21 febbraio 2021
Tavolozza di colori:
《Cielo d'Aquila》!
Mauro
A cura di MAURO ROSATI. Uno spazio dedicato soprattutto alla scoperta (o riscoperta) delle curiosità storiche e artistiche sulla città di L'AQUILA e dintorni! E poi le novità e gli appuntamenti offerti dalla nostra città! E - perchè no? - ogni tanto qualche riflessione sul quotidiano in generale!
《Perbacco!》
Al Liceo - questa era la signorile esclamazione del mio prof. di Storia e Filosofia quando esprimeva il suo disappunto.
Scandita con una pausa tra il 《per》e il 《Bacco》!
A seconda della lunghezza della pausa, si percepiva il livello di "richiamo". 😄
Mai una parolaccia - neanche la più "leggera" -, tantomeno un'imprecazione.
Soltanto questa innocua esclamazione con voce appena alterata; quanto bastava per comunicare il messaggio.
Ancora oggi, quando a volte mi partono di bocca i "paroloni" - o soltanto li penso - mi vergogno con me stesso e mi viene in mente spesso quel signorile 《perbacco》!
Una persona per bene il nostro prof., ma mai un 《perbenista》"bacchettone".
L'《aplomb》 di un distinto signore di Otto-Novecento e la sobrietà di un intellettuale.
Una persona d'altri tempi - per la sua educazione -, ma una persona sempre al passo con i tempi - per la sua preparazione -.
Le sue lezioni erano sempre un dibattito attivo:
un occhio al passato e ragionamenti sul presente (cronaca compresa), collegamenti tra ieri e oggi.
Come diceva anche lui stesso, praticava l'arte della 《maieutica》, come Socrate:
vale a dire, aiutava le nostre menti a "partorire" spontaneamente idee e opinioni.
Lui ci dava gli 《input》.
E non ha mai tentato minimamente di influenzarci con le sue personali idee e opinioni politiche.
Voleva che ragionassimo con la nostra testa!
A tutt'oggi, quando lo incontro, mi fermo sempre volentieri a scambiare due chiacchiere con lui, se non va di fretta.
Grande camminatore, normalmente lo incrocio spesso in posti diversi della città (ovviamente esclusi questi ultimi undici mesi); percorre chilometri e porta più che bene la sua età, non eccessivamente anziana.
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《Bacco Perbacco!》di Zucchero: tra le mie preferite!
Ma che c'entra questa canzone con il "nostro" prof.?
Niente, direttamente!
Però quel 《Bacco Perbacco!》mi ricorda sempre con simpatia l'esclamazione di quell'ottimo professore di Liceo. 😉
Mauro
Rifletto
sull’argomento ormai da nove anni circa.
E rimango fermamente convinto di una
mia personale opinione:
sopprimiamo le Regioni!
(Ovviamente tutelando chi già vi
lavora)
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- Sopprimiamo le Regioni:
entità dai confini
"forzati" tracciati a volte «con i piedi», che dividono territori omogenei per storia,
cultura, paesaggi e rapporti economici (per esempio: Murge, Sabina, Piceno,
Maremma, Romagna con Montefeltro, Lunigiana; ecc…)
- Riaccorpiamo e rafforziamo le
Province:
Enti dalla storia molto più lunga e
importante rispetto alle Regioni;
Enti più vicini alle comunità locali;
riportiamole dalle oltre 100 di oggi
a un massimo di 60 (se possibile anche meno); meno Province ma più grandi;
ridisegniamone i confini dove
necessario, riunificando i «territori omogenei» oggi divisi dalle
Regioni.
Le Province - più piccole delle Regioni, ma molto più grandi dei Comuni - se
riaccorpate e riorganizzate sarebbero un sistema di amministrazione più modulare
e più snello, quindi più in linea con i tempi rispetto
alle Regioni (che sono invece troppo rigide per confini e divisioni
territoriali).
La gestione
amministrativa per Comuni e Province è più pratica e più elastica:
sia in situazioni straordinarie, sia in quelle ordinarie.
- Autonomia federale per Roma Capitale:
un altro limite delle Regioni;
la città capitale appartiene a tutti
e non può essere il capoluogo di una singola Regione.
- Autonomia per tutte le Città metropolitane.
- Conferma dell'autonomia per le Province delle odierne Regioni
autonome:
sempre dopo la soppressione delle
Regioni, ovviamente.
- Facoltà di accordi
"confederali" tra le Province (economici, culturali, ecc... –
una sorta di Macro-province -), nei margini della loro autorità.
Senza i limiti di confine "forzosi"
imposti dai confini delle Regioni.
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Questi pochi punti sono tanto semplici quanto "coraggiosi" per
la politica locale e nazionale:
significa abolire grandi quantità di
poltrone - tecniche e politiche -;
significa grande dimostrazione di
"coraggio" dalle nostre classi politico-dirigenziali.
E proprio da questo "coraggio" si distinguono le «due politiche»:
- la politica di qualità
(quella che fa veramente l'interesse collettivo);
- la politica mediocre, o
pessima (quella che bada soltanto al conteggio dei voti, alle poltrone, ai
privilegi, a favoritismi, nepotismi e simili).
Insomma, compiamo un vero atto di valore e di rinnovo:
aboliamole queste
Regioni!
Mauro Rosati
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Ritratto di ¾ |
11 febbraio 2021
Direttamente dal 1992, il mio primo televisore (modello Discoverer).
A misura di bambino, con minitelecomando di "design" e casco integrale "affumicato" per filtrare la luminosità dello schermo.
Ruote laterali per inclinazione dello schermo regolabile.
Il televisore《lo presi e lo pagai...》...in offerta... con i "soldini" per la Prima Comunione.
L'avevo visto a casa di compagni di scuola ed era diventato il mio "obiettivo".
La prima cosa che ci ho visto sono state le Olimpiadi estive di 《Barcelona '92》, le prime che ricordi.
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"Medaglie al valore".
1 - Nel luglio del 1996 la sua scheda fu letteralmente fusa da un fulmine caduto a poche decine di metri da casa. Erano gli ultimi anni in cui le cose si riparavano ancora anziché buttarle, e così - dopo alcune settimane - è tornato a fare "il suo lavoro".
2 - Poi, per circa 12 anni è stato in un ambiente dove le temperature interne scendevano fino a 5 gradi durante l'Inverno, protetto da un imballaggio di fogli di giornale.
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L'anno scorso l'ho "rimesso in moto"!
Un "design" sportivo e sempre contemporaneo!
Nonostante i suoi 28 anni e ½, funziona perfettamente, con i suoi colori limpidi.
Non si vedono i canali in HD...ma 《chi sse ne...'nfischia! 》.
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Adesso la "dittatura" del 《Libero Mercato》ha deciso che - con il secondo digitale terrestre - i programmi si vedranno solo in HD, e quindi ci ha imposto di buttare via anche i televisori che funzionano.
Non ho intenzione di mandarlo in pensione e ci continuerò a guardare i DVD (come minimo).
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Ho altre idee di progresso e - a mio parere - il secondo digitale terrestre non è tra le priorità.
Magari portiamo prima la fibra ottica fin nei borghi più isolati, avviamo il voto elettronico, digitalizziamo la Cultura e le Pubbliche Amministrazioni, rimuoviamo le barriere architettoniche, e tante altre belle cose più importanti e più urgenti!
(E magari...se vogliamo ridurre il nostro impatto ambientale... riprendiamo anche la buona abitudine di riparare e di riutilizzare le cose).
Mauro
SIMUL STABUNT
SIMUL CADENT
Tradotto in maniera molto semplice significa: 《Insieme staranno in piedi / insieme cadranno》.
Questo semplice meccanismo sta alla base dei governi regionali e comunali, nei quali il Presidente di Regione oppure il Sindaco vengono eletti direttamente dal popolo (suffragio universale diretto).
Ma che vuol dire, in sostanza?
Facciamo l'esempio delle Regioni.
Nelle Regioni abbiamo:
- il Presidente e la sua Giunta (il Governo della Regione);
- il Consiglio Regionale (il Parlamento della Regione).
Poiché il Presidente della Regione viene eletto direttamente dal popolo, dal suo incarico dipende la sorte di tutti gli organi regionali.
In parole povere: se per qualsiasi motivo cade il Presidente di Regione (sfiducia, dimissioni, ecc...), automaticamente decadono anche la Giunta e il Consiglio Regionale (Art. 126 della Costituzione italiana).
A quel punto si va subito alle elezioni, fissando la prima data disponibile.
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A livello nazionale, invece, purtroppo non è così.
Il popolo non elegge direttamente il Presidente del Consiglio ma elegge soltanto le due Camere del Parlamento, che rimangono in carica per 5 anni - la Legislatura - (Costituzione della Repubblica Italiana; parte II, titolo I, sezione I).
Il Presidente del Consiglio viene nominato dal Presidente della Repubblica e il nuovo Governo riceve la fiducia dal Parlamento (Costituzione italiana; articoli 92-94).
Quindi, finché in Parlamento si trovano maggioranze che li sostengono, il Presidente della Repubblica può nominare tutti i governi che ritiene opportuni (nel limite dei 5 anni ovviamente).
Le Camere del Parlamento decadono solo alla scadenza dei 5 anni oppure se vengono sciolte dal Presidente della Repubblica.
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Quindi è inutile continuare a lamentarci dei 《governi decisi dall'alto》; purtroppo è la Costituzione che lo permette.
Per questo penso:
perché costituzionalisti, giuristi e simili non propongono una buona riforma della Costituzione?
Perché non lo chiediamo anche noi cittadini?
La Costituzione può essere modificata e adattata ai tempi, lo prevede la Costituzione stessa.
Solo due cose "non si toccano" secondo la Costituzione: i Principi fondamentali (articoli 1-12) e la forma di Stato repubblicana.
Quindi, per esempio:
perché non introduciamo l'elezione diretta del Presidente del Consiglio?
Perché - anche a livello nazionale - non introduciamo il principio del 《simul stabunt, simul cadent》, come accade per i Comuni e per le Regioni?
In quel caso, se cade il Governo eletto dal popolo, automaticamente decadono anche le Camere e si va di nuovo alle elezioni.
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Così potremmo forse evitare i teatrini e gli "inciuci" delle consultazioni e delle "esplorazioni" varie.
Lo vogliamo veramente?
Personalmente: sì, lo voglio!
Mauro Rosati
13 febbraio 2021
Finalmente, dopo qualche timida "affacciata" a gennaio, si è rivisto un minimo di nevicata degna di essere fotografata.
A tutto beneficio della natura, delle falde acquifere in particolare, e anche del buon umore.
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(《Sia fatta la volontà di Dio!》- dal dialetto napoletano -; 《Nevica》- dal dialetto aquilano -)
Mauro
![]() |
Sanseveria "trifasciata" |
10 febbraio 2021
Poiché "non c'è due senza uno", ecco a voi la seconda Sanseveria! Un graditissimo regalo! 😃
Dopo 40 giorni, adesso fa coppia con la sua amica, arrivata a casa il 31 dicembre scorso.
E per accoglierla, all'inizio, anche un "tocco" di Abruzzo Ulteriore con un vaso di Castelli che risale alla mia infanzia.
Per qualche curiosità sulla Sanseveria, vi rimando al mio post del 31 dicembre 2020:
https://pianetalaquila.blogspot.com/2020/12/la-sanseveria.html
Mauro
(Fonte immagine: La Voce del Popolo - Quotidiano italiano dell’Istria e del Quarnero; 17/08/2019) |
Nell'agosto del 1946, infatti, la
guerra era ufficialmente finita e la Venezia Giulia era formalmente ancora in
territorio italiano anche se sotto occupazione alleata.
In particolare nel 1945 - dopo la
fine della guerra - moltissimi civili italiani della Venezia Giulia - comprese
Gorizia e Trieste - erano stati vittime degli eccidi delle foibe (1943-1947)
perpetrati dalle milizie di liberazione iugoslave, durante e dopo la
liberazione dall'occupazione nazista. Eccidi che si andarono ad aggiungere a
quelli già commessi dai nazisti contro le popolazioni di quelle zone.
Le Foibe e la strage di Vergarolla
furono vicende gravissime prevalentemente ai danni di civili innocenti,
etichettati genericamente e semplicisticamente come «fascisti» - anche dai
loro stessi connazionali -.
Due vicende trascurate all'epoca da
gran parte della politica e della stampa italiane e quindi - di riflesso -
dalla stessa opinione pubblica.
Vittime civili innocenti non tutelate
da nessuno, neanche dal loro stesso Paese.
Un Paese che non tentò di rivendicare
la tutela dei diritti della maggioranza italiana che viveva a Pola (e non solo)
e non tentò convintamente di provare a negoziare la conservazione della Venezia
Giulia.
Una regione che da oltre due millenni
aveva sempre gravitato nell'orbita del Triveneto - seppur con vicende alterne
-.
Già le regioni istituite dal principe
Ottaviano Augusto comprendevano la «Venetia et Histria».
Dante Alighieri, nella sua «Commedia»,
cita Pola come confine orientale dell'Italia geografica.
E così, con l'esodo degli Italiani
Giuliano-Dalmati e con la contestuale divisione dei territori sancita dal Trattato
di Parigi del 10 febbraio 1947, della Venezia Giulia rimasero all'Italia
soltanto Trieste e Gorizia con la Bassa Valle dell'Isonzo.
Per questo la legge n. 92/2004 ha fissato al 10 febbraio il «Giorno del ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.»
Oggi una stele apposta nel 1997, nel centro di Pola,
commemora quella strage.
In anni recenti, sulla stele è stata aggiunta la dedica «Alle Vittime innocenti», in lingua croata e italiana; ai lati della stele, invece, sono state apposte altre due stele con i nomi e le rispettive età delle vittime.
Mauro
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Il documentario «L'ultima spiaggia» (2016)
sulla strage di Vergarolla:
https://www.raiplay.it/programmi/lultimaspiaggiapolafralastragedivergarollaelesodo
Per la visione del documentario è sufficiente accedere gratuitamente alla piattaforma RaiPlay mediante registrazione oppure via social.
Premessa, a scanso di equivoci:
da quanto mi risulta - e fino a prova contraria - non sono un nobile, per cui esprimo un parere personale puramente "intellettuale" e "super partes".
Una riflessione sul valore storico delle nobiltà e sulle nuove disuguaglianze: non più tra "aristocrazia" e "popolino", ma tra chi può e chi non può a causa di disuguaglianze socio-economiche.
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Al di là della retorica, è sicuramente vero che la prima delle nobiltà è la nobiltà d'animo; poi viene quella di sangue, di discendenza.
Ciò non giustifica però un certo "snobismo al contrario" della nostra società contemporanea, che a volte ridicolizza chi discende da antiche nobiltà e soprattutto chi tutt'oggi si fregia dei titoli nobiliari ereditati.
Questo però non vuol dire che i discendenti di casati nobili non possano conservare il loro titolo, salvo una specifica eccezione: 《I predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922, valgono come parte del nome.》(Cost. Rep. It., XIV disposizione); quindi decadono soltanto i titoli acquisiti durante il regime fascista, mentre è un diritto conservare i precedenti titoli anche come parte del proprio cognome (salvo alcune specifiche eccezioni di giurisprudenza).
Da studioso di storia, sono contrariato quando ancora oggi sento parlare con disprezzo della nobiltà e delle case reali in particolare, senza distinzioni soggettive.
La nobiltà - anche con la sua araldica - ha rappresentato, nel bene e nel male, secoli di storia locale, nazionale ed europea e ce li ha "consegnati" oggi come patrimonio comune: per questo non ho nulla in contrario se discendenti "blasonati" si fregiano tutt'ora di titoli regolarmente "accettati" dalla Costituzione. Sarebbe stato grave il contrario, ossia se con un "colpo di spugna" si fossero cancellati anche i titoli che formano parte integrante del cognome dei discendenti - sarebbe stato grave e anche segno di miopia e ignoranza storica -.
E così via!
Mauro Rosati
Per chi fosse curioso riporto i siti ufficiali delle due Case reali che ho citato nella mia riflessione:
https://realcasadiborbone.it/ (Real Casa di Borbone delle Due Sicilie)
http://www.crocerealedisavoia.org/ (Real Casa di Savoia)
03
febbraio 2020 – 1 anno fa
L'Aquila, Basilica di San Bernardino da Siena (dettaglio).
«SACELLUM HOC
/ ELEGANTIORI FORMA
/ CUM PAVIMENTO NOVO
/ TERTII ORDINIS SODALES
/ IN MEMORIAM VII
CENTENARI
/ AB EIUSDEM INSTITUTIONE
/ REFICIENDUM CURAVERE
/ ANN. DOMINI MCMXXI»
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1921 - 100 anni fa
«I membri del Terzo Ordine
Francescano, a memoria del settimo centenario dall'istituzione dello stesso,
curarono il restauro di questa cappella a più elegante aspetto, con un nuovo
pavimento - Anno del Signore 1921».
L'Aquila; Basilica di San Bernardino da Siena, Cappella del Terz'Ordine (la
prima sulla destra entrando in Basilica): traduzione dell’iscrizione sulla cimasa
dell’altare.
L'iscrizione ricorda il restauro
della Cappella del Terz'Ordine Francescano, eseguito nel 1921 per
iniziativa dell'Ordine stesso. Tra i lavori, anche il nuovo pavimento, che
dovrebbe essere quello in cotto tutt'ora visibile.
La cappella è un ambiente raccolto e
accogliente da un punto di vista spirituale; uno spazio sobrio ma allo stesso
tempo artisticamente gradevole.
Nel 1921 ricorreva il settimo centenario dall'istituzione del Terz'Ordine
Francescano che, secondo tradizione, sarebbe nato nel 1221 (1211, secondo altre
ipotesi).
Per questo - se la matematica non è
un'opinione - quest'anno siamo a 800 anni dall'istituzione del Terzo
Ordine Francescano.
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Perché «Terzo Ordine»?
L'aggettivo numerale «Terzo» deriva dalla presenza
del «Primo Ordine»
- ossia l'Ordine maschile dei Frati Minori (nelle sue tre famiglie: Minori,
Minori Cappuccini, Minori Conventuali) - e del «Secondo Ordine»
- ossia quello femminile delle Clarisse (fondato da Santa Chiara d'Assisi) -.
Nei secoli il Terz'Ordine Francescano (T.O.F. - Tertius Ordo
Franciscanus), - semplificando un po’ il discorso - si è articolato in due rami:
- l'O.F.S. (Ordo
Franciscanus Saecularis - Ordine Francescano Secolare, o Terzo Ordine
Francescano Secolare);
- il T.O.R. (Tertius Ordo
Regularis Sancti Francisci - Terzo Ordine francescano Regolare).
Sempre semplificando il discorso - l'O.F.S. è quindi il “ramo laico” del
Terz'Ordine Francescano, per questo motivo è detto "Secolare".
La Regola del Terzo Ordine
Francescano Secolare, oggi in vigore, è stata rinnovata e approvata da papa
Paolo VI Montini con lettera apostolica del 24/06/1978.
Nota. Tra i membri storici del Terz'Ordine ritroviamo anche San Rocco di Montpellier.
Mauro Rosati
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Suggerimenti sitografici:
http://www.ofs.it/regola-dellordine-francescano-secolare/
http://www.franciscanum.it/famiglie-francescane/
http://www.santiebeati.it/dettaglio/24000
(Santa Chiara d’Assisi)
http://www.santiebeati.it/dettaglio/34150 (San Rocco di Montpellier)