giovedì 30 dicembre 2021

UN VIAGGIO...IN CARTOLINA - L'AQUILA, MONTECATINI E...UNA VALLE NELLA CARNIA

 

UN VIAGGIO...IN CARTOLINA - 

L'AQUILA, MONTECATINI E...UNA VALLE NELLA CARNIA


Una cartolina spedita da L'Aquila nel 1928 《ci accompagna》 in una valle della Carnia...passando per Montecatini Terme!
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L'altro ieri, in una conversazione di gruppo, il sig. Sandro Zecca, studioso di Storia e di Storie, ha segnalato un'interessante cartolina che ha attratto la mia curiosità.
Per quelle affascinanti tessiture della conoscenza umana, che collegano fra loro luoghi ed epoche apparentemente distanti, mi sono accorto che questa cartolina ci conduce in tre luoghi distinti e contiene molte notizie di interesse storico; notizie che vanno però 《estratte》 come un distillato.

La cartolina - in vendita su una piattaforma online - risulta inviata dalla mia L'Aquila, mittente il sig. Francesco Signorini Corsi, e indirizzata a Bagni di Montecatini, destinataria la sig.ra Celidea De Vecchis, in data 24/08/1928.

Bagni di Montecatini si chiama oggi Montecatini Terme, denominazione adottata nel 1934; così come la mia città all'epoca si chiamava Aquila degli Abruzzi (anche semplicemente Aquila), per poi adottare ufficialmente il nome L'Aquila (《la città  con l'apostrofo》) dal 1939.

Quindi, abbiamo già due notizie di toponomastica storica!

Geograficamente, poi, la cartolina viaggia dall'Appennino Centrale alla Valdinievole (o Val di Nievole), alle propaggini dell'Appennino tosco-emiliano, in quel settore detto 《Montagna (o Appennino) pistoiese》.

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Guardando però l'altra metà della cartolina, compare 《silenzioso》 un terzo luogo: una foto d'epoca che ci porta in un altro posto ancora.

La foto ritrae una valle:
- a sinistra, la facciata di una chiesa con un crocifisso obliquo nel timpano e una dedica nella trabeazione subito sotto, una intitolazione che recita in latino 《SANCTVARIVM•SS•CRVCIFIXI》 (Santuario del Santissimo Crocifisso);
- al centro della foto, in primo piano, un piccolo gruppo di bovini seguito da due uomini subito dietro, che percorre una strada sterrata e delimitata ai lati da quelli che sembrano due muri a secco;
- sullo sfondo una valle che si incunea tra i monti, particolarmente alti e ripidi sulla destra.

Sotto la foto - però - non è riportata la località, per cui ci si mette alla ricerca.
Indirizzo la mia ricerca sull'Italia alpina, considerata la tipologia della facciata della chiesa, la valle profondamente incassata e gli alti e ripidi monti sulla destra.


Nel frattempo il sig. Sandro Zecca individua la località: Timau.

A quel punto lo ringrazio e decido di prendermi un'oretta per approfondire un po'.
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Timau: borgo friulano della Carnia, frazione di Paluzza, comune al confine con l'Austria, appartenente amministrativamente all'EDR di Udine (EDR = Ente di Decentramento Regionale; suddivisione amministrativa introdotta nel 2019 dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e coincidente con i territori delle omonime Province storiche).


Ho quindi cercato notizie su siti di associazioni e istituzioni locali: quella che si vede nella foto della cartolina, è una chiesa dalla storia molto travagliata.


Nel 1729 fu colpita da una grave alluvione che distrusse l'abitato di Timau, di cui rimase soltanto questa chiesa.
L'edificio sacro fu successivamente restaurato e prese il nome di Santuario del SS. Crocifisso poiché all'interno vi era custodito un Crocifisso ligneo del 1527.

Nel 1917 la chiesa fu incendiata dai soldati italiani in ritirata poiché era stata adibita ad alloggio e magazzino militare. Nell'incendio andò purtroppo distrutto anche il Crocifisso ligneo.

Il Santuario fu ricostruito nel 1921.

Il 27/03/1928 la chiesa fu danneggiata da un pesante terremoto che colpì la Carnia. Le ricostruzioni e le ristrutturazioni seguite a questo terremoto, fecero in modo che i paesi di quella zona subissero meno danni durante il forte terremoto friulano del 1976.

Infine, nel 1937 il santuario fu radicalmente trasformato nell'aspetto odierno per essere convertito in Tempio Ossario per i Caduti della Prima Guerra Mondiale.
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Queste brevi ricerche hanno portato la mia attenzione anche su un'altra vicenda storica, che si lega al borgo di Timau e a tutta quell'area dell'Italia nord-orientale. Una storia di donne in tempo di guerra, la Prima Guerra Mondiale: la storia coraggiosa delle 《portatrici carniche》.
Lascio a voi la curiosità di approfondire questo ulteriore spunto: ne vale la pena.


Mauro


P.S.: la cartolina risulta spedita circa cinque mesi dopo il terremoto della Carnia.

P.P.S.. Per pura e curiosa coincidenza l'indirizzo della cartolina richiama indirettamente un'altra città, non troppo lontana da Timau: Pensione Ristorante 《Gorizia》.

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Fonti (URL consultati in data 28/12/2021):

https://www.turismofvg.it/ossario-di-timau


https://www.museograndeguerratimau.com/il_tempio_ossario.html


http://www.donneincarnia.it/ieri/freikofel.htm


https://www.isolelinguistiche.it/it/timau-tischlbong.html


https://www.meteoweb.eu/2016/03/27-marzo-1928-forte-scossa-magnitudo-5-8-a-udine/658439/


https://www.scoprifvg.it/site/monumento-alle-portatrici-carniche/


Fonte immagine cartolina (URL consultato in data 28/12/2021):


venerdì 24 dicembre 2021

GLI 《STILI》 E《LA NATALE》, IL CAPODANNO AQUILANO

 



《LA NATALE》, IL CAPODANNO AQUILANO


Qualche ulteriore dettaglio che fa seguito all'articolo dell'anno scorso, dal titolo: 《La Natale e la Pasqua de jennaro》.

Gli 《stili》 degli antichi calendari.

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Con il vespro del 24 dicembre è iniziata la Festività del Natale.


In età medievale, come ci tramanda Buccio di Ranallo, ad Aquila l'arrivo 《della Natale》 (al femminile) rappresentava l'inizio del nuovo anno.


Nel Medioevo e fino all'Età Moderna (Cinquecento e oltre) ogni località e/o regione d'Europa adottava uno 《stile》del calendario che fissava l'inizio dell'anno in concomitanza di una particolare Festività religiosa o ricorrenza stagionale: Natale (25 dicembre); Circoncisione del Bambino Gesù (1° gennaio); Incarnazione di Cristo (l'Annunciazione; 25 marzo); Pasqua (variabile;《stile francese》).

A Venezia si adottava invece lo stile del calendario romano più antico (repubblicano), con l'inizio dell'anno al 1° marzo: il cosiddetto 《more veneto》 (uso veneto), rimasto in vigore fino alla caduta della Repubblica veneziana nel 1797.

C'era anche lo 《stile bizantino》 con inizio dell'anno il 1° settembre.

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Ad Aquila si adottava lo 《stile della Natività》 e per questo il nuovo anno iniziava a Natale.


Con la riforma del Calendario, voluta da papa Gregorio XIII nel 1582, si ristabilì l'inizio dell'anno secondo lo 《stile della circoncisione》 (1° gennaio, come nel calendario giuliano), che oggi è divenuto il più diffuso al mondo. 


Il Capodanno odierno, quindi, coincide con l'《Ottava del Natale》 (ottavo giorno del Natale) che cade appunto il 1° gennaio, giorno in cui tradizionalmente si ricorda la circoncisione di Gesù Bambino:

Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.》; Vangelo secondo Luca (2, 21).

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E dopo questo piccolo excursus, vi faccio i miei Auguri di 《Buona Natale》 e Buon Capodanno aquilano!


Mauro



mercoledì 15 dicembre 2021

MI PIACCIONO LE INNOVAZIONI…QUELLE VERE PERÒ

 

MI PIACCIONO LE INNOVAZIONI…QUELLE VERE PERÒ


«Innovazione», un vocabolo usato spesso a sproposito per «vendere» all’opinione pubblica progetti e iniziative varie, impattanti, di dubbio gusto, se non addirittura improponibili.

Chi - individualmente o in massa - contesta questi interventi discutibili viene strumentalmente tacciato come un «reazionario», un oppositore a qualsiasi innovazione.


Di seguito, poche brevi righe nelle quali esprimo, dal mio personale punto di vista, cosa significhi per me «innovazione», quella vera.

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Mi piacciono le Innovazioni, ma solo quelle Vere.


 

Le innovazioni che migliorano la qualità dell’Ambiente e del Paesaggio - urbani e rurali -.


Le innovazioni rispettose del Territorio, dell’Ambiente naturale e della Storia.


Le innovazioni che dialogano con i contesti.


 

Insomma…le innovazioni che arricchiscono e migliorano veramente la qualità della vita.


 

Respingo ai mittenti i «copia e incolla».


Respingo ai mittenti le innovazioni «farlocche».

 


 

Mauro




giovedì 9 dicembre 2021

IMPRESSIONI DICEMBRINE ...E SUGGESTIONI DELL'ALBA

Giuseppe Pelizza da Volpedo, 《Il sole》 (1904).
(Fonte immagine: 
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/80/Giuseppe_Pelizza_-_Il_Sole.jpg/596px-Giuseppe_Pelizza_-_Il_Sole.jpg )


IMPRESSIONI DICEMBRINE 

...E SUGGESTIONI DELL'ALBA


Non lo facevo da diversi anni. Forse a molti potrà sembrare una cosa scontata e banale. Non lo so, ma personalmente è qualcosa che mi affascina oggi così come da bambino e da adolescente.


Sto parlando dell'alba: più precisamente di assistere allo spettacolo dell'alba, e in particolare alla levata del Sole.

Da un po' ho riscoperto questa buona abitudine.


Senza nulla togliere ai tramonti, altrettanto stupendi e suggestivi, l'alba trasmette un fascino e una curiosità particolari. Forse perché, il tramonto avviene sempre in orari in cui siamo vigili, e quindi ci rimane più semplice e quotidiano 《beccarlo》; mentre l'alba, invece, va cercata. In Estate dobbiamo svegliarci presto o andare a dormire molto tardi se vogliamo assistervi, in Inverno ce l'abbiamo quasi su un piatto d'argento poiché coincide con l'ora del risveglio della maggior parte di noi.


Mi affascinano l'alba d'Estate e quella d'Inverno, quella che sorge dalle montagne o tra le montagne - i miei Appennini -, così come quella del 《sole gigante》 che spunta dal mare - il 《mio》 Adriatico -, con le sue sfumature che partono dal rosso-rosa fino all'arancio e al giallo del Sole ormai 《levatosi》 dall'orizzonte.

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Nella casa in cui vivevo da bambino ricordo l'alba delle giornate di giugno, con l'entusiasmo di poterle vedere con tranquillità, con la Scuola ormai finita e quindi senza la sveglia mattutina. Mi alzavo intorno alle 4 del mattino e mi sistemavo sul davanzale della finestra in cucina: posizione ideale, rivolta a nord-est, verso una gola tra due montagne; è proprio in quella direzione che sorge il sole di prima Estate.

Mi godevo tutta la fase del crepuscolo mattutino, con il cielo che si schiariva gradualmente e cominciava a delineare i profili dei monti. Dopo una lunga attesa, quando ormai il cielo era del tutto chiaro ecco alzarsi la nostra stella più vicina: i primi raggi inondavano le vette dei monti, poi i tetti delle case e le cime degli alberi più alti. 

E poi eccolo lì! Il Sole!

Tutto avveniva in poche decine di secondi: il primo raggio spuntava dalla gola tra i due monti e inondava la stanza. 

In questi momenti ci rendiamo conto di quanto ruoti velocemente la Terra: il tramonto e l'alba, infatti, ci danno dei punti di riferimento all'orizzonte, grazie ai quali osserviamo direttamente la velocità con cui si sposta (apparentemente) il Sole.


Una velocità, come sappiamo, che va da 0 km/h ai Poli a circa 1668 km/h all'Equatore.

Alla mia latitudine dell'Aquila (circa 42° 21' N al Municipio) la velocità di rotazione della Terra è di circa 1233 km/h.


Chiusa questa breve parentesi tecnica, mi viene in mente anche l'alba che ho avuto occasione fin da bambino di poter osservare sul Mare Adriatico, da diverse località: un'alba diversa, caratterizzata dal Sole più grande e più rosso perché l'orizzonte apparente corrisponde esattamente alla 《pianura》 del mare. 

In quel caso, insieme al chiarore, spesso si iniziano a intravedere i profili dei piccoli e medi pescherecci con i loro caratteristici 《bracci》 degli àrgani che, con un tocco di fantasia e visti da lontano, mi fanno sempre venire in mente un po' le drakkar (dreki) vichinghe con le loro polène.


E così, di alba in alba, arriviamo a questi giorni più recenti di inizio Inverno.

La casa dove vivo ora è esposta a est-sud-est, la posizione ideale per veder sorgere il Sole nella stagione invernale, e in particolare a dicembre, inizio dell'Inverno meteorologico (al principio del mese) e poi di quello astronomico (poco prima del Natale; o 《della Natale》 aquilanamente parlando).

A dicembre il Sole che sorge raggiunge il massimo del suo azimut a oriente, ossia l'angolo che parte dal nord, in senso orario, fino al punto in cui la nostra stella spunta dall'orizzonte.


In queste mattine dicembrine, quando il cielo è limpido ho l'occasione di gustarmi quei minuti che intercorrono tra quando si vedono le sagome delle case, dei palazzi e degli alberi ancora poco definite fino all'inizio graduale del chiarore, che comincia a definire i tetti e gli alberi esposti sulle parti più alte, nell'alternarsi di creste e valloni del mio quartiere. 

Poi, si inizia a vedere la luce riflessa dalle vetrate dei piani più alti.

A quel punto inizia lo 《sprint》 del Sole che sembra accelerare la sua levata: l'atmosfera nitida si colora di un giallo paglierino con una lieve sfumatura di arancio, sempre più diffuso con il passare dei minuti. Si iniziano a vedere distintamente gli alberi, le case, i palazzi, la distesa bianca della brina o della neve al suolo, sui tetti, sulle piante.

Poi, nell'arco di qualche decina di secondi, un bagliore luminoso inizia a traboccare dalle finestre fin dentro casa, finché vedo la nostra stella spuntare e alzarsi rapidamente nel cielo: le pareti e i mobili alle mie spalle si illuminano come avessi acceso una luce domestica; anzi …molto di più!

Lo spettacolo si compie e il nuovo giorno è ormai avviato: i bassi raggi del periodo invernale permettono di godere a lungo, durante la mattinata, del riverbero di luce che fa brillare ogni ambiente di casa.


E anche quando capita che le nebbie di primo mattino sembrano avvolgerci in un batuffolo d'aria ovattata che restringe il nostro orizzonte visivo, in una suggestiva atmosfera sospesa, ecco che i raggi del Sole pian piano iniziano a diradare questo sipario di vapore acqueo che lentamente si colora di un giallino sempre più oro, lo diffonde e, proprio come alla levata del Sole, ci svela gradualmente il paesaggio con le case, i palazzi, i prati, i terreni, i monti, gli alberi, e la brina o la neve che ricoprono i tetti, le piante e il suolo. Alla fine restiamo estasiati quando, discioltosi questa sorta di batuffolo di zucchero a velo, si apre ai nostri occhi quel cielo limpido tipico soprattutto delle mattinate più fredde che vanno dall'Autunno alle prime settimane di Primavera.


E che dire anche di quelle mattine quando nubi alte, sottili e «lucide», quasi lenticolari, fanno da corte d’accoglienza al Sole nascente? Ne diffondono il chiarore prima ancora che esso sorga e si aprono a sipario quando spunta dall’orizzonte. Altro suggestivo spettacolo mattutino!

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Insomma, quante impressioni ci regala l'alba così come il tramonto; e forse non per caso questi fenomeni sono spesso oggetto della fotografia artistica, e della fotografia in generale, così come di tanti pittori: ricordiamo ad esempio il celebre Impression, soleil levant di Claude Monet o il Sole rappresentato da Giuseppe Pelizza da Volpedo, giusto per citare due tra i molti esempi possibili.


Personalmente, come mi piace fare di tanto in tanto, ho cercato di dipingere a parole, o almeno di tratteggiare, le impressioni-emozioni di questo momento della giornata.

Ho cercato di descrivere alcune delle sensazioni, forse ancestrali, che ci suscita questo fenomeno: un fenomeno quotidiano e sempre  accattivante.


Le parole non sono mai sufficienti per descrivere a tutto tondo queste gradevoli emozioni.


Sul mare come tra i monti, tra città e campagna: il mio suggerimento è quello di godere sempre a pieno, quando possibile, di questi tanti piccoli-grandi spettacoli che la Natura ci offre; il piacere di assaporare o ri-assaporare il gusto di queste emozioni quotidiane.

Ritrovare una maggiore sintonia con i ritmi naturali: normale per le generazioni passate, meno per la nostra epoca.

Una sintonia che possiamo ritrovare anche nei nostri ecosistemi urbani se sappiamo riconoscerla e apprezzarla. 


Mauro



martedì 7 dicembre 2021

«POLITICAMENTE CORRETTO» o «IPOCRITAMENTE CORRETTO»?

 

«POLITICAMENTE CORRETTO»

 o «IPOCRITAMENTE CORRETTO»?

 

 

Con la ricorrenza di San Nicola vescovo, ieri, siamo entrati nel mese pienamente natalizio.

 


Su un noto motore di ricerca da alcuni giorni è comparso un doodle ovviamente a carattere natalizio.

Se si scorre sopra il doodle con il cursore, però, compare un generico e quasi burocratico «Festività stagionali 2021», come se si volesse evitare l'aggettivo «natalizie», neanche fosse una bestemmia.

 

È un dato di fatto che da molti decenni esistono «due Natale»: quello religioso e quello commerciale, una sorta di Natale «laico» che convive con quello spirituale; come d'altra parte accade da tempo anche nella maggior parte delle feste patronali, e non solo, di tanti paesi è città.

Ciò nonostante, rimangono pur sempre festività confessionali che nascono da un fattore religioso imprescindibile, a meno che non si voglia cadere nel «non-senso».

 

Quale «non-senso»?

 

Il «non-senso» di festeggiare il Natale ma senza nominarlo, di festeggiare la Pasqua ma guai a pronunciare l'aggettivo «Santa» e/o il complemento «di Resurrezione».

In sintesi: Buon Natale purché non si usi il «blasfemo» aggettivo «Santo», né si facciano riferimenti a Gesù Bambino; per carità!

In sintesi: Buona Pasqua ma purché non sia «Santa» né si accenni alla Resurrezione di Cristo.

 

Insomma, un po' come celebrare un matrimonio ma senza sposi - religioso o civile che sia -.

E magari anziché «matrimonio» meglio dire «ratifica dell'unione coniugale».

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Sinceramente non capisco la necessità di questo «pudore» - esasperazione del «politicamente corretto» - che sfocia in un paradosso che potremmo definire «ipocritamente corretto».

 

Un po' comodo sfruttare l'atmosfera delle Festività natalizie perché muovono un bel po' di flusso commerciale però - allo stesso tempo - ignorare o censurare il fulcro intorno al quale ruotano queste Festività.

 

Due piedi in due scarpe diverse.

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Ognuno è libero di vivere questo periodo dell'anno come meglio crede e nessuno è obbligato a celebrare il Natale o la Pasqua se lo ritiene opportuno e/o non li sente propri.

 


Tra l'altro, poi, il periodo natalizio si stratifica su festività più antiche ma sempre a carattere religioso.


Vogliamo celebrare i Saturnali? Facciamo pure, ma per coerenza non dobbiamo mettere addobbi natalizi.


Vogliamo celebrare la festa del Sole Invitto? Facciamo pure, ma dovremo ricorrere ad altri ornamenti.

 


Tutte le Culture, dal villaggio più recondito tra gli Oceani alle megalopoli mondiali, tramandano e celebrano tradizioni di tipo religioso legate a periodi particolari e significativi dell'anno: perché dovremmo negarle?

 


Per cui, usiamo tranquillamente l'aggettivo «natalizio»; non è un reato penale.

Per cui, quando ci scambiamo gli Auguri sentiamoci liberi di farlo:

chi dirà «Buon Natale», chi dirà «Auguri per un Santo Natale», ma non dimentichiamo perché pronunciamo la parola «Natale».

Così come liberamente nessuno dovrà sentirsi obbligato a farlo se non lo sente.

 

Penso che quasi nessuno direbbe «Buona Festa di stagione».

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Personalmente preferirei quindi leggere un onesto «Festività natalizie», altrimenti penso sia più coerente togliere del tutto quel doodle.

 

 

Mauro Rosati


P.S.. Se poi esistono altre Festività di stagione che ignoro, sono pronto a imparare, purché mi venga insegnato.

Ma il Natale rimane un dato di fatto oggettivo.




domenica 5 dicembre 2021

SULLA STORIA: QUALCHE RIFLESSIONE

 

(Foto: Mauro Rosati, 2018)


Sulla Storia: qualche punto di vista strettamente soggettivo.


A mio personale parere, lo studio della Storia, e discipline affini, non è un esercizio fine a se stesso.


Oltre che per passione e/o professione, si studia la Storia per pianificare al meglio il Presente e, quindi, anche il Futuro.

Si studia la Storia per selezionare la parte migliore del Passato e scartarne gli errori. (Una sorta di 《trebbiatura》 metaforica.)

Si studia la Storia per difendere, arricchire e tramandare l'eredità intellettuale e materiale che ci hanno consegnato i nostri Antenati.

Si studia la Storia per unire il meglio di Ieri con il meglio di Oggi.

Studiare il Passato per capire e provare a risolvere i problemi del Presente.


Solo in quest'ottica, credo, hanno senso compiuto le mostre, i convegni, le pubblicazioni e quant'altro sia utile alla divulgazione.


Per questo, amareggia e rattrista l'《ignoranza》 di quelle persone che della Storia fanno scempio. Scempio morale e materiale.

Persone la cui 《ignoranza》 è spesso pari alla presunzione: e quando parlo di 《ignoranza》 non mi riferisco al titolo di studio ma al livello di arroganza.


E l'amarezza è tanto più profonda quando queste persone si arrogano il diritto di pensare, decidere e agire a nome e per conto di tutti.

Persone che si auto-promuovono a portatrici della Verità e del Giusto assoluti.

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La Storia è altra cosa. Chiunque - con metodo - vi si può avvicinare: il professionista e l'appassionato amatore. 

In ogni caso - però - la Storia è ricerca, lettura, studio, ascolto, confronto, ipotesi, scambio, e tanto altro ancora.

Non certo improvvisazione.

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Ripeto: quantomeno, questo è il mio personale punto di vista.


Mauro



lunedì 29 novembre 2021

RIFLESSIONI «AD ALTA QUOTA»

RIFLESSIONI «AD ALTA QUOTA»

Una breve riflessione che prende spunto da questa interessante immagine postata sul gruppo Facebook  «Cesena di una volta» che ritrae il grattacielo di Cesenatico durante la sua costruzione, nell'Inverno del 1957: 
https://www.facebook.com/cesenadiunavolta/posts/2388361264639947
(URL consultato in data 29/11/2021)

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Ufficialmente denominato «Marinella II», il grattacielo di Cesenatico fu l'edificio più alto d'Italia fino al completamento del grattacielo «Pirelli» di Milano, nel 1960.

Fa parte di una serie di tre grattacieli realizzati sulla Riviera romagnola in quegli stessi anni: il «Marinella I» di Milano Marittima e il grattacielo di Rimini.

 

Oggi il primato di grattacielo più alto d'Italia è «conteso» tra la «Torre Unicredit» di Milano e la «Torre Isozaki» o «Torre Allianz», sempre a Milano.

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Per non dilungarmi, non esprimo qui un'opinione eccessivamente dettagliata però, personalmente, ho pareri contrastanti su queste strutture.


Intendo dire che ce ne sono sicuramente di molto belle, se prese isolatamente, da un punto di vista strettamente estetico-architettonico.

Allo stesso tempo, però, non amo quelle costruite fuori contesto e quindi fuori scala rispetto ai volumi dei quartieri già esistenti. E in Italia ne abbiamo diversi esempi.


E, se vogliamo, più che dettati da un'effettiva necessità, questi edifici sono spesso più manifestazione di virtuosismo e opulenza.


Sicuramente preferisco i grattacieli «a gruppo» (a villaggio) piuttosto che quelli isolati in mezzo a edifici più bassi, e che quindi stonano a prima vista rispetto ai profili urbani dominanti.


A mio personale avviso - per esempio - è urbanisticamente ben inserito il centro direzionale di Napoli, primo villaggio di grattacieli realizzato in Italia, in quanto realizzato ai margini orientali della città storica e collocato visivamente in asse prospettico con l'altura di Castel Sant'Elmo situata all'estremità opposta del decumano di «Spaccanapoli». Le due estremità si guardano prospetticamente a vicenda.

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Un articolo dettagliato sul grattacielo di Cesenatico è disponibile ad esempio su: 


Mauro



domenica 21 novembre 2021

《NECESSARIA》...《IGNORANZA》!

 




《NECESSARIA》...《IGNORANZA》!

Non esiste soltanto la 《beata 'gnoranza》, da evitare, ma anche una 《necessaria ignoranza》, che invece è molto utile, purché se ne prenda coscienza! 

Ma in che modo l'《ignoranza》 può essere utile? 

Ho provato a esprimere il concetto da un mio personale punto di vista!

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Da tanti anni, prendo quotidianamente coscienza della profondità della mia ignoranza.

E quando scrivo 《ignoranza》 non lo intendo come un auto-insulto ma nell'accezione più basilare del termine: ignoranza=non conoscenza.


Questa quotidiana presa di coscienza non mi rende 《disfattista》, non mi avvilisce, ma - al contrario - è uno stimolo costruttivo che alimenta nuova curiosità, nuova voglia di apprendere.

È come una luce naturale che, a partire dall'alba, pian piano illumina un grande e profondo avvallamento: ogni nuova conoscenza è come uno sprazzo di luce in più che illumina in maniera sempre più chiara le dimensioni di questo vallone, una sorta di cratere, che va colmato dal basso.


Ogni volta che apprendiamo piccole o grandi conoscenze è come se portassimo un secchiello o una carriola di terra per riempire questo grande avvallamento. Un lavoro costante che - ad ogni strato di terra che aggiungiamo - ci permette di salire di qualche centimetro o di qualche metro. 

E più saliamo, più riusciamo a vedere qualcosina in più rispetto a prima: aumenta l'ampiezza del nostro orizzonte visibile.

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Quando concludiamo il nostro percorso di scuola, nell'euforia del momento ci sentiamo appagati, come se possedessimo la conoscenza intera.

Invece, la conclusione del viaggio scolastico è soltanto l'inizio del salto dal trampolino, il primo scollinamento che ci porta a intravedere uno spazio ancora più grande da esplorare. 

La Scuola è una spinta necessaria per iniziare questo percorso.

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E così, entrati nella prima età adulta, intraprendiamo questo itinerario, anno dopo anno: ogni giorno siamo un po' più consapevoli che le conoscenze che già possediamo vanno coltivate, e sono sempre una minoranza rispetto a quello che c'è da apprendere di nuovo. Sia nel campo intellettuale, sia in quello pratico: due aspetti che vanno 《a braccetto》, l'uno può migliorare l'altro.

E da adulti, imparare diventa molto più divertente se lo si fa spontaneamente!

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Per questo la consapevolezza quotidiana della mia ignoranza aumenta proprio ogni volta che imparo qualcosa di nuovo. 

E allo stesso tempo - reciprocamente - quando imparo qualcosa di nuovo prendo maggior coscienza della mia ignoranza.


Quindi: 《necessaria》 ignoranza!

L'ignoranza 《buona》 è uno sprone. E la curiosità è il carburante necessario per questo lavoro quotidiano di 《secchielli e carriole》 che vanno a riempire qualche spazio del grande vallone della non-conoscenza.


《Necessaria》 ignoranza: benefica, dinamica.


Da non confondere con la 《beata ignoranza》, che invece è un'altra cosa: dannosa, stagnante.

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I canali di apprendimento -  orali, scritti, multimediali, pratici, sperimentali  - possono essere davvero tanti e non sto qui ad elencarli. 

Ognuno di noi ha le sue corsie preferenziali.

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Quindi quando mi sento ignorante non ho da preoccuparmi, anzi, ho la giusta 《grinta》 per ampliare i miei spazi di apprendimento: voglia di approfondire, voglia di aprire nuovi collegamenti da una 《finestra》 all'altra di questa navigazione metaforica.

Dovrei invece preoccuparmi se mi sentissi 《appagato》 di conoscenza o se mi sentissi umiliato dalla coscienza della mia ignoranza.

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Quindi ben venga questa consapevolezza quotidiana dell'ignoranza, perché se prima di andare a dormire avrò imparato anche soltanto qualcosina in più e in meglio rispetto al mattino, allora vuol dire che la giornata non sarà stata sprecata.


L'autocoscienza della propria ignoranza - intesa come necessità di imparare continuamente - è un buon vaccino contro la presunzione e l'arroganza.


Mauro



sabato 20 novembre 2021

ODORI 《PRIMITIVI》



ODORI 《PRIMITIVI》

Per la prima volta dall'inizio del mese, ieri sera ho finalmente 《annusato》 nell'aria l'《odore》di novembre, o quantomeno dell'Autunno pieno, anche se solo per qualche istante. 

Un'aria dal 《profumo》 più leggero e limpido rispetto ai giorni e alle settimane scorse.


Ogni mese, ogni stagione, ogni clima, ogni fenomeno atmosferico, ogni luogo, emana degli 《odori》 caratteristici, talora in combinazione fra loro, che impariamo a 《fiutare》 e a riconoscere fin dall'Infanzia, più o meno consapevolmente.


Odori, essenze, che spesso non è facile descrivere in poche parole.

Forse perché appartengono alla parte più primitiva e più istintiva della nostra Mente, quella che ci avvicina di più agli altri animali.


Se poi questi odori possano suscitare sensazioni gradevoli o sgradevoli, ciò dipende da una sfera emotiva e sentimentale strettamente individuale, che ci distingue gli uni dagli altri.



Mauro