sabato 31 maggio 2025

《TORNEREMO A SOLCARE IL VASTO MARE》

Fontecchio (L'Aquila):
edicola commemorativa dei Caduti
della Prima Guerra Mondiale.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)

 


Monumento: dal verbo latino 《monere》(=ammonire, ricordare).

Chissà se esistono una città, un borgo, un villaggio d'Italia che non abbiano un monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale.

La 《Grande guerra》 venne chiamata in origine, definita talora anche  come la 《Quarta guerra d'indipendenza》 per quanto riguardò l'Italia. Un conflitto su larga scala durato quattro anni (1914-1918) che viene considerato come l'ultima delle guerre 《antiche》 e la prima delle guerre 《contemporanee》. A memoria dei Caduti nacquero monumenti commemorativi e i 《Parchi della Rimembranza》 (rimembranza=ricordo), nei quali ad ogni albero piantumato corrispondeva la Memoria di un Caduto.

Ventuno anni dopo, nel 1939, iniziò un secondo grande conflitto su scala mondiale: e così la 《Grande guerra》 diventò la 《Prima Guerra Mondiale》(1914-1918), per distinguerla dalla 《Seconda》(1939-1945).

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Anche Fontecchio, borgo del Contado Aquilano sud-orientale (Quarto di San Giorgio fuori le Mura), ha il suo monumento ai Caduti della 《Grande guerra》: si trova al di sopra della Porta civica più esterna che dà accesso da nord al borgo fortificato medievale e guarda verso Piazza del Popolo, dove troviamo un altro monumento ai Caduti, riferibile come tipologia a quelli successivi alla Seconda Guerra Mondiale.


Il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale di Fontecchio, è una sobria e solenne edicola, di tipo architettonico classicheggiante, datata V[?] maggio MDCCCCXXI (5 maggio 1921).

Nota. L'anno 《1921》 è scritto secondo la numerazione romana dell'uso antico, ossia MDCCCCXXI; nella numerazione romana moderna, di uso ed epoca umanistica, la medesima data verrebbe scritta come MCMXXI.


La lapide, riportante una croce latina tra i nomi dei Caduti, recita nel capo la dedica della comunità di Fontecchio: 《 I FONTECCHIANI AI GIOVANI EROI / CHE DEL SANGUE LORO INFIAMMARONO / LE VIE DELLA PATRIA / DISCHIUSE VERSO I SUOI GRANDI DESTINI 》.


In alto, sotto al timpano triangolare, si legge una citazione epigrafata tratta dalle 《Odi 》 di Orazio (Quinto Orazio Flacco): 《 CRAS INGENS ITERABIMUS AEQUOR 》(=Domani riprenderemo a solcare il vasto mare) ; ORAZIO, 《Odi》; libro I, Ode VII.

Nel contesto originale si tratta dell'ultimo verso dell'Ode VII, Libro I, nella quale Orazio cita il discorso di Teucro a incoraggiamento dei suoi compagni di esilio: Teucro, personaggio mitologico, era il fratellastro di Aiace di Telamone, quest'ultimo morto suicida poiché non aveva ottenuto le armi di Achille, caduto durante l'assedio di Troia; tornato a Salamina, Teucro venne mandato in esilio dal padre Telamone che lo accusava di non aver saputo impedire il suicidio del fratello Aiace. E così, l'esule Teucro incoraggia appunto i suoi compagni di esilio a cercare nuove terre e nuove imprese dopo la partenza da Salamina: 

《[...] Teucro, fuggendo / da Salamina e dal padre, pure si dice che mise / una ghirlanda di pioppo sulle tempie umide / di vino, e parlò in questo modo agli amici tristi: /

"Dovunque ci porterà la fortuna, migliore / di mio padre, andremo, compagni ed amici: / Non disperate, sotto la guida e gli auspici di Teucro; / a Teucro ha promesso Apollo infallibile / un'altra Salamina su terre nuove. / O valorosi che avete sofferto di peggio / al mio fianco, ora scacciate col vino gli affanni: / domani riprenderemo il vasto mare.》 (riferimento bibliografico principale: https://online.scuola.zanichelli.it/perutelliletteratura/files/2010/04/testi-it_orazio_t4.pdf ).

Nel contesto specifico del monumento commemorativo di Fontecchio questo verso di Orazio si può interpretare come allusione alla resurrezione dei Caduti in un'altra terra, nell'eternità, per navigare nuovi mari e affrontare nuove imprese nella vita celeste; l'esilio da Salamina diventa metafora della morte in guerra, esilio e partenza dalla vita terrena, e i nuovi mari e le nuove terre diventano metafora di una nuova vita, la vita eterna dopo aver lasciato la vita terrena.


Alla base dell'edicola commemorativa sono raffigurati due rami di alloro, allegoria della vittoria, posti in decusse (a croce di Sant'Andrea) con i gambi che traforano lo scudo centrale raffigurante l'arme civica di Fontecchio nella versione più moderna: due leoni affrontati e controrampanti, che bevono da una fontana riproducente la vicina Fonte monumentale di Piazza del Popolo.

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Ritroviamo questa tipologia di monumenti, espressione della raffinata cultura umanistica e simbolica dell'epoca, in molti altri borghi e villaggi dell'ampio circondario dell'Aquila: ad Assergi, a Sassa, a San Benedetto in Perillis, a Calascio; giusto per citare alcuni esempi.

Monumenti sobri e comunicativi allo stesso tempo, frutto di una fine sensibilità culturale architettonica e letteraria. Monumenti da studiare e rivalutare: per la Memoria e per la Cultura.



Mauro Rosati

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