A
destra: proposta di Bandiera del Pianeta Terra (di Oskar Pernefeldt; 2015)
Da un sano «localismo» all’«armonia mondiale»:
un percorso
per gradi
Per
acquisire un sincero rispetto delle bandiere nazionali e sovranazionali bisogna
prima riconquistare il rispetto per i propri gonfaloni, bandiere e simboli
locali.
Non si tratta di fanatismo né di campanilismo.
Al contrario, è un percorso graduale verso un reciproco rispetto globale:
- l'insieme delle Culture locali
forma gli Stati nazionali;
- l'insieme degli Stati nazionali
forma le Unioni sovranazionali;
- le Unioni sovranazionali promuovono
il rispetto fra i popoli.
Rispetto reciproco, nella ricchezza della diversità: concetto ben diverso da «appiattimento».
Localismo e mondialismo: due concetti complementari e non contrapposti.
Il rispetto fra i Popoli si conquista soltanto quando comprendiamo il valore
dei nostri simboli locali:
quando prendiamo coscienza dell'importanza dei nostri simboli locali - prima -
e nazionali - poi -, allora - per empatia - capiremo e rispetteremo quelli
degli Altri, perché comprendendo il valore che hanno per noi capiremo anche
quello dei simboli altrui.
Quindi penso sia un gesto vuoto esibire i colori nazionali se poi «sghignazziamo» davanti ai nostri simboli locali, snobbandoli come semplice folklore o, peggio ancora, ignorandoli completamente.
Per concludere, un paio di «frasi
fatte» ma necessarie.
La casa si costruisce dalle fondamenta, non dal tetto.
L'albero è sano quando le
radici sono ben nutrite e coltivate, di conseguenza il fusto è robusto, e quindi
anche la chioma con i suoi rami.
Adesso cambiamo alcune parole della
frase precedente:
albero=insieme
dei Popoli;
radici=Culture
e Simboli locali;
fusto=insieme
dei Simboli nazionali;
chioma=comunità
e armonia fra i Popoli mondiali.
Tutti concetti scontati «a parole»,
sicuramente, ma ancora poco coltivati nei fatti.
Se iniziamo a considerare bandiere e gonfaloni come qualcosa di più che semplici pezzi di stoffa, se iniziamo a considerare simboli e stemmi come qualcosa di più che semplici «disegnini», forse siamo già saliti sul primo «gradino».
Mauro Rosati