giovedì 31 dicembre 2020

La Sanseveria - Auguri "botanici"

Sanseveria "trifasciata"



Con questa immagine "botanica" accompagno l'Augurio di Buon Capodanno e Buona "Ottava" di Natale!

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31 dicembre 2020


Ecco la nuova arrivata! Ve la presento! ☺

Si chiama Sanseveria (o Sansevieria), detta anche "Lingua di suocera"!


Più precisamente, questa in foto è la "Sansevieria trifasciata".

È una pianta che appartiene alla famiglia delle "Agavacee", ed è quindi parente dell'Agave con la quale - seppur differente esteticamente - condivide le foglie "a spada" e l'apertura quasi "a stella"!


Il nome di "Sanseveria" le deriva da Raimondo di Sangro - "principe di Sansevero" -, personaggio eclettico del Settecento, famoso per la meravigliosa e celeberrima "Cappella Sansevero" a Napoli dove si può ammirare l'artisticamente splendido "Cristo Velato", un marmo che "vive" per la sua verità anatomica (capolavoro di Giuseppe Sanmartino) .


Tra i molti interessi del "principe di Sansevero", vi era anche la coltivazione di piante rare e/o esotiche, tra le quali - appunto - la Sanseveria!


Mauro

mercoledì 30 dicembre 2020

L'edera "natalizia"

L'Edera (Hedera helix) con le sue sfumature verdi e rosse.

 
L'Edera: una veduta complessiva...con "ritocchi natalizi" sul graticcio.

Le siepi nel "giardino verticale".



30 dicembre 2020

Aggiornamenti dal mio "giardino verticale" (o "giardino pensile" se preferite).

Da un paio di mesi circa, l'edera ha subito un parziale viraggio di colore dal verde al rosso.
E così, foglie verdi e foglie rosse formano una bella veduta d'insieme: come se l'edera si fosse vestita con i colori natalizi.

Intanto le siepi sempreverdi di Viburno, Evonimo e Tuja, sono in pausa vegetativa con un piccolo letto di foglie che ne protegge le radici. 

Basta uno sguardo a questo piccolissimo giardino e l'animo si rasserena. 🌿


Mauro

domenica 27 dicembre 2020

«Nei Secoli Fedele»

Introduzione al nuovo calendario storico dell'Arma dei Carabinieri

 


Breve riflessione

 

«NEI SECOLI FEDELE», un motto impegnativo e di grande valore, soprattutto - ma non solo - per chi indossa la Divisa della "Benemerita".


Un motto che possiamo adottare anche noi Civili, se ci guidano una buona idea o un buon ideale che siano a vantaggio della nostra Comunità, e quindi anche di noi stessi.

La fedeltà a un buon ideale si può dimostrare e attuare in tanti modi, anche piccoli e quotidiani.

Anche con la "parola" e con la "penna" (e la tastiera 😊) - e in tanti altri modi, appunto - si possono dimostrare dedizione e fedeltà alla propria Comunità, locale e nazionale.

 

Ognuno di noi può trovare il modo (o i modi) più consono alla propria persona.


 

Mauro

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A seguire, due curiosità sulla storia dell’Arma dei Carabinieri.



Curiosità – 1. NEI SECOLI FEDELE

«Motto creato nel 1914, in occasione del primo Centenario dell'Arma dei Carabinieri, dal capitano Cenisio Fusi per la medaglia commemorativa dell'evento e divenuto contrassegno antonomastico dell'Istituzione (v. Fusi). Venne concesso quale motto araldico da Vittorio Emanuele III all'Arma dei Carabinieri il 10 novembre 1933, in applicazione della legge 24 marzo 1932 n. 293 relativa ai motti araldici per l'Esercito

( Fonte: http://www.carabinieri.it/arma/curiosita/non-tutti-sanno-che/n/nei-secoli-fedele )


Il primo stemma araldico dell’Arma, invece, fu concesso sempre da Vittorio Emanuele III con Regio Decreto nel 1935.

(Fonte: Associazione Nazionale Carabinieri di Rho)



Curiosità – 2. La VIRGO FIDELIS

La Virgo Fidelis (Santa Maria Virgo Fidelis, uno dei titoli della Madonna) è ufficialmente patrona dell’Arma dei Carabinieri dal 1949, con il riconoscimento del patronato da parte di papa Pio XII.


Per i dettagli vedi:

https://www.carabinieri.it/arma/oggi/virgo-fidelis/la-storia


http://www.difesa.it/Area_Storica_HTML/pilloledistoria/Pagine/Nei_Secoli_Fedele.aspx

 


 

Mauro

venerdì 25 dicembre 2020

«La Natale» - il “capodanno aquilano” - e la «Pasqua de jennaro»

(Articolo inviato alle redazioni di stampa locale in data 21 dicembre 2020;

integrato con ulteriori brevi apporti in data 25 dicembre 2020)

 

La Natività



Vi propongo di seguito un breve articolo inviato alle redazioni di stampa locale il 21 dicembre 2020 e pubblicato nei giorni successivi.

Ad esempio su "Il Capoluogo":

https://www.ilcapoluogo.it/2020/12/23/la-natale-e-la-pasqua-de-jennaro-le-feste-nella-tradizione-aquilana/  

e condiviso anche dal sito dell'"Associazione Abruzzese di Roma":

https://www.associazioneabruzzesediroma.it/ilcapoluogo/la-natale-e-la-pasqua-de-jennaro-le-feste-nella-tradizione-aquilana/


L'articolo è stato poi arricchito da alcuni brevi apporti tra i quali due riscontri di nostre concittadine che lo hanno letto nella giornata di Natale!

 

Colgo l'occasione per rinnovare a tutti voi lettori i miei Auguri di Serene Festività

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Buona Natale!


No! Non mi sono sbagliato! 😊

È proprio così che si pronuncia nella tradizione dialettale aquilana.

Come ci fa osservare il prof. Carlo De Matteis - nei suoi commenti alla Cronica del nostro Buccio di Ranallo - "Natale" ad Aquila si declina al femminile perché deriverebbe dal francese "la Noël"; da qui, l'uso aquilano "la Natale".

Non mancano anche altre ipotesi su questa declinazione al femminile.

Ad esempio, la studiosa aquilana Beatrice Sabatini ipotizza che la versione femminile dialettale potrebbe essere derivata direttamente dall'espressione latina "dies Natalis" successivamente declinata al femminile nel processo di volgarizzazione del latino classico, ossia nella trasformazione del latino classico nell'uso parlato popolare.


E poi il "Capodanno"!

"La Natale" era il nostro Capodanno aquilano.

Anche questo ce lo ricorda Buccio di Ranallo in vari passaggi della sua opera; ad esempio quando parla dell'inizio del Giubileo del 1350, dopo la descrizione del grave terremoto del 1349:

«Poi venne la Natale 'ntrò l'anno Jebelleo» (Venne la Natale e iniziò l'anno del Giubileo).

 

Perché Capodanno a Natale?

 

Nel Medioevo si erano diffusi diversi "stili" di calendario: si usava il calendario giuliano ma, a seconda delle zone d'Italia e d'Europa, il Capodanno cadeva in un giorno diverso dell'anno in base allo "stile" adottato in una certa zona; lo "stile" era ovviamente legato sempre a un giorno simbolico della liturgia cristiana.

Nel calendario gregoriano in uso attualmente dal 1582, si usa lo "Stile della circoncisione", che colloca il Capodanno al 1° gennaio, nell'ottavo giorno del Natale (il conteggio comprende infatti anche il 25 dicembre stesso).


Ad Aquila si usava lo "stile della Natività", per cui il nuovo anno iniziava il 25 dicembre.

Ecco perché al giorno d'oggi, il 25 dicembre potremmo dirci anche «Buona Natale e Buon Anno!»; un modo simpatico per conservare e tramandare le nostre tradizioni più antiche.

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Natività e Magi


Ora facciamo un "salto" in avanti di 12 giorni e arriviamo alla «Pasqua Bbifania che tutte le feste le manna via».

Ho sentito spesso persone anziane che nel giorno dell'Epifania dicevano «Bbona Pasquetta».


Perché?

 

Perché il 6 gennaio si festeggia la «Pasqua Epifania», ossia la "prima" Pasqua dell’anno, che precede quella primaverile, centro dell'anno liturgico.

L'Epifania ("manifestazione") - infatti - è il giorno in cui "ufficialmente" per la prima volta Gesù si mostra al mondo, quando i Magi lo raggiungono per consegnare i loro doni; quindi, Dio che si manifesta nella persona di suo Figlio (Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo).

Nella liturgia, il giorno dell'Epifania si recita solennemente l’«Annuncio del giorno della Pasqua» con la sua data e con quelle di tutte le festività liturgiche che da essa derivano - prima e dopo - (le “feste mobili”).

Quindi "Pasquetta" indica la prima Pasqua dell'anno che precede la Pasqua “più conosciuta”, ossia quella che cade la prima domenica dopo la prima luna piena di Primavera.

 

[1-Curiosità]. In Campania, ad esempio, è tradizione consumare la prima pastiera nel giorno dell'Epifania; e non per caso.

La pastiera, infatti, è un noto dolce pasquale della tradizione napoletana e campana.


[2-Curiosità]. La Pasquarella

Tra i lettori dell'articolo pubblicato sulla stampa nei giorni scorsi, c'è la nostra concittadina Gabriella Liberatore che ha riferito questo interessante ricordo: 

«Mio padre raccontava che passato Natale, i giovani andavano in giro per le case a cantare la pasquarella. Si ammazzava il maiale e la canzone era: - se me ha' la sarsicciella  ji  te canto la pasquarella, ma se non me la vo da’ te se pozza fracica' -.» 

(Se mi dai la salsiccella io ti canto la Pasquarella, ma se non me la vuoi dare ti si possa fradiciare; nel senso di "andare a male", "irrancidire". Insomma, una specie di "dolcetto o scherzetto?" 😊)

 

 

E per concludere, anche qui ci viene "in aiuto" Buccio di Ranallo che in una quartina della sua Cronica rimata cita la «Pasqua de jennaro» (la Pasqua di gennaio).

Ce ne parla quando racconta l'elezione del Governo delle Arti ad Aquila, nel 1354:

«Poi che questo fo facto, lu consillio adunaro, /

e•llu sequente jornno, poi Pasqua de jennaro, /

fra li altri dieci elessero como illi conselliaro, /

lu capetano co•lloro, in cinque lo frenaro»

(Dopo che ciò fu fatto, riunirono l'assemblea / e il giorno seguente, dopo la Pasqua di gennaio, / ne elessero dieci fra tutti, come essi avevano consigliato, / il capitano con loro e in cinque lo controllavano).



Mauro Rosati

mercoledì 23 dicembre 2020

Festività Natalizie 2020-2021

 



Un'immagine che ritrae uno dei simboli della storia, delle tradizioni e della ricchezza delle nostre terre aquilane. Una delle ricchezze da promuovere e valorizzare anche per il presente.

Lo "Zafferano", fiore-simbolo che unisce la nostra Città al nostro Contado in una ricchezza comune: storico-economica e culturale.

Allo stesso tempo un'immagine nella quale leggere un messaggio di Serenità e di Speranza.

Questo vuole essere l’Augurio per queste Festività Natalizie, e non solo!


Mauro

martedì 22 dicembre 2020

Letture - Un regalo gradito e inaspettato




Nuova copertina che si aggiunge alla serie delle letture condivise


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22 dicembre 2020

Un regalo tanto inaspettato quanto graditissimo!


L'ho ricevuto questa mattina, letteralmente "fresco di zecca", da due persone squisite che conosco ormai da alcuni anni e verso le quali nutro una personale grande stima.

Non è soltanto un libro. Per il mio campo di studi è come avere tra le mani un lingotto d'oro (e lo scrivo senza esagerazione).

L'"artefice" della sorpresa è una di quelle persone con cui ci si può confrontare schiettamente ma sempre civilmente su qualsiasi argomento: sia su quelli in cui ci si trova d'accordo, sia su quelli in cui le opinioni possono essere differenti.

Una persona che, senza retorica, considero un mio "maestro" di riferimento nel mio percorso di conoscenza della nostra Città.

Una città, miniera di storia, che ha tante cose da raccontarci e della quale dobbiamo sempre prenderci cura, rispettandone la bellezza e l'impronta che abbiamo ricevuto dai nostri antenati.



Mauro

lunedì 21 dicembre 2020

Hiemis Solstitium

 

Solstitium


Solstitium - Sol stat

9d - 15n / Iter: SE>S>SW


Oggi inizia l'Inverno astronomico nell'emisfero boreale; quest'anno con un "giorno di anticipo" perché anno bisestile.


Sole allo "Zenith" sul Tropico del Capricorno.

Nel nostro emisfero boreale, la notte raggiunge la durata massima rispetto al dì, mentre il Sole percorre un itinerario approssimativo da Sud-Est (dove sorge) a Sud-Ovest (SW; dove tramonta), passando ovviamente per il Sud (dove raggiunge il punto più alto della giornata).
A nord del Circolo Polare Artico il Solstizio d'Inverno è il giorno in cui la notte dura 24 ore; ovviamente a sud del Circolo Polare Antartico accade il contrario.


Nella nostra città dell'Aquila, considerando come riferimento la latitudine approssimativa della Torre di Palazzo, il sole raggiunge oggi un'"altezza" massima di 24° 11' 46".

Il risultato si ottiene sottraendo l'inclinazione dell'asse terrestre (che al momento è di circa 23° 27' 00") all'altezza del Sole agli Equinozi (che nella nostra città è di circa 47° 38' 46", sempre con riferimento alla Torre di Palazzo); quindi 47° 38' 46" - 23° 27' 00" = 24° 11' 46".

                                         
Nota 1. Sull'altezza del Sole agli Equinozi, nella nostra città, vedi anche: 

https://pianetalaquila.blogspot.com/2018/09/bentornato-autunno.html?m=1 .

Nota 2. L'inclinazione dell'asse terrestre cambia nel corso dei millenni, oscillando tra un massimo di 24° 20' e un minimo di 21° 55'.

Al giorno d’oggi è, appunto, di 23° 27'.

( Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/terra_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/ )


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L'Inverno meteorologico, invece, dovrebbe essere iniziato già da diverse settimane. Fortunatamente è caduta una discreta quantità di pioggia a inizio mese, ma le temperature non sono basse come ci si aspetterebbe nella nostra zona normalmente: fa friddu ma non è la strina dicembrina!

Sulle montagne circostanti si susseguono spolverate di neve ('ncaciate) che però vengono in parte sciolte da temperature che ogni tanto salgono sopra la media del periodo.

La neve in città è già in ritardo di almeno un mese, mentre sui monti la situazione è quella della seconda metà di ottobre circa.

La scarsità della neve e delle gelate notturne non permette alla terra, alle piante e agli animali, il giusto riposo invernale.

Inoltre, la scarsità della neve rappresenta anche un problema per le riserve d'acqua estive; le montagne, infatti, sono i "serbatoi" delle rispettive Regioni.

Tutto ciò – ovviamente - dipende molto dalle alterazioni del clima provocate da noi esseri umani.
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Per chi gradisse, concludo in musica con un breve estratto dell'"Inverno" di Antonio Vivaldi: https://youtu.be/-ohnlvlGYmo

 


 

Mauro


venerdì 18 dicembre 2020

La "S.I.V.-00"




PremessaQuanto segue non è assolutamente una parodia. È invece una riflessione metaforica, seria e anche avvilente.

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L'idiozia umana sembra essere una fonte inesauribile e abbondante.

Se la si riuscisse a trasformare in energia, avremmo risolto i problemi delle fonti alternative e delle emissioni antropiche di CO2 in atmosfera (e quindi anche il "surriscaldamento globale").

"Idiozia" intesa ovviamente nell'accezione di atteggiamenti, comportamenti o discorsi definibili come tali.
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Alla base dell'idiozia c'è forse qualche germe patogeno?

Una specie di IdiotaVirus (I.V.) che provoca questa omonima sindrome (S.I.V.-00)?
Lo "00" sta ad indicare che non è noto l'anno di comparsa della Sindrome da IdiotaVirus (S.I.V.). Forse accompagna l'Homo Sapiens fin dalle sue origini?


Che poi questo "Sapiens" ce lo siamo attribuiti da soli! Come pure l'ordine di "Primati"!
Ma siamo sicuri di essere così "Sapiens" (o "Sapientes" se vogliamo declinare al plurale)? Anzi "Sapiens sapiens"?

A giudicare dagli sguardi profondi e intelligenti che ci rivolgono molti animali, personalmente qualche dubbio ogni tanto mi viene!
E soprattutto a giudicare da quello che combinano molti nostri simili!
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Quanto alla Sindrome da IdiotaVirus, ci sarebbe da scherzare se non fosse che può provocare anche disastri.
Basti vedere gli eventi mondiali di questi ultimi 12 mesi e, se vogliamo "allargarci", di questi ultimi 120 anni (soltanto per rimanere in epoca contemporanea).


Contro l'infezione da IdiotaVirus non esiste un "vaccino" uguale per tutti, e non sono sufficienti né il distanziamento né l'isolamento sociali.
L'IdiotaVirus "contagia" anche a distanza: viaggia attraverso le parole, le azioni, la scrittura, se sono "contaminate" da chi è già affetto dalla "S.I.V.-00".
L'IdiotaVirus può viaggiare sulla carta stampata, sulle frequenze radio-televisive, sulla fibra ottica, sui segnali Wi-Fi o su quelli di telefonia mobile.

Il soggetto positivo all'IdiotaVirus è sempre sintomatico. 
I sintomi si manifestano palesemente appena apre bocca o quando agisce.
È pericoloso per se stesso e per gli altri.
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In teoria tutti siamo potenzialmente a rischio "contagio", senza distinzione di età, sesso, razza, titolo di studio, condizione economica.
Tuttavia, bisogna prestare particolare attenzione a bambini e adolescenti, le cui coscienze sono ancora in fase di definizione e non hanno sufficienti anticorpi di "esperienza", "istruzione" e "spirito critico", che rappresentano le prime difese contro il "contagio".
Queste categorie possono essere "contagiate" sia dagli adulti sia da loro coetanei già "contagiati" da cattivi esempi.

Ovviamente non bisogna abbassare la guardia neanche da adulti, poiché la mente è sempre in costante apprendimento di nuove conoscenze e nuove abilità, e quindi può essere anche esposta a influenze "rischiose", se non è sufficientemente "vaccinata" dalla capacità di "ragionamento critico".

L'IdiotaVirus è in continua mutazione, si adatta velocemente ai cambiamenti socio-culturali, per cui è una minaccia costante. Ecco perché bisogna sempre adottare delle "protezioni attive" per la nostra mente e "vaccinarsi" continuamente, con frequenti "richiami".
Il "vaccino" è soggettivo ma il principio attivo di base è, appunto, il "ragionamento critico".
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Insomma, cerchiamo di stare sempre in guardia da questa "pandemia" che affligge l'Umanità fin dalle origini, e che può provocare piccoli e grandi danni nel mondo in cui l'Umanità stessa vive.


Mauro

giovedì 17 dicembre 2020

Il "libro galleggiante"

17 dicembre 2020
Frammento finale di un sogno tardo-notturno!


Ero in mezzo a un lago, anzi mi sembrava più il mare; ero sdraiato su un libro aperto, uno di quei libri in fotocopia - formato A5 - rilegati "a spirale". Il libro era grande quanto un normale materassino da mare, e - pur essendo di carta - non si bagnava e non affondava.
Come "colonna sonora", una canzone di cui non si capivano le parole ma le cui note somigliavano a un tranquillo "country" americano.
Mi sono appoggiato su una mano e ho chiuso gli occhi per rilassarmi sul "libro galleggiante" che ruotava lentamente, seguendo la corrente del mare tranquillo.

Quando ho riaperto gli occhi mi stavo svegliando.
Erano circa le 06,20, fuori dalla finestra si intravedevano le prime luci dell'alba.

Niente di particolare, ma la Mente umana è veramente tanto "bizzarra" quanto "creativa"! 😴😊


Mauro

mercoledì 16 dicembre 2020

«Te piace 'o presepe?!»

La Natività, "fulcro" di ogni Presepe
(Foto: Mauro Rosati; 2020)

 


08 dicembre 2020

 

«Te piace 'o presepe?!»

Citazione da una celebre opera teatrale di Eduardo De Filippo.

La frase è un po' il filo conduttore di tutta la commedia, in uno "scontro" generazionale tra Luca Cupiello, cultore della tradizione del Presepe, e il figlio Tommasino (Nennillo), che vuole fare il «ggiovane moderno» che si "ribella" alla tradizione "per partito preso".

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L'arte del Presepe!


Presepe: dal latino "praesepe", sostantivo neutro che vuol dire "recinto (per il bestiame)", quindi anche "stalla", "mangiatoia".



L'arte del Presepe, dicevamo!


Non è solo "arte manuale": costruire le "casette", rifinirle, comporre i paesaggi, cercare i migliori effetti di prospettiva, e tante altre cose.

È anche "arte di pazienza", soprattutto quando si tratta di lavorare sulle rifiniture, sui dettagli, sull'"impianto di illuminazione", e altro.

È "arte del riuso", inventiva: spesso si ricorre a materiali "di avanzo", a materiali "poveri" che ci offrono la Natura e/o gli "scarti" della mensa. 

E infine, a lavoro completo, è soddisfazione.


Artigianato, Pazienza, Soddisfazione, Contemplazione, Meraviglia, oltre – ovviamente - alla Spiritualità, prima di tutto.

Fatte le dovute proporzioni, tutto ciò vale per un semplice presepe "amatoriale" come il mio - in queste foto (vedi Galleria) - così come per i piccoli e i grandi presepi artistici d'autore.


La semplice contemplazione di un presepe è anche già "educazione al bello"!


La magia del contemplare questo piccolo mondo popolato di figuranti, di fontanelle vive, di laghetti, di alberelli è comune a tante Culture.

E ogni Cultura ha un suo modo di immaginare e di figurarsi il suo presepe: spesso proprio riproducendo l'immagine più vicina alla propria realtà storico-paesaggistica, antropologica, e culturale in generale.


Una Cultura infatti, si esprime anche nei Paesaggi che sa creare: tanto in un territorio, quanto in un’opera d’artigianato manuale.


Dalle Americhe all'Europa, dall'Africa al Lontano Oriente: tanti presepi diversi - cambiano i volti e gli abiti dei figuranti, i paesaggi, gli stili delle case, i materiali - ma tutti hanno in comune la stessa cosa: rappresentare la Natività di Gesù, ragione fondamentale e "centro di gravità" di ogni Presepe.

 

 

Mauro Rosati

 



P.s.: come più o meno in tutti dialetti della Lingua napoletana - a cominciare proprio dal dialetto cittadino di Napoli - le vocali finali delle parole vanno pronunciate come una "mezza vocale" - quasi muta - che si sente appena.

Il cosiddetto "schwa" (o "scevà"): «Tə piacə 'o prəsepə?!».

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Galleria di immagini

Vi consiglio di scorrere le foto fino all'ultima! In alcune didascalie ci sono piccole curiosità "nascoste", e anche una scherzosa "autocelebrazione architettonica". 😊



Panoramica
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Panoramica
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Panoramica
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Scorcio
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Scorcio: osservare le cuspidi dei campanili "leggere e slanciate" (anno 2004)!
Modestamente, Calatrava è stato mio allievo! 😁😄

(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Scorcio: il laghetto davanti al borgo
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Scorcio: il borgo
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Ju camèle 😄
Curiosità. Il termine dialettale "camèle" (cammello)
- utilizzato spesso in tono scherzoso o dispregiativo -
richiama il latino "camelus", che a sua volta deriva dal greco "kàmelos".
In particolare il cammello a due gobbe è detto "Cammello della Battriana"; 
si distingue dal "Cammello dromedario" (comunemente "dromedario"),
che invece ha una sola gobba.
Sono presenti in aree geografiche differenti.

(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Juniperus - Il ginepro sul pozzo
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Juniperus - Il ginepro sul pozzo
(Foto: Mauro Rosati; 2020)


Dalla cascata alle rapide, fino al laghetto
(Foto: Mauro Rosati; 2020)