mercoledì 19 gennaio 2022

L'EPIFANÌA, SANT'ANTONIO E... «JU CAIONE»


L'EPIFANÌA, SANT'ANTONIO E... «JU CAIONE»


 

 L'Epifania e Sant'Antonio: un proverbio contadino che accomuna le due feste.


 

«PASQUA BIFANÌA, TUTTE LE FESTI LE PORTA VIA,

PO' VE' SANT'ANTONIU, E NE REPORTA 'NU CAIONE»

 

(Pasqua Epifanìa, tutte le feste porta via; poi arriva Sant'Antonio e ne riporta un «caione» [una sorta di cestone])




L'Epifanìa, secondo tradizione, è la prima Pasqua, la Pasqua piccola (o Pasquetta, o Pasqua «de jennaru»), che anticipa la Pasqua grande di Primavera.


Non a caso, durante la Santa Messa dell'Epifania, il sacerdote proclama l'annuncio del giorno di Pasqua e di tutte le ricorrenze liturgiche ad essa legate.


In Campania, ad esempio, è d'uso consumare la prima pastiera dell'anno proprio nel giorno dell'Epifanìa: la pastiera è un caratteristico dolce tipico della Pasqua nella tradizione napoletana.


Sempre nel giorno dell'Epifanìa, almeno fino a circa mezzo secolo fa, si usava girare per le case - soprattutto i ragazzini - cantando le popolari «Pasquarelle» e chiedendo qualcosa da mangiare (in particolare la salsiccia dal maiale appena macellato, e/o eventuali altri prodotti alimentari di stagione che si potevano trovare presso le case di una volta).


 

Il «CAIONE» (non traducibile con esattezza in italiano) era invece un grande cesto realizzato generalmente intrecciando giovani rami di vimini (dai sàlici) o di avellano (dal nocciòlo).


A differenza dei cesti normali però, era aperto sui lati: si trovava nelle stalle dove venivano ricondotte al chiuso le pecore, si posizionava un po' in alto e si riempiva di foraggio.

Mentre la tradizionale mangiatoia con greppia, per altri animali, si trovava in basso, il «caione» era una sorta di distributore di porzioni: quando la pecora ne aveva bisogno, si alzava verso di esso e ne tirava giù una manciata di foraggio.

Si trattava di un cesto particolare molto capiente.


Da qui il significato del proverbio: l'Epifanìa porta via le festività ma poi Sant'Antonio abate (17 gennaio) ne riporta altre in grande quantità (Carnevale, Candelora, San Biagio e così via fino alla Pasqua).


Nota. Per il Carnevale fa eccezione L’Aquila, dove i festeggiamenti iniziano non prima del 2 febbraio (compreso) anziché il 17 gennaio (o altre date), a memoria del grave terremoto del 1703, verificatosi nel giorno della Candelora e nel pieno del periodo carnascialesco. Per tale motivo, quello aquilano viene considerato il Carnevale più corto del mondo, soprattutto quando la Pasqua cade molto «bassa» (ossia più vicina al giorno dell'Equinozio di Primavera, il quale - al limite - può verificarsi anche il 20 marzo; in ogni caso però, per il calcolo della Pasqua viene adottato convenzionalmente sempre il 21 marzo come giorno dell'Equinozio). Quindi quando la Pasqua cade il 22 marzo di un anno non bisestile, le Ceneri cadono il 4 febbraio, e in quel caso il Carnevale aquilano si festeggia solo il 3 febbraio.

 


Il «caione», molto capiente, metaforicamente indica appunto una gran quantità.

(Area dialettale: Alto Cicolano, Appennino centrale reatino-aquilano)

 


 

Mauro