Rifletto
sull’argomento ormai da nove anni circa.
E rimango fermamente convinto di una
mia personale opinione:
sopprimiamo le Regioni!
(Ovviamente tutelando chi già vi
lavora)
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- Sopprimiamo le Regioni:
entità dai confini
"forzati" tracciati a volte «con i piedi», che dividono territori omogenei per storia,
cultura, paesaggi e rapporti economici (per esempio: Murge, Sabina, Piceno,
Maremma, Romagna con Montefeltro, Lunigiana; ecc…)
- Riaccorpiamo e rafforziamo le
Province:
Enti dalla storia molto più lunga e
importante rispetto alle Regioni;
Enti più vicini alle comunità locali;
riportiamole dalle oltre 100 di oggi
a un massimo di 60 (se possibile anche meno); meno Province ma più grandi;
ridisegniamone i confini dove
necessario, riunificando i «territori omogenei» oggi divisi dalle
Regioni.
Le Province - più piccole delle Regioni, ma molto più grandi dei Comuni - se
riaccorpate e riorganizzate sarebbero un sistema di amministrazione più modulare
e più snello, quindi più in linea con i tempi rispetto
alle Regioni (che sono invece troppo rigide per confini e divisioni
territoriali).
La gestione
amministrativa per Comuni e Province è più pratica e più elastica:
sia in situazioni straordinarie, sia in quelle ordinarie.
- Autonomia federale per Roma Capitale:
un altro limite delle Regioni;
la città capitale appartiene a tutti
e non può essere il capoluogo di una singola Regione.
- Autonomia per tutte le Città metropolitane.
- Conferma dell'autonomia per le Province delle odierne Regioni
autonome:
sempre dopo la soppressione delle
Regioni, ovviamente.
- Facoltà di accordi
"confederali" tra le Province (economici, culturali, ecc... –
una sorta di Macro-province -), nei margini della loro autorità.
Senza i limiti di confine "forzosi"
imposti dai confini delle Regioni.
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Questi pochi punti sono tanto semplici quanto "coraggiosi" per
la politica locale e nazionale:
significa abolire grandi quantità di
poltrone - tecniche e politiche -;
significa grande dimostrazione di
"coraggio" dalle nostre classi politico-dirigenziali.
E proprio da questo "coraggio" si distinguono le «due politiche»:
- la politica di qualità
(quella che fa veramente l'interesse collettivo);
- la politica mediocre, o
pessima (quella che bada soltanto al conteggio dei voti, alle poltrone, ai
privilegi, a favoritismi, nepotismi e simili).
Insomma, compiamo un vero atto di valore e di rinnovo:
aboliamole queste
Regioni!
Mauro Rosati