giovedì 11 dicembre 2025

«CITTÀ DELL'AQUILA» (2ª parte) - Riferimenti normativi


Gonfalone municipale della Città dell'Aquila:
non sono presenti né la dicitura 《Città dell'Aquila》,
né la corona di città, in alto al di sopra dello scudo,
né gli altri ornamenti esteriori da città.

(Fonte immagine: Facebook,
associazione 《Quarto di San Pietro》).

 


Il presente post segue e integra il precedente ( qui consultabile ), esponendo i principali riferimenti normativi ( https://pianetalaquila.blogspot.com/2025/10/citta-dellaquila.html ).


Come già esposto nel primo post sul tema, il nostro gonfalone municipale avrebbe necessità di qualche «aggiornamento», così come – contestualmente – lo stemma che identifica la nostra Città dell’Aquila richiederebbe l’aggiunta degli ornamenti esteriori da città.

Per «aggiornamento» s’intende ovviamente la realizzazione di una nuova versione del gonfalone, con relativa rispettosa musealizzazione di quello oggi in uso.


Vediamo ora alcuni riferimenti normativi.

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1 - Il titolo di «Città» e gli ornamenti esteriori dello stemma civico

Sebbene L'Aquila sia Città («Civitas») fin dalla sua fondazione, e nonostante venga citata come tale nella gran parte delle mappe storiche, soltanto nel 2001 ha ricevuto il titolo onorifico di «Città» anche da parte della Repubblica Italiana, concesso per decreto dal Presidente della Repubblica in data 18/10/2001 (Fonte: copia del citato decreto di riconoscimento è pubblicata nell’edizione a stampa, anno 2002, dello Statuto del Comune dell’Aquila, e consultabile anche tra le immagini del post precedente ).

Ciò nonostante, a distanza di ventiquattro anni, si osserva come sia sul sito istituzionale del nostro Comune sia sul gonfalone municipale, nonché su locandine di eventi patrocinati dal Comune stesso e altre opere realizzate a cura del medesimo Ente, non compare il predicato «Città dell'Aquila», titolo di prestigio di cui si fregiano molti altri Comuni in Italia; e non compare neanche la corona turrita d'oro, attributo araldico del rango di «Città», così descritta nella pagina ufficiale della Presidenza del Consiglio - Ufficio del cerimoniale di Stato e per le Onorificenze:

«I Comuni insigniti del titolo di città utilizzano una corona turrita, formata da un cerchio d'oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d'oro e murato di nero.»  ( https://presidenza.governo.it/onorificenze_araldica/araldica/caratteristiche_tecniche.html ; URL consultato in data 29/11/2025 ).

Il medesimo Ufficio per le Onorificenze e la relativa normativa di riferimento (D.P.C.M. 28 gennaio 2011 - art. 5) specificano che, nel gonfalone, lo stemma dell'ente «Città» deve essere sormontato dalla corona già descritta e dall'iscrizione centrata (convessa verso l'alto) dell'ente medesimo (nel nostro caso «Città dell'Aquila»). Inoltre, le parti metalliche, così come i ricami, i cordoni, l'iscrizione e le bullette a spirale del gonfalone devono essere d'oro per gli stemmi del Comune insignito del titolo di «Città».

Contestualmente, sempre nell’àmbito degli ornamenti esteriori, anche al confronto con altri Comuni e Città, non si riscontra la presenza dei rami d’alloro e di quercia posti all’esterno a partire dalla punta dello scudo civico, con le estremità inferiori poste in croce di Sant’Andrea (《in decusse》) e legate da una «cravatta» tricolore italiana.

In merito ai rami d’alloro e di quercia (le «fronde»), si specifica che essi non sono formalmente menzionati nel D.P.C.M. del 28/01/2011 il quale – tuttavia – all’art. 8 («Disposizione di salvaguardia») precisa che: «Per quanto non espressamente previsto dal presente decreto e annesso allegato A, continuano ad applicarsi le regole della tradizione e prassi araldica».

La Presidenza del Consiglio dei Ministri, inoltre, nella pagina «FAQ, domande frequenti» del sito istituzionale, alla domanda n. 7 riporta quanto segue:

«[…] Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno?
Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali […]»
https://presidenza.governo.it/onorificenze_araldica/araldica/faq.html ; URL consultato in data 29/11/2025 ).

Si cita infine, per maggiore completezza, un estratto dal «Notiziario Araldico», che riassume il tutto riguardo alle fronde d’alloro e di quercia:

«[…] Non sono invece formalmente menzionate le fronde che accompagnano lo scudo ai lati per poi unirsi al di sotto della sua punta, ma il rinvio alla normativa preesistente per quanto non normato dal decreto in questione, oltre alla loro costante presenza nei bozzetti esemplificativi e nelle faq presenti sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri legittimano la comune interpretazione che esse siano previste, e lo siano con le caratteristiche indicate nelle suddette faq: 7) Le fronde che ornano lo scudo che ruolo hanno? Arricchiscono lo scudo ed effigiano l’alloro e la quercia, con le foglie di verde e con le drupe e le bacche d’oro; tali fronde si pongono legate in basso con un nastro tricolorato con i colori nazionali […]»

(Fonte: «Stemmi di città: forme e funzioni dell’araldica civica», in: «Notiziario Araldico», 12/12/2022; https://www.notiziarioaraldico.info/2022121219224/stemmi-di-citta-forme-e-funzioni-dellaraldica-civica/ , URL consultato in data 29/11/2025).

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2 - Gli stemmi dei Quarti

Il nostro gonfalone attuale riporta anche gli stemmi dei Quarti ma, anche sotto questo aspetto, si riscontrano almeno un paio di dettagli che richiedono una revisione correttiva.

Gli stemmi dei Quarti di Santa Maria e di San Pietro (situati agli angoli in alto del gonfalone) sono differenti da quelli indicati nel Decreto di riconoscimento del Capo del Governo n. 4463 del 14 luglio 1937:

- «D'argento, alla testa di moro chiomata di nero, tenente in bocca una rosa al naturale» per il Quarto di Santa Maria; la carnagione del moro, però, nel gonfalone appare più chiara;

- nello stemma del Quarto di San Pietro, invece, si riscontra la mancanza del fondo azzurro descritto nel suddetto Decreto del 1937 («D’azzurro, all’albero piantato su terreno erboso…»).

Il numero del riferimento normativo del 1937 è riportato così come citato in apertura di una pubblicazione in materia, della quale si indicano di seguito i riferimenti bibliografici:

C. BLASETTI, Le arme del Contado Aquilano (Castelli - Ville - Terre), Tipografia Regionale - Roma, stampa 1984; p. 11.

Nella pubblicazione in questione la descrizione dei suddetti stemmi è riportata in ordine diverso rispetto ai nomi, tuttavia sono ben riconoscibili i riferimenti alle arme araldiche dei Quarti di Santa Maria e di San Pietro, oltre a quelle di San Giorgio (indicato come Santa Giusta) e di San Giovanni (indicato come San Marciano).

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Come cittadini aquilani auspichiamo che il Comune «Città dell'Aquila», con le sue professionalità, voglia affrontare questa importante questione di prestigio per l'immagine istituzionale della nostra Città-Territorio, a maggior ragione ora che ci apprestiamo ad essere «Capitale Italiana della Cultura 2026».



Mauro Rosati

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