lunedì 30 giugno 2025

PAGANICA: L'ARALDICA RACCONTA

Paganica (L'Aquila): arme nobiliare 'di Costanzo'.
(Foto: Fernando Rossi)

 


Paganica (L'Aquila), arme nobiliare del casato di Costanzo / de' Costanzo / Costanzo.

(Foto: Fernando Rossi)

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Cenni storici.

Antica famiglia nobile di probabile origine puteolana (Pozzuoli), il casato di Costanzo fu ascritto alla nobiltà napoletana nei 《Sedili》 (o seggi) di Montagna e di Portanova.

I 《Sedili》 sono distretti urbani in cui è suddivisa storicamente la Città di Napoli: ad ognuno di questi distretti, che avevano funzione amministrativa, corrispondeva un seggio (o《sedile》, appunto) nell'ambito del governo autonomo napoletano.

I casati non assegnati a un seggio specifico venivano ascritti alla 《nobilità fuori Seggio》. Gli stemmi dei Sedili di Napoli sono raffigurati sul campanile della basilica napoletana di San Lorenzo Maggiore, il cui complesso è stato cuore storico-amministrativo della Città di Napoli e non solo, perno urbanistico della città fin dalle origini greche.

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A Paganica.

Il casato 'di Costanzo' si diffuse in varie Province del Regno di Napoli e dalla metà del Settecento acquisì Paganica dalla famiglia Mattei Orsini, ottenendo poi il titolo di Duchi di Paganica (da cui lo splendido《Palazzo Ducale》alle porte del centro abitato); titolo già del casato Mattei Orsini di Roma.

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Lo stemma (vedi foto).

Lo stemma 'di Costanzo' si riconosce con una certa facilità; è normalmente diviso a metà in orizzontale (《troncato》) e contiene due tipologie di figure ricorrenti:

- in alto, un leone 《passante》, ossìa raffigurato nell'atto di camminare con una zampa anteriore sollevata;

- in basso, sei costole/coste disposte tre per lato.

Mentre il leone ha un significato più simbolico, poiché richiama diverse virtù, le costole/coste potrebbero essere invece un riferimento 《parlante》 (esplicito) al cognome di Costanzo.


Blasonatura (descrizione dello stemma).

Vediamo adesso due blasonature (descrizioni) dell'arme 'di Costanzo'.

Come per molti stemmi possiamo ovviamente trovare varianti differenti a seconda dell'epoca e dell'area geografica, ma non si tratta di una regola fissa.

Di seguito due versioni a titolo di esempio, estratte da due stemmàrî.


Una versione 《napoletana》:

D'azzurro, a sei coste d'argento 3 e 3 poste in fascia, abbassate sotto una riga rossa sormontata da un leone passante d'oro. 》.


Una versione 《abruzzese》:

D’azzurro a 6 costole umane d’argento poste 2, 2 e 2, al capo cucito d’azzurro, caricato d’un leone leopardito d’oro. 》


Note

- Il 《capo》 è una partizione (suddivisione) dello scudo araldico, posta in alto, che occupa 2/7 dello spazio totale del campo dello scudo. Si differenzia dalla partizione 《troncata》 che invece divide lo scudo orizzontalmente in due parti uguali.

- Il leone 《leopardito》 (o 《illeopardito》) è un leone rappresentato in maniera più somigliante a un leopardo e generalmente con la testa 《in maestà》, ossia raffigurata di fronte, verso chi guarda.

- La 《cucitura》è una linea sottile di colore nero che si applica negli stemmi quando due colori vengono a contatto. In Araldica infatti si distinguono i 《metalli》 (oro e argento, e più raramente ferro e acciaio), i 《colori》 (es: azzurro, rosso), le 《pellicce》 (es: armellino/ermellino). La regola generale vuole che un colore non debba toccare un altro colore e un metallo non debba toccare un altro metallo: se ciò accade è opportuno disegnare una linea sottile nera (la 《cucitura》).

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Un ringraziamento allo storico paganichese Fernando Rossi per la nitida immagine dell'arme 'di Costanzo' che accompagna questo contributo.



Mauro Rosati

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MEMORIA E MÒNITO: CALASCIO AI SUOI CADUTI

 

Calascio (L'Aquila): monumento ai Caduti
della Prima Guerra Mondiale.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)

Calascio (L'Aquila): monumento ai Caduti
della Prima Guerra Mondiale;
particolare con i nomi dei Caduti in epìgrafe.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)


Calascio (L'Aquila), piazza della Vittoria: monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale.

Parole chiave: 

1-《panòplia》; 

2-《monumento》.


1 - La 《panòplia》, vocabolo italiano di origine greca, indica un insieme di armi disposte a 《trofeo》, generalmente come ornamenti esteriori di 《armi》 (stemmi) araldiche o raffigurate in opere artistiche celebrative. 

I trofei erano in origine le armi sottratte ai nemici ed esposte come simbolo di vittoria; con il passar del tempo divennero composizioni ornamentali simboliche.

In ambito artistico-araldico troviamo generalmente due tipologie principali di 《panòplie》:

- una versione classica più antica, caratterizzata da corazze, scudi, elmi, lance, spade ed altre armi tradizionali;

- una versione più moderna, a partire dal Cinquecento circa, dopo l'introduzione bellica delle armi da fuoco, nella quale troviamo anche fusti di cannoni con relative bocche da fuoco, spesso insieme a tamburi da guerra, alabarde, lance, e altre armi simili.


Anche nel monumento ai Caduti di Calascio possiamo riconoscere una sorta di 《panòplia》, ma diversa dalle precedenti poiché più vicina alla nostra epoca e con significati differenti:

in questo caso, infatti, le armi non celebrano la gloria di un casato o di una personalità specifica bensì richiamano la Memoria tragica dei Caduti in combattimento durante la Prima Guerra Mondiale.

È una 《panòplia》 più inquietante poiché le armi e gli oggetti raffigurati sono più vicini alla nostra sensibilità contemporanea: si riconoscono un fucile apparentemente del tipo 《a baionetta》, proiettili di artiglieria di vario calibro che possiamo osservare su entrambi i lati e, sulla destra, una specie di cassetta, di borsa, che a prima vista ricorda le 《gavette》 dell'equipaggiamento dei militari al fronte, generalmente semplici scatole di latta per le vivande, o più probabilmente una sacca porta-munizioni che faceva sempre parte dell'equipaggiamento dei soldati.

Rispetto alle 《panòplie》 tradizionali sopra descritte, le armi e l'equipaggiamento qui riprodotti colpiscono sia per la drammaticità del contesto, sia perché richiamano quella che viene spesso definita come l'ultima delle guerre 《antiche》 e la prima delle guerre 《moderne》, storicamente molto vicina alla nostra epoca: nel corso della Prima Guerra Mondiale compaiono i carri armati, che sostituiranno gradualmente la cavalleria; i fucili e i gas, che affiancano i vecchi pugnali e mazze ferrate; i combattimenti aerei e i bombardamenti da terra, mare e aria.


2 - 《Monumento》, dal latino 《monere》(=ammonire).

Come abbiamo visto già nei casi di Assergi e di Fontecchio, questa tipologia di monumenti è caratterizzata da una sobrietà d'insieme ma allo stesso tempo da una forte efficacia comunicativa e riassuntiva.

Lo schema architettonico è quello a 《edicola》 classica, simile a un tempietto, con alcuni elementi ricorrenti:

- una lampada votiva, 

- una lapide con i nomi dei Caduti scritti in epìgrafe, 

- piante-simbolo come 

l'ulivo (allegoria della Pace), 

la quercia (allegoria di Forza, Resistenza), 

l'alloro (allegoria della Vittoria).


Nel caso del monumento di Calascio notiamo quelle che sembrano foglie di ulivo disposte in alto al centro, ai lati di un soldato con elmo che ricorda un po' un guerriero italico.

Sempre in alto, ai lati del timpano, vediamo ramoscelli di quercia con le caratteristiche foglie sagomate e le ghiande.

Più in basso, sulle due paraste verticali situate ai lati, osserviamo delle foglie che sembrerebbero proprio di alloro, con le caratteristiche piccole bacche sferiche.


Al centro dell'edicola, in alto, è collocato un rilievo riproducente il testo del 《Bollettino della Vittoria》(Bollettino di guerra n. 1268) firmato dal generale Armando Diaz e pubblicato dal Comando Supremo delle Forze Armate Italiane alle ore 12.00 del 04/11/1918 (vedi anche https://vive.cultura.gov.it/it/museo-centrale-del-risorgimento/cosa-vedere/bollettino-della-vittoria ):

La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. - [firmato] A. Diaz》.

Nota araldica. In alto a destra del bollettino riprodotto si intravedono, in ombra, due stemmi, dei quali si riconosce bene quello di Trieste che generalmente accompagna quelli delle altre grandi città liberate. L'arme civica di Trieste si contraddistingue per il caratteristico motivo definito 《alabarda di San Sergio》, o 《spiedo》, o 《ferro d'agone》, motivo che ricorda un po' un giglio.


In basso, sempre al centro dell'edicola commemorativa, un'epigrafe su marmo riporta l'elenco dei nomi dei Caduti, introdotto da una dedica da parte della Comunità di Calascio: 《 A TVTTI I FIGLI PARTECIPANTI ALLA GLORIA / CALASCIO DEDICA QVESTO SEGNO IMPERITVRO / TRAMANDANDO AI SECOLI I NOMI DEI GENEROSI CADVTI 》.

I nomi dei Caduti sono affiancati da quelli delle località in cui hanno perso la Vita; leggiamo nomi che richiamano il fronte nord-orientale del Triveneto e quello adriatico, dove si svolsero le vicende belliche della guerra italo-austriaca: Durazzo (Albania), Bassano (Vicenza), Trentino, Asia[go] (Vicenza), Trieste, Istrana (Treviso), e altri due luoghi non leggibili poiché coperti da un Tricolore italiano apposto sulla destra.

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Non ignoriamo questi monumenti!

Non ignoriamo la loro ammonizione quando vi passiamo davanti!

Fermiamoci a leggerli, a osservarli, a meditare!

Facciamo tesoro del messaggio che consegnano alle generazioni e alle epoche successive, inclusa la nostra età contemporanea!

Facciamo in modo che il loro mònito non sia vano!



Mauro Rosati

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📖 Fonti essenziali di riferimento (URL consultati in data 30/06/2025):

Bollettino della Vittoria

https://vive.cultura.gov.it/it/museo-centrale-del-risorgimento/cosa-vedere/bollettino-della-vittoria

Arme civica di Trieste

https://www.triesteprima.it/social/stemma-di-trieste-storia-e-origini.html

https://patrimonioculturale.regione.fvg.it/stemma/?s_id=416550 

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venerdì 27 giugno 2025

UN ANGOLO DI PAGANICA NEL CUORE DI ROMA

Roma, Piazza Paganica: targa odonomastica.
(Fonte immagine: Maps)



Roma, Palazzo Mattei di Paganica:
insegna turistico-culturale.
(Fonte immagine: Maps)

 


📺 Circa 1 anno e ½ fa stavo seguendo una serie televisiva RAI ambientata a Roma negli anni '40 del Novecento, tra la Seconda Guerra Mondiale e l'immediato dopoguerra.
A un certo punto, nell'inquadratura di una piazzetta romana leggo una targa stradale con la scritta 《Piazza Paganica》.
❓ La cosa mi incuriosisce e mi chiedo: avrà a che fare con Paganica?
❓ Ma in tal caso quale potrebbe essere il nesso tra Paganica e una piazza nel cuore storico di Roma?


🗺 Così vado a cercarla sulla mappa e trovo ben tre 《Paganica》nel centro antico di Roma:
Vicolo Paganica,
Piazza Paganica,
Via Paganica,
ciascuna adiacente all'altra.


🔎 La curiosità aumenta: siamo nel nucleo storico di Roma, 《Rione XI》(Rione Sant'Angelo), come riportano tutte le tre rispettive targhe odonomastiche.
↪ E così, cercando notizie, trovo un bell'articolo fra i molti (vedi biblio-sitografia in fondo), che apre una finestra storica interessantissima: le tre denominazioni Vicolo-Piazza-Via Paganica deriverebbero dalla presenza del Palazzo Mattei di Paganica, edificato a Roma nel Cinquecento.
📍 Il casato Mattei ebbe la signoria di Paganica per un lungo periodo, in qualità di 《duchi di Paganica》. Su un'altra fonte bibliografica leggo infatti che Paganica appartenne ai feudatari Mattei Orsini, un ramo dei Mattei romani, per un periodo che va dal 1613 (acquisto dal casato de Torres) al 1754 (cessione ai duchi de' Costanzo, antica nobiltà napoletana originaria di Pozzuoli).
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📍 E le sorprese, in positivo, non finiscono qui.

↪ Adiacente alla Via Paganica romana, sempre davanti al Palazzo Mattei di Paganica, la mappa riporta un'ulteriore interessante denominazione: 《Piazza dell'Enciclopedìa Italiana》, intitolazione palesemente più recente.

❓ Domanda: ma perché questo nome?

❗ Risposta: perché il Palazzo Mattei di Paganica a Roma è oggi la sede storica del prestigioso 《Istituto della Enciclopedìa Italiana》 fondato da Giovanni Treccani cento anni fa, nel 1925; in pratica la famosa Treccani.
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Che dire? Da cittadino aquilano non nascondo un certo orgoglio, poiché proprio in quanto cittadino aquilano mi riconosco anche nei centri del nostro Contado, Paganica inclusa.



Mauro Rosati
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📖 Fonti essenziali di riferimento:

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https://www.romasegreta.it/s-angelo/palazzo-mattei-di-paganica.html
(URL consultato in data 23/01/2024)

🌐
https://www.treccani.it/enciclopedia/mattei/
(URL consultato in data 27/06/2025)

📖
C. BLASETTI, Le arme del Contado Aquilano (Castelli - Ville - Terre), Roma, stampa 1984.
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martedì 24 giugno 2025

24 GIUGNO - UN 《SAN GIOVANNINO》 TRA LE VIE DELL'AQUILA

L'Aquila, ai confini del Quarto di San Giorgio:
immagine di 《San Giovannino》
(il piccolo San Giovanni il Battista).

(Foto: Mauro Rosati, 2025)

 


24 giugno - Natività di San Giovanni il Battista


Tra le vie della nostra Città dell'Aquila, un dettaglio a tema con la giornata odierna (vedi foto).

Una graziosa immaginetta che sembra di fattura contemporanea e arricchisce il piacere dei particolari che possiamo osservare camminando.


Un bel 《San Giovannino》 riconoscibile dagli stessi attributi iconografici di San Giovanni il Battista in versione adulta: 

una veste semplice (generalmente la pelle di cammello), il crocifisso tra le mani, e un agnello, allusione a Gesù, di cui San Giovanni Battista è il Precursore; 《San Giovannino》 è il vezzeggiativo che indica il Battista raffigurato da bambino.


San Giovanni il Battista è l'unico santo di cui si commemora anche la nascita e non soltanto la morte, proprio in virtù della sua vicinanza a Gesù, come Precursore, appunto, e anche per parentela: Elisabetta, madre di Giovanni, è infatti cugina di Maria, madre di Gesù.

La Natività di San Giovanni il Battista, 24 giugno, è una sorta di 《Natale d'Estate》 nell'emisfero boreale; e proprio come il Natale cade in concomitanza di una fase astronomica precisa, ossia a ridosso di un solstizio.

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Vale la pena riportare anche due citazioni chiave legate alla ricorrenza odierna; in entrambi i casi è Giovanni il Battista che parla, sempre in riferimento a Gesù:

- 《Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali》 (Marco 1, 7); passo evangelico nel quale Giovanni il Battista annuncia la missione di Gesù;

- 《Egli deve crescere e io invece diminuire》 (Giovanni 3, 30); passo evangelico nel quale Giovanni il Battista esprime il suo ruolo di Precursore, per cui egli diverrà sempre più 《piccolo》, in quanto uomo, rispetto a Gesù che verrà glorificato in quanto Dio e uomo allo stesso tempo.

Come osserva la studiosa aquilana Loredana Mariani, questo secondo passo evangelico assume anche un significato astronomico che si lega al momento dell'anno in cui si celebra la Natività di Giovanni il Battista: il 24 giugno è il culmine della luce annua, il periodo più luminoso, al quale seguirà una graduale riduzione delle ore di luce, quindi il passo è leggibile anche simbolicamente come il sole che diminuirà il proprio corso (dalla Natività di San Giovanni, il 24 giugno) fino alla Natività di Gesù (il 25 dicembre) quando aumenterà nuovamente il proprio corso.

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San Giovanni il Battista è anche il santo epònimo (che dà il nome) del Quarto di San Giovanni a L'Aquila.



Mauro Rosati

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domenica 22 giugno 2025

ONNA: 《MEMORIA, CULTURA, RINASCITA》

 

Onna (L'Aquila),
chiesa parrocchiale di San Pietro l'Apostolo.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)


(Mauro Rosati, 《Il Centro》, 21/06/2025;
pp. 38-39).



Onna:《Memoria, Cultura, Rinascita》


15 giugno 2025

Memoria, Cultura, Rinascita》- Ho scelto queste tre parole per sintetizzare i miei sentimenti e le mie impressioni durante e dopo la bellissima visita di questa mattina ad Onna (L'Aquila), accompagnati dalla guida turistica dottoressa Loredana Eusanio, sempre preparata e professionale.

Un evento a cura di Archeoclub L'Aquila in collaborazione con Onna ONLUS e con la Parrocchia di San Pietro Apostolo in Onna, in occasione delle GEA-Giornate Europee dell'Archeologia 2025.

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Rispetto e delicatezza:

è questo innanzitutto l'approccio doveroso con il quale bisogna entrare ad Onna e con cui relazionarsi con i suoi cittadini.


Sono stato ad Onna per la prima volta nel 2013-2014, per un incontro a Casa Onna: fu un impatto forte perché ero consapevole di entrare in un luogo 《delicato》, nel centro abitato che durante il sisma del 06/04/2009 ha subito il più alto numero di perdite umane in proporzione alla popolazione, 40 vittime su circa 350 abitanti, più del 10% della popolazione di questo antico paese al centro della Piana di Bazzano, pochissimi chilometri a est della Città dell'Aquila.

All'epoca (2013-2014), quando entrai ad Onna, si vedevano soltanto monconi di muri sopravvissuti ai crolli: solo la bella chiesa parrocchiale e Casa Onna erano lì a ricordare che in quel luogo c'era un paese, e che doveva tornare ad esserci.


Poi sono tornato ad Onna nel maggio del 2017, con la studiosa dottoressa Loredana Mariani e le allieve del Liceo Linguistico dell'Aquila impegnate nel progetto scuola-lavoro con Archeoclub L'Aquila, per Chiese aperte 2017. In quell'occasione coglievo finalmente i primi segni materiali della rinascita: la chiesa parrocchiale ricostruita e riaperta al culto e una casa appena riedificata sulla stessa piazza, oltre alla Casa della Cultura, con il suo vario e cospicuo patrimonio di archeologia del territorio e di memoria del paese, a partire dalla campana all'ingresso, recuperata dal crollo del campanile della chiesa parrocchiale, una campana che a sua volta commemorava le vittime dell'eccidio nazista dell'11/06/1944.


Oggi sono tornato e ho provato forti emozioni.


Da un lato la commozione per i dolorosi racconti personali dei paesani che ci hanno accolto, con la ferita viva di una tragedia che non si può dimenticare, 40 vittime, alle quali è dedicata un'opera efficacemente comunicativa proprio per la sua immediata semplicità: davanti alla Casa della Cultura un cuore disegnato nel prato con 40 cubetti in pietra calcarea, e al centro del cuore un orologio appositamente realizzato con le lancette fissate sulle ore 3.32, orario del sisma del 06/04/2009; un'opera per la Memoria creata dal signor Paolo Paolucci.

A pochi metri di distanza un'altra installazione, 《la Coperta》, di Lorenzo Guzzini, commemora le 309 vittime del terremoto del 2009.

Osservando le due realizzazioni si comprende pienamente l'entità dell'impatto del terremoto sulle comunità colpite.


Dall'altro lato, contemporaneamente, ho provato un senso di sollievo, di entusiasmo, nel vedere il paese che rinasce, le case che hanno ripreso forma e altre che la stanno riprendendo, i panni stesi a un balcone, l'attenzione e la sensibilità dei cittadini di Onna nella conservazione del loro patrimonio materiale e immateriale: il rispetto dell'impianto urbanistico storico, il recupero e la ricollocazione di pietre e di oggetti-simbolo di una comunità come le tradizionali croci in ferro, una nicchietta votiva nel muro di una casa, il restauro e la ricollocazione dell'epigrafe che ricorda le vittime della strage nazista dell'11/06/1944, la biblioteca e la sala della Memoria nella Casa della Cultura, il museo degli oggetti della Civiltà contadina (gioghi per i buoi, aratri, lanterne a olio, le bici del lattaio, del barbiere, dell'arrotino, munite di cassettine e accessori necessari ai rispettivi mestieri) curato con passione dal signor Paolo Paolucci.


In tutto ciò, fin dalla prima volta che sono entrato ad Onna più di undici anni fa, ho percepito una comunità accogliente, orgogliosa, che non si è sfaldata davanti all'urto pesante del 2009: una comunità che proprio ripartendo dalla cultura del territorio e del suo passato ha gettato da subito i semi che ora stanno diventando alberi.

La ricostruzione di Onna, inoltre, è stata anche un patto di riappacificazione tra la Germania e la Comunità onnese dopo la strage del 1944, con la Repubblica Federale di Germania che si è posta attivamente come capofila in una serie di progetti che hanno avviato e affiancato la ricostruzione sociale e materiale di Onna, iniziando con Casa Onna, primo luogo di aggregazione nel paese distrutto, subito dopo il terremoto del 2009.

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Desidero tornare nuovamente ad Onna e studiarla ulteriormente, desidero vedere 《ju pinnero'》(=il pennerone), grande pietra cilindrica che in passato, attaccata a un braccio verticale di legno veniva utilizzata per pressare e torcere l'uva, le vinacce e/o le olive, a seconda delle zone, affinché se ne ricavasse il maggior estratto possibile; quando non venne più usata, questa pietra fu collocata nel cuore di Onna, accanto alla cantina da cui proveniva, e per generazioni è stata punto di riferimento e di ritrovo per la comunità onnese, come mi ha raccontato il giornalista Giustino Parisse. 《Ju pinnero'》 è stato recuperato per essere riportato a nuova vita, nella nuova Onna che sta rinascendo.

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Un invito.

Ve lo suggerisco con entusiasmo ed emozione, dopo essere andato via con un groppo in gola da un lato, e con il cuore risollevato dall'altro:

portate ad Onna i vostri figli e nipoti, portate i vostri amici e parenti che vengono a trovarvi, portate le scolaresche!

Onna sta diventando sempre più l'esempio di un luogo che dalla distruzione di vite umane e di case è riuscita a riprendere un suo percorso, ripartendo dalla sua storia e dall'ammirevole, commovente e tenace volontà e compattezza dei suoi abitanti.

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Ringraziamenti.

Desidero ringraziare la nostra guida Loredana Eusanio, la signora Margherita Nardecchia Marzolo (presidente Onna ONLUS), la signora Piera Nardecchia Marzolo, i signori Paolo Paolucci e Giustino Parisse per i loro racconti e aneddoti sul paese, e tutti gli Onnesi che oggi, come le volte precedenti, ci hanno accolto con la consueta gentilezza e con vivo orgoglio.

Un grazie al prof. Giulio Pacifico, consigliere Archeoclub L'Aquila, coordinatore e referente Archeoclub per questa intensa mattinata ad Onna.



Mauro Rosati

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giovedì 19 giugno 2025

19/06/1588 - UNA GIORNATA MOVIMENTATA

 

L'Aquila, palazzo Fibbioni:
interno dell'ingresso principale

(Foto: Sandro Zecca, 2017)


19/06/1588 - UNA GIORNATA MOVIMENTATA


Aquila, 19/06/1588

《 ADÌ • 19 DI GIVGNO 1588 AD HORE QVATTRO ET VN QVARTO • DI • NOTTE • QVESTA PORTA FV • BATV- / 

TA • DA • BERNARDINO • ZILLA • ANTONIO • DI MORRA • E POMPEO CALABRESE CAPI FAMOSISSIMI • DE • BANDI- / 

TI E DETTI CAPI VEN(NERO) • CON • NOVANTA • BANDITI • E • LA BATTERNO • CON • VN TRABVCCO • DANDOCI • VE- /

NTISETTE • BOTTE • P(ER) ASSASSINARCI • DA • CHE • NOI • NON HAVEVAMO INIMICITIA • CON • NESVNO • MA • FV P(ER) INVIDIA /

DELLE • GENTI • E • RACCOM(M)ANDANDOCI • ALLA • M(AD)RE DI • DIO • ET • A • S(AN) BERARDINO BENEDETTO CI DIFENDE-/

SSIMO • ET • LASCIORNO • IL TRABVCCO • E • SI • BVTTORNO • IN • FVGA • 》


📍 In pratica, un tentativo di assalto a Palazzo Fibbioni con una macchina d'assedio: il 《trabucco》.

L'episodio è narrato sul lato interno dell'ingresso principale di Palazzo Fibbioni, e l'iscrizione è sormontata dallo stemma del casato Fibbioni (Fibioni), riconoscibile da due leoni d'oro controrampanti che sostengono una 《fibbia》 (Fibbioni) ugualmente d'oro, con la stella d'oro nel capo, il tutto sul campo rosso dello scudo.


📍 L'iscrizione riferisce che il 19/06/1588, alle ore 《quattro e un quarto》 della notte, il portone di Palazzo Fibbioni venne preso d'assalto a colpi di 《trabucco》: il trabucco è una macchina da guerra d'assedio che, semplificando molto il discorso, possiamo immaginare come una specie di catapulta (ma più complessa) e, allo stesso tempo, come una fionda (frombola) gigante.

A seconda delle aree geografiche e delle epoche, si riscontrano diverse tipologie di 《trabucchi》.


Una nota sull'orario.

📍 Le ore《quattro e un quarto》 della notte non sono da considerarsi come le ore 4.15 del mattino, secondo il sistema orario che utilizziamo oggi.

📍 All'epoca in Italia vigeva l'《ora italica》(anche 《ora boema》), ossìa un conteggio delle 24 ore che partiva da dopo il tramonto. Il tramonto coincideva infatti con le ore 24.

↪ Di conseguenza, considerando che il 19 giugno a L'Aquila il sole tramonta intorno alle 20.52 ora legale, e quindi alle 19.52 ora solare, dobbiamo contare 《quattro ore e un quarto》 a partire dalle ore 20.00 circa:

pertanto l'assalto a Palazzo Fibbioni dovrebbe essere avvenuto intorno alle ore 0.15 secondo il conteggio orario che usiamo oggi.

↪ Al giorno d'oggi, infatti, utilizziamo il sistema delle 《ore francesi》(《ora oltremontana》) che arrivò gradualmente in Italia a partire dal Settecento, diffondendosi poi progressivamente nel corso dell'Ottocento: il sistema a 《ore francesi》 conteggia le 24 ore partendo dalla Mezzanotte.



Mauro Rosati

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domenica 8 giugno 2025

《SIAMO FATTI ANCHE DI SIMBOLI》


 

(Foto: Mauro Rosati)


Siamo fatti anche di simboli.

🇮🇹 🇪🇺 Quelle nella prima foto sono due delle bandiere esposte davanti alle nostre scuole cittadine.
In questo caso la bandiera dell'Unione Europea è ancora in condizioni discrete mentre la bandiera della Repubblica Italiana, come si può osservare, è purtroppo in condizioni di degrado, con il tessuto ampiamente logoro e sfilacciato.
Si tratta di una situazione che purtroppo si riscontra di frequente, e non solo davanti alle scuole. L'auspicio è che si possa porre maggiore attenzione alla cura ordinaria di questi simbolici drappi e alla loro sostituzione quando non sono più in condizione di essere esposti.


🦅 Ci tengo poi, da cittadino aquilano, ad aggiungere una proposta.

📍 Penso che sarebbe bello, auspicabile e formativo per gli studenti e per tutti noi cittadini in generale che in tutti gli edifici pubblici del territorio comunale, scuole incluse, venisse esposta anche la bandiera civica con i colori e lo stemma della nostra Città dell'Aquila (Città-Territorio), insieme a quelle della Repubblica e dell'Unione. Personalmente ritengo che sarebbe una forma di educazione civica quotidiana al fine di suscitare nella cittadinanza, e tra i giovanissimi scolari in particolare, curiosità, consapevolezza, senso di appartenenza rispetto alla propria Comunità locale. Senso di appartenenza che si traduce nel tempo in senso di responsabilità e di rispetto nei confronti dei luoghi in cui viviamo tutti i giorni.


🗓 La quotidianità è fatta certamente di tante necessità materiali ma anche i simboli hanno la loro importanza, sia nella nostra formazione, sia nel rafforzamento del nostro sentimento civile.



Mauro Rosati
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