giovedì 18 febbraio 2021

Regioni? – Anche no, grazie!


Rifletto sull’argomento ormai da nove anni circa.

 

E rimango fermamente convinto di una mia personale opinione:

sopprimiamo le Regioni!


(Ovviamente tutelando chi già vi lavora)

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- Sopprimiamo le Regioni:

entità dai confini "forzati" tracciati a volte «con i piedi», che dividono territori omogenei per storia, cultura, paesaggi e rapporti economici (per esempio: Murge, Sabina, Piceno, Maremma, Romagna con Montefeltro, Lunigiana; ecc…)




- Riaccorpiamo e rafforziamo le Province:

Enti dalla storia molto più lunga e importante rispetto alle Regioni;

Enti più vicini alle comunità locali;

riportiamole dalle oltre 100 di oggi a un massimo di 60 (se possibile anche meno); meno Province ma più grandi;

ridisegniamone i confini dove necessario, riunificando i «territori omogenei» oggi divisi dalle Regioni.
Le Province - più piccole delle Regioni, ma molto più grandi dei Comuni - se riaccorpate e riorganizzate sarebbero un sistema di amministrazione più modulare e più snello, quindi più in linea con i tempi rispetto alle Regioni (che sono invece troppo rigide per confini e divisioni territoriali).

La gestione amministrativa per Comuni e Province è più pratica e più elastica: sia in situazioni straordinarie, sia in quelle ordinarie.


 


- Autonomia federale per Roma Capitale:

un altro limite delle Regioni;

la città capitale appartiene a tutti e non può essere il capoluogo di una singola Regione.


 


- Autonomia per tutte le Città metropolitane.

 



- Conferma dell'autonomia per le Province delle odierne Regioni autonome:

sempre dopo la soppressione delle Regioni, ovviamente.

 


 

- Facoltà di accordi "confederali" tra le Province (economici, culturali, ecc... – una sorta di Macro-province -), nei margini della loro autorità.

Senza i limiti di confine "forzosi" imposti dai confini delle Regioni.

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Questi pochi punti sono tanto semplici quanto "coraggiosi" per la politica locale e nazionale:

significa abolire grandi quantità di poltrone - tecniche e politiche -;

significa grande dimostrazione di "coraggio" dalle nostre classi politico-dirigenziali.


E proprio da questo "coraggio" si distinguono le
«due politiche»:

- la politica di qualità (quella che fa veramente l'interesse collettivo);

la politica mediocre, o pessima (quella che bada soltanto al conteggio dei voti, alle poltrone, ai privilegi, a favoritismi, nepotismi e simili).




Insomma, compiamo un vero atto di valore e di rinnovo:

aboliamole queste Regioni!




Mauro Rosati