Fig. 1 - Targhe italiane storiche (1901-1927) (Fonte: "scatTO - il fotoblog della Città di Torino") |
Fig. 3 - Aprutii Ulterioris Descriptio (Mappa dell'Abruzzo Ulteriore, 1590; particolare) |
Porto
Maurizio.
Ho
sentito per la prima volta questo nome circa 10-12 anni fa da un frate francescano
del convento di San Giuliano a L’Aquila. Mi stava parlando di San Leonardo da
Porto Maurizio, missionario francescano diffusore in Italia delle Viae Crucis, e più precisamente mi stava
illustrando la “Croce di San Leonardo da Porto Maurizio”, della quale avevamo davanti
una riproduzione in materiale povero (→ lascio alla vostra curiosità l’approfondimento
sul Santo e sulla sua vita).
Diversi
anni dopo, durante una ricerca sulla storia delle targhe automobilistiche
italiane e relative Province, mi sono imbattuto nella Provincia di Porto
Maurizio istituita nel 1860. Fino a quell'anno, il territorio di Porto Maurizio era appartenuto alla Provincia di Nizza (Regno di Sardegna); dopo la cessione di Nizza dal
Regno di Sardegna (futura Italia) alla Francia, il Circondario al quale
apparteneva Porto Maurizio - che era rimasto al Regno di Sardegna - divenne «provvisoriamente» Provincia di Porto
Maurizio (Regio Decreto 4176/1860 del Regno di Sardegna). La cessione di Nizza
alla Francia causò l’“Esodo nizzardo”, ossia un esilio di massa dei nizzardi
che volevano mantenere la cittadinanza sabauda. Nizza era anche la città natale
di Giuseppe Garibaldi che fu oppositore della cessione dalla quale,
comprensibilmente, rimase fortemente deluso. All'"Esodo" del 1860 seguirono poi i "Vespri nizzardi", dall'08 al 10 febbraio del 1871.
→ Nota. Dal 1905 al 1927 le targhe
automobilistiche italiane non riportavano la sigla della provincia ma un numero che
identificava il capoluogo, seguito da una sequenza numerica che invece indicava
l’ordine di immatricolazione delle automobili in ciascuna provincia; il numero
che indicava il capoluogo veniva assegnato in ordine alfabetico, ad
esempio: la nostra città, all'epoca “Aquila” (senza l’articolo) veniva
identificata con il numero “3” (dopo Alessandria e Ancona); Porto Maurizio
aveva il numero “50”. In precedenza, dal 1901 al 1905, le targhe riportavano il
nome intero del capoluogo seguito dalla sequenza numerica di immatricolazione
(Fig. 1).
(Vedi anche la monografia:
https://www.targheitaliane.it/monografie/targhe_automobilistiche_del_primo_periodo.pdf ) ←
Oggi
però la Provincia di Porto Maurizio non esiste.
A
quel punto, quindi, volevo capire dove si trovasse questa città di Porto Maurizio
e così sono arrivato a un’altra storia.
Porto
Maurizio - come suggeriva già il toponimo “Porto” - è una località costiera della Liguria, sulla “Riviera di Ponente”.
Nel
1923, il Comune di Porto Maurizio venne unito al Comune di Oneglia - insieme ad
altri nove Comuni -, formando una città e un nuovo Comune più grande (Regio Decreto n. 2360/1923). Per non fare “torto” a nessuno dei due principali ex Comuni, si
decise di dare alla città il nome del torrente che divide Oneglia da Porto
Maurizio: il torrente si chiama “Impero”. Per cui, da quel momento, nacquero il
Comune e la Provincia di “Imperia” che ereditò quella di Porto Maurizio; per
l’esattezza il nuovo nome della Provincia venne stabilito 19 giorni dopo
l’unificazione dei Comuni (Regio Decreto 2491/1923).
Questa
storia vi ricorda qualcosa? A me ne ricorda una simile ma con un finale
“leggermente” diverso.
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Spostiamoci
di qualche centinaio di chilometri a sud-est di Imperia e andiamo avanti di
quattro anni, al 1927.
Siamo
negli Abruzzi, alla foce del principale fiume della Regione. Sulle rive di
questo fiume esistono due Comuni: da un lato Castellammare Adriatico, in
Provincia di Teramo (l’Abruzzo Ulteriore Primo); dall'altro Pescara, in
Provincia di Chieti (l’Abruzzo Citeriore). Il fiume che divide i due Comuni si
chiama Aterno-Pescara; semplicemente Aterno per gli antichi (Aternus).
→ Curiosità.
Questo fiume nasce nel nostro Appennino, si unisce poi con il Pescara fino a
sfociare nel Mare Adriatico. Secondo la tradizione, Ceteo (o Cetteo) - vescovo
di Amiterno (Amiternum) - venne
gettato nel fiume Aterno con una mola al collo, per ordine di un capo
longobardo che lo aveva accusato - a torto - di sospetto tradimento; il corpo
di Ceteo seguì la corrente del fiume fino a fermarsi alla sua foce, dove lo
trovò un pescatore del luogo che lo chiamò Peregrinus
("Viandante", "Straniero", "Forestiero", "Sconosciuto", poiché non ne conosceva il nome) e lo seppellì. In seguito a un miracolo
attribuito al Santo, il vescovo locale gli diede migliore sepoltura. San Cetteo
di Amiterno è oggi patrono e titolare della Cattedrale della città che sorge
alla foce di questo fiume. ←
Come
ad Imperia nel 1923, anche in questo caso, nel 1927, si decise di unificare i due Comuni
in uno più grande; e anche qui nacquero un nuovo Comune e una nuova Provincia
(Regio Decreto Legge n. 1/1927).
E
a questo punto la storia “si divide” da quella di Imperia. Per una questione di
“equilibrio” tra i due ex Comuni, la città teoricamente avrebbe dovuto prendere un terzo
nome o almeno unire i due nomi (cosa però più difficile).
Allora, pensando a questa vicenda, il primo nome che mi è venuto in mente è stato “Aternia”, sull’idea di “Imperia”.
Tra l’altro, il motto che compare sul gonfalone comunale di Pescara inizia con
«Haec est Civitas Aterni […]» («Questa
è la Città di Aterno [...]»), con riferimento al nome dell’insediamento romano: Aternum od Ostia Aterni (in lingua latina il toponimo “Ostia” indica la foce di un fiume e, per estensione, un “Porto”).
In
questa storia invece, prevalse il nome di “Pescara” che “assorbì” quello di
Castellammare Adriatico.
Non
conosco nel dettaglio tutte le motivazioni che portarono a questa scelta, ma è
difficile negare che dovettero avere un certo “peso” il carisma e lo spessore culturale
(e politico) del “Vate” Gabriele D’Annunzio, nato nel comune di Pescara nel
1863 (quindi a sud del fiume); anche se da qualche anno si era “ritirato a vita
privata”. Per dovere di cronaca storica va anche considerato, però, che
Castellammare Adriatico, fino all'inizio dell’Ottocento, faceva parte della
giurisdizione della cittadella fortificata di Pescara, divisa in due dal fiume
(Fig. 2; "Pescara Citeriore" e "Pescara Ulteriore"); intorno al 1806-1807, a seguito della riforma amministrativa
napoleonica, Castellammare fu separato da Pescara e riconosciuto come comune
autonomo dell’Abruzzo Ulteriore Primo (Provincia di Teramo). Quindi va
considerato anche il maggior “peso” storico del toponimo Pescara (Piscaria, Piscara).
→ Nota.
La stessa riforma istituiva le Province al posto dei Giustizierati e sanciva la
distinzione tra la Provincia di Abruzzo Ulteriore I (Teramo) e la Provincia di Abruzzo
Ulteriore II (Aquila). Precedentemente i due territori erano identificati insieme,
semplicemente come “Abruzzo Ulteriore”, con distinzione geografica rispetto all'"Abruzzo
Citeriore" (il confine correva principalmente lungo il fiume Aterno). ←
→ Curiosità.
Su una mappa dell'Abruzzo Ulteriore datata 1590 (Fig. 3), è riportata una lunga
striscia di bosco che si estende dalla fortezza di Pescara - lato nord (Pescara
Ulteriore) - fino alla foce del fiume Saline.
Il
bosco è indicato come "Silva
lentisci" (letteralmente la "Selva di lentisco").
Sulla
stessa mappa, lungo il bosco tra l'Aterno e il Saline, è rappresentato un colle
a ridosso della "Silva": in
cima a questo colle (o Monte) è indicato un piccolo centro abitato con il nome
di Monte "silvano"; l’attributo di "silvano" è riportato
con la lettera minuscola, separato rispetto a “Monte”: insomma, "il Monte
della selva".
Nella mitologia romana, "Silvano", con l'iniziale maiuscola, è il nome-aggettivo proprio che indica il dio pagano dei boschi (selve) e delle campagne (associato a Fauno nei culti pubblici); più in generale, si definiscono "divinità silvane" tutte quelle che nell'antichità erano venerate in associazione ai boschi e alle zone rurali.
Lungo
il tratto di litorale dove c'era il bosco di lentisco ("Silva lentisci") oggi sorgono in
sequenza, da sud a nord: Pescara nord, Marina di Montesilvano, Marina di Città
Sant'Angelo. ←
Il
Regio Decreto che nel 1927 istituì il nuovo Comune di Pescara sembra far capire
che non si trattò di una unificazione “alla pari” ma di un “accorpamento” (o ri-accorpamento)
del Comune di Castellammare Adriatico al Comune di Pescara, come se si
riconoscesse - quindi - una prevalenza storica del toponimo “Pescara” (RegioDecreto Legge n. 1/1927).
Lo stesso Decreto istituiva anche la nuova Provincia di Pescara, che fu creata con l’acquisizione di Comuni appartenenti ai “Tre Abruzzi” storici: principalmente dalle Province di Chieti (Abruzzo Citeriore) e di Teramo (Abruzzo Ulteriore Primo), e in parte minore anche dalla Provincia di Aquila (Abruzzo Ulteriore Secondo).
Castellammare
Adriatico, però, è un nome che ha un suo “fascino”.
Per
questo, quando mi trovo a parlare con colleghi o conoscenti originari di
Pescara, faccio sempre questa domanda “scherzosa” per “stuzzicare” un po’ di
sano campanilismo culturale: - sei di
Pescara o di Castellammare Adriatico? -
Tutti
gli interessati che ho “interrogato” finora mi hanno risposto, raccogliendo il “gioco”:
-
Castellammare Adriatico -.
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A
questo punto, lasciamo stare le motivazioni che hanno portato alla scelta del
nome "Pescara" e facciamo un “gioco di ucronia”.
Ucronìa:
che cosa vuol dire questa parola? È un termine nuovo (neologismo) che si basa
sulla lingua greca ma che è arrivato nella nostra lingua nazionale tramite il
francese, nel XIX secolo.
Letteralmente
potremmo tradurlo come “utopia del tempo”
(con “tempo” inteso come "Storia") oppure “altro
tempo” (con “altro” nel senso di “alternativo”).
In
parole più semplici significa: come
sarebbe andata la Storia se…? Cosa
sarebbe accaduto se…? Si immagina cioè come sarebbe potuta andare la Storia
se una certa vicenda si fosse svolta in modo diverso da quello effettivo.
Due
esempi “forti” dall'Ottocento e dal Novecento: cosa sarebbe accaduto se
Napoleone Bonaparte avesse vinto la battaglia di Waterloo? Cosa sarebbe
accaduto se l’Asse avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale? E così via.
Si
cerca in pratica di ragionare su eventi non verificatisi, le cui possibili ipotesi
e interpretazioni sarebbero però tante, visto che le vicende storiche sono il
frutto di molte variabili.
Oltre
agli studi storici scientifici, l’ucronia è anche oggetto di letteratura, di divulgazione
e di cinematografia.
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E
adesso veniamo al gioco di ucronia che vi propongo:
come avrebbe potuto
chiamarsi “Pescara” se nel 1927 avessimo scelto un terzo nome?
Aternia?
Ostia sull’Aterno? Ostia negli Abruzzi? Ostia degli Abruzzi? Ostia Adriatica? Civita
di Aterno? Porto Aterno? Adriapoli?
Provate
a divertirvi con le vostre conoscenze personali e con la vostra fantasia!
L’invito a questo gioco è rivolto a
tutti gli eventuali lettori di questa pagina, pescaresi e non pescaresi!
Potete scrivere il vostro nome “immaginario” in questo mini-questionario.
Buon divertimento! 😊
Mauro
Rosati
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P.s.:
“Abruzzo” e “Abruzzi”. In questa pagina ho parlato spesso di “Abruzzi”.
Facciamo
una riflessione a parte: la nostra Regione, pur essendo piccola
territorialmente e demograficamente, è molto varia; è una Regione formata da
diverse “sotto-regioni” e da quattro Province. Questi territori sono a volte
molto differenti fra loro: per cultura, per storia, per dialetti, per
architettura, per paesaggi. E quando scrivo “differenti” lo intendo come una
ricchezza.
Allora
perché non ripristinare ufficialmente il nome “Abruzzi”? Non per motivi “nostalgici”
ma perché, a mio parere personale, sarebbe un nome più corretto, sia per
ragioni storiche sia per l’attualità.
Ho
notato di persona che anche molti turisti stranieri, soprattutto i Tedeschi,
usano dire tutt'oggi “Abruzzi”; e non solo quelli più anziani. È un caso? Non lo so, ma penso che il nome di “Abruzzi”
identificherebbe meglio le varietà della nostra Regione, e quindi la sua
ricchezza.
Pensiamoci su! E in questo caso "non per gioco".