domenica 29 dicembre 2024

IL 《PRESEPE CINQUE》


IL 《PRESEPE CINQUE》

Scorcio aquilano - 1


Il 《Presepe Cinque》: 

📍 uno scorcio della Città dell'Aquila con alcuni dei monumenti rappresentativi e con riproduzioni di abitazioni caratteristiche, in particolare del Quarto di San Pietro.

Scorcio aquilano - 2


🔎 Si riconoscono la Torre di Palazzo (al confine tra il Quarto di Santa Maria e il Quarto di San Pietro), la chiesa e il campanile dei Padri Gesuiti (già parrocchiale di Santa Margherita della Forcella), la statua di Carlo II d'Asburgo di Spagna (piazza Santa Margherita), la chiesa Capoquarto di San Pietro a Coppito; e poi casette con loggette, ballatoi, scalinate, panni stesi.

Scorcio aquilano - 3


📌 Questo scorcio si inserisce nella scena più grande di una folla umana in marcia verso il luogo della Natività:

donne e uomini, ciascuno intento nella sua attività, alcuni già in cammino e altri ancora 《distratti》 in un angolo, intenti nel loro lavoro (pizzaioli, caldarrostai, panettieri, ecc.).

Umanità in marcia


📍 E ovviamente: Benino, il giovane pastorello dormiente e sognante, immancabile tra i personaggi del presepe.

Verso la Natività


↪ Ringrazio Paola Cinque, curatrice dell'allestimento, che mi ha illustrato i diversi dettagli della rappresentazione, e ringrazio la famiglia Cinque per la cordiale e amichevole accoglienza.



Mauro

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BREVE RIFLESSIONE - PERCHÉ STUDIARE LA STORIA ?

 

Perché studiare la Storia?


Il Passato è un faro che illumina il Presente, proiettando le sue luci e le sue ombre. 

Le ombre indicano gli errori da non ripetere, le luci narrano i buoni esempi, segnando i percorsi migliori.


La Storia è la lanterna di questo faro.


Una lanterna a servizio dell'Umanità: 

per vivere meglio il Presente e per immaginare un Futuro più degno.



Mauro

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IL 《BELLO》 E IL 《BRUTTO》... QUESTIONE DI ACCOSTAMENTI ?

 

Il Bello è quando le cose vanno d'accordo》.


🎤 🎙 Così - durante un' intervista - rispondeva il critico d'arte Philippe Daverio, interrogato sull'antica domanda: 

Che cos'è il Bello?》.


In altre parole, è un po' come dire che il Bello (o la percezione del Bello) è una questione di 《accostamenti》, e non soltanto di gusti individuali.

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Personalmente, in linea di massima, concordo con quest'affermazione.


📍 Tralasciando casi di 《estrema bruttezza》 o di 《estrema bellezza》, in linea generale sono proprio gli accostamenti a fare la differenza.

↪ Spesso, infatti, non è tanto la 《cosa》 in sé a essere bella o brutta bensì il 《dialogo》con il 《contesto》.

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E allora mi vengono in mente domande banali ma che magari possono aiutarci a riflettere.


❓ Chi, sotto giacca e cravatta, indosserebbe un bermuda da spiaggia - magari anche con i mocassini -, fosse anche un bermuda di ottima qualità, griffato con una firma d'alta moda?


❓ Chi collocherebbe un mobile di produzione industriale - seppur impiallacciato di buona qualità - in una casa arredata con pregiato mobilio in legno massello?


❓ Chi posizionerebbe un armadio davanti a una finestra che si apre su una splendida veduta, ostacolandone così la vista? Seppur quell'armadio fosse 《bello》?


❓ Chi esporrebbe una sedia 《Luigi XIV》 accanto a una comune sedia in plastica, seppur plastica di buona qualità?


❓ Chi indosserebbe delle infradito, seppur di marca, per presentarsi a un colloquio di lavoro o a una cerimonia?


↪ E così via dicendo! 

Potremmo pórci altre innumerevoli banali domande di questo genere!

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📍 Il concetto di base è che esistono codici di buongusto - spesso non scritti - ma che impariamo ad applicare esercitando l'occhio a leggere gli accostamenti e il contesto.

🔎 Questi codici di lettura valgono sia se parliamo di abbigliamento personale o di arredamento domestico, sia quando ragioniamo su scala più grande: un quartiere, un borgo, una città, un territorio.


🎨 Ogni territorio possiede una certa 《tavolozza》 di colori che lo distingue da un altro: 

ciò che può inserirsi in modo 《bello》 in un luogo, può diventare una 《brutta》nota stonata in un altro luogo.


📍 Non è sufficiente l'estetica in sé di un oggetto, di un arredo, di un'architettura: 

🔎 è necessario saper leggere l'《accostamento》 di quell'oggetto nel contesto in cui viene collocato.


📍 I nostri antenati - per necessità, per praticità, per sensibilità - erano molto più allenati di noi a leggere i contesti e le 《tavolozze》di colori dei territori; erano più bravi di noi nell'《Architettura del Paesaggio》.


📍 Oggi sembriamo più proiettati al particolare, senza saper leggere l'insieme, senza la visione complessiva: 

siamo molto attenti a come ci vestiamo, a come arrediamo casa, ma molto meno attenti a come costruiamo e arrediamo i nostri paesaggi.


❓ Forse è il frutto dell'individualismo e dell'omologazione oggi imperanti? 

Forse sì, ma non solo.


Alla base c'è probabilmente una mancanza di 《esercizio》più generale, collettiva: 

discipline come la Storia dell'Arte (dalle origini ad oggi) - e affini - possono venirci in aiuto, così come la Filosofia ci esercita al ragionamento, o la Fotografia ci esercita all'osservazione critica. 

📖 E...aggiungo...la Lettura in generale aiuta molto (lettura di libri - libri di testo e/o illustrati - lettura d'immagini, lettura impegnata, lettura divulgativa, lettura tecnica, lettura poetico-letteraria).

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📍 A margine di queste riflessioni, di questi interrogativi, sono anche del parere che esista una linea-guida, che esistano dei criteri di base: 

guardarci attorno, osservare l'insieme che ci circonda, approfondire i contesti e la loro storia, scendere poi nei dettagli e quindi ragionare; 

e - infine - agire partendo da questi presupposti.


📍 Chissà?! Magari ci risparmieremmo tante macroscopiche 《brutture》.



Mauro

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martedì 3 dicembre 2024

L'《OCCHIO》 DI UNA NEVIERA NEL QUARTO DI SAN PIETRO





L'Aquila

Nell'immagine vediamo l'apertura esterna della neviera situata nella corte dell'antico ed elegante Palazzo Ciavoli-Cortelli, presso i locali dell'odierno ristorante Lo Scalco dell'Aquila, in via Minicuccio d'Ugolino (Quarto di San Pietro).

Attualmente la neviera non è accessibile, tuttavia è già interessante poterne osservare l'esterno nel suo contesto poiché queste opere ci raccontano come si viveva nel passato, fino a epoche non troppo lontane (pensiamo ad esempio - ancóra - alla prima metà del XX secolo).
In tempi nei quali non esistevano i congelatori (mini o maxi che siano) le neviere rappresentavano un'importante riserva di ghiaccio, utile per molte necessità che sarebbe lungo elencare, come - soltanto ad esempio - il trattamento degli stati febbrili.
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- Che cos'è una neviera?

- Semplificando il discorso, seguono, in sintesi, alcune note di base sulle neviere.

La neviera è un ambiente interrato - una sorta di cisterna più o meno grande - dove, nel corso della stagione invernale, venivano immagazzinati e compattati strati di neve alternati a strati di altri materiali (come la paglia) che fungevano da isolante termico; gli stessi mattoni cotti delle murature sono notoriamente termoisolanti.
La neviera garantiva una riserva di ghiaccio (e talora di acqua) anche - e soprattutto - a stagione estiva inoltrata, grazie alle più basse temperature all'interno del suo ambiente al riparo dal calore esterno.
In pratica, la neviera era una specie di piccolo ghiacciaio artificiale; tra l'altro ancora oggi è in uso il vocabolo 《ghiacciaia》 anche per indicare i moderni congelatori.

Possibilmente le neviere, seppur interrate, andavano posizionate il più possibile lontano dall'esposizione solare, situate preferibilmente a settentrione.
Esistevano neviere costruite in muratura e neviere ricavate in determinati spazi naturali che, per una serie di caratteristiche, erano adatti allo scopo.

Le famiglie più ricche e benestanti avevano la possibilità di realizzare la propria neviera privata all'interno dei loro palazzi, come nel caso che abbiamo appena visto (vedi foto in alto).
Pensiamo anche alla neviera particolarmente grande di Palazzo Centi, situato di fronte alla chiesa di Santa Giusta e alla piazza omonima (le capoquarto del Quarto di San Giorgio); una neviera, quella di Palazzo Centi, che abbiamo imparato a conoscere dalla stampa e dalle pagine social in questi anni recenti.

La neviera però, per la sua utilità (in campo alimentare, sanitario) era considerabile un vero e proprio 《servizio al pubblico》, soprattutto per chi, per vari motivi, non poteva permettersi una riserva privata.

Nella seconda pianta storica della Città dell'Aquila di Girolamo Pico Fonticulano (stampata nel 1600 da Jacopo Lauro) è riportata una 《Fossa per la neve》 al n. 48: è raffigurato un grande edificio con base a cubo e copertura a piramide, situato nella zona tra la storica chiesa di Santa Croce e l'attuale complesso del Tribunale, pressappoco all'ingresso ovest dell'odierna via XX Settembre.
Una neviera è citata anche in una planimetria storica della Fortezza-cittadella cinquecentesca (il Castello), pubblicata in 《L'Aquila》 di Alessandro Clementi ed Elio Piroddi (1988).

La neve - stipata e ghiacciata - si vendeva a peso che, insieme alla qualità, influiva sul prezzo.
Dalle neviere si prelevava infatti sia neve sporca (《neve nera》), come - ad esempio - quella raccolta dallo sgombero delle strade, sia neve pulita (《neve bianca》) adatta ad usi alimentari, trasportata dai nevaroli e proveniente dai monti circostanti o quantomeno da depositi naturali intatti.
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(Per l'acquisizione dell'immagine si ringrazia la disponibilità dei proprietari e del personale del ristoranteLo Scalco dell'Aquila》)


Mauro
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domenica 1 dicembre 2024

《CONTEMPLANDO BELLEZZA》 - SAN DOMENICO

 

L'Aquila, chiesa di San Domenico (Quarto di San Pietro); abside.
(2024)



✒ Contemplando Bellezza...

...mentre cammino, mi fermo dinanzi a un 《matrimonio》, 
un connùbio tra possanza e leggiadrìa, 
...imponenza, severità ed eleganza 
che si fondono armonicamente!

✒ La possanza delle murature, 
con le grandi pietre squadrate e ben commesse...
...la finezza delle cornici...
...la leggiadrìa della grande bìfora gotica, con la sua snella e agile colonnina centrale, lavorata secondo uno slancio verticale che attrae e guida lo sguardo verso l'alto, 
dove poi si dirama nelle due arcatelle laterali,
...mentre in capo, al centro, germoglia il tondo quadrilobato!

✒ ...l'agile colonnina come lo stelo di un fiore,
...le arcatelle come due virgulti,
...il tondo come una gemma,
...il quadrifoglio, nel tondo, come un fiore appena sbocciato!
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Compiaciuto per l'armonico connubio che ho appena ammirato, 
riprendo a camminare...!


Mauro
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domenica 24 novembre 2024

LA MISERICORDIA NELLE PIANTE STORICHE DELL'AQUILA (Nota di approfondimento)

 

✒ Pubblico questa breve nota di approfondimento, traendo spunto dal mio articolo pubblicato a metà novembre sulla stampa locale aquilana.

Vedi ad esempio:

🌐

https://www.ilcapoluogo.it/2024/11/14/una-palestra-al-posto-della-chiesa-della-misericordia-il-vecchio-progetto/

(《Il Capoluogo》, 14/11/2024)

🌐

https://www.improntalaquila.com/2024/11/14/la%e3%80%8apalestra%e3%80%8bdella-misericordia/

(《L'Impronta - L'Aquila》, 14/11/2024)

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✒ Nota di approfondimento.

La Misericordia in alcune delle principali piante storiche della città di Aquila

🔎 Per le parole segnate da asterischi vedi le annotazioni in fondo al post.


🗺 1575

📍n. 103 - La Misericordia, confraternita

(1ª pianta di Aquila di Girolamo Pico Fonticulano)


🗺 1600

📍n. 36 - La Misericordia, Mon(aster)o d(i) Zitelle*

(2ª pianta di Aquila di Girolamo Pico Fonticulano, 1581; incisa postuma da Jacopo Lauro nel 1600)


🗺 1622

📍n. 40 - S(anta) Maria della Mis(ericordi)a, Mon(aster)o de Zite(ll)e*

(pianta di Aquila di Scipione Antonelli - incisa da Jacopo Lauro)


🗺 1753:

📍n. 29 - Santa Maria della Misericordia, Conservatorio** di Orfane, e Confraternita

(pianta di Aquila di Antonio Francesco Vandi per Carlo Franchi)


🗺 1826:

📍n. 11 - Misericordia, Conservatorio** di Orfanelle e Confraternita

(pianta di Aquila di Baldassarre Catalani)


🗺 1935:

📍quadrato n. 15 - Chiesa della SS. Misericordia

(pianta di Aquila degli Abruzzi di Tito Nanni, planimetria caratterizzata da un reticolato di quadrati)

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Annotazioni


* 📍《Zitella》 non è da intendersi nell'accezione scherzosa o sarcastica odierna, bensì come 《fanciulla》, 《giovane donna non maritata》 (TLIO)*** e - possiamo ipotizzare - donna non sposata anche e soprattutto in condizioni di indigenza e/o socialmente difficili (donne abbandonate, donne mal maritate, donne ripudiate).

*** 📖 ( TLIO - Tesoro della Lingua Italiana delle Origini;

🌐 http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO/ 

🌐 http://tlio.ovi.cnr.it/TLIOm/ )


** 📍《Conservatorio》 è da intendersi nell'accezione più antica di 《asilo》, 《ospizio》, 《orfanotrofio》 (A. Damerini - Enciclopedia Italiana Treccani, 1931), e in generale come luogo di conservazione intesa come 《ospitalità, tutela, protezione》.

📍In taluni di questi conservatorî s'impartiva anche - talora - un'educazione musicale, in origine soprattutto a Napoli e a Venezia:

📖 《Questo fu il carattere dei più antichi conservatorî di Napoli e di Venezia, i quali ultimi portavano anzi il nome di ospedale.

Istituzione e nome, con l'aggiunta dell'attributo musicale, furono poi ripresi anche fuori d'Italia ovunque sorgesse un'importante scuola di musica o di arte drammatica, mentre il carattere assistenziale, proprio dei primi conservatorî, venne perdendosi attraverso i tempi. Nei nostri giorni, infatti, la maggior parte degl'istituti che si chiamano ancora conservatorî restringe la propria organizzazione a quella di un centro didattico dove s'insegnano le discipline atte a formare compositori, maestri di musica, virtuosi cantori e strumentisti.》

📖 (A. Damerini - Enciclopedia Italiana Treccani, 1931;

🌐 https://www.treccani.it/enciclopedia/conservatorio_(Enciclopedia-Italiana)/ )



Mauro Rosati

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sabato 20 gennaio 2024

L'EUROPA DEI MERCATORE

 



L'EUROPA DEI MERCATORE


La bellezza della Geografia, della Cartografia e del Colore in una semplice riproduzione a carattere decorativo. 

Riproduzione di carta geografica di Rumoldo Mercatore, a sua volta ispirata alla carta d'Europa del padre, Gerardo Mercatore.

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Non leggo una data specifica sulla carta, tuttavia l'epoca è la seconda metà del Cinquecento, mentre per l'originale di riferimento dovrebbe essere la prima metà del Cinquecento sia per lo stile, sia per alcuni riferimenti storici e di geografia politica:

- nel cartiglio in basso a destra si legge il riferimento al cartografo fiammingo Gerardo Mercatore (Gerhard Kremer; 1512-1594) e al figlio, Rumoldo Mercatore (1541-1599), autore di questa carta d'Europa a imitazione di quella realizzata dal padre, come dichiarato nel medesimo cartiglio in basso a destra;

- a nord-est, in verde, la Moscovia o Principato di Mosca (XV-XVI secolo);

- a est, in rosso, il Granducato di Lituania che appare già nella confederazione con la Polonia (XVI secolo);

- al centro dell'Europa, in rosso, il Regno di Boemia (nucleo dell'odierna Repubblica Ceca), passato all'impero degli Asburgo nel 1526;

- a nord-ovest, sull'isola di Gran Bretagna si notano ancora i due Regni separati di Inghilterra e Scozia (quest'ultima in colore rosso), unificatisi 《de facto》 già a inizio Seicento con Giacomo VI di Scozia (Giacomo I d'Inghilterra) ma 《de iure》 soltanto nel 1707.

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Si riporta il testo del cartiglio in basso a destra nell'immagine della carta:

EVROPA,

ad magnae Europae Ge-

rardi Mercatoris P(atris) imitati-

onem, Rumoldi Mercatoris F(ili)

cura edita, servato tamen

initio longitudinis ex ratio-

ne magne"t"is, quod Pater

in magna sua univer-

sali posuit.》


(EUROPA, 

edita a cura di Rumoldo Mercatore Figlio, 

a imitazione della grande [carta d'] Europa 

di Gerardo Mercatore Padre, 

rispettato tuttavia il principio della longitudine

con il metodo del magnete, 

che il Padre stabilì nella sua grande 

[carta] universale.)



Mauro

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venerdì 12 gennaio 2024

MENS NOVA IN CORDE ANTIQUO

 

MENS NOVA IN CORDE ANTIQUO

      =

(Pensiero moderno in animo "antico")


...ossia...

...pensare in modo innovativo ma con spirito "antico", con le radici ben salde a estrarre il meglio dal "terreno" della Storia.


Una "pianta" con radici sane e robuste è ben vivace nel Presente, carica di nuovi getti e nuove gemme; anche metaforicamente.


Mauro Rosati

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mercoledì 3 gennaio 2024

BENINO, IL PASTORELLO "DORMIENTE"

 


《BENINO, IL PASTORELLO "DORMIENTE"》


Tra i personaggi immancabili nel repertorio tradizionale dei protagonisti del presepe, troviamo la figura di Benino.


Benino è facilmente riconoscibile, e probabilmente gran parte di noi lo avrà già nel presepe o quantomeno lo avrà visto in qualche rappresentazione, statuaria o vivente.

Benino è un pastore, generalmente raffigurato con sembianze molto giovanili, che dorme beato disteso su un giaciglio di fortuna: con le braccia dietro la testa, le gambe incrociate, oppure in altre posizioni, lo riconosciamo tanto nelle statuine artigianali più pregiate, quanto in quelle più semplici e commerciali.
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Benino sembra essere l'unico personaggio che si estranea dalla rappresentazione presepiale, dormendo "a pieno sonno" in mezzo al "viavai" di tutti gli altri protagonisti: zampognari, Re Magi, lavandaie, pescatori, salumieri, contadini, ecc.

Un'estraneità solo apparente, però.

Benino è infatti un personaggio che reca con sé diversi aspetti simbolici che ciascuno di noi può approfondire già partendo dalla ricca sitografia che si trova in rete
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Tuttavia vi sono alcuni aspetti, in particolare, che vale la pena citare, tutti legati al sonno.

Tradizionalmente, fin dalle culture antiche, il sonno è legato a un mondo di mezzo in cui si incontrano la realtà e la fantasia ma anche il Sacro con il profano, il Divino con l'umano.
Benino è il pastore che dorme, inconsapevole della grandezza di ciò che sta per accadere, poco prima che gli Angeli lo dèstino per il grande annuncio della nascita di Gesù, il compimento dell'incarnazione divina.
Il giovane Benino è quindi anche una metàfora del passaggio dal sonno dell'incoscienza, dell'inconsapevolezza infantile, alla veglia della coscienza e della razionalità matura dell'età adulta: un momento della vita tipico della fase adolescenziale, non più infanzia ma non ancora età pienamente adulta (risalendo all'etimologia latina, 《adulto》 deriva dal participio passato del verbo 《adolescere》=crescere; 《adolescente》, participio presente, è l'atto della crescita in corso mentre 《adulto》 è atto compiuto del medesimo verbo).

E infatti l'adolescenza è frequentemente protagonista delle tradizioni popolari legate alle apparizioni sovrannaturali, in quanto mondo di passaggio, di connessione tra due dimensioni differenti; così come lo è il sonno, e il sogno in particolare, fin dagli antichi riti della 《incubatio》(il sonno sacro) ancor oggi praticati in diverse manifestazioni cultuali e devozionali.
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Vi è poi un aspetto più leggero e quasi fiabesco, non meno affascinante, legato alla rasserenante figura di questo pastore dormiente: Benino dorme, e nel sonno sogna la rappresentazione del presepe nel quale è collocato; nel sogno vede ciò che noi abbiamo "creato" e che vediamo da svegli.
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Curiosità a parte.
Infine c'è anche un aspetto più ironico, frutto di epoche relativamente più recenti e che si lega al mondo più prosaico della politica, così come vissuta dal popolo:
ai tempi del regime fascista, ma anche successivamente, per ironia o per goliardìa, Benino diventava 《Benito》 per alcuni, giocando sulla facile assonanza tra i due nomi. Questa, però, è una parentesi, il frutto di una 《dissacrazione》 popolare più vicina alle vicende e alla sensibilità politiche di epoca contemporanea.
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Cercate Benino nel vostro presepe, che sia quello domestico o quello esposto a un pubblico più ampio: se lo trovate, sicuramente quel presepe sarà ancor più ricco di significati simbolici e affascinanti.
Se invece non lo trovate... magari - perché no?! - aggiungetelo.

Mauro Rosati
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