sabato 6 febbraio 2021

Nobiltà della Storia - Storia nella Nobiltà

Premessa, a scanso di equivoci:

da quanto mi risulta - e fino a prova contraria - non sono un nobile, per cui esprimo un parere personale puramente "intellettuale" e "super partes".

Una riflessione sul valore storico delle nobiltà e sulle nuove disuguaglianze: non più tra "aristocrazia" e "popolino", ma tra chi può e chi non può a causa di disuguaglianze socio-economiche.

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Al di là della retorica, è sicuramente vero che la prima delle nobiltà è la nobiltà d'animo; poi viene quella di sangue, di discendenza.

Ciò non giustifica però un certo "snobismo al contrario" della nostra società contemporanea, che a volte ridicolizza chi discende da antiche nobiltà e soprattutto chi tutt'oggi si fregia dei titoli nobiliari ereditati.

In questo senso si tira spesso in ballo la Costituzione della Repubblica Italiana, in particolare la XIV Disposizione.
La nostra Costituzione repubblicana - fortunatamente - non "cancella" i titoli nobiliari; semplicemente recita che 《I titoli nobiliari non sono riconosciuti》. Per come si legge, tradotto in parole semplici vuol dire che il titolo nobiliare - da quello regale a quello di un conte o di un marchese qualsiasi - non rappresenta più un motivo di privilegio rispetto agli altri cittadini da un punto di vista legale. Quindi ai nobili è riconosciuta una serie di diritti e doveri al pari di tutti gli altri cittadini - dal mendicante al libero professionista, dall'operaio all'impiegato - in coerenza con l'art. 3 della stessa Costituzione, il quale prevede la pari dignità tra tutti i Cittadini.

Questo però non vuol dire che i discendenti di casati nobili non possano conservare il loro titolo, salvo una specifica eccezione: 《I predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922, valgono come parte del nome.》(Cost. Rep. It., XIV disposizione); quindi decadono soltanto i titoli acquisiti durante il regime fascista, mentre è un diritto conservare i precedenti titoli anche come parte del proprio cognome (salvo alcune specifiche eccezioni di giurisprudenza).

Nello stato italiano repubblicano i predicati hanno perso, per dettato costituzionale, ogni valore giuridico, tranne quello di far parte integrante del cognome del titolare.》(Fonte: 《Vocabolario Treccani》 https://www.treccani.it/vocabolario/predicato/#:~:text=4.-,P.,nobiliare%20(o%20semplicem. [Consultato in data 06/02/2021].)
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Da studioso di storia, sono contrariato quando ancora oggi sento parlare con disprezzo della nobiltà e delle case reali in particolare, senza distinzioni soggettive.

La nobiltà - anche con la sua araldica - ha rappresentato, nel bene e nel male, secoli di storia locale, nazionale ed europea e ce li ha "consegnati" oggi come patrimonio comune: per questo non ho nulla in contrario se discendenti "blasonati" si fregiano tutt'ora di titoli regolarmente "accettati" dalla Costituzione. Sarebbe stato grave il contrario, ossia se con un "colpo di spugna" si fossero cancellati anche i titoli che formano parte integrante del cognome dei discendenti - sarebbe stato grave e anche segno di miopia e ignoranza storica -.

Negli stemmi (blasoni) araldici dei casati - ad esempio - spesso è scritta la storia dei territori di origine o di appartenenza degli stessi.
E quindi, di riflesso, anche la nostra storia comune; quella di tutti noi cittadini - nobili o non-nobili -.
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Personalmente non mi riconosco in questa contrapposizione anacronistica tra "popolo" e "aristocrazia".
Oggi sono altre le minacce all'uguaglianza sociale:
- la "plutocrazia" - ad esempio - ossia quei casi di "ricchi" che scorrettamente di fatto scavalcano gli altri nei loro diritti fondamentali, proprio in virtù della loro posizione economica (compresi i cosiddetti "cafoni arricchiti"; almeno i nobili avevano buon gusto e ci hanno lasciato tanta ricchezza culturale che oggi è spesso nostro vanto);
- i 《lei non sa chi sono io!》, che abusano di una posizione di riguardo esercitando un atteggiamento di prepotenza;
- i tanti "ducetti" di turno che si comportano da nuovi "sovrani" dimenticando che i loro incarichi derivano dal voto del popolo sovrano;
- il vecchio e inossidabile "nepotismo" che spesso va a scontrarsi con la meritocrazia perché premia chi ha 《i Santi in Paradiso》, a prescindere dal valore della persona;
- la carenza di lavoro e, di conseguenza, il senso di umiliazione di chi perde un lavoro rispetto a chi ne ha uno ben solido;
- le discriminazioni "di fatto" sulla base del genere, e non solo.

E così via!

A mio parere - quindi - dovremmo concentrarci sulle nuove "sudditanze" e sulle nuove disparità sociali, le disparità di fatto - appunto -.
Le Miserie di oggi.
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Perciò, sempre da studioso di Storia, penso quindi:
ben vengano i casati che portano avanti i loro titoli secolari nei loro  cognomi; ben venga che esistano tutt'ora degli eredi al trono (anche se virtuali) della "Real Casa di Borbone delle Due Sicilie" e della "Real Casa di Savoia", dinastie secolari che hanno fatto la storia d'Italia e d'Europa - prima e dopo l'Unità d'Italia -; ben vengano Conti, Marchesi e Loro Altezze Reali nel rispetto dell'uguaglianza giuridica costituzionale.
Per questo ho sempre ritenuto ingiusto l'esilio dei Borbone delle Due Sicilie (prima) e dei Savoia (poi). Le responsabilità storiche e penali dei singoli sovrani sono personali, e non è giusto che i discendenti ne debbano scontare le colpe.
I Borbone delle Due Sicilie, tra l'altro, hanno raccolto l'eredità di uno Stato unitario che si è costituito fin dall'epoca dei Normanni e che oltre 800 anni fa aveva unificato già quasi mezza Italia.
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In conclusione, personalmente voglio distinguere il giudizio sui singoli personaggi rispetto al valore storico dei casati che rappresentano.
La nobiltà, comunque la si pensi, è portatrice di un ricco patrimonio storico-culturale che ha contribuito a formare il nostro presente così come lo conosciamo oggi: dall'Araldica - anche Civica (con i suoi titoli e le sue "arme"); a un patrimonio storico-artistico, letterario - e intellettuale in generale - che è ricchezza collettiva del nostro presente.


Mauro Rosati

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Per chi fosse curioso riporto i siti ufficiali delle due Case reali che ho citato nella mia riflessione:

https://realcasadiborbone.it/  (Real Casa di Borbone delle Due Sicilie)

http://www.crocerealedisavoia.org/  (Real Casa di Savoia)