mercoledì 25 maggio 2022

CASTELVECCHIO CALVISIO, PICCOLÒMINI E NON SOLO

 
Castelvecchio Calvisio: arme Piccolòmini.
(Foto: Francesca Sacco, 2022)



CASTELVECCHIO CALVISIO, PICCOLÒMINI E NON SOLO


Sfogliando le immagini di una nuova uscita di Archeoclub L'Aquila ecco che spuntano fuori nuovi interessanti spunti di approfondimento.

Una mattinata di apprendimento, con i partecipanti ospitati e guidati dalla prof.ssa Luigina Antonacci, sindaco di Castelvecchio Calvisio, e dall'arch. Corrrado Marsili, con la collaborazione del Comune di Castelvecchio Calvisio.

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Siamo a Castelvecchio Calvisio, borgo fortificato a est-sud-est di L'Aquila, nella Baronìa di Carapelle, ai confini orientali del Contado aquilano ma sempre nel Circondario dell'Aquila.

Il borgo si caratterizza per la sua conformazione urbanistica a pianta ortogonale con vie strette e dritte che si intersecano perpendicolarmente fra loro se le osserviamo dall'alto. L'intero nucleo fortificato si caratterizza per una forma complessiva che ricorda uno scudo ovale, una sorta di carapace di una tartaruga.

Intorno al centro fortificato, costituito da stupendi vicoli caratterizzati da un susseguirsi di archi e 《cavalcavia》 tra un caseggiato e l'altro, osserviamo il perimetro delle antiche mura, inglobate dalle abitazioni dei secoli più recenti (le case-mura), quando le mura persero gradualmente la loro funzione difensiva (fenomeno ricorrente in molti nuclei storici fortificati, in Italia e non solo).

Osservando queste mura, però, distinguiamo bene i profili dei bastioni, la loro struttura, poiché le case-mura tendevano a utilizzare la muratura difensiva già esistente e che spesso rimane ben individuabile.

(Sulla sapienza ìnsita nei centri antichi di borghi e città, vedi:

https://pianetalaquila.blogspot.com/2019/03/la-sapienza-dei-borghi-citta-e-paesi.html?m=1 )

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Lungo il circuito difensivo svetta la meravigliosa torre, porta civica bastionata, con l'orologio pubblico sopra la porta che accede all'abitato antico; orologio della tipologia a 《ore francesi》 con il quadrante 《a 12 ore》.

(Vedi: https://pianetalaquila.blogspot.com/2022/05/gli-orologicontadinie-il-quadrante-6-ore.html?m=1 )

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Tra le vie del borgo, infilate prospettiche di archi tra una casa e l'altra, materiali antichi reimpiegati nelle case medievali e post-medievali, a testimoniare l'antichità degli insediamenti abitativi a Castelvecchio e dintorni, come ci suggerisce anche il toponimo: 

Castel-vecchio》 appunto, indicante la vetustà del luogo come sito fortificato.

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E poi che dire della chiesa parrocchiale di San Giovanni il Battista con la sua facciata-campanile, il portale rinascimentale, la vela campanaria a quattro fòrnici (aperture) che svetta sulla cima della facciata, ricordandoci un po' la tipologia di Madonna d'Appari a Paganica (L'Aquila) e simili. Entrando ci accoglie l'ampio e monumentale interno a due navate dalle volte a crociera, le bugne a diamante dipinte sotto gli archi con effetto ottico tridimensionale (trompe-l'œil); molteplici gli altari lungo la navata dalle grandi e varie spazialità prospettiche, fino all'altar maggiore ligneo, vera e propria struttura architettonica barocca che ricorda l'impostazione di un 《retablo》.

Una costruzione architettonica a due ordini, questo altare, dominato nell'asse centrale dalla Madonna con il Bambino e, nella nicchia superiore dal Cristo risorto che con un gesto sembra protendersi verso fedeli e visitatori nella navata. Tra le due nicchie sui due livelli, domina come perno centrale, sacro e figurativo, la rappresentazione del calice con l'Eucarestia, metafora del sacrificio di Cristo che si ripete ad ogni celebrazione: morte e rinascita di Cristo, morte e rinascita dell'Umanità dal peccato.


Le altre nicchie di questa grande costruzione ci richiamano alle figure dei Santi che certamente devono essere legate storicamente alla Comunità di Castelvecchio Calvisio:

e così in basso a sinistra vediamo San Giovanni il Battista, titolare della chiesa parrocchiale, vestito con una semplice pelle di cammello, secondo diffusa tradizione iconografica;

sul lato opposto, sempre in basso, vediamo San Lorenzo martire, anch'egli vestito secondo l'iconografia più tradizionale;

in alto a destra, accanto al Cristo risorto, ci osserva San Martino di Tours, vestito con gli attributi vescovili, in quanto vescovo di Tours, appunto;

infine, in alto a sinistra, San Cipriano vescovo e martire; esistono diverse figure di San Cipriano nelle agiografie (biografie di Santi) ma quello di Castelvecchio Calvisio farebbe pensare a San Cipriano di Antiochia, vescovo e martire, poiché nella chiesa omonima fuori dal paese lo vediamo affrescato nell'abside di fronte a una giovane Santa: e ciò farebbe pensare a Cipriano d'Antiochia, mago pagano poi convertitosi al Cristianesimo, divenuto vescovo e martirizzato insieme alla giovane Giustina, vergine, all'inizio del IV secolo (da non confondere, sembra, con Santa Giustina di Padova).

Torniamo all'altare della parrocchiale.

In corrispondenza di ogni Santo, una scena narra il suo martirio o una scena simbolo della sua vita: e così vediamo San Cipriano d'Antiochia che, con Santa Giustina vergine, viene martirizzato per decapitazione, allo stesso modo di San Giovanni il Battista; sul lato destro, invece, San Martino a cavallo è raffigurato nel celebre episodio della divisione del mantello con il viandante, mentre in basso è ritratto San Lorenzo martirizzato sulla graticola.

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Parlando di San Cipriano, facciamo un salto fuori dal borgo e, tra splendide vedute paesaggistiche, raggiungiamo l'antica chiesa alto-medievale ad egli intitolata e sorta sui resti di un tempio romano dedicato a Venere.

La chiesa campestre di San Cipriano ci accoglie con una particolare facciata-campanile dalla torre campanaria che si staglia in alto leggera con un secondo arco esattamente sovrastante al portale d'ingresso. Rimaneggiata e integrata nel corso della sua storia, come tutte le chiese alto-medievali sorte su siti pagani, San Cipriano ci mostra la sua varietà architettonica fatta di materiali antichi reimpiegati nella muratura portante della chiesa, dall'aspetto sobrio e rustico.

Ci attirano alcuni dipinti ad affresco, di secoli tardo-medievali se non protorinascimentali: ed ecco un arco laterale con pilastri dipinti da motivi fito-floreali (foglie e fiori), per poi alzare lo sguardo e vedere un angelo annunciante in alto a sinistra sull'arco (l'arcangelo Gabriele) e la Vergine Maria, sul lato opposto. Una scena di Annunciazione, quindi, che vede una piccola figura e una scritta su un pilastro, probabilmente riferimento a un devoto committente del dipinto.

Raggiungiamo la nicchia del catino dell'abside, superato il ciborio, e ci troviamo davanti alle due figure affrescate di cui parlavamo più sopra: il Santo vescovo (probabilmente il San Cipriano d'Antiochia, vescovo e martire), e la giovane Santa con un libro aperto nella mano (probabilmente la Santa Giustina vergine e martire). Sulle agiografie di questi due Santi non ci sono certezze assolute, tuttavia questa coppia affescata che vediamo nella chiesa di San Cipriano e il martirio di San Cipriano raffigurato nella chiesa parrocchiale, ci farebbero ipotizzare - con il beneficio del 《forse》- che si tratti dei Santi martiri Cipriano e Giustina di Antiochia.

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Tanto altro ci sarebbe da dire e da osservare ma questo post vuole essere soltanto un invito a visitare e ad osservare le tante notizie che questo borgo del Circondario aquilano ci sa narrare.


E torniamo proprio nel borgo, dove il Palazzo del Capitano ci narra della presenza della signoria Piccolòmini, noto casato storico presente con i suoi tanti rami ereditari in molte aree d'Italia.

Anche qui a Castelvecchio troviamo la loro arme (immagine in alto), o blasone (stemma), reso famoso anche dal papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolòmini.

Ecco la blasonatura dei Piccolòmini così come descritta da Giovan Battista di Crollalanza (Dizionario storico-blasonico) negli anni '80 dell'Ottocento:

D'argento, alla croce piena d'azzurro, caricata di cinque crescenti montanti d'oro [...]》

Ho lasciato i puntini di sospensione poiché, in alcune varianti, l'arme presenta anche l'aquila imperiale in capo alla croce. 

Ovviamente dipende dai singoli rami del casato.

In questi caso (immagine in alto), al piede della croce, una 《 F 》 incisa.

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Desidero concludere con una breve nota estetica.

Tra le molte foto realizzate dai partecipanti alla visita, ve n'è una che ritrae una graziosa piazzetta (immagine in basso): una fontana circolare al centro, con vasca in pietra, un anello selciato in porfido, delle panchine semplici e un bell'anello a prato ed alberi che conclude lo spazio circolare di questa piazzetta.

La bellezza della semplicità》, così ho spontaneamente definito quest'immagine: la bellezza non richiede grandi interventi quanto piuttosto pochi semplici ritocchi e aggiustamenti, nei paesi come nelle città.

E il 《verde》(prati, siepi, alberi), elemento fondamentale, è immancabile, ancor più nell'urbanistica odierna.


Mauro


Castelvecchio Calvisio, piazzetta.
(Foto: Paola Cinque, 2022)