normativa in vigore?

🔎 Più in dettaglio,
nel gonfalone la corona turrita d'oro e la dicitura 《Città di...》 vanno poste in alto all'esterno dello scudo mentre in basso, sempre all'esterno, vanno posti un ramo di quercia e uno di alloro che si incrociano in punta e sono legati da un fiocco (《cravatta》) tricolore italiano.
📍Tutto ciò è previsto dalla normativa vigente e riportato sulla pagina della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio del cerimoniale di Stato e per le Onorificenze.

La corona di Città.
📖《 I Comuni insigniti del titolo di città utilizzano una corona turrita, formata da un cerchio d'oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d'oro e murato di nero. 》.


Come cittadini aquilani saremmo lieti se si volesse dare risalto al prestigioso titolo di 《Città dell'Aquila》, sia nelle scritte, sia nei simboli araldici.


Mauro Rosati
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(?)《 PHS 》 / 《 YHS 》

 

Riproduzione dello stemma civico
della Città di Agrigento.

(Fonte immagine:
https://it.wikipedia.org/wiki/Agrigento )



(?)《 PHS 》/ 《 YHS 》


Nell'immagine una riproduzione dello stemma civico della Città di Agrigento, 《Capitale Italiana della Cultura 2025》.

(Fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Agrigento )


La riproduzione è basata sullo stemma in uso, così come visibile sul frontespizio della pagina istituzionale della Città di Agrigento e sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri

( https://presidenza.governo.it/onorificenze_araldica/araldica/emblemi/2019/citta/Agrigento.html ).


Nello stemma agrigentino vi è un dettaglio che ci interessa riguardo al dibattito 《 PHS 》 o 《 YHS 》in capo allo stemma della nostra Città dell'Aquila

Nella parte sommitale dello stemma di Agrigento, all'interno dello scudo, è ben visibile il trigramma 《 YHS 》, secondo l'originaria versione 《greca》.


Si tratta di un ulteriore aspetto, tra molte altre attestazioni storico-araldiche, che fa propendere verso la normalità e la maggiore attendibilità del trigramma 《 YHS 》 nell'ambito di uno stemma civico. 

D'altra parte, tornando al discorso della Città dell'Aquila, l'accostamento del trigramma con la figura dell'aquila civica è attestato ad esempio anche in chiave d'arco su Porta Bazzano e su Porta Castello, due tra le più importanti porte civiche aquilane.


Inoltre, la forma greca 《 YHS 》 appare preferibile poiché richiama direttamente la versione attestata sulla facciata (XVI secolo) della Basilica di San Bernardino a L'Aquila e sulle tavole dipinte con il trigramma 《 YHS 》, in caratteri gotici, che si fanno risalire alla predicazione di oratori Osservanti come i santi Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano (XV secolo).



Mauro Rosati

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sabato 25 ottobre 2025

《 LA COLONIA 》- TOPONOMASTICA POPOLARE

 

Fig. 1 - L'Aquila, veduta dell'ala meridionale
dell'ex Colonia 《9 maggio》.

(2025)

Fig. 2 - L'Aquila, veduta dall'alto
 dell'ex Colonia 《9 maggio》.

(Fonte immagine: Google Maps)


Se vi chiedessero indicazioni stradali per 《la Colonia》, nei dintorni dell'Aquila, quale località indichereste?


❓Dov'è 《la Colonia》? 

❗Risposta.
Siamo a L'Aquila, nella Delegazione di Rojo, più precisamente nella zona dell'odierno Polo d'Ingegneria dell'Università degli Studi dell'Aquila, a ridosso dello storico 《chalet》 di Monte Luco.
Alcuni giorni fa, mentre commentavo l'interessante particolarità dell'edificio-colonia (che vedremo più avanti in questo post), il figlio di una signora rojana novantenne mi ha raccontato che sua madre era solita indicare quella località come 《la Colonia》, soprattutto prima che l'area assumesse la sua odierna identificazione accademica.


❓ Perché 《la Colonia》?

❗ Perché nel 1937, su progetto di Ettore Rossi, in quel luogo sorse il fabbricato della Colonia 《9 maggio》(fig. 1), luogo di villeggiatura estiva per i bambini 《figli del Mare》, che venivano a trascorrere un periodo in montagna. Allo stesso modo, nelle località costiere sorgevano le Colonie marittime per i bambini delle aree interne, non soltanto quelle montuose ma, in generale, quelle lontane dal mare (ad es. Bologna rispetto al litorale della Romagna).


❓Perché 《9 maggio》?

❗Nel calendario del regime fascista il 《9 maggio》 era il giorno della 《proclamazione dell'Impero》(09/05/1936), pochi giorni dopo la fine della Guerra coloniale d'Etiopia (1935-1936).


❓E poi?

❗Come ricordano diversi nostri concittadini, alla fine della Seconda Guerra Mondiale l'edificio della Colonia venne destinato all'ospitalità di molti civili italiani: si trattava degli 《èsuli giuliano-dalmati》 in fuga dal confine nord-orientale d'Italia a seguito dei noti massacri delle foibe perpetrati dalle milizie del maresciallo 《Tito》, nonché di altri sanguinosi accadimenti come la 《strage di Vergarolla》 a Pola (18/08/1946).


❓La seconda metà del Novecento.

❗Molto tempo dopo, con l'avvento della Facoltà di Ingegneria, l'ex Colonia 《9 maggio》 divenne il nucleo originario del polo universitario (già almeno fin dai primi anni '70), poi ampliato con la costruzione degli altri blocchi che vediamo oggi. Tuttavia, per la generazione dei nostri nonni, nati prima della Seconda Guerra Mondiale, rimaneva ovviamente viva l'associazione concettuale con 《la Colonia》, funzione originaria del palazzo.
Un po' come quando oggi si dice 《San Salvatore vecchio》 per indicare l'ex sede dell'Ospedale dell'Aquila in zona San Basilio,  nata dopo l'Unità d'Italia intorno all'ex monastero di Sant'Agnese, tutt'oggi esistente, poi ampliata nel corso del Novecento e in uso sino alla fine del XX secolo.


❓L'ex Colonia ha una particolarità: quale?

❗Come fece osservare il prof. Walter Cavalieri in un post social pubblico a tema, l'edificio ex Colonia, oltre ad essere un interessante esempio di architettura razionalista, articolato ed essenziale allo stesso tempo, possiede una particolarità non casuale (fig. 2):
⚓ visto dall'alto il palazzo ha la forma di un'àncora formata dalla parte bassa (l'edificio stesso) e dal 《fuso》 verticale disegnato dal viale alberato antistante che si sviluppa rettilineo in lunghezza.
Particolarità non casuale, ovviamente, poiché la colonia era destinata ai bambini del mare e quindi, simbolicamente, era come portare il mare ai quasi 1000 metri di altitudine di Monte Luco.


❗L'auspicio è che l'edificio dell'ex Colonia venga recuperato come merita, conservando anche il viale alberato centrale che è parte integrante fondamentale del disegno d'insieme.
Ieri colonia montana, poi prima sede della Facoltà d'Ingegneria, oggi complesso storico da rifunzionalizzare a servizio del Polo d'Ingegneria: un valore aggiunto per tutta la cittadella universitaria di Monte Luco, sia architettonicamente sia per la particolare caratteristica planimetrica.



Mauro Rosati
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giovedì 16 ottobre 2025

LE BANDIERE COME FORMA DI EDUCAZIONE CIVICA QUOTIDIANA

 

Fig. 1 - L'Aquila: bandiera civica con colori
e stemma della città.
(Foto: Mauro Rosati, 2021)


Fig. 2 - Nella foto, a destra,
bandiera italiana
consumata e lacera.


Riflettendo - Le bandiere come forma di educazione civica quotidiana


L'art. 292 del Codice Penale italiano contempla il reato di 《vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato》:
in parole semplici s'intende un'offesa verbale e/o materiale ai simboli della Repubblica Italiana.
L'art. 299 del Codice Penale, invece, illustra il reato di vilipendio verbale nei confronti di bandiere o emblemi di Stati esteri, secondo specifiche prescrizioni.

Ci si riferisce quindi a ingiurie e/o a danneggiamenti volontari.
Tuttavia sorge spontanea una domanda, a puro titolo di riflessione:
in un certo senso, anche se in maniera involontaria, non è 《vilipendio》 anche esporre bandiere e simboli civili in condizioni di vistoso degrado?


Capita purtroppo spesso di vedere bandiere sbiadite, sfilacciate, strappate, esposte davanti alle scuole (fig. 2), agli uffici, e non solo:
https://pianetalaquila.blogspot.com/2025/06/siamo-fatti-anche-di-simboli.html?m=1

In questo caso non sarebbe più dignitoso non esporle per nulla?
Oppure meglio, invece, prestare maggiore attenzione e cura nei confronti di questi simboli che fanno parte della nostra educazione civica quotidiana?
Tra l'altro le bandiere rovinate non vanno buttate come fossero rifiuti indifferenziati bensì dovrebbero essere previste delle procedure specifiche.


E poi, in conclusione di questa breve riflessione, viene in mente anche il nostro simbolo civico, la nostra bandiera cittadina (fig. 1).
Sarebbe educativo e significativo che un vessillo con lo stemma della nostra città-territorio venisse issato davanti a sedi di uffici pubblici e scuole, e in corrispondenza di spazi pubblici (piazze, vie, monumenti) particolarmente rappresentativi.
Viene da pensare, ad esempio,
a Piazza del Duomo (la Piazza Maggiore),
a Viale delle Medaglie d'Oro (il principale viale di accesso alla Fortezza cinquecentesca, in prossimità di un punto particolarmente elevato dell'altura su cui sorge la nostra città),
a Piazzale Caduti del Soccorso, nella Villa Comunale, dove si trova il Monumento ai Caduti.
Ovviamente insieme alle bandiere d'Italia e dell'Unione Europea.

È un uso già in essere da molti anni in tanti Comuni, sia nei nostri Abruzzi, sia in altre Regioni.

Non si tratta né di 《nazionalismo》 né di 《campanilismo》, bensì di semplice dignità collettiva di Comunità nonché di decoro civico.



Mauro Rosati
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QUANTE 《VIA GLUCK》 ANCORA ?

 

Quante 《Via Gluck》 ancora?

Per citare il famosissimo brano a tema di Adriano Celentano.

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Il problema del consumo di suolo è ancora molto attuale, e il concetto della pianificazione a《volume zero》 fa ancora fatica a concretizzarsi.


Percorrere le nostre strade è diventato un calvario quotidiano con sempre nuove tappe fatte di cemento e di asfalto, che spuntano dove capita come erbe infestanti, sia ad Est, sia ad Ovest.

Non c'e settimana, non c'è mese, in cui in città non compaiano nuove recinzioni da cantiere, nuovi sbancamenti:

sempre costruzioni... costruzioni... costruzioni!


Quanto ancora vogliamo costruire?

Dove vogliamo arrivare? 

Fino a Rieti? Fino a Teramo? Magari creando una megalopoli di decine di chilometri?


Quanti ettari di terreno ci stiamo mangiando? Quante nuove costruzioni, commerciali, industriali, residenziali, stiamo realizzando a fronte di tanti edifici rimasti incompleti oppure inutilizzati da anni o addirittura da decenni?


È effettivamente necessario tutto ciò?

Ci sono logica e ordine urbanistici in tutto questo? Oppure si va avanti a macchia di leopardo, in modo sciatto e disordinato?


Esiste ancora un Piano Regolatore?

Oppure, come scriveva il prof. Alessandro Clementi circa 15 anni fa, 《C'era una volta il Piano Regolatore》?

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Negli anni '60, ai tempi del 《ragazzo della Via Gluck》 , perlomeno c'era la 《giustificazione》(si fa per dire)  del 《boom economico》 e del relativo aumento demografico (il 《baby boom》).

Oggi, invece, per cosa continuiamo a costruire? 

Per lasciare case vuote a fronte di una stagnazione demografica che caratterizza un po' tutta l'Italia (a parte qualche eccezione)?

Per lasciare capannoni e locali commerciali vuoti a fronte di attività produttive e di commercio (piccole e medie imprese) che chiudono i battenti dalla sera alla mattina?


Nei Paesi civili l'edilizia lavora abbondantemente e senza consumo di nuovi suoli: si recupera ciò che è inutilizzato e, se necessario, si abbatte e si ricostruisce sullo stesso posto.

Quando ci allineeremo anche noi ai Paesi civili?

Quando arriverà la Civiltà anche da noi?


Più che continuare a costruire, non avremmo invece bisogno di un nuovo Piano Regolatore che non sia di espansione, bensì di riqualificazione e di risanamento paesaggistico?

Un Piano Regolatore che, per esempio, promuova la salvaguardia e il recupero dell'architettura e del paesaggio rurali (case coloniche, casali, vecchie muraglie di cinta in pietra ben costruite, ecc.).


A che 《pro》 continuiamo a mangiarci terreni per realizzare 《scatole vuote》(o semivuote), per chilometri e chilometri, tutte uguali, mortificando il nostro Paesaggio e senza capire più quali siano i confini tra un centro abitato e l'altro?

A che 《pro》 continuiamo a imbrattare terreni con lingue d'asfalto che compaiono ovunque, anche dove non sono necessarie? 

E fra un po' con l'asfalto ci pavimenteremo magari anche le nostre case.


Poi ci lamentiamo degli allagamenti ad ogni nubifragio un po' più intenso...

Poi ci lamentiamo dei borghi che si spopolano...

Poi ci lamentiamo del traffico veicolare che aumenta...

Poi ci lamentiamo se gli spazzaneve non passano subito e su tutte le strade...

Poi ci lamentiamo delle imposte comunali che aumentano...

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Più ci si allarga senza necessità, e per giunta disordinatamente, e più diventa impegnativo e costoso portare i servizi pubblici ovunque (trasporto pubblico, raccolta rifiuti, fognature, illuminazione, reti idriche, ecc.):

tutti costi aggiuntivi che vanno a gravare sulle nostre tasche, oltre allo scempio paesaggistico-ambientale.

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Non creiamo nuove《Via Gluck》, piuttosto fermiamoci e accogliamo anche noi la Civiltà (quella con la 《 C 》 maiuscola) e la《modernità》(quella vera)!

Ne trarremo tutti vantaggio, come dimostrano tantissime esperienze già attuali in Italia e in Europa!



Mauro Rosati

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(3ª parte) TORNIMPARTE - STEMMI A CONFRONTO

L'Aquila, chiesa di San Vito alla Rivera
ossìa San Vito di Tornimparte intra moenia:
particolare con stemma di Tornimparte in facciata.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)

 


🛡 Tornando sull'arme civica di Tornimparte.

E con questo ricapitoliamo sulla base di quanto riscontrato finora.


🚩 L'Aquila, chiesa di San Vito alla Rivera ossìa San Vito di Tornimparte intra moenia (Quarto di San Giovanni), particolare della facciata:

nell'immagine (vedi foto), seppur di bassa risoluzione, si riconosce un'ulteriore variante dell'arme storica di Tornimparte, antecedente all'aggregazione napoleonica di Rocca Santo Stefano.

Lo stemma sulla chiesa di San Vito intus, situato alla sommità della facciata (al pari dello stemma rojano di Santa Maria di Rojo intus), si presenta sostanzialmente simile all'impostazione riscontrata all'esterno e all'interno della chiesa di San Panfilo a Villagrande:

🛡《interzata in palo》 (divisa in tre parti verticalmente) con una stella di 6 punte per ciascun terzo, e quindi possibilmente riferibile al periodo in cui i castelli di Rocca San Vito e di Castiglione si erano aggregati a Villagrande (《Tornamparte》); in questo caso gli 《smalti》 non sono noti, anche se possiamo ipotizzare la serie di colori nero(?azzurro), rosso e verde, per le parti verticali, e il metallo《oro》 per le stelle, così come da valutazioni dei post precedenti. Unica differenza sostanziale riscontrabile è la disposizione delle stelle: all'esterno di San Panfilo di Villagrande e nell'arme odierna del Comune di Tornimparte, le stelle sono disposte in banda (ossìa diagonalmente da in alto a destra a in basso a sinistra; il contrario per chi guarda), mentre nell'arme civica sulla facciata San Vito alla Rivera le stelle sono disposte in fascia (ossìa in orizzontale), più similmente alla versione riportata dal Blasetti.

Lo scudo sembra assimilabile alla tipologia 《semirotondo》 (con punta arrotondata in basso).

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Finora si possono quindi elencare 5 versioni storiche, di momenti probabilmente differenti, dell'arme civica di Tornimparte:

- 🛡《d'oro al palo di rosso》, versione illustrata dal sig. Domenico Fusari (Pro Loco di Tornimparte) sulla base di riscontro documentario, e ascrivibile ipoteticamente al periodo in cui 《Tornamparte》 corrispondeva soltanto all'unità territoriale di Villagrande e sue ville minori

( https://pianetalaquila.blogspot.com/2025/09/2-parte-tornimparte-stemmi-confronto.html?m=1 );

- 🛡《di..., al palo di... caricato da una stella (6) di... e addestrata [a sinistra per chi guarda] da una stella (6) di...》 (smalti non noti con certezza), sintesi della versione riportata dal Blasetti 

( https://pianetalaquila.blogspot.com/2025/09/tornimparte-stemmi-confronto.html?m=1 );

- 🛡 interzata in palo di nero(?azzurro), di rosso e di verde, rispettivamente con una stella d'oro per ciascuno, disposte in banda, il tutto entro uno scudo gotico, affrescato sulla facciata della chiesa di San Panfilo in Villagrande

( https://pianetalaquila.blogspot.com/2025/09/2-parte-tornimparte-stemmi-confronto.html?m=1 );

- 🛡 interzata in palo di (?)azzurro, di rosso e di verde, rispettivamente con una stella d'oro per ciascuno, disposte in banda, il tutto entro uno scudo dal profilo 《rinascimentale》 combinato con la tipologia 《a bucranio》 e/o 《a testa di cavallo》, affrescato all'interno della chiesa di San Panfilo in Villagrande, nell'ambito del ciclo di affreschi di Saturnino Gatti (anni 1490-1494)

( https://pianetalaquila.blogspot.com/2025/09/2-parte-tornimparte-stemmi-confronto.html?m=1 );

- 🛡 infine la versione sopra descritta nella prima parte di questo post, situata in capo alla facciata di San Vito alla Rivera (vedi immagine).



Mauro Rosati

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sabato 4 ottobre 2025

《...CHE NE SAI DELLA NOSTRA FERROVIA, CHE NE SAI?》

Capitignano (L'Aquila), ex casello ferroviario
della dismessa linea Aquila-Capitignano (2025).

 


《...Che ne sai della nostra ferrovia, che ne sai? 
(L. Battisti, 《Pensieri e parole》)
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Capitignano (L'Aquila), ex casello ferroviario sulla dismessa linea ferrata Aquila-Capitignano (vedi immagine).

Nonostante l'abbandono e poi gli urti dei terremoti del 2016-2017 la struttura si mostra leggibile nel suo volume e nella sua apparecchiatura muraria: le pietre utilizzate sono differenti dai calcari aquilani che incontriamo nelle costruzioni almeno fino a Cagnano Amiterno; in questo caso si nota invece quella particolare pietra 《arenaria》, dai fini granuli sabbiosi, che si riscontra ampiamente nell'area gravitante intorno ai Monti della Laga, tra le province di L'Aquila, Teramo e Rieti.

La ferrovia Aquila-Capitignano, lunga poco più di 31 km, entrò in esercizio tra il 1920 (1° tronco) e il 1922 (completamento) e sarebbe dovuta proseguire successivamente verso Teramo per riallacciarsi al tronco ferroviario Teramo-Giulianova; l'opera non venne completata poiché sia la realizzazione di un lungo traforo, sia lo scollinamento del valico delle Capannelle presentavano grosse difficoltà. Nella seconda metà del Novecento, con l'affermarsi del trasporto su gomma, il collegamento L'Aquila-Teramo venne sostituito dalla costruzione dell'autostrada A24 con il relativo traforo del Gran Sasso.

Al giorno d'oggi, probabilmente, questa ferrovia sarebbe stata un comodo servizio di trasporto pubblico leggero fra L'Aquila e l'Alta Valle dell'Aterno.

Ciò nonostante, la ferrovia Aquila-Capitignano restò in uso fino agli anni tra il 1933 (cessazione trasporto passeggeri) e il 1935 (cessazione trasporto merci), e venne utilizzata in particolar modo per il trasporto della torba estratta dal bacino di Campotosto (il lago artificiale non esisteva ancora), delle rinomate patate di quell'area, nonché di altre materie prime che venivano convogliate verso Aquila e quindi al raccordo con la ferrovia Sulmona-L'Aquila-Rieti-Terni.
Una teleferica collegava l'area di estrazione della torba a Campotosto con la stazione ferroviaria di Capitignano.

Dopo la dismissione della tratta ferroviaria, il bacino delle torbiere, già sede di un lago naturale preistorico a forma di 《Y》 (Fulvio Giustizia), venne nuovamente colmato dalle acque con l'odierna forma a 《V》 del lago artificiale creato dalle tre dighe di sbarramento del Rio Fucino (bacino del fiume Vomano), tra la fine degli anni '30 e l'inizio degli anni '40.

Anche se i binari vennero rimossi negli anni '60 per il recupero del metallo, sono molte le testimonianze materiali di questo tracciato ferroviario:
- la ex stazione dell'Aquila, recuperata e rifunzionalizzata;
- l'ex magazzino merci dell'Aquila, recuperato e rifunzionalizzato come spazio di attività ristorativa;
- l'ex casello ferroviario in Via Capitignano a L'Aquila;
- il tracciato della stessa Via Capitignano a L'Aquila, che ricalca esattamente il tracciato ferroviario nella periferia occidentale dell'Aquila;
- l'ex stazione di Pìzzoli, in stato di abbandono, visibile dalla SS 260 "Picente";
- l'ex stazione di Marana di Montereale, recuperata e rifunzionalizzata;
- il tracciato della ferrovia lungo la piana di Montereale-Capitignano, che fiancheggia in linea perfettamente retta la strada carrabile;
- l'ex casello ferroviario di questa immagine (vedi foto), a Capitignano;
- l'ex stazione di Capitignano, per la quale nel 2024 è stato annunciato il progetto di recupero e la valorizzazione da parte dello stesso Comune di Capitignano.

Chissà che questi piccoli ma interessanti caselli ferroviari non possano essere recuperati e reimpiegati ad esempio come piccoli spazi museali sulla storia di questa ferrovia, o per altre utili finalità.


Mauro Rosati
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venerdì 3 ottobre 2025

《COME L'AQUILA, SI RINNOVERÀ LA TUA GIOVINEZZA》

Università degli Studi dell'Aquila - Stemma
(fonte immagine: Wikipedia).


📜《...RENOVABITUR UT AQUILAE IUVENTUS TUA.》(Nova Vulgata; Liber Psalmorum 103,5);
📃《...si rinnoverà come l'aquila la tua giovinezza》.
📍 In questo passaggio del salmo 103, versetto 5, (uno dei Salmi di Davide) si ritrova l'origine del motto che campeggia nello stemma della nostra Università degli Studi dell'Aquila.
↪ Come ogni citazione letteraria, ovviamente, il senso della frase è da interpretare differentemente in base al contesto, come vedremo più avanti.

Nota.
La 《Nova Vulgata》 è la versione della Bibbia in lingua latina oggi vigente. Il riferimento è all'antica 《Vulgata》, ossìa la prima traduzione della Bibbia in lingua latina, che le agiografie fanno risalire a San Girolamo, uno dei Dottori della Chiesa.
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Simbologia.
📍 Il riferimento biblico all'aquila riflette una diffusa e antica tradizione secondo la quale l'aquila, uccello maestoso che vola molto in alto, quando invecchia attraversa una fase di rigenerazione e infine torna di nuovo giovane: una chiave di lettura che si adatta a molti àmbiti culturali, allacciandosi a un contesto di morte e resurrezione, anche simboliche, e più ampiamente al concetto di rinnovamento.
↪ Un concetto che, seppur in modo differente, ci rammenta la fenìce, animale chimerico (=immaginario) che rinasce dalle sue stesse ceneri, e anche il pavone, il quale è metafora di eternità, di durevolezza, poiché secondo la tradizione leggendaria le sue carni non marciscono, e per questo lo si ritrova spesso in molti contesti iconografici, Araldica compresa (ad esempio nello stemma del casato Carli di Aquila).
↪ Quello dell'aquila "auto-rigenerante" è un simbolismo che si riscontra in molteplici Civiltà, fin dai tempi antichi, e in molte zone del mondo, trasversale quindi rispetto allo spazio e al tempo.
📖 Vale la pena riportare un passo del Physiologus, 《padre dei bestiari medievali》, citato dallo storico Franco Cardini in un suo articolo: l'aquila 《quando invecchia le si appesantiscono gli occhi e le ali, e la vista le si offusca. Che cosa fa allora? Cerca una fonte d'acqua pura, e vola su nel cielo del sole, e brucia le sue vecchie ali e la caligine dei suoi occhi, e scende nella fonte, e vi si immerge tre volte, e così si rinnova e ridiventa giovane.》(F. Cardini,  1987).

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Il contesto specifico.
📍 Veniamo ora al contesto specifico della nostra Università aquilana:
in questo caso il riferimento al ringiovanimento ciclico dell'aquila può essere letto come metafora laica di un'importante Istituzione (l'Università, appunto) che, rinnovandosi costantemente, mantiene il passo con i tempi.
📍È importante sottolineare che 《ringiovanire》, 《rigenerarsi》, non significa 《stravolgersi》 bensì essere capaci di saper cogliere e assimilare il nuovo senza però cambiare i propri connotati fondamentali.
↪ Un concetto, quest'ultimo, che possiamo estendere all'intera nostra Città dell'Aquila, la quale si rigenera e rinasce dagli 《schiaffi》 della sua storia senza però dover abbandonare e perdere le sue radici e le sue peculiarità storico-culturali, materiali e immateriali.
📍《Rigenerarsi》 non significa cambiare volto in modo travisato, bensì 《trarre nuova linfa》dal terreno mediante le proprie radici, come un albero nel suo ciclo stagionale.
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🛡 Lo stemma accademico.
📍Esaminiamo ora lo stemma del nostro Ateneo nello specifico delle sue caratteristiche iconografiche-araldiche; un'arme prestigiosa che troviamo in qualunque contesto collegato all'Università degli Studi dell'Aquila: gonfaloni, timbri, sigilli, carte intestate, frontespizi (incluso quello del sito internet di Ateneo), e così via dicendo.
📍L'arme accademica aquilana è già ben definita nelle sue caratteristiche contemporanee dall'atto che istituisce la 《Libera Università dell'Aquila》, ossìa il Decreto del Presidente della Repubblica n. 921 del 18/08/1964 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n. 257 del 19/10/1964).
↪ L'art. 90 del Decreto presidenziale è dedicato specificamente allo stemma e recita:
🛡《Lo stemma della Università libera aquilana è quello adottato ed
approvato per l'Istituto universitario di magistero:
un'aquila coronata nera, in campo d'oro, ad ali aperte,  poggiata su tre monti verdi, dai quali discendono tre ruscelli  d'argento, su cui è scritto
Jus, Litterae, Scientiae.
Un festone attraversa semicircolarmente il campo e porta la scritta
"Renovabitur ut Aquilae juventus tua".》.

📍L'arme accademica della nascente Università contemporanea acquisisce quindi quella già in uso per l'Istituto universitario di Magistero (nato nel 1952), ossìa un istituto di formazione che prevedeva corsi di laurea quadriennali in Materie letterarie e Pedagogia, nonché un corso triennale per il diploma di abilitazione alla vigilanza nelle scuole elementari (oggi denominate 《scuole primarie》); sostanzialmente l'antenato delle Facoltà di Lettere e Filosofia e di Scienze della Formazione.
↪ Con la nascita della Libera Università dell'Aquila, infatti, l'Istituto di Magistero diventa 《Facoltà di Magistero》che, nell'anno accademico 1992-1993 diverrà poi 《Facoltà di Lettere e Filosofia》, dal cui corso di Pedagogia nascerà a sua volta la 《Facoltà di Scienze della Formazione》nell'anno accademico 1996-1997.
↪ Dopo diverse riforme nazionali succedutesi negli anni, dal 2012 è stato istituito l'odierno 《Dipartimento di Scienze Umane (DSU)》 nel quale sono confluite le due Facoltà umanistiche ricostituendo di fatto sostanzialmente la struttura unitaria (letteraria e pedagogica) dell'originaria 《Facoltà di Magistero》.


Nota.
↪ Per 《Libera Università》 s'intende un ateneo che non è statale ma è legalmente riconosciuto dallo Stato.
Per quanto riguarda L'Aquila, la Libera Università diventerà statale a partire dall'anno accademico 1982-1983, acquisendo la denominazione odierna di 《Università degli Studi dell'Aquila.》.
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🛡 Lo stemma accademico Oggi.
📍L'odierno Statuto dell'Università degli Studi dell'Aquila, in vigore dal 09/03/2017, conferma il consolidato stemma già descritto nell'atto di Istituzione della Libera Università dell'Aquila, includendolo (cosa molto importante) nel "Titolo I - Princìpi Fondamentali".
↪ L'art. 13 dello Statuto oggi vigente recita: 《Lo stemma dell'UAQ raffigura un'aquila coronata nera, in campo d'oro, ad ali aperte, poggiata su tre monti verdi dai quali discendono tre ruscelli su cui è scritto: "Jus", "Litterae", "Scientiae". Un festone attraversa il campo con la scritta "Renovabitur ut Aquilae juventus tua".》.
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🛡 La lettura araldica.
📍Osserviamo ora alcuni dettagli araldici più tecnici contenuti nello stemma.
Lo scudo. La forma dello scudo è classificabile come 《appuntato》, con punta in basso e in alto (A. Cordero Lanza di Montezemolo - A. Pompili, 2016).
L'aquila. L'aquila è una delle figure araldiche più antiche e più diffuse, soprattutto quella di colore nero, che nel corso del tempo si è stilizzata, assumendo un aspetto solenne ed essenziale. Nel caso della nostra Università, l'aquila di colore nero è posta 《in maestà》(ossìa frontalmente) con il 《volo alzato》 (o, anche, 《volo spiegato》) poiché la punta delle ali è orientata verso l'alto, e con la testa vòlta verso la destra dello scudo (la sinistra per noi che guardiamo).
I monti. I tre monti verdi sui quali si appoggia l'aquila hanno un aspetto più "naturalistico", in particolare per il colore verde e per la forma delle cime, appuntita, che tende a una conformazione simile a una piramide: in tal caso la tipologia si può accostare a quella dei 《monti alla tedesca》, storicamente più diffusi in aree di cultura germanica, i quali differiscono dai 《monti all'italiana》che hanno invece una sommità a calotta di forma semisferica (un po' come un panettone).
La legenda. La scritta 《RENOVABITUR UT AQUILAE JUVENTUS TUA》 è riportata su un cartiglio bìfido (estremità a due punte), un nastro che si estende a mo' di festone da un'estremità all'altra dello scudo. Quando un motto si trova all'interno dello scudo, come in questo caso, si definisce tecnicamente 《legenda》; se invece si trova all'esterno sotto lo scudo si chiama propriamente《motto》, mentre se si trova all'esterno al di sopra dello scudo si definisce 《divisa》.
I tre ruscelli. Dai tre monti, come abbiamo visto, partono rispettivamente tre cartigli a mo' di ruscello (uno per ciascun monte), i quali riportano le scritte 《JUS》(=Diritto, Legge), 《LITTERAE》(=Lettere), 《SCIENTIAE》(=Scienze).
La descrizione del 1964 (vedi sopra) specifica che i tre ruscelli sono d'argento: ciò che nell'araldica a colori vediamo come bianco, in realtà è più propriamente argento; il bianco, infatti, non è un colore araldico e viene utlizzato nelle versioni degli stemmi in bianco e nero proprio per indicare l'argento.
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🔎 Una personale osservazione/comparazione integrativa.
📍I tre ruscelli che scendono dalle rispettive cime ricordano lontanamente e in parte l'impostazione di una versione dell'arme nobiliare del casato Rivera dove abbiamo tre cime (all'italiana o alla tedesca) nel 1° campo (in alto), e tre "ruscelli" d'argento nel 2° campo, stilizzati e definiti tecnicamente come 《sbarre ondate》.

↪ A titolo di esempio ecco la blasonatura (descrizione) di una versione dell'arme nobiliare Rivera:
🛡《Spaccato semipartito: nel 1° d’oro al monte di tre cime di verde poste in fascia ; nel 2° di verde a tre sbarre ondate d’argento; nel 3° d’oro a tre sbarre di rosso.》.
↪ In Araldica la 《sbarra》 è una pezza onorevole che si sviluppa da in alto a sinistra a in basso a destra rispetto allo scudo (il contrario per noi che guardiamo); quando la sbarra è 《ondata》 vuol dire che ha una forma curvilinea e sinuosa, anziché in linea retta.

Spunto di riflessione. Questa lontana somiglianza d'impostazione con lo stemma Rivera potrebbe essere una pura similitudine oppure - domanda su cui riflettere - potrebbe interpretarsi come un omaggio magari casuale e/o indiretto al prof. Vincenzo Rivera che, con il suo operato, ha gettato le fondamenta dell'odierno Ateneo aquilano? 

Fin dal 1949, infatti, egli promosse a L'Aquila l'istituzione di corsi universitari estivi per gli studenti abruzzesi iscritti all'Università di Roma, con relativi docenti di fama come, ad esempio, Natalino Sapegno. Nel 1964, poi, Vincenzo Rivera divenne primo Rettore della neo-istituita Libera Università dell'Aquila.

Nota onomastica.
📍A Vincenzo Rivera è oggi intitolata la piazza antistante alla Chiesa dell'Annunziata e a Palazzo Carli all'Annunziata, noto correntemente come Palazzo Carli, sede del Rettorato dell'Ateneo aquilano fino al sisma del 2009.
↪ Palazzo Carli è un fondamentale edificio di riferimento storico-urbanistico lungo l'incrocio tra la Via Romana, ossìa il 《decumano》(est-ovest),  e il 《cardo minore》(nord-sud) tracciato in quel punto da Via Cascina-Via Antonelli. Allo stesso tempo, come sottolinea il prof. Raffaele Colapietra, Palazzo Carli rappresenta un importante esempio di dimora signorile storica dalle rilevanti peculiarità architettoniche, planimetriche e funzionali. Per tali motivi esso richiede un'auspicata e doverosa ricostruzione dopo le devastazioni subite a seguito del terremoto del 2009. La dicitura storica 《Palazzo Carli all'Annunziata》 serve a distinguerlo dai non lontani Palazzo Carli-Porcinari in via Paganica e Palazzo Carli-Benedetti in via Mariangelo Accursio.
↪ Piazza Vincenzo Rivera era precedentemente denominata Piazza dell'Annunziata, anche popolarmente, proprio in virtù della presenza della chiesa dell'Annunziata che, con la sua facciata, definisce il lato sud del caratteristico spazio urbano triangolare dalla cui punta si diramano a bivio Via dell'Annunziata e Via Antonelli.
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In conclusione.
📍Lo stemma dell'Università dell'Aquila, così come ogni stemma araldico, riassume in uno spazio definito e con pochi simboli, una lunga e prestigiosa storia e anche l'indirizzo di una missione, civica e sociale in questo caso.
📍La nostra Città dell'Aquila ha alle sue spalle una lunga storia di istituzioni formative, ancor prima del percorso novecentesco che ha condotto all'odierna Università degli Studi, un'istituzione che appartiene a tutti noi, studenti e semplici cittadini, ricoprendo un ruolo primario rispetto al progresso civico-culturale della nostra Città-Territorio.



Mauro Rosati
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Alcuni riferimenti biblio-sitografici
(URL consultati in data 03/10/2025):


📖 F. DI MONTAUTO, Manuale di Araldica, Firenze, Polistampa 2007.


📖 A. CORDERO LANZA DI MONTEZEMOLO - A. POMPILI, Manuale di Araldica ecclesiastica nella Chiesa cattolica, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana 2016.


🌐 《Nova Vulgata: Bibliorum Sacrorum Editio
https://www.vatican.va/archive/bible/nova_vulgata/documents/nova-vulgata_index_lt.html


🌐 Università degli Studi dell'Aquila
《La nostra storia》
https://www.univaq.it/section.php?id=13


🌐 Università degli Studi dell'Aquila - DSU
《Storia del Dipartimento di Scienze Umane》
https://scienzeumane.univaq.it/index.php?id=1686


🌐 Simbologie dell'aquila in un articolo di F. CARDINI pubblicato sulla rivista 《Abstracta》 n° 13 (marzo 1987), pp. 38-43; consultabile in https://www.mondimedievali.net/immaginario/cardini/aquila.htm


🌐 Gallerie Estensi - L'aquila nella mitologia e nell'arte del mondo antico greco e romano
https://gallerie-estensi.beniculturali.it/storia-nei-particolari/aquila/


🌐 《Araldica Civica》, sigillo dell'Università degli Studi dell'Aquila, a cura di Massimo Ghirardi;
in araldicacivica.it


🌐 Blasonario Abruzzese, in
https://www.casadalena.it/


🌐 Decreto del Presidente della Repubblica 18 agosto 1964, n. 921 - Istituzione della libera Università degli Studi dell'Aquila. (GU Serie Generale n. 257 del 19-10-1964)
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1964/10/19/064U0921/sg


🌐 D.P.R. 18 agosto 1964, n. 921.
Istituzione della Libera Università degli Studi dell'Aquila.
https://www.edizionieuropee.it/law/html/31/zn57_11_052.html
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VILLAGRANDE - UN NOBILE SPAGNOLO NELLA CHIESA DI SAN PANFILO

Fig. 1 - Villagrande di Tornimparte (L'Aquila),
chiesa parrocchiale
(già collegiata) di San Panfilo:
stemma di Alfonso de Vasurto
con tracce di colore.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)

 

Fig. 2 - Villagrande di Tornimparte (L'Aquila),
chiesa parrocchiale
(già collegiata) di San Panfilo:
stemma di Alfonso de Vasurto,
gemello di quello in fig. 1.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)


In occasione di un recente sopralluogo nella chiesa di San Panfilo a Villagrande di Tornimparte (L'Aquila), il sig. Domenico Fusari - che ringrazio - della Pro Loco di Tornimparte, conoscitore della storia e dei luoghi, mi ha segnalato l'arme nobiliare (figg. 1, 2) del feudatario spagnolo Alfonso de Vasurto (de Basurto), uomo d'arme giunto in Italia negli anni '20 del Cinquecento, e la sua sepoltura monumentale a Napoli.


Uno stemma, probabilmente personalizzato con onorificenza, che trae origine dall'arme araldica del casato de Basurto/de Vasurto, di origine spagnola.

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Blasonature a confronto.


Dalle fonti consultate finora, lo stemma familiare Basurto risulta così blasonato:

1- 🛡《"spaccato: nel primo grembiato controgrembiato d'argento e di nero ad otto stelle disposte in bordura dell'uno nell'altra. Nel secondo di rosso a cinque panelas di nero; 2,2,1. Lo scudo accollato alla Croce di San Giacomo della Spada"》 ( blasonatura di Amilcare Foscarini citata in 《Uno stemma, cinque cuori》, in 《IAGI - Istituto Araldico Genealogico Italiano》; 

🌐

https://www.iagiforum.info/viewtopic.php?p=103237

URL consultato in data 28/09/2025 )


O anche:

2 - 🛡《spaccato: nel I grembiato controgrembiato d'argento e di nero ad otto stelle disposte in bordura dell'uno e dell'altro; nel II di rosso a cinque paneles (o cuori) di nero, 2,2,1; lo scudo accollato della Croce di San Giacomo della Spada

(blasonatura di Luigiantonio Montefusco, citata in 《Chiarimenti su scudo dei Basurto》, in 《IAGI - Istituto Araldico Genealogico Italiano》,

🌐

https://www.iagiforum.info/viewtopic.php?p=186909#p186728

URL consultato in data 28/09/2025 )


Altra blasonatura, sostanzialmente quasi uguale:

3 - 🛡《Troncato: nel primo gheronato di argento e di nero, a otto stelle, disposte in bordura dell'uno nell'altro; nel secondo di rosso, a cinque cuori d'argento, disposti 2, 1, 2.

(dalla pagina 《Heraldrys Institute of Rome》, 

🌐

https://www.heraldrysinstitute.com/cognomi/Basurto/idc/4800/

URL consultato in data 28/09/2025).


📍Ovviamente, come accade spesso in Araldica, le versioni di uno stemma possono variare nello spazio, a seconda delle aree geografiche, e nel tempo, anche sulla base di imparentamenti e diramazioni dei casati.


📍Secondo alcune opinioni lo stemma Basurto sopra blasonato nei tre esempi è la versione italiana dell'arme Basurto (così come descritta da Amilcare Foscarini, Luigiantonio Montefusco, Vittorio Spreti, citati in merito), mentre in Spagna esso sarebbe costituito esclusivamente dai cinque cuori ad eccezione del ramo di Bilbao che presenterebbe anche delle onde

( 🌐

https://culturasalentina.forumattivo.com/t985-stemma-sconosciuto-a-racale

URL consultato in data 28/09/2025 ).


Note araldico-lessicali.

↪《Spaccato》 è sinonimo di 《troncato》 (oggi più in uso) , e indica uno scudo diviso a metà da una partizione orizzontale.

↪《Grembiato》 è sinonimo di 《gheronato》 (oggi più in uso); il 《gheronato》 è un motivo formato da una serie di "spicchi" triangolari disposti a raggiera, con smalti alterni, come fosse un ombrellone visto dall'alto (ad esempio l'ombrello, o gonfalone papale, che nell'araldica ecclesiastica identifica il rango di 《basilica》).

↪ Le sequenze numeriche come 《2, 2, 1》e 《2, 1, 2》 indicano la disposizione delle figure nello scudo, dall'alto verso il basso; ad esempio, nelle blasonature che abbiamo letto sopra, 《2, 2, 1》 vuol dire che i cuori sono disposti in tre livelli orizzontali: 2 in alto, 2 al centro, 1 in basso.

↪《Cuori》, o (secondo alcune versioni) più propriamente 《panelas/paneles》 in spagnolo, e anche 《feuilles de peuplier》 in francese, ossìa 《foglie di pioppo》; questi cuori sarebbero quindi la forma stilizzata di una foglia di pioppo cuoriforme (simile a quella del pioppo cipressino) che compare negli stemmi in due modi:

- senza picciòlo in alto, somigliando più a un cuore,

- oppure con picciòlo in alto che spunta dalla foglia, somigliando un po' a una mela;

altre opinioni in merito comparano invece queste foglie a quelle di una ninfea

 (《Uno stemma, cinque cuori》, in《IAGI - Istituto Araldico Genealogico Italiano》; 

https://www.iagiforum.info/viewtopic.php?p=103237

URL consultato in data 28/09/2025 ).

↪《Croce di San Giacomo》: è una tipologia di croce richiamante la forma di una spada (in riferimento al martirio di San Giacomo il Maggiore / Santiago o Sant'Iago), costituita da un'estremità cuoriforme in alto e due estremità gigliate ai lati, che insieme costituiscono un'elsa, e una punta in basso che riproduce una spada. Tuttavia, nel corso del tempo questa croce assume anche delle varianti, per cui si può riscontrare come croce tradizionale con tutte e quattro le estremità a forma di giglio (《gigliate》). Tale croce si trova negli stemmi in diverse collocazioni, all'esterno o all'interno dello scudo, e indica appartenenza e/o onorificenze rispetto all'Ordine di San Giacomo della Spada.

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L'arme nobiliare Vasurto/Basurto in San Panfilo a Tornimparte.

📍Nel caso che interessa la chiesa di San Panfilo, l'arme di Alfonso de Basurto è raffigurata nei pennacchi dell'edicola rinascimentale che incornicia la "Natività con l'Adorazione dei Pastori" e, in alto, il "Compianto su Cristo Morto", affresco attribuito a Francesco da Montereale da Roberto Cannatà.

🛡 Lo stemma è 《partito》 (ossìa diviso a metà verticalmente): 

nel 1° di (?)rosso alle cinque foglie di pioppo di..., disposte 2, 1, 2 (ossìa 《in decusse》, o 《Croce di Sant'Andrea》); nel 2° di... alla 《Croce di San Giacomo》 (variante con quattro estremità gigliate) di... .

↪ I puntini di sospensione indicano che gli smalti non sono leggibili con certezza, in tutto o in parte.

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Chi era Alfonso de Vasurto (de Basurto)?

❗Alfonso de Vasurto (de Basurto) veniva dalla città di Toro, nella Spagna nord-occidentale, nell'odierna Comunità Autonoma di Castilla y León.

↪ Giunse in Italia tra il 1525 e il 1529 al seguito di Carlo V d'Asburgo, il quale lo decorò con l'onorificenza dell'Ordine equestre di San Giacomo della Spada, da cui (con buona probabilità) deriva la croce gigliata nello stemma in San Panfilo a Villagrande.

↪ Intorno al 1530, a seguito dell'occupazione spagnola e dell'infeudamento del Contado Aquilano, gli vennero assegnati i feudi di Castro Pìzzoli e di Tornimparte (1529). Il 21/03/1539 l'imperatore Carlo V 《concesse prerogativa feudale di questo castello [Tornimparte; n.d.R.]》 e nel novembre dello stesso anno il medesimo imperatore lo autorizzava a vendere (C. Blasetti, 1984).

↪ Secondo la genealogia riportata nel Libro d'Oro della Nobiltà Mediterranea, i discendenti di Alfonso de Basurto mantennero il titolo di 《Signore di Castropizzoli e Torrimparte》 fino al 1881, nonostante il feudo tornimpartese fosse passato nel frattempo ai casati Colonna e poi Barberini nel corso dei secoli.

↪ Come indicato dal sig. Domenico Fusari (Pro Loco di Tornimparte), Alfonso de Basurto è sepolto nella Chiesa-basilica di San Giacomo degli Spagnoli a Napoli, chiesa della Comunità spagnola. Sempre da indicazione del sig. Fusari, si riscontra che ai piedi del monumento funebre del Basurto/Vasurto è presente la sua arme nobiliare con le medesime figure dello stemma in San Panfilo di Villagrande, ossìa la Croce di San Giacomo (croce gigliata) e le cinque foglie di pioppo cuoriformi, seppur disposte diversamente nella posizione (scudo con croce gigliata in alto e foglie di pioppo 《in decusse》in basso).

↪ Osservando le immagini del monumento funebre di Alfonso de Basurto, si nota al centro del basamento l'epigrafe commemorativa ad egli dedicata dalla moglie Eleonora de Nocera, sposata nel 1538. Leggendo attentamente l'epigrafe si riscontra anche il riferimento ai due feudi aquilani: 《ALFONSO BASURTO E TORO HISPANIAE URBE [...] / DVORVM OPPIDORVM DOMINATV / IN AGRO AMITERNINO [...]》, ossìa Alfonso de Basurto dalla città di Toro di Spagna, signore di due castelli nell'agro amiternino, con riferimento all'appartenenza al versante amiternino di Tornimparte (Quarto di San Giovanni fuori le Mura) e di Castro Pìzzoli (Quarto di San Pietro fuori le Mura).


Nota integrativa.

Nella medesima basilica di San Giacomo degli Spagnoli a Napoli è sepolto anche Pedro di Toledo, fautore della costruzione della Fortezza aquilana, il cui stemma da coniugato con moglie del casato Osorio (Ossorio) è situato ai lati del portale.


Curiosità.

📍Nella chiesa di San Panfilo a Villagrande di Tornimparte è raffigurato anche un San Giacomo in buona parte leggibile, affrescato dal lato della navata sinistra su una faccia del pilastro sinistro del presbiterio, lo stesso pilastro dell'affresco di Santa Lucia.



Mauro Rosati

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Alcuni riferimenti biblio-sitografici

(URL consultati in data 28/09/2025):


📖 C. BLASETTI, Le arme del Contado Aquilano, Roma, stampa 1984; pp. 95-96.


📖 T.R. MANNETTI - N. CHELLI - G. VECCHIOLI, Saturnino Gatti nella chiesa di San Panfilo a Tornimparte, L'Aquila, Edizioni del Gallo Cedrone 1992.


🌐 Fondazione Federico Zeri - Università di Bologna, https://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda/opera/81512/Caccavello%20Annibale%2C%20Monumento%20funebre%20di%20Alfonso%20Basurto


🌐 guideDOCARTIS - La documentazione del patrimonio culturale

https://www.guidedocartis.it/?page_id=7086


🌐 FN - Friends of Naples

https://www.friendsofnaples.org/monumenti-san-giacomo-degli-spagnoli/


🌐 Libro d'Oro della Nobiltà Mediterranea

http://www.genmarenostrum.com/pagine-lettere/letterab/basurto.htm


🌐 Wikipedia - 《Pontificia reale basilica di San Giacomo degli Spagnoli》

https://it.wikipedia.org/wiki/Pontificia_reale_basilica_di_San_Giacomo_degli_Spagnoli


🌐 Treccani, Enciclopedia dell'Arte Medievale (2000) - 《Toro》 (città)

https://www.treccani.it/enciclopedia/toro_(Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale)/


🌐 Nobili Napoletani - 《Ordine di San Giacomo della Spada》

https://www.nobili-napoletani.it/Ordine-San-Giacomo-della-Spada.htm

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lunedì 29 settembre 2025

(2ª parte) TORNIMPARTE - STEMMI A CONFRONTO

 

Villagrande di Tornimparte (L'Aquila);
chiesa di San Panfilo.
Stemma civico su scudo gotico affrescato in facciata;
datazione ipotetica: fine Trecento - inizio Quattrocento.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)

Villagrande di Tornimparte (L'Aquila);
chiesa di San Panfilo.
Stemma civico affrescato nell'abside;
datazione: 1490-1494, epoca di realizzazione
del ciclo pittorico di Saturnino Gatti.
A sinistra nel campo dello scudo si notano tracce
di colore azzurro intenso, tendenti al blu.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)



A prosecuzione e complemento del post precedente (《TORNIMPARTE - STEMMI A CONFRONTO》).


Come riferito dal sig. Domenico Fusari della Pro Loco di Tornimparte, sulla base di riscontro documentario, è attestata un'ulteriore versione dello stemma più antico di Tornimparte: 

🛡campo d'oro al palo di rosso centrale.

📍La presenza di un unico palo potrebbe risalire all'epoca in cui Tornimparte coincideva soltanto con il territorio di Villa Grande e ville vicine, quindi almeno fino alla fondazione di Aquila nel XIII secolo.

↪ Questa versione d'oro a un solo palo di rosso sembra richiamare per somiglianza quella dell'arme a un solo palo caricato da una stella [6] 《addestrata》da altra stella [6]; una versione dagli smalti non noti con certezza, pubblicata dal Blasetti (1984) e riportata nel post precedente.


✍ Note.

↪《Addestrata》 sta per 《posta sul lato destro》 per lo scudo (quindi lato sinistro per chi guarda).

↪ La cifra 《 6 》 tra parentesi quadrate indica il numero di punte della stella.

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L'arme in facciata (Fig. 1).

📍 Alla versione sopra descritta segue poi cronologicamente quella 《interzata in palo》 (ossìa divisa in tre parti uguali verticalmente): nel 1° di nero (apparentemente), nel 2° di rosso, nel 3° di verde, rispettivamente caricati di una stella d'oro ciascuno, con le stelle disposte in banda (diagonalmente da in alto a destra a in basso a sinistra per lo scudo; il contrario per chi guarda).

↪ Questa versione (citata nel post precedente) è attestata dall'arme civica, su scudo gotico, raffigurata sulla facciata della chiesa di San Panfilo a Villagrande di Tornimparte, la quale accompagna un insieme di figure sacre affrescate (Madonna con Bambino e Santi), a prima vista databili tra fine Trecento e primo Quattrocento, un'epoca in cui al nucleo del 《Tornamparte》 più antico si aggiungono le unità territoriali di Castiglione e di Rocca San Vito, con la suddivisione in Terzi del territorio tornimpartese.

↪ Tuttavia, il colore nero del 1° campo di questo stemma civico affrescato all'esterno della chiesa potrebbe essere invece un azzurro intenso, tendente al blu, che nel tempo potrebbe aver assunto una tonalità nera per via di ritocchi/ridipinture influenzati magari da una pàtina naturale che si era formata con l'esposizione all'aria.


L'arme nell'abside (Fig. 2).

📍Questa ipotesi prende spunto concreto da un altro stemma di Tornimparte, sempre 《interzato in palo》, raffigurato nel notissimo e ammirevole ciclo di affreschi di Saturnino Gatti (1490-1494) nella tribuna all'interno della medesima chiesa di San Panfilo:

🛡 si tratta di un'arme composta da scudo definibile 《rinascimentale》 combinato però con le tipologie 《bucranica (a cranio di bue)》, e/o 《a testa (o muso) di cavallo》, dal quale si sviluppano nastri schioccanti.

↪ In questo stemma dipinto dentro la chiesa, più tardo rispetto a quello 《gotico》 esterno, si osservano alcune tracce di colore azzurro intenso, tendente al blu, visibili nel 1° campo (a destra per lo scudo, a sinistra per chi guarda); a questo ipotizzabile 1° campo azzurro si affiancano gli altri due già noti (il 2° e il 3°), rispettivamente di rosso e di verde.


📍 Ciò premesso e considerato, non si può escludere che l'arme civica di Tornimparte, nella versione 《interzata in palo》, sia d'azzurro, di rosso e di verde, 

e non di nero, di rosso e di verde come apparirebbe a prima vista all'esterno della chiesa.



Mauro Rosati

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