martedì 9 novembre 2021

Si scrive CULTURA, si legge AGRI-COLTURA

Fonte immagine: https://www.facebook.com/293715641813/posts/10158592286891814/



Prendo spunto da un post e dall'immagine in alto - pubblicati sulla pagina Facebook 《La campagna appena ieri》- per una breve personale riflessione.

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Si scrive CULTURA, si legge AGRI-COLTURA


L’aratro e la penna...la semina e lo studio...il raccolto e il pensiero...il campo e la mente...il concime e lo studio!

Lo Studio: non solo lavoro di mente ma anche lavoro di mano.

La Campagna: non solo lavoro di mano ma anche lavoro di mente.

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Cultura e Agricoltura, due facce della stessa medaglia – metaforicamente parlando – poiché non c’è quasi nulla che più della Cultura – in tutte le sue forme – si avvicini all’Agri-coltura.

Il tratto in comune ce lo suggerisce già l’etimologia stessa delle parole Cultura e Coltura: entrambe derivano dal latino cultura, a sua volta derivato dal verbo colĕre, ossia coltivare – appunto -.


 

E fin qui niente di nuovo, potremmo dire.


 

Se dall’etimologia, però, passiamo anche al confronto concreto, ci accorgiamo che questi due mondi non hanno in comune solo il significato di «coltivare».

La Cultura è effettivamente un procedimento paragonabile metaforicamente a quello agricolo, sotto molteplici aspetti; qualcosa di vitale e vivace.


 

Quando impariamo a leggere e a scrivere, e iniziamo poi a frequentare la Scuola, gli insegnanti – proprio come un buon contadino - iniziano a dissodare un «terreno fertile» e lo preparano alla semina, che si svolge gradualmente e pazientemente nel corso degli anni scolastici.


All’esterno della Scuola, altri stimoli «piovono» contemporaneamente sul terreno fertile della mente umana, e ne favoriscono la crescita intellettuale.

Il «raccolto» è continuo, e sempre potenzialmente promettente: i frutti di questo raccolto sono proprio le capacità intellettive e di interrelazione culturale, non solo tramite la voce ma anche con la parola scritta e con altri mezzi. Un raccolto che si svolge in maniera «multimediale» (multi-media, ossia «con molti mezzi», letteralmente).


 

Queste «piante» metaforiche che seminiamo e coltiviamo fin dalla tenera età, proprio come tutte le piante necessitano però di attenzioni, di concimazioni regolari, di nuovi dissodamenti e anche di ampliare l’«appezzamento di terra» del nostro pensiero.

Così come il lavoro del contadino non si esaurisce con l’aratura e con la semina, allo stesso modo l’intelletto umano deve continuare la sua coltivazione, anche quando finisce il ciclo della Scuola – ossia della prima parte di questo lungo e continuo lavoro -. Solo così il «terreno» può mantenersi regolarmente fertile e produttivo.

Il «lavoro agricolo» del Pensiero prosegue sempre, anche in età adulta e matura, e deve alimentarsi di costanti «piogge» e «concimazioni» benefiche: in metafora, bisogna sempre continuare a coltivare e a irrobustire le proprie conoscenze con il «concime» della curiosità, della lettura, dello studio, dell’ascolto e di tanti altri stimoli intellettivi, compresi quelli che ci derivano dall’osservazione diretta della Natura, nella sua quotidianità.


 

Insomma, dopo la prima «semina», diventiamo «contadini di noi stessi» e dobbiamo impegnarci costantemente se vogliamo raccogliere buoni frutti, senza sosta, mantenendo sempre morbido e fertile quel terreno che è stato dissodato nella prima infanzia e poi arato e seminato negli anni scolastici.

E, come un buon contadino impara sempre qualcosa dai suoi «colleghi», così anche la nostra Cultura si accresce nel confronto reciproco – diretto o indiretto che sia -: ad esempio, chi sa leggere e scrivere può insegnarlo anche a chi non lo sa fare, ma - allo stesso tempo - anche chi non sa né leggere né scrivere può essere a sua volta maestro di conoscenze che si apprendono sul campo («campo» è un’altra parola che lega il mondo intellettuale al mondo agricolo). In questo modo l’uno arricchirà il proprio bagaglio di esperienza pratica, l’altro imparerà a leggere e a scrivere.


 

E il «campo» coltivato si estenderà costantemente con nuove specie da coltivare (ossia, nuovi interessi).

 

 

Mauro

 

 

P.s.. Chiudendo il cerchio della riflessione: l’Agricoltura stessa è a sua volta Cultura. È cultura materiale, appresa sul grande libro della terra, osservando e sperimentando.