Santa Barbara, epònima del noto quartiere aquilano della prima periferia ovest, integralmente ricostruito dopo il sisma del 2009 conservando la sua impostazione urbanistica e le volumetrie originali delle case e delle palazzine demolite. Si tratta del quartiere ex INA intitolato appunto "Santa Barbara" (Quarto di San Pietro fuori le Mura), edificato nell'àmbito del piano nazionale di edilizia residenziale economica denominato 《INA-Casa》, attuato tra il 1949 e il 1963, dove l'acrònimo 《INA》 sta per I(stituto) N(azionale) A(ssicurazioni)
( vedi ad es.:
https://www.treccani.it/enciclopedia/il-piano-ina-casa-1949-1963_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Tecnica)/ , 20/05/2025).
I quartieri cittadini "Banca d'Italia" e quelli "INA-Casa" di Santa Barbara e di San Francesco, sorti dopo la Seconda Guerra Mondiale, rappresentano forse l'ultimo esempio del Novecento di urbanizzazione abbastanza ben pianificata e omogenea, anche dal punto di vista delle volumetrie, prima che prevalesse un criterio di pura e semplice lottizzazione edilizia senza rigorose prescrizioni di ordinata pianificazione, ordinata distribuzione e volumi edilizi regolari.
I quartieri "ex INA" di Santa Barbara e San Francesco, nonché quello "Banca d'Italia", si caratterizzano infatti per uno schema di strade convergenti verso lo spazio di una piazzetta centrale (es. Piazza Tommaso da Celano a San Francesco) e per la presenza di servizi comuni, tra i quali spazi verdi, come aiuole e alberature. Inoltre, dal punto di vista dell'odonomastica, il quartiere "Banca d'Italia" può essere definito anche come "Quartiere Italico", poiché le sue vie sono prevalentemente intitolate a popolazioni italiche inerenti alla storia antica degli Abruzzi: via dei Frentani, via dei Marrucini, via dei Marsi, via dei Peligni, via dei Piceni, via dei Sabini, via dei Vestini, con al centro la Piazza della Lega Italica, secondo una logica onomastica omogenea.
Architettonicamente, le case INA si contraddistinguono e si riconoscono per una struttura essenziale costituita da un telaio in cemento armato con tamponature in mattoni a vista, osservabili ancor oggi sulle abitazioni ristrutturate per le quali non è stata effettuata demolizione.
- Perché "quartiere Santa Barbara"?
Alcuni concittadini, nonché
la guida toponomastica aquilana di Quirino Bernardi (1961), pressappoco coeva all'edificazione del quartiere, riferiscono che il titolo di "Santa Barbara" sarebbe stato attribuito per la vicinanza del caseggiato alla Piazza d'Arme (o Piazza d'Armi), divenuta poi demanio comunale negli anni 2000, e alla corrispettiva Caserma "Giuseppe Pasquali/Campomizzi". Ancora alla fine degli anni '90 del Novecento da viale Corrado IV si vedevano i mezzi militari durante le esercitazioni proprio nell'ampio campo di Piazza d'Arme. Fino ad alcuni anni fa, la Caserma "Pasquali-Campomizzi", oggi sede degli Alpini, ha ospitato la Brigata Meccanizzata "Acqui".
- E quindi perché "Santa Barbara"?
Santa Barbara è tradizionalmente patrona di lavoratori che hanno a che fare con i rischi di fulmini, fuoco, esplosivi e simili; ad esempio:
i Vigili del Fuoco, la Marina Militare Italiana, e - ancora - artificieri, minatori, marinai, artiglieri, architetti, ingegneri ambientali, muratori, campanari, ombrellai.
Non a caso, i depositi di munizioni venivano comunemente chiamati anche《santabarbara》, come riscontrabile nei vocabolari di lingua italiana.
Santa Barbara, secondo alcune versioni agiografiche, fu rinchiusa in una torre dal padre Dioscoro, da cui la diffusa rappresentazione iconografica della Santa che regge una torre. E sempre suo padre Dioscoro, secondo alcune delle differenti versioni, uccise di persona la figlia Barbara e venne colpito da un fulmine o da un grande fuoco disceso dal cielo.
(vedi ad es.: https://www.santiebeati.it/dettaglio/80400 , 20/05/2025).
Santa Barbara, la cui ricorrenza cade il 4 dicembre, è anche patrona della Città di Rieti.
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Nota integrativa.
Come attestato da immagini d'epoca pubblicate ad esempio in 《Aquila in cartolina》, già prima della Seconda Guerra Mondiale, quindi precedentemente al quartiere "Santa Barbara" e alla Caserma "Pasquali-Campomizzi", l'ampia area di Piazza d'Arme veniva utilizzata come campo di esercitazioni per la vicina Caserma "Vincenzo De Rosa", sede del 18° Reggimento di Artiglieria, sciolto nel 1943 dopo l'armistizio dell'8 settembre e la rotta dell'Esercito Italiano.
Raccontava il signor Spartaco, aquilano classe 1925, che durante l'occupazione nazista (1943-1944) Piazza d'Arme venne utilizzata anche come spazio per atterraggio e decollo di velivoli da parte delle truppe occupanti.
La Caserma "De Rosa" era una grande cittadella che sorgeva nell'area di Villa Gioia, dove oggi si trovano i complessi del Palazzo di Giustizia e dell'Agenzia delle Entrate, sempre come attestano immagini d'epoca consultabili in diverse pubblicazioni.
Oggi, come unica e importante testimonianza materiale dell'ex Caserma "De Rosa", rimane la grande facciata triangolare a ridosso delle Mura civiche di Viale XXV Aprile, visibile dal piazzale di una galleria commerciale in Via Rocco Carabba e da chi percorre il Viale verso, o da, la Stazione Ferroviaria Centrale. La facciata rimanente, restaurata insieme alle Mura, faceva parte di una delle scuderie dell'ex Caserma, come riscontrabile dalla comparazione con le foto d'epoca disponibili nelle pubblicazioni.
Fino al terremoto del 2009 erano visibili anche altri elementi del complesso della Caserma "De Rosa":
• una interessante garitta in mattoni di gusto neo-gotico essenziale, elevata su un bastione, poi crollata a causa del sisma e non ricostruita durante il restauro delle Mura (la garitta era situata sulle mura a ridosso del piazzale antistante al Tribunale) ;
• e poi c'era anche una palazzina di buongusto otto-novecentesco che sorgeva subito accanto al Palazzo di Giustizia (a sinistra guardando l'ingresso del Tribunale), visibile sulla destra scendendo all'inizio di Via Francesco Filomusi Guelfi, e già sede del Comando della Caserma "De Rosa", come indicato nella didascalìa di un'immagine di 《Aquila in cartolina》; questa interessante palazzina, demolita dopo il sisma e non ricostruita, corrispondeva a una parte degli odierni parcheggi a ridosso del Tribunale.
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Insomma, un breve giro tra pagine di Storia contemporanea della nostra città:
da Santa Barbara e Piazza d'Arme fino a San Francesco, dal quartiere "Banca d'Italia" a Villa Gioia.
Mauro
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