domenica 30 maggio 2021

La MADONNA DELLE GRAZIE in Pettino (L’Aquila)

La facciata (particolare).
(Foto: Mauro Rosati, 2018)

 
La Madonna di Pettino; l'icona dipinta.
(Foto: Mauro Rosati, 2018)

Veduta verso l'altare.
(Foto: Mauro Rosati, 2018)



Altare. Ai lati i Santi Pietro (a sinistra) e Paolo (a destra) Apostoli.
(Foto: Mauro Rosati, 2018)


La volta centrale.
(Foto: Mauro Rosati, 2018)


La chiesa della Madonna delle Grazie in Pettino, uno dei nostri gioiellini rurali appena fuori le mura della città! 😊

Insieme ad alcuni piccoli casali e case coloniche, che sarebbero da recuperare, ci racconta la storia agricola di Pettino; quando l'odierno quartiere era la campagna della vicina Coppito, tra mandorli, vigne, grano, fino alle porte di San Sisto.

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13 maggio 2018

Immagini da Pettino, già zona rurale appena ad ovest della città dell'Aquila, nell'area amiternina, e oggi quartiere residenziale nato dall'urbanizzazione successiva agli anni '70.

Nonostante l'espansione di fine Novecento, Pettino conserva tra le sue strade i segni del suo passato rurale, talora ruderi, talora edifici ben conservati (villini, casali e case coloniche), le antiche strade di campagna oggi integrate alla viabilità più recente, tracce toponomastiche; e gioiellini come l'antica chiesa parrocchiale di Madonna delle Grazie, edificio semplice ma elegante con il suo bel giardino antistante, in passato un'aia nei terreni un tempo di proprietà dei nobili Alfieri-Ossorio, baroni di Arischia.
Dentro la chiesa, risalente nella forma attuale alla ricostruzione settecentesca, si conserva l'affresco popolare della Madonna delle Grazie, la cui devozione risale almeno al XVI secolo.



Pettino, un quartiere da riqualificare e valorizzare partendo dalla sua storia:

recuperando le belle strutture rurali ancora esistenti e riscoprendo e tutelando la toponomastica storico-agricola dei luoghi.




Mauro Rosati



venerdì 28 maggio 2021

Da una citazione di Franco Battiato, uno spunto di riflessione personale

 

Cito in premessa alcune considerazioni di Franco Battiato, nel testo che segue:

«Vede, sto bene con me stesso. Vivo in questo posto meraviglioso sulle pendici del Mongibello. Dalla veranda del mio giardino osservo il cielo, il mare, i fumi dell’Etna, le nuvole, gli uccelli, le rose, i gelsomini, due grandi palme, un pozzo antico. Un’oasi.

Poi purtroppo rientro nello studio e accendo la tv per il telegiornale: ogni volta è un trauma. Ho un chip elettronico interiore che va in tilt per le ingiustizie e le menzogne. Alla vista di certi personaggi, mi vien voglia di impugnare la croce e l’aglio per esorcizzarli. C’è un mutamento antropologico, sembrano uomini, ma non appartengono al genere umano, almeno come lo intendiamo noi: corpo, ragione e anima.

C’è una gran quantità di personaggi che sento estranei a me ed è mio diritto di cittadino dirlo: non li stimo, non li rispetto per quel che dicono e sono. Non appartengono all’umanità a cui appartengo io. E, siccome faccio il cantante, ogni tanto uso il mio strumento per dire ciò che sento.

La musica dovrebbe essere super partes e magari non dovrei occuparmi di materia sociale. Ma sono anch’io un peccatore e la carne è debole» (Franco Battiato)


Fonte:
https://www.facebook.com/yeaction/posts/2362126693931313

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Da questa citazione ho tratto quindi spunto per alcune brevissime riflessioni personali.

 

Concordo con le considerazioni di Franco Battiato sopracitate!

 

Uno dei tanti motivi per cui da alcuni anni ho «chiuso i ponti» con i TG, i talk show (e simili), e con la maggior parte della stampa. Stesse facce, stesse voci - sempre le solite -, la «dittatura» e «propaganda» del pensiero omologato, iper-consumista e iper-liberista.

L'economia e i voti che valgono più della vita umana.

È caduta la vera Libertà, che ha lasciato spazio al libertarismo nell'accezione negativa del termine.

 

Le notizie me le seleziono da solo online«captando» le tendenze di ricerca automatiche e «scartando» l'80-85% circa fatto di «chiacchiere vuote e di pettegolezzi», di «paccottiglia».

 

Stessa cosa per le previsioni meteo.

Ho rimosso tutte le app e le funzioni meteo dai miei dispositivi: anche lì troppo sensazionalismo, troppo «spettacolo».

Il meteo mi può servire per un'escursione in montagna, per una giornata occasionale al mare, per un eventuale orto.

Le previsioni serie e attendibili sono quelle entro le 24-36 ore (85-90 % di attendibilità).

Il resto è «fuffa» acchiappa-clic: personalmente non mi interessa sapere il meteo da qui a una settimana o a un mese, oppure l'ora esatta in cui cade la prima gocciolina d'acqua o il primo fiocco di neve.

 


Mauro Rosati



lunedì 24 maggio 2021

QUID un QUartiere di IDee – I RISULTATI DEL PERCORSO PARTECIPATO

( Fonte immagine: Urban Center L'Aquila )


Dopo la presentazione pubblica di sabato 22 maggio è ora disponibile la relazione conclusiva del percorso di partecipazione QUID - Un QUartiere di IDee.


Il video della presentazione e del dibattito di sabato 22/05/2021 è disponibile all’indirizzo:

https://fb.watch/5HFw7DbYVb/


 

Tanti Cittadini hanno avuto l'opportunità di esprimere le loro idee, opinioni e suggerimenti sulla riqualificazione della zona di Belvedere-Fontesecco, nel centro della nostra città dell’Aquila e ricadente in gran parte nel Quarto di San Giovanni.

Un percorso iniziato a marzo con un questionario di opinione e proseguito ad aprile con pubblici tavoli di confronto su specifiche tematiche.


Tra le molte cose è riemersa una rinnovata percezione di Fontesecco e Borgo Rivera come un'area unitaria e dialogante, come lo è anche storicamente, e quindi l'importanza di raggiungere una convivenza tra quest'area storicamente unitaria e Via XX Settembre (1890), arteria importante che ha però generato un «taglio» tra Fontesecco e Borgo Rivera: un «taglio da ricucire» in convivenza con la stessa Via XX Settembre.


È emersa anche l'esigenza di una riqualificazione sostenibile: ossia interventi di qualità e non invasivi.


 

Voglio personalmente ringraziare Urban Center L'Aquila per aver dato a noi Cittadini l'opportunità di esprimerci attivamente e propositivamente, anche attraverso mezzi digitali che ampliano e facilitano la comunicazione (questionario online, tavoli in video-partecipazione, ecc.).

Un ringraziamento alla presidente Giulia Tomassi e a tutto il gruppo di lavoro.


 

Si può consultare e scaricare la relazione finale di QUID da questo indirizzo:

https://urbancenterlaquila.it/wp-content/uploads/2021/05/Quid-Report-finale-def_compressed.pdf


oppure


in fondo a questa pagina:

https://urbancenterlaquila.it/2021/03/22/percorso-di-partecipazione-quid-un-quartiere-di-idee-immagina-con-noi-il-futuro-di-fontesecco/

 


 

Mauro Rosati


 

P.S.: una relazione interessante, dalla quale emergono molti spunti.

Personalmente, come emerso ed espresso anche in alcuni tavoli di partecipazione, penso che potrebbe essere molto bella - didatticamente e storicamente - anche una «marcatura» a raso dell’ampiezza originaria di Via Fontesecco e del tracciato delle vie che formavano il «Vicolaccio» (Via Sallustio), prima delle demolizioni da ampliamento di metà Novecento.

Un’idea che ebbi modo di condividere con i miei concittadini già nel 2015 e che, grazie al percorso QUID, ho potuto nuovamente esporre e condividere durante alcuni tavoli. 😊



martedì 18 maggio 2021

Da un sano «localismo» all’«armonia mondiale»: un percorso per gradi


A sinistra: antico stemma di una comunità locale, tutt'oggi carico di significati.

A destra: proposta di Bandiera del Pianeta Terra (di Oskar Pernefeldt; 2015)



Da un sano «localismo» all’«armonia mondiale»: 

un percorso per gradi


Per acquisire un sincero rispetto delle bandiere nazionali e sovranazionali bisogna prima riconquistare il rispetto per i propri gonfaloni, bandiere e simboli locali.


Non si tratta di fanatismo né di campanilismo.



Al contrario, è un percorso graduale verso un reciproco rispetto globale:

- l'insieme delle Culture locali forma gli Stati nazionali;

- l'insieme degli Stati nazionali forma le Unioni sovranazionali;

- le Unioni sovranazionali promuovono il rispetto fra i popoli.


 

Rispetto reciproco, nella ricchezza della diversità: concetto ben diverso da «appiattimento».


Localismo e mondialismodue concetti complementari e non contrapposti.


Il rispetto fra i Popoli si conquista soltanto quando comprendiamo il valore dei nostri simboli locali:
quando prendiamo coscienza dell'importanza dei nostri simboli locali - prima - e nazionali - poi -, allora - per empatia - capiremo e rispetteremo quelli degli Altri, perché comprendendo il valore che hanno per noi capiremo anche quello dei simboli altrui.

Quindi penso sia un gesto vuoto esibire i colori nazionali se poi «sghignazziamo» davanti ai nostri simboli locali, snobbandoli come semplice folklore o, peggio ancora, ignorandoli completamente.

 


 

Per concludere, un paio di «frasi fatte» ma necessarie.



La casa si costruisce dalle fondamenta, non dal tetto.



L'albero è sano quando le radici sono ben nutrite e coltivate, di conseguenza il fusto è robusto, e quindi anche la chioma con i suoi rami.

 

Adesso cambiamo alcune parole della frase precedente:

albero=insieme dei Popoli;

radici=Culture e Simboli locali;

fusto=insieme dei Simboli nazionali;

chioma=comunità e armonia fra i Popoli mondiali.

 


Tutti concetti scontati «a parole», sicuramente, ma ancora poco coltivati nei fatti.



Se iniziamo a considerare bandiere e gonfaloni come qualcosa di più che semplici pezzi di stoffa, se iniziamo a considerare simboli e stemmi come qualcosa di più che semplici «disegnini», forse siamo già saliti sul primo «gradino».

 



Mauro Rosati



venerdì 14 maggio 2021

VEDUTE "CISTERCENSI"...e una BREVE RIFLESSIONE!

(Foto: Mauro Rosati, 2017)


13 maggio 2017


Vedute "cistercensi" dal belvedere del monastero di Santo Spirito d'Ocre (L'Aquila)!

La Valle dell'Aterno immediatamente a sud-est di L'Aquila, con la veduta che abbraccia il tratto da Bazzano a Fossa!


 

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Breve riflessione. Oggi, che stiamo riscoprendo la nostra Storia e l'importanza dei suoi simboli (materiali, araldici, ecc.), il legame Città e Territorio, dobbiamo tornare a badare anche al dettaglio.

Dobbiamo recuperare quel buon legame con il territorio che ci hanno insegnato i nostri "Vecchi" (nonni, bisnonni, trisavoli):

un sano rapporto con l'ambiente, urbano e naturale, che non era soltanto pura e semplice "estetica" ma una capacità di cura e di adattamento degli Uomini, per convivere nel modo migliore con il proprio territorio.

Recuperare questa sana relazione vuol dire BellezzaBuon vivereBenessere.



 

Mauro Rosati




UN CASTELLO PER OGNI CHIESA? - PENSIAMOCI SU!

L'Aquila, chiesa di San Silvestro: arme civica ("stemma") del Castello di Collebrincioni. 
(Foto: Mauro Rosati)

 

Un «Castello» per ogni Chiesa? – Pensiamoci su!

Articolo-proposta pubblicato sulla stampa locale aquilana nel mese di maggio 2021


https://news-town.it/cultura-e-societa/35464-l%E2%80%99aquila,-nuova-pavimentazione-del-centro-storico-la-proposta-dell%E2%80%99archeoclub.html 


https://www.laquilablog.it/pavimentazione-centro-lo-spunto-di-rosati-archeoclub-un-castello-per-ogni-chiesa/


https://www.ilcapoluogo.it/2021/05/13/laquila-un-castello-per-ogni-chiesa-la-proposta-dellarcheoclub-per-la-nuova-pavimentazione/

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Già da diversi anni, nella nostra Città-Territorio si avverte con piacere un graduale e rinnovato interesse verso una maggiore riscoperta della storia locale e, quasi di riflesso spontaneo, anche un rinnovato interesse verso i Quarti e verso i legami reciproci che legano la nostra Città (dentro le Mura) al nostro Territorio (i borghi fuori le Mura).

Quasi inevitabilmente, e fortunatamente, questo nuovo interesse sta «rispolverando» anche una nuova attenzione per i simboli: in particolare per i simboli dell’Araldica Civica (Quarti e Castelli, appunto).

A partire dai Quarti, sui quali ormai è aperto un interessante dibattito da anni, ma anche sugli stemmi (le «arme») dei singoli Castelli e Ville fondatori della nostra Città.

Sempre in questi anni passati, così come altri miei concittadini, ho avuto l’opportunità di poter esprimere delle idee attraverso la stampa e, più di recente, anche attraverso strumenti di partecipazione sempre più attivi - penso per esempio alla recente esperienza di Urban Center L’Aquila -.

E così, come già negli anni scorsi, anche oggi mi fa piacere condividere ulteriori e nuove idee con i miei concittadini (di dentro e di fuori le Mura).


 

Si fa sempre più stringente l’argomento della ripavimentazione delle vie e delle piazze della nostra Città: come tanti miei concittadini avrei molte idee sulla materia (di base si intende), alcune già espresse pubblicamente negli scorsi anni e nei recenti percorsi di partecipazione di Urban Center L’Aquila, altre confrontandomi “a distanza” con studenti tesisti che mi chiedevano opinioni in merito.


 

In questo caso ne vorrei esprimere una in particolare, una recentissima riflessione.


 

Come sappiamo da molte fonti storiche e da molte evidenze materiali, tante chiese (ed ex chiese) della nostra Città sono state fondate dai Castellani del Contado che qui si trasferirono, «riproducendo» la loro parrocchia dentro le Mura. Altre chiese, invece, vennero fondate da Ordini religiosi, maschili e femminili: San Basilio, Sant’Agostino, la scomparsa San Francesco a Palazzo (di cui rimane una porzione), San Bernardino, San Filippo, e così via.

Le chiese parrocchiali (alcune anche Collegiate) fondate dai Castellani hanno conservato a lungo uno stretto rapporto con le loro «corrispondenti» fuori le Mura: poi, con il passar dei secoli, alcune hanno «cambiato gestione» passando a Confraternite/Congregazioni o a Ordini religiosi, altre sono purtroppo scomparse per cause diverse.

Questo però non cancella il loro antico legame con i Castelli di origine e, alcune, mostrano ancora questo legame sulle loro facciate o al loro interno: pensiamo alla chiesa di San Vito alla Rivera che, in alto sulla facciata, raffigura lo stemma che richiama Tornimparte; Santa Maria di Rojo che riporta in facciata le «due spighe» roiane; San Silvestro, al cui interno troviamo i tre monti con tre spighe che simboleggiano Collebrincioni; Santa Giusta, a ridosso della quale è raffigurato lo stemma di Bazzano. E non sappiamo se altre ancora - come probabile - riportassero in facciata gli stemmi dei loro rispettivi Castelli fondatori, e scomparsi forse con i rifacimenti delle facciate (parziali o totali) nel corso dei secoli.


Perché uno stemma civico sulla facciata di una chiesa? Perché, come ci spiegano molti grandi nomi di studiosi storici aquilani citando le fonti, le chiese dei Castelli dentro le Mura avevano due funzioni: una funzione religiosa, ovviamente, e anche una funzione civile; in queste chiese si rogavano molti atti di Notai, in queste chiese si tenevano assemblee pubbliche degli abitanti dei Castelli di origine che vivevano in Città (una specie di piccoli «parlamenti»).



E così, per concludere e venire al dunque, mi chiedevo in questi giorni: perché, nella nuova pavimentazione della nostra Città, non riprodurre gli stemmi dei Castelli davanti alle loro chiese corrispondenti, comprese quelle che nel tempo hanno cambiato destinazione d’uso?

Ovviamente, nulla di «mastodontico»: è la presenza del simbolo che è importante, non la dimensione. E ovviamente «sotto stretta sorveglianza» di professionisti esperti in Araldica.

Conosciamo tutti l’importanza dei simboli nel rafforzare legami e senso di appartenenza, a prescindere dalle origini di ciascuno di noi: nel nostro caso, quel senso di appartenenza di chiunque si identifichi con la nostra Città-Territorio, di chiunque si senta aquilano, chi per origini chi per «adozione» - indifferentemente -.


 

E allora: sarebbe così «brutto» uno stemma di Tornimparte davanti a San Vito? Sarebbe così «brutto» il Moro di Paganica nella piazza Capoquarto di Santa Maria? E l’albero (?pioppo) di Coppito davanti a San Pietro? Assergi davanti al Carmine (in origine parrocchiale di Assergi) insieme al simbolo carmelitano? Picenze davanti alla Trinità di Picenze (in origine Santa Maria di Picenze, non lontano da Porta Bazzano)? Collebrincioni davanti a San Silvestro?


E così via discorrendo!



Perché non farci un «pensierino»? Pensiamoci su, esprimiamo ciascuno le nostre opinioni, le nostre idee, avviamo un percorso partecipato: dai social, alla stampa, agli «strumenti» istituzionali; sono tanti i canali attraverso i quali noi Cittadini possiamo esprimere le nostre idee.

 

 

Mauro Rosati



martedì 11 maggio 2021

Meno «giri», più efficienza

 

Meno «giri», più efficienza

 

«Essere colti non significa ricordare tutte le nozioni, ma sapere dove andare a cercarle»


(Fonte: Your Edu Action

https://www.facebook.com/yeaction/photos/a.471177396359595/2349452251865424  )

 


Prendo spunto da questa citazione attribuita a Umberto Eco per una spontanea riflessione personale e più generale.

 

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Parole sante, quelle citate più sopra!

 

Ovviamente più cose si apprendono meglio è, ma non si può essere onniscienti! Non siamo enciclopedie con le gambe!

Per questo è importante conoscere e saper utilizzare gli strumenti di accesso alla Conoscenza.


 

Da un lato i libri e la documentazione materiali ma, dall'altro, da più di vent'anni ci vengono sempre più in aiuto le tecnologie digitali:

la disponibilità online della Conoscenza, grazie alla digitalizzazione dei patrimoni archivistici e librari, ci permette di accedere alle fonti in modo più veloce ed efficiente; i contenuti sono consultabili a qualsiasi ora del giorno e della notte.

 

Da diversi anni ho sperimentato il beneficio delle risorse digitali, che ottimizzano i tempi di lavoro, soprattutto grazie all'opera di molte Università e Biblioteche straniere che sono molto più avanti rispetto all'Italia in termini di disponibilità e accessibilità digitale ai contenuti.


 

Lo stesso discorso vale per le videoconferenze e il telelavoro di cui, già da qualche anno, ho avuto modo di riscontrare la maggiore praticità e l'ottimizzazione dei tempi:

maggiore efficienza, grazie alla possibilità di condividere contenuti in tempo reale con altri relatori o colleghi;

maggiore produttività, con la possibilità di poter fare più cose nella stessa giornata dalla stessa postazione di lavoro;

maggiori velocità e ordine nella comunicazione.


 

Pertanto, se potessi decidere come investire i molti fondi europei per il rilancio, investirei primariamente in due settori:

ricerca scientifica a tutto campo e digitalizzazione a tappeto di tutto il territorio nazionale, con connessioni ad alta velocità fin nei borghi più isolati.


 

Risultati possibili:

incentivazione spontanea del commercio online anche da parte delle attività commerciali già esistenti, con aumento del bacino di clienti ed estensione oltre l'ambito territoriale;

minori spostamenti evitabili e quindi minore inquinamento atmosferico;

ripopolamento dei borghi grazie alle modalità di telelavoro che renderebbero meno necessari il pendolarismo o l'abbandono dei centri minori;

maggiore produttività, al netto della stanchezza fisica dovuta a continui spostamenti.


 

Lo penso già da moltissimi anni, e ne sono ancora più convinto ora, dal momento che le circostanze storiche ci «invitano» a un netto cambio di alcuni stili di vita ormai obsoleti.


Più efficienza con meno spostamenti.

 

 

Mauro Rosati