giovedì 16 ottobre 2025

QUANTE 《VIA GLUCK》 ANCORA ?

 

Quante 《Via Gluck》 ancora?

Per citare il famosissimo brano a tema di Adriano Celentano.

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Il problema del consumo di suolo è ancora molto attuale, e il concetto della pianificazione a《volume zero》 fa ancora fatica a concretizzarsi.


Percorrere le nostre strade è diventato un calvario quotidiano con sempre nuove tappe fatte di cemento e di asfalto, che spuntano dove capita come erbe infestanti, sia ad Est, sia ad Ovest.

Non c'e settimana, non c'è mese, in cui in città non compaiano nuove recinzioni da cantiere, nuovi sbancamenti:

sempre costruzioni... costruzioni... costruzioni!


Quanto ancora vogliamo costruire?

Dove vogliamo arrivare? 

Fino a Rieti? Fino a Teramo? Magari creando una megalopoli di decine di chilometri?


Quanti ettari di terreno ci stiamo mangiando? Quante nuove costruzioni, commerciali, industriali, residenziali, stiamo realizzando a fronte di tanti edifici rimasti incompleti oppure inutilizzati da anni o addirittura da decenni?


È effettivamente necessario tutto ciò?

Ci sono logica e ordine urbanistici in tutto questo? Oppure si va avanti a macchia di leopardo, in modo sciatto e disordinato?


Esiste ancora un Piano Regolatore?

Oppure, come scriveva il prof. Alessandro Clementi circa 15 anni fa, 《C'era una volta il Piano Regolatore》?

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Negli anni '60, ai tempi del 《ragazzo della Via Gluck》 , perlomeno c'era la 《giustificazione》(si fa per dire)  del 《boom economico》 e del relativo aumento demografico (il 《baby boom》).

Oggi, invece, per cosa continuiamo a costruire? 

Per lasciare case vuote a fronte di una stagnazione demografica che caratterizza un po' tutta l'Italia (a parte qualche eccezione)?

Per lasciare capannoni e locali commerciali vuoti a fronte di attività produttive e di commercio (piccole e medie imprese) che chiudono i battenti dalla sera alla mattina?


Nei Paesi civili l'edilizia lavora abbondantemente e senza consumo di nuovi suoli: si recupera ciò che è inutilizzato e, se necessario, si abbatte e si ricostruisce sullo stesso posto.

Quando ci allineeremo anche noi ai Paesi civili?

Quando arriverà la Civiltà anche da noi?


Più che continuare a costruire, non avremmo invece bisogno di un nuovo Piano Regolatore che non sia di espansione, bensì di riqualificazione e di risanamento paesaggistico?

Un Piano Regolatore che, per esempio, promuova la salvaguardia e il recupero dell'architettura e del paesaggio rurali (case coloniche, casali, vecchie muraglie di cinta in pietra ben costruite, ecc.).


A che 《pro》 continuiamo a mangiarci terreni per realizzare 《scatole vuote》(o semivuote), per chilometri e chilometri, tutte uguali, mortificando il nostro Paesaggio e senza capire più quali siano i confini tra un centro abitato e l'altro?

A che 《pro》 continuiamo a imbrattare terreni con lingue d'asfalto che compaiono ovunque, anche dove non sono necessarie? 

E fra un po' con l'asfalto ci pavimenteremo magari anche le nostre case.


Poi ci lamentiamo degli allagamenti ad ogni nubifragio un po' più intenso...

Poi ci lamentiamo dei borghi che si spopolano...

Poi ci lamentiamo del traffico veicolare che aumenta...

Poi ci lamentiamo se gli spazzaneve non passano subito e su tutte le strade...

Poi ci lamentiamo delle imposte comunali che aumentano...

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Più ci si allarga senza necessità, e per giunta disordinatamente, e più diventa impegnativo e costoso portare i servizi pubblici ovunque (trasporto pubblico, raccolta rifiuti, fognature, illuminazione, reti idriche, ecc.):

tutti costi aggiuntivi che vanno a gravare sulle nostre tasche, oltre allo scempio paesaggistico-ambientale.

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Non creiamo nuove《Via Gluck》, piuttosto fermiamoci e accogliamo anche noi la Civiltà (quella con la 《 C 》 maiuscola) e la《modernità》(quella vera)!

Ne trarremo tutti vantaggio, come dimostrano tantissime esperienze già attuali in Italia e in Europa!



Mauro Rosati

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