sabato 26 settembre 2020

26 settembre 1997 - Ore 11,40

 

Assisi; la navata della Basilica Superiore di San Francesco dopo il crollo della volta "dei Dottori della Chiesa" e di una parte delle due adiacenti.
(Fonte immagine: Wikipedia; CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1688295 )

26 settembre 1997

Ricordo bene quella mattina. Ero a scuola, a Pettino (zona futura multisala), a poca distanza da Palazzo "Silone", sede della Regione Abruzzi.

Da una decina di giorni avevo iniziato il primo anno delle Scuole Superiori. Già da un po' eravamo rientrati in aula dalla ricreazione. Eravamo a lezione con la prof. di Italiano.

A un certo punto sento un rumore sordo ma costante che proveniva dall'esterno, come un elicottero che passa ad una certa distanza. Subito dopo quel rumore alcuni miei compagni iniziano a dire che sentivano il terremoto. Ovviamente non posso dire che il rumore esterno fosse legato al terremoto, considerata anche la distanza dall'epicentro (circa 100 km); potrebbe anche essere stata una semplice coincidenza.

Non mi accorgo subito della scossa; mi fermo, e dopo un po' percepisco una sensazione strana e disorientante: il pavimento sembrava diventato "di gomma", una specie di elastico, e si muoveva lentamente oscillando a strattoni; sembrava un po' come stare su una barca o su una zattera ormeggiata che si muove leggermente assecondando la corrente dell'acqua. Avevo l'orologio al polso: lo guardo; lo schermo segnava le 11:42 (andava avanti di un paio di minuti).

Tutto questo accadeva in pochi secondi e intanto l'oscillazione si fermò.

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Pensai subito che il terremoto doveva essere avvenuto tra Umbria e Marche perché qualche ora prima, al giornale radio delle 06:30 che seguivo ogni mattina prima di uscire di casa, avevo ascoltato che nella nottata, alle 02:33, si era verificata una forte scossa di terremoto al confine tra Umbria e Marche (tra Assisi, Nocera Umbra, Sellano, Colfiorito, Serravalle di Chienti, Foligno, Preci e diversi altri paesi). La scossa di quella notte (Magnitudo momento 5.7; Fonte: INGV, CPTI15) era stata interpretata come l'evento principale e aveva provocato due vittime, alcuni feriti e molte lesioni, anche nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi.

La scossa principale (Magnitudo momento 6.0; Fonte: INGV, CPTI15) avvenne invece alle 11:40 e fu più forte di quella della notte (oltre il doppio in termini di potenza).

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Due ore dopo, tra le 13:30 e le 14:00, mentre ero nei pressi della Fontana Luminosa ad aspettare l'autobus per tornare al paese, i miei compagni di viaggio (studenti e lavoratori) confermavano la notizia e la localizzazione del terremoto. Quasi tutti lo avevano avvertito e ognuno raccontava come lo aveva sentito e dove si trovasse alle 11:40. Purtroppo c'erano state altre vittime, nonostante gli edifici fossero già sgombri dopo la scossa della notte; tra le vittime c'erano, per esempio, tecnici che erano al lavoro per effettuare i primi rilievi dei danni dopo l'evento della notte.

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Alle 20:00, come ogni sera, mi collego per seguire il TG5 (all'epoca non avevo ancora "divorziato" con i TG e con una certa informazione in generale; questo però è un altro discorso).
Inizia il TG. Nessuna sigla, nessun titolo, nessuna parola di commento: l'edizione si apre con un video impressionante. Una telecamera aveva ripreso la scossa delle 11:40 dentro la Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi: si vede una parte della volta che crolla quasi subito durante la scossa e poi un grande polverone che oscura le immagini; il crollo uccide le quattro persone che erano lì sotto, frati e tecnici che si trovavano al centro della navata. Da quanto si è detto nei mesi e negli anni successivi, pare che la causa principale di quel crollo, oltre alle lesioni della scossa della notte, fosse stata una ristrutturazione "disgraziata" effettuata molti anni prima e che aveva appesantito molto le volte della Basilica.

Poi una ripresa all'esterno della Basilica: si vede un fotografo uscire dal portale completamente bianco di polvere, impietrito dalla paura; si era salvato dal crollo perché era distante alcuni metri dal punto del crollo. Un'altra immagine impressionante: quell'uomo sembrava una statua, sia per la polvere che lo ricopriva sia per lo spavento; era un fotografo che stava documentando i primi sopralluoghi. Anni dopo, da un documentario, ho saputo che altri tecnici si sono salvati da quel crollo perché erano nel transetto della Basilica e mi pare si siano riparati in Sacrestia: uno di loro raccontò che all'inizio dello scossone aveva visto la volta della Basilica letteralmente sollevarsi e ripiombare sui muri della chiesa. 

Altra immagine ancora: sempre alle 11:40 di quella mattina, in un altro paese della zona colpita, si vede un uomo all'esterno che fa appena in tempo ad allontanarsi da una casa dietro di lui (forse già lesionata) che si sbriciolava in pochi secondi.

Dopo queste immagini tremende (almeno queste sono quelle che ricordo), si apre l'inquadratura sullo studio del TG e il conduttore inizia a raccontare la cronaca di quella bruttissima giornata.

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Il giorno seguente, su un nostro giornale locale, lessi che la scossa della mattina precedente aveva provocato lesioni lievi in alcuni edifici e in particolare delle lesioni nella Basilica di Collemaggio. Non saprei in quale punto della Basilica fossero quelle lesioni e chissà se non fossero proprio nella zona del transetto che è poi crollata durante il sisma del 2009.

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Mi impressiona sempre il ricordo di quel terremoto del 1997, sia per le immagini sia perché conosco Assisi, e anche perché si tratta del primo grave terremoto in Italia che io ricordi direttamente.

Undici anni e mezzo dopo, nel 2009, mentre il terremoto sbalzava e scuoteva la mia casa e la mia città, tra i molti pensieri che mi passavano per la mente in quei secondi di paura, c'era anche questo: ecco, questo è quello che devono aver provato gli Umbri e i Marchigiani nel 1997; questo è quello che devono aver provato gli Aquilani dei secoli precedenti. Questi pensieri mi passavano spontaneamente nella mente in frazioni di secondo, tra le 03:32 e le 03:33 del 06 aprile 2009, quando il sisma mi aveva svegliato dal sonno profondo, "bloccandomi" sul letto, immobilizzato dalla paura.

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Nell'aprile del 2001, oltre tre anni e mezzo dopo quel 26 settembre 1997, sono tornato per la prima volta ad Assisi dopo il terremoto (c'ero stato da bambino alcuni anni prima del sisma). Il borgo complessivamente si presentava bene anche perché, ad eccezione del crollo nella Basilica francescana, i danni nella cittadina erano stati molto meno gravi rispetto ad altri Comuni più vicini all'epicentro. C'era qualche ponteggio di ristrutturazione ma niente di particolarmente vistoso.

La Basilica era stata riparata e riaperta al pubblico nel 1999 e, ovviamente, non potevo non andare a vederla. Allo stesso tempo però mi faceva impressione entrare lì dentro: erano ancora molto vicine le immagini spaventose del 1997; sembrava un po' come entrare nel luogo di un "delitto".
Appena entrato, per prima cosa guardai verso le volte. La muratura della porzione crollata era stata ricostruita ma ovviamente non c'erano gli affreschi, che erano stati raccolti in frammenti e avrebbero richiesto più tempo per essere ricomposti nelle porzioni che era possibile recuperare.
Camminare sul pavimento della navata mi dava la sensazione quasi di una profanazione, ricordando la tragedia provocata proprio lì dal terremoto di tre anni e mezzo prima.

Poi, pian piano, iniziai a spostare l'attenzione sugli splendidi affreschi, opera di vari maestri, che narrano le Storie della Vita di San Francesco e rappresentano anche altri importanti soggetti religiosi.

Quella visita alla Basilica di San Francesco servì a riprendere confidenza con quel luogo dopo le immagini spaventose del 1997.


Mauro Rosati