Possiamo realizzare le cose più belle del mondo - un edificio, un'opera d'arte, un abito elegante, e quant'altro - ma se le mettiamo nel posto sbagliato, faranno sempre una pessima figura.
Il 《bello》 non è un valore assoluto né esclusivamente soggettivo, ma è figlio di un dialogo con il contesto; altrimenti abbiamo la cosiddetta 《nota stonata》 che non segue il complesso della sinfonia.
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In un'intervista-dialogo di un paio d'anni fa, il critico d'arte Philippe Daverio aveva - a mio avviso - sintetizzato ottimamente il concetto, pressappoco con queste parole: 《La Bellezza è quando le cose vanno d'accordo》.
Era una sua risposta alla famosa e atavica domanda: 《Cos'è la Bellezza?》.
Semplicemente accostando un sostantivo e un predicato 《dinamico》, aveva sottolineato un'oggettività del concetto e della percezione di Bellezza.
Vale a dire: la Bellezza non è soltanto un'opinione soggettiva/personale.
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Quindi non è sufficiente che sia bello 《ciò che piace》 - opinione soggettiva - ma è necessario che 《ciò che piace》 sia in armonia con ciò che gli sta intorno - elemento oggettivo -.
D'altra parte è quello che facciamo spontaneamente e quotidianamente quando scegliamo degli 《accostamenti》: che siano l'abbigliamento, un oggetto d'arredo o quant'altro.
Mauro Rosati