sabato 20 gennaio 2024

L'EUROPA DEI MERCATORE

 



L'EUROPA DEI MERCATORE


La bellezza della Geografia, della Cartografia e del Colore in una semplice riproduzione a carattere decorativo. 

Riproduzione di carta geografica di Rumoldo Mercatore, a sua volta ispirata alla carta d'Europa del padre, Gerardo Mercatore.

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Non leggo una data specifica sulla carta, tuttavia l'epoca è la seconda metà del Cinquecento, mentre per l'originale di riferimento dovrebbe essere la prima metà del Cinquecento sia per lo stile, sia per alcuni riferimenti storici e di geografia politica:

- nel cartiglio in basso a destra si legge il riferimento al cartografo fiammingo Gerardo Mercatore (Gerhard Kremer; 1512-1594) e al figlio, Rumoldo Mercatore (1541-1599), autore di questa carta d'Europa a imitazione di quella realizzata dal padre, come dichiarato nel medesimo cartiglio in basso a destra;

- a nord-est, in verde, la Moscovia o Principato di Mosca (XV-XVI secolo);

- a est, in rosso, il Granducato di Lituania che appare già nella confederazione con la Polonia (XVI secolo);

- al centro dell'Europa, in rosso, il Regno di Boemia (nucleo dell'odierna Repubblica Ceca), passato all'impero degli Asburgo nel 1526;

- a nord-ovest, sull'isola di Gran Bretagna si notano ancora i due Regni separati di Inghilterra e Scozia (quest'ultima in colore rosso), unificatisi 《de facto》 già a inizio Seicento con Giacomo VI di Scozia (Giacomo I d'Inghilterra) ma 《de iure》 soltanto nel 1707.

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Si riporta il testo del cartiglio in basso a destra nell'immagine della carta:

EVROPA,

ad magnae Europae Ge-

rardi Mercatoris P(atris) imitati-

onem, Rumoldi Mercatoris F(ili)

cura edita, servato tamen

initio longitudinis ex ratio-

ne magne"t"is, quod Pater

in magna sua univer-

sali posuit.》


(EUROPA, 

edita a cura di Rumoldo Mercatore Figlio, 

a imitazione della grande [carta d'] Europa 

di Gerardo Mercatore Padre, 

rispettato tuttavia il principio della longitudine

con il metodo del magnete, 

che il Padre stabilì nella sua grande 

[carta] universale.)



Mauro

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venerdì 12 gennaio 2024

MENS NOVA IN CORDE ANTIQUO

 

MENS NOVA IN CORDE ANTIQUO

      =

(Pensiero moderno in animo "antico")


...ossia...

...pensare in modo innovativo ma con spirito "antico", con le radici ben salde a estrarre il meglio dal "terreno" della Storia.


Una "pianta" con radici sane e robuste è ben vivace nel Presente, carica di nuovi getti e nuove gemme; anche metaforicamente.


Mauro Rosati

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mercoledì 3 gennaio 2024

BENINO, IL PASTORELLO "DORMIENTE"

 


《BENINO, IL PASTORELLO "DORMIENTE"》


Tra i personaggi immancabili nel repertorio tradizionale dei protagonisti del presepe, troviamo la figura di Benino.


Benino è facilmente riconoscibile, e probabilmente gran parte di noi lo avrà già nel presepe o quantomeno lo avrà visto in qualche rappresentazione, statuaria o vivente.

Benino è un pastore, generalmente raffigurato con sembianze molto giovanili, che dorme beato disteso su un giaciglio di fortuna: con le braccia dietro la testa, le gambe incrociate, oppure in altre posizioni, lo riconosciamo tanto nelle statuine artigianali più pregiate, quanto in quelle più semplici e commerciali.
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Benino sembra essere l'unico personaggio che si estranea dalla rappresentazione presepiale, dormendo "a pieno sonno" in mezzo al "viavai" di tutti gli altri protagonisti: zampognari, Re Magi, lavandaie, pescatori, salumieri, contadini, ecc.

Un'estraneità solo apparente, però.

Benino è infatti un personaggio che reca con sé diversi aspetti simbolici che ciascuno di noi può approfondire già partendo dalla ricca sitografia che si trova in rete
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Tuttavia vi sono alcuni aspetti, in particolare, che vale la pena citare, tutti legati al sonno.

Tradizionalmente, fin dalle culture antiche, il sonno è legato a un mondo di mezzo in cui si incontrano la realtà e la fantasia ma anche il Sacro con il profano, il Divino con l'umano.
Benino è il pastore che dorme, inconsapevole della grandezza di ciò che sta per accadere, poco prima che gli Angeli lo dèstino per il grande annuncio della nascita di Gesù, il compimento dell'incarnazione divina.
Il giovane Benino è quindi anche una metàfora del passaggio dal sonno dell'incoscienza, dell'inconsapevolezza infantile, alla veglia della coscienza e della razionalità matura dell'età adulta: un momento della vita tipico della fase adolescenziale, non più infanzia ma non ancora età pienamente adulta (risalendo all'etimologia latina, 《adulto》 deriva dal participio passato del verbo 《adolescere》=crescere; 《adolescente》, participio presente, è l'atto della crescita in corso mentre 《adulto》 è atto compiuto del medesimo verbo).

E infatti l'adolescenza è frequentemente protagonista delle tradizioni popolari legate alle apparizioni sovrannaturali, in quanto mondo di passaggio, di connessione tra due dimensioni differenti; così come lo è il sonno, e il sogno in particolare, fin dagli antichi riti della 《incubatio》(il sonno sacro) ancor oggi praticati in diverse manifestazioni cultuali e devozionali.
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Vi è poi un aspetto più leggero e quasi fiabesco, non meno affascinante, legato alla rasserenante figura di questo pastore dormiente: Benino dorme, e nel sonno sogna la rappresentazione del presepe nel quale è collocato; nel sogno vede ciò che noi abbiamo "creato" e che vediamo da svegli.
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Curiosità a parte.
Infine c'è anche un aspetto più ironico, frutto di epoche relativamente più recenti e che si lega al mondo più prosaico della politica, così come vissuta dal popolo:
ai tempi del regime fascista, ma anche successivamente, per ironia o per goliardìa, Benino diventava 《Benito》 per alcuni, giocando sulla facile assonanza tra i due nomi. Questa, però, è una parentesi, il frutto di una 《dissacrazione》 popolare più vicina alle vicende e alla sensibilità politiche di epoca contemporanea.
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Cercate Benino nel vostro presepe, che sia quello domestico o quello esposto a un pubblico più ampio: se lo trovate, sicuramente quel presepe sarà ancor più ricco di significati simbolici e affascinanti.
Se invece non lo trovate... magari - perché no?! - aggiungetelo.

Mauro Rosati
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sabato 30 dicembre 2023

L'ALBA...《...ORA DEL SILENZIO...MOMENTO MAGICO...》

 

L'ALBA...
《...ORA DEL SILENZIO...
MOMENTO MAGICO...》


    L'alba è un momento meraviglioso, forse il più suggestivo di tutta la giornata. 

     La notte che si dissipa gradualmente, 

⭐ le ultime stelle che riluccicano prima di dissolversi apparentemente nei bagliori del sole nascente (l'ultima in assoluto è il pianeta Venere - "finta" stella - "stella della sera" e "stella del mattino", o "stella di giorno"),  

🐓 il canto di un gallo che risuona nel quartiere, da una contrada non lontana.

     Una tranquillità da assaporare pienamente, il silenzio che precede il trambusto antropico che si scatena di lì a poco, mentre il sole spunta all'orizzonte e dà ufficialmente il via al nuovo giorno. ☀️

     I primi raggi che sollevano il velo della bianca brina da terra e dai tetti, come fosse un sottile e fragile lenzuolo notturno che, al risveglio, si dissolve per sublimazione. ❄


Mauro Rosati

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Nota

La riflessione trae spunto dalla seguente citazione pubblicata nel gruppo Facebook "La Campagna appena Ieri":

《...L'alba è il momento in cui nulla respira, l'ora del silenzio, momento magico in ogni stagione...》 

(Leonora Carrington)


🌐 

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02c9aPK1Yb9UVP8d6AtDrKk73QFwFUZUFH5jk3mrz33X9pf76widcSXWrphsmz4GrCl&id=100064845336426

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giovedì 21 dicembre 2023

IL SOLE D'INVERNO (...in liberi versi)


Il Sole d'Inverno...elogio in liberi versi...
...senza pretese poetiche...

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Il Sole d'Inverno...

...non brucia,

riscalda...

...non picchia,

accarezza...

...non urla,

sussurra...

...fa luce, 

non abbaglia...

...brilla,

non acceca...

...abbraccia,

ma con dolcezza...


Il Sole d'Inverno...

...è pioggia d'oro...

...è colore...

...è pennello...

...è pittore...

...è anelato tepore...


Il Sole d'Inverno 

è gentile...

Il Sole d'Inverno

è discreto...

Il Sole d'Inverno

è educato...

Il Sole d'Inverno 

è delicato...


Il Sole d'Inverno...

...rende le brine diamanti...

...rende oro il mare...

...rende la neve argento...


Il Sole d'Inverno

è magia reale...

Il Sole d'Inverno

è naturale incanto...


...Il Sole d'Inverno...



Mauro Rosati

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mercoledì 6 dicembre 2023

1223-2023: PRESEPE...L'UNIVERSALE E IL PARTICOLARE


 

1223-2023: PRESEPE...L'UNIVERSALE E IL PARTICOLARE


06 dicembre 2023


1223-2023: il 《presepe del centenario》...

...nell'anno dell'ottavo centenario del Presepe vivente di Greccio, frutto del felice incontro di Francesco d'Assisi con Giovanni Velita!


Questo mio piccolo presepe non vuol essere soltanto rievocazione ma anche pensiero e dedica all'Umanità sofferente: sofferenza degli individui e sofferenza di interi Popoli.

Un granellino di luce, fra tanti altri granellini, affinché - insieme - diventino bagliore nei momenti bui dell'Umanità!


Poche cose, come il Presepe, hanno quella 《versatilità》 culturale che ne fa qualcosa di universale e particolare allo stesso tempo.


L'universale

La scena di base, fulcro necessario, è sempre una, la Natività di Gesù, l'elemento universale.


Il particolare

Cambiano invece gli scenari, i paesaggi, i costumi, i mestieri, il colore della pelle, le fisionomie dei personaggi...di città in città, di regione in regione, di Paese in Paese: Gesù nasce tante volte, ma contemporaneamente, tra popolazioni differenti, ciascuna con le proprie specificità e ricchezze etniche e culturali, nel quadro del grande mosaico mondiale; e questo è l'elemento particolare.


Quanti Gesù vediamo nascere! E in quanti luoghi! 

In una capanna sulle Ande, in una casetta del Lontano Oriente, in Europa come in Africa, in Scandinavia come nel Mediterraneo, in Groenlandia, in Canada o in Australia, sugli Appennini e sulle Alpi come sulle coste dei nostri Mari!

Quante lingue ci parla, quante storie ci narra, del Passato e del Presente! 


Il Presepe... universale e particolare, spiritualità e arte, opera artigiana o rappresentazione povera ed essenziale, sacro e profano, religioso e laico, dimensioni talora opposte che in esso trovano convivenza.


Il Presepe... l'Eternità che scende nella dimensione umana fra i personaggi e gli scenari che ne rappresentano le molte sfaccettature.

Un libro per immagini che parla a tutti, 《Vangelo in dialetto》 secondo una felice definizione attribuita al napoletano Michele Cuciniello, autore dell'omonimo e stupendo presepe nella Certosa di San Martino a Napoli. 

Un libro per immagini che ripropone sempre lo stesso evento ma senza mai essere ripetitivo, sempre nuovo agli occhi di ciascuno, sempre nuovo nelle diverse interpretazioni che se ne danno. Testimone di epoche, luoghi, culture differenti.

Un libro che trae vita dai nostri sguardi!


Il Presepe...

oasi fuori dal tempo e senza età, 

delizia per gli occhi e per l'animo,

meraviglia e diletto per i bimbi, 

contemplazione e serenità per i grandi...


Mauro Rosati

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sabato 25 novembre 2023

SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA NELLA STORIA AQUILANA - DUE DETTAGLI


SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA NELLA STORIA AQUILANA - DUE DETTAGLI


25 novembre

📌 Santa Caterina d'Alessandria d'Egitto (o "Santa Caterina martire"), da non confondere con Santa Caterina da Siena.

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📖 La Santa nella storia dell'Aquila:

l'ex chiesa (con monastero) e il poemetto sacro di Buccio di Ranallo


⛪ Nella nostra Città dell'Aquila abbiamo memoria concreta di questa Santa nel titolo e nell'edificio dell'ex chiesa (e monastero) di Santa Caterina d'Alessandria, in piazza San Biagio, con la sua caratteristica facciata che corona il lato nord della piazza.

A poca distanza, lungo via Sassa, sorge invece l'ex monastero di Santa Caterina da Siena (l'altra Santa Caterina).


✒ A ciò si aggiunga che il nostro Buccio di Ranallo di Poppleto (Coppito) di Aquila è autore di un bel poemetto in volgare aquilano dal titolo 《LA LEGGENDA DI SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA》(1330), del quale personalmente venni a conoscenza quindici anni fa grazie allo stimato prof. Gaetano Messineo (1943-2010), docente di Archeologia classica presso l'Università degli Studi dell'Aquila, in occasione di una trasferta studentesca nella vicina Cittaducale dove, nella data odierna, si festeggia la Santa.


👉 Qui di seguito potete consultare il poemetto in versione digitale, a pag. 107 del volume scansionato e a pag. 115 nella numerazione dell'archivio digitale:

🌐 https://archive.org/details/lanticapoesieabruzzese/page/n114/mode/1up

(Digitalizzazione da un originale della University of California)



Buona lettura!

Mauro Rosati

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sabato 18 novembre 2023

LUMINOSE SUGGESTIONI D'AUTUNNO (...E D'INVERNO)

Suggestioni luminose del primo sole mattutino


《LUMINOSE SUGGESTIONI D'AUTUNNO (...E D'INVERNO)》


"Soleil levant" - Sole nascente


🗓 Personalmente trovo che i mesi da novembre a febbraio siano i più belli per quanto riguarda la luminosità in casa. Il Sole è più basso sull'orizzonte, per cui i suoi raggi entrano ben diretti dalle finestre e inondano le stanze di una luce sorprendentemente bella, con un bagliore diffuso e un colore giallo oro che caratterizza particolarmente questi quattro mesi dell'anno. ☀️

☀️ Raggi di sole dorati e discreti che infondono tepore al corpo e all'ambiente, senza 《bruciare》, nell'aria frizzante del primo mattino. ❄


🕗 In quell'arco orario che va dalle sette alle otto del mattino, l'orizzonte assume rapidamente i diversi colori dell'iride fino a quando i primi raggi 《del pianeta》 (il Sole; cit. dantesca) si diffondono sui crinali, sulle fronde colorate degli alberi d'autunno, sui tetti di case e palazzi, poi sui valloni, sulla brina che riveste un po' tutto come un sottile lenzuolo notturno; cristalli di ghiaccio che luccicano al primo sole e pian piano si sciolgono ed evaporano nel corso della mattinata. 🍁 ❄ 

❄ Se poi il paesaggio è innevato, lo spettacolo assume una magia ancor più particolare e rasserenante.


🌞 In questi mesi dell'anno è un piacere godere dell'albeggiare e poi della levata del Sole che si affaccia da sud-est, così come dei tramonti a sud-ovest. Per me che preferisco le albe, lo sguardo a sud-est va benissimo!

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🌄 La foto in alto, scattata su una parete appena accarezzata dal primo Sole, ha un valore suggestionale e non rende l'idea del bagliore luminoso che la circonda: quella che sembra ombra, intorno al riquadro lucente, in realtà è una marea di luce dorata, e proprio per questo l'obiettivo dello 《smartofono》(smartphone 😉) restringe il diaframma e non cattura la forte luminosità.

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Che dire? Da novembre a febbraio basta avere almeno una finestra sulla traiettoria del Sole per poter godere di tanta semplice e piacevole bellezza.

Certamente, potendo scegliere, apprezzo particolarmente lo spettacolo mattutino. 🍁❄☀️


Non si paga il biglietto, offre la Natura! 🎟 


Mauro

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sabato 11 novembre 2023

11 NOVEMBRE: RICORDANDO LA CHIESA DI SAN MARTINO...NEL GIORNO DI SAN MARTINO


《11 NOVEMBRE: 

RICORDANDO LA CHIESA DI SAN MARTINO...

...NEL GIORNO DI SAN MARTINO》


11 novembre: San Martino di Tours

Ricordando (in breve) la chiesa scomparsa di San Martino intra moenia.


Fino a circa novant'anni fa, nella nostra città di Aquila esisteva una chiesa intitolata a San Martino, più precisamente a San Giustino e San Martino (doppia intitolazione).

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Andiamo per ordine.


1 - Ai tempi della fondazione di Aquila la chiesa parrocchiale di San Martino fu edificata dai castellani del Chiarino nel loro locale dentro le mura (intra moenia). Il locale di Chiarino, e la sua parrocchiale, si trovavano nell'ampia area dove oggi sorge la Fortezza cinquecentesca.

Siamo quindi nel Quarto di Santa Maria.


2 - Con l'inizio dell'occupazione spagnola (terzo decennio del XVI secolo) e la costruzione del Forte, tutti i locali situati all'estremo nord-est della città furono demoliti per fare spazio alla cittadella fortificata e alla sua spianata circostante 《di rispetto》, com'era d'uso per le fortificazioni militari.

E così, tutte le chiese, le case, i monasteri situati in quel settore vennero demoliti, e la maggior parte di essi si ricollocò in altre zone della città.


3 - Fu così che anche la parrocchia di San Martino del Chiarino (intra moenia) dovette trovare nuova sistemazione. A meno di un chilometro in linea d'aria, i parrocchiani del Chiarino trovarono ospitalità presso l'antica chiesa di San Giustino, seconda chiesa dei paganichesi dopo la vicina Capoquarto di Santa Maria, e così denominata dall'omonima villa (e chiesa) di San Giustino in territorio di Paganica.

Con l'aggregazione della parrocchiale di San Martino, la chiesa assunse il doppio titolo di San Giustino e San Martino.


4 - Ma dove si trovava la chiesa di San Giustino e San Martino?

Ce lo suggerisce l'odonomastica (=onomastica stradale) cittadina:

la chiesa si trovava (《ovviamente》) sul lato nord dell'odierna Piazza (del) Chiarino, ad angolo con Via San Martino, con il fianco nord parallelo all'odierna Via Giuseppe Garibaldi.


5 - Arriviamo all'epilogo.

Negli anni '30 del Novecento, dopo il Piano Regolatore del 1931, la nostra città vede nuovi interventi di sventramento e demolizioni, già iniziati dopo l'Unità d'Italia e proseguiti, in varie riprese, fino agli anni '60 del Novecento.

Nel 1934, la chiesa di San Giustino e San Martino non era più officiata al culto e ospitava una falegnameria-segherìa; ma, a parte rifacimenti e spoliazioni degli interni, non aveva perso quasi nulla del suo valore storico-architettonico complessivo. Era una delle chiese più antiche della città con una splendida muratura in apparecchio aquilano (《opus aquilanum》) riconoscibile dai caratteristici filari di pietra a cubetti (tipo San Silvestro) ben visibili su Via Garibaldi, e poi un bel portale medievale che si apriva su Piazza (del) Chiarino, una facciata quadrata con un campanile a vela e altari laterali interni frutto probabilmente di ristrutturazioni avvenute dopo il sisma del 1703.

Ciò nonostante, con argomentazioni che si potrebbero definire 《pretestuose》, la commissione incaricata deliberò ad ampia maggioranza per la demolizione. Soltanto Ignazio Carlo Gavini, che ben ne conosceva il valore (del quale aveva dato ampia esposizione anche in pubblicazioni), si pronunciò contro la demolizione di quel gioiellino architettonico che racchiudeva intimamente Piazza (del) Chiarino, accessibile da Via Garibaldi attraverso il vicoletto compreso tra l'abside della chiesa e il Palazzo Lely-Cappelli.

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Ed eccoci ad oggi!

E così, dopo quella improvvida demolizione di novant'anni fa, oggi soltanto le foto d'epoca e l'onomastica stradale di quella zona ci vengono in aiuto, a ricordarci di quella significativa presenza architettonica:

《Piazza del Chiarino》 e 《Via San Martino》, appunto.


E sempre oggi, magari, disegnare la pianta di quella chiesa sul selciato stradale ci potrebbe aiutare a meglio comprendere e a meglio immaginare questo importante edificio ecclesiale che, per oltre seicento anni, ha caratterizzato e definito quell'angolo della nostra città.


Mauro Rosati

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venerdì 3 novembre 2023

ARCHITETTURE 《(?)MINORI》...MA NON PER L'INGEGNO!

Fig. 1 - Porta con soluzione ad arco ligneo.


Fig. 2 - Cantonale del fabbricato.

Fig. 3 - Prospetto lungo del fabbricato: si osservano le linee dei 《conguagli》 regolari lungo i filari della muratura.


ARCHITETTURE 《(?)MINORI》 ... MA NON PER L'INGEGNO! 

Ottobre 2023

➡️ Penso da molti anni che la definizione di 《architetture minori》 per questo tipo di manufatti sia riduttiva, e non renda pieno merito alle soluzioni ingegnose che vi possiamo osservare. Forse saranno anche 《minori》 per la destinazione d'uso (e neanche troppo) ma certo non per le capacità costruttive di allevatori e contadini, spesso colòni, che ne erano gli autori, essendo molte volte (per necessità) anche 《mastri》 costruttori.

➡️ L'ingegno pratico di saper trovare le migliori soluzioni costruttive con i pochi materiali talora a disposizione.
Come in questo caso: un piccolo fabbricato rurale incastonato e basato sulle rocce calcaree delle contrade immediatamente a nord delle mura cittadine, oggi divenute quartieri residenziali nati nel corso del Novecento.

📍 Particolarmente meritevole di attenzione, è l'architettura composita della porta del fabbricato: 
- gli stìpiti sono realizzati utilizzando solidi blocchi squadrati, magari appena sbozzati dove necessario; nei blocchi osserviamo anche le diverse tipologie di roccia calcarea che troviamo nel nostro territorio;
- in capo ai due stipiti, ecco due 《zeppe》 per mettere a livello (《in bolla》) le imposte dell'arco; una pietra più piccola e piatta sulla destra, un paio di mattoni cotti piani (《pianelle》) sulla sinistra;
- l'arco-piattabanda (fig. 1) è il pezzo forte di questo piccolo portale, capolavoro di un'efficace arte dell'arrangiamento; un grande legno ricurvo, probabilmente un grosso ramo o un fusto d'albero, rifinito quanto basta e collocato in opera sfruttando la sua curvatura naturale.

➡️ Chi realizzava questi piccoli capolavori di architettura rurale non aveva ovviamente a disposizione conci in pietra lavorati da scalpellini, men che meno per l'arco, così come non disponeva di grosse quantità di mattoni per potervi realizzare una piattabanda o un arco tradizionali, e allora ecco che la mente dei costruttori si è affinata con queste soluzioni pratiche ed efficaci.

📍 La muratura del fabbricato è realizzata con semplice soluzione a pietre e calce ma, nei punti in cui è richiesta particolare resistenza, i costruttori non si sono risparmiati:
- e allora, ecco grosse pietre squadrate, pietre d'angolo, a realizzare un robusto cantonale tra il muro laterale corto e il prospetto lungo su strada; il cantonale, ossia lì dove gli sforzi della muratura sono maggiori (fig. 2).
📍I filari della muratura, invece, presentano ad altezze regolari i cosiddetti 《conguagli》(fig. 3):
man mano che si tirava su il muro, ogni tanto veniva realizzato un filare di 《zeppe》 fatto di mattoni, di pietre piatte e più piccole, coppi e altro, per ri-allineare l'andamento orizzontale del muro ed evitare pericolose pendenze che avrebbero destabilizzato l'equilibrio complessivo.

➡️ Le pietre impiegate in queste costruzioni erano generalmente le stesse che venivano estratte durante la lavorazione dei terreni che venivano 《spretati》(liberati dalle pietre) per essere meglio coltivati. Le pietre migliori, più regolari, venivano subito reimpiegate in modo utile mentre il pietrame irregolare veniva accumulato in monticelli detti 《macerine》(da cui il diffuso topònimo 《macerine》). 
E proprio da queste riserve di 《macerine》 si estraevano i materiali per i muretti a secco di contenimento, per i cosiddetti 《tholos》 dei pastori (le 《camere》 o 《locce》), e per la realizzazione di opere murarie come quella che si vede in queste immagini; opere murarie funzionali a usi molteplici, sempre attinenti alle attività agrarie.

➡️ Sul lato posteriore, la costruzione in queste immagini poggia probabilmente sulla roccia naturale, trovandosi a mezza costa lungo un leggero pendìo. Altro espediente efficace: utilizzare il più possibile ciò che già esiste per ridurre al minimo il tempo e la quantità di materiali necessari alla costruzione.
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➡️ In diversi quartieri della nostra città si trovano spesso queste preziose testimonianze delle origini rurali di quelle contrade e dell'ingegno pratico dei nostri nonni, bisnonni e trisavoli.
Veri e propri manuali di architettura rurale, di soluzioni pratiche e valide, gioiellini grezzi che - purtroppo - ancora oggi non vengono apprezzati a pieno e rivalutati.

📍 Costruzioni come queste meriterebbero un bel censimento generale e piani complessivi per il loro recupero strutturale e funzionale, e per la loro valorizzazione.


Mauro Rosati
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