domenica 8 maggio 2022

IL CASTELLO DI PIZZOLI: DUE DETTAGLI FRA TANTA BELLEZZA


Fig. 1. Pizzoli, castello Dragonetti-de Torres:
la facciata principale con le due meridiane.
(Foto: Emanuele Curci, 2022)




Fig. 2. Pizzoli; castello Dragonetti-de Torres, facciata principale:
 la meridiana con l'ora italiana antica (in alto a destra).
(Foto: Paola Cinque, 2022)

 
Fig. 3. Pizzoli, castello Dragonetti-de Torres:
arme del card. Cosimo de Torres.
(Foto: Paola Cinque, 2022).


Fig. 4. Pizzoli, castello Dragonetti-de Torres:
particolare della facciata principale,
con arme del card. Cosimo de Torres sulla finestra centrale al piano nobile.
(Foto: Paola Cinque, 2022)



IL CASTELLO DI PIZZOLI: DUE DETTAGLI FRA TANTA BELLEZZA 


C'è tanto, tantissimo, da dire sul Castello Dragonetti-de Torres a Pizzoli (L'Aquila), uno dei gioielli architettonici e artistici del territorio aquilano, e in particolare dell'architettura residenziale signorile 《fortificata》, adeguato alle nuove esigenze difensive che già dalla seconda metà del Quattrocento si erano presentate a seguito dell'introduzione delle armi da fuoco. 

Il castello de Torres nella veste odierna 《nasce》nel Seicento, quando già questo adeguamento difensivo era avvenuto a pieno, e si sviluppa intorno a un nucleo fortificato più antico, comprensivo di una torre medievale tutt'ora visibile nel complesso.


C'è molto da dire, appunto.


Il castello Dragonetti-de Torres di Pizzoli, insieme alle tipologie simili in altri centri dell'Abruzzo aquilano (es. Palazzo Santucci ai Navelli), è stato oggetto di una tesi di laurea del dott. Roberto Del Tosto che sabato 7 maggio 2022 ha condotto una visita guidata all'interno di questo stupendo complesso architettonico, nell'ambito di un'iniziativa a cura di Archeoclub L'Aquila in collaborazione con il Comune di Pizzoli.

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Nel rivedere le tante belle immagini pubblicate dai partecipanti alla visita di gruppo, mi hanno incuriosito alcuni particolari, tra i moltissimi spunti offerti da questo luogo.


1 - Le meridiane che si possono ammirare su due facciate del Castello: due su quella principale, rivolta a Meridione  e una su quella laterale  rivolta ad Oriente.

2 - L'altra curiosità, invece, è un dettaglio araldico nell'arme ecclesiastica del cardinale Cosimo de Torres (1584-1642) che campeggia fuori e dentro il palazzo da lui impostato nel Seicento, con successive ristrutturazioni e ulteriori arricchimenti nei secoli successivi.

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1-Le meridiane

Come abbiamo visto nel post precedente, fino all'Ottocento compreso, in Italia ebbe largo uso per secoli l'ora antica italiana (《ora italica》) che contava le 24 ore partendo dal tramonto del Sole (ora dell'Ave Maria) e non dalla Mezzanotte come si usa oggi.

L'ora italiana antica derivava dal conteggio delle ore già in uso tra il periodo romano antico e fino al XIII secolo. Nel sistema romano, antico però, le 24 ore non avevano tutte la stessa durata nel corso dell'anno poiché si basavano sulla durata delle giornate solari (《ore ineguali》): quindi d'Inverno avevamo le ore diurne minori di 60 minuti e le ore notturne maggiori di 60 minuti. In Estate accadeva il contrario.

Con l'introduzione degli orologi meccanici su torri e campanili, nel XIII secolo la Chiesa introdusse le 《ore uguali》: il nuovo giorno iniziava sempre all'Ave Maria del tramonto, però le 24 ore vennero fissate a 60 minuti, tutte uguali per tutto l'anno.


Chi invece lavorava per necessità con la luce naturale (contadini, artigiani), continuò a seguire i ritmi naturali del Sole e quindi, di fatto, anche le 《ore ineguali》.

Nel corso dell'Ottocento, l'ora antica italiana venne sostituita gradualmente da quella francese, soprattutto dopo l'Unità d'Italia e poi anche con l'arrivo graduale dell'elettricità nelle strade, prima, e nelle case, poi. 


Le meridiane del Castello Dragonetti-de Torres a Pizzoli, così come abbiamo visto per la facciata della chiesa di San Vito alla Rivera a L'Aquila (Borgo Rivera, largo Tornimparte), riportano entrambe le tipologie: 《italica》 e 《francese》 (ora oltremontana).

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Sulla facciata principale del Castello di Pizzoli, si possono ammirare due distinte meridiane in alto sulla facciata principale (fig. 1):

- a sinistra del portale abbiamo una meridiana che riporta le ore alla francese (《ora oltremontana》), introdotte gradualmente in Italia (come accennato) nel corso dell'Ottocento, a partire dal periodo di Napoleone Bonaparte, e in qualche caso già prima.


Le ore francesi dividono la giornata in due parti:

- 12 ore da Mezzanotte (inizio del nuovo giorno) fino a Mezzogiorno (inizio del pomeriggio); le ore antimeridiane (AM);

- 12 ore da Mezzogiorno alla Mezzanotte successiva; le ore postmeridiane (pomeridiane; PM).


Per questo la meridiana 《alla francese》 sulla facciata del Castello di Pizzoli, indica le 《 XII 》(《ore 12》) in corrispondenza del Mezzogiorno.


Sul lato destro della facciata (fig. 2), invece, abbiamo una meridiana che segna l'ora italiana antica, e infatti il Mezzogiorno corrisponde alle ore《18》, ossia 18 ore trascorse dal tramonto del giorno precedente.

Una meridiana dello stesso tipo (ora italiana antica) si trova anche sulla facciata est del medesimo Castello.


Al centro del quadrante tutte e tre le meridiane hanno una linea obliqua che taglia la linea verticale dei Solstizi: questa linea obliqua indica la 《linea degli Equinozi》, ossia la linea che indica l'altezza del Sole in questi due periodi dell'anno (Equinozio di Primavera, punto d'Ariete, 20-21 marzo, ed Equinozio d'Autunno, punto della Bilancia, 22-23 settembre) e li collega fra loro. 

Nei giorni intorno agli Equinozi le ore naturali (diurne e notturne) e quelle degli orologi hanno la stessa durata, circa 60 minuti, e l'ombra dello gnomone tocca la linea di Equinozio a Mezzogiorno, quando raggiunge l'altezza massima di quei periodi.

Lungo la linea che indica il Mezzogiorno (《18》) si incrociano la linea obliqua degli Equinozi e quella verticale dei Solstizi.


Al di sopra della linea degli Equinozi è raffigurato il segno del Capricorno, che indica il Solstizio d'Inverno, 21-22 dicembre, quando il Sole raggiunge l'altezza minima al Mezzogiorno; e per questo l'ombra dello gnomone tocca la parte alta della meridiana (con il Sole basso invernale, infatti, la meridiana viene illuminata completamente). 

Nei giorni intorno al Solstizio d'Inverno, le ore diurne naturali sono più corte rispetto a quelle degli orologi (meno di 60 minuti l'una).


Al di sotto della linea degli Equinozi, invece, è raffigurato il segno del Cancro (granchio) che indica il Solstizio d'Estate, 20-21 giugno, quando il Sole raggiunge il punto più alto sull'orizzonte al Mezzogiorno naturale (pressappoco intorno alle 13,00 ora legale, con oscillazioni quotidiane in più o in meno); per questo, con il sole più alto, i raggi vanno a illuminare la parte più bassa della meridiana e l'ombra dello gnomone tocca la linea retta del Solstizio nella parte bassa del quadrante.


Il funzionamento è lo stesso per tutte e tre le meridiane che vediamo sul Castello Dragonetti-de Torres: due (una in facciata e l'altra a est) utilizzano le ore italiane antiche, l'altra le ore francesi.

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In generale, lo stesso discorso vale per tutte le meridiane con questa struttura.


Nota. In alcuni casi, come la meridiana sulla destra della facciata di San Vito a L'Aquila, i segni zodiacali vengono indicati in forma simbolica, ossia con il loro simbolo stilizzato.

Nelle meridiane come quelle del Castello Dragonetti-de Torres a Pizzoli, i segni zodiacali vengono raffigurati 《al naturale》.

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2 - L'araldica

Il secondo dettaglio, invece, è di tipo araldico.


Nell'araldica ecclesiastica contemporanea uno dei principali segni distintivi del blasone (stemma) di un cardinale è il numero delle nappe (fiocchi), che pendono 《a piramide》 dai due lati del galèro (un cappello ecclesiastico 《a disco》 dalla forma particolare, con una 《cupoletta》 al centro).

Per i cardinali le nappe sono 15 per lato, quindi 30 in tutto.

E il colore del galèro è rosso porpora, distintivo dei cardinali.

L'uso del galèro rosso con le nappe, nei blasoni cardinalizi, è attestato dal XIV secolo circa e si afferma nel corso del XV secolo.


Eppure, se osserviamo il blasone del cardinale Cosimo de Torres, fuori e dentro il castello di Pizzoli, ci accorgiamo che le nappe sono 6 per lato, 12 in totale, come negli stemmi dei Vescovi non cardinali, ad esempio.

Nel caso di Cosimo de Torres, a prima vista, ci rendiamo conto che si tratta di un cardinale soltanto perché lo leggiamo sull'architrave della finestra centrale al piano nobile (fig. 4), nonché in altri ambienti del complesso, e perché vediamo il colore rosso del galèro in un blasone dipinto all'interno del Castello (fig. 3).


Quindi la domanda è:

perché 12 nappe (6 per lato), anziché 30 (15 per lato)?

Il motivo ce lo spiega, per esempio, l'Istituto Araldico e Genealogico Italiano (IAGI):

I fiocchi non erano definiti; così, nel tempo, si possono osservare cappelli cardinalizi con uno, tre, quattro o sei fiocchi per lato, al termine dei cordoni. Il numero dei fiocchi diviene, d’uso comune, disposto in quindici per parte, in cinque ordini, di 1, 2, 3, 4 e 5, sotto il pontificato di Pio VI (1775-1779) e confermato nel 1832, con il Decreto della S. Congregazione Cerimoniale del 9 febbraio, dove si recita che si mantenga il numero dei fiocchi, da collocarsi per ciascuno dei due fianchi dello stemma degli eminentissimi padri cardinali, portato a quindici da non molti anni, e sia a tutti proibito qualunque numero ad esso superiore.》(G. ALDRIGHETTI, Araldica ecclesiastica, in http://www.iagi.info/l-araldica-eclesiastica/ ).


Quindi, al tempo del cardinale Cosimo de Torres (Cinquecento-Seicento) il numero delle nappe era variabile, poiché non era stato ancora fissato a 15 per lato, come stabilì poi papa Pio VI Braschi, pontefice dal 1775 al 1799.


All'interno dell'arme di Cosimo de Torres, troviamo le 5 torri 《parlanti》 del casato di origine del cardinale, nobiltà di origine spagnola, ascritta al patriziato romano nel XVI secolo e poi a quello aquilano nel XVIII secolo; per questo Giovan Battista di  Crollalanza, nel suo Dizionario storico-blasonico li elenca come 《Torres (de) di Aquila》 e descrive così la loro arme nobiliare:

Di rosso, a cinque torri d'argento, ordinate in croce di Sant'Andrea》(in fig. 3 vediamo le torri nella versione colore《oro》).

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Lo stretto legame tra il cardinale de Torres ed Aquila, in particolare con il castello fondatore di Pizzoli, si manifestò anche alla sua morte, quando l'aquilana Accademia dei Velati lo commemorò con la pubblicazione di alcuni componimenti poetici:

A l'Aquila, nel cui vicino feudo di Pizzoli si recava spesso e il cui castello aveva fatto restaurare, la sua morte fu celebrata con la pubblicazione, nel 1642, di alcune poesie degli Accademici Velati, raccolte da G. Floridi.》 (dal lemma 《DE TORRES, Cosimo》, di P. MESSINA, in Dizionario Biografico degli Italiani - Treccani, 1991; volume 39:

https://www.treccani.it/enciclopedia/cosimo-de-torres_%28Dizionario-Biografico%29/  )



Mauro

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Sul tema degli orologi vedi anche il post precedente:

https://pianetalaquila.blogspot.com/2022/05/gli-orologicontadinie-il-quadrante-6-ore.html?m=1