《Sulla strada ferrata》 (I), sonetto di E. De Amicis |
👆 Prendo spunto da questo bel sonetto di Edmondo De Amicis e da un post nel gruppo Facebook 《Storie di Meldola》 per una breve riflessione personale.
(In fondo a questo post cito estratti e riferimenti).
📌 Dal punto di vista dei trasporti, vi è stato un periodo particolarmente felice per l'Italia: tra l'Ottocento (1839, inaugurazione ferrovia Napoli-Portici) e la prima metà del Novecento, quando dalle grandi città ai piccoli centri, anche di montagna, vi fu una capillare diffusione dei mezzi su rotaia e a cremagliera (tram, treni, funicolari), nonché filovie.
🚂 Pensiamo, ad esempio nel nostro territorio, alla ferrovia Aquila-Capitignano (prima metà del Novecento), che in progetto sarebbe dovuta giungere fino a Teramo; ferrovia che, in ogni caso, operò ugualmente, soprattutto nel trasporto merci (torba, patate, ecc.). Una ferrovia che sarebbe stata utilissima anche al giorno d'oggi, a uso passeggeri, per una mobilità pubblica più sostenibile. Ne possiamo ammirare la bella stazione capolinea a L'Aquila, zona stazione centrale, con l'elegante edificio recuperato e rifunzionalizzato, e la bella stazione a Marana di Montereale, recuperata e adibita a uso prevalentemente commerciale. E poi, si vedono diversi caselli ferroviari, purtroppo in abbandono, uno dei quali si trova in via Pasquale Ficara all'incrocio con Via Capitignano (non a caso), alla periferia ovest di L'Aquila, all'altezza della rampa che conduce verso la S.S. 80 e poco prima del sottopassaggio che conduce da un lato verso l'Ospedale "San Salvatore" e dall'altro, proseguendo dritto, su Via Vetojo (zona Polo Universitario Matematico-Fisico-Naturalistico) .
Via Capitignano ricalca infatti un tratto della ferrovia Aquila-Capitignano, nel percorso da Via dei Medici a Via Paolo Borsellino.
Torniamo alla riflessione generale sull'epoca d'oro delle rotaie e delle filovie.
📌 Le automobili erano ancora poche e per pochi, e il mezzo pubblico garantiva un trasporto sicuro per tutti:
i tram coprivano le grandi distanze delle città metropolitane, i treni arrivavano fin nei piccoli paesi più recònditi, i quali non rimanevano isolati neanche con la neve (e ne cadeva molta) poiché le locomotive erano dotate di sperone spazzaneve che puliva i binari al loro passaggio.
🚊 Altro esempio, il Santuario di Vicoforte, nei pressi di Mondovì, in passato era servito da un'apposita fermata del tram che ne garantiva il collegamento con la stessa Mondovì. E non dimentichiamo la filovia di Aquila, con i mini-tram su gomma che nel primo ventennio del Novecento garantivano il collegamento tra la stazione centrale e Piazza del Palazzo, cuore civico della nostra Città.
📌 Poi, dopo la Seconda Guerra Mondiale e la grande industrializzazione, si diffusero l'automobile su larga scala, e - in generale - i vari mezzi su gomma:
tante tranvie, ferrovie locali - e non solo - vennero dismesse, fino ad avere strade e autostrade ipertrafficate, città inquinate, strade bloccate e centri isolati dalla minima neve, linee marittime sottoutilizzate e l'assurdità di mezzi su gomma che viaggiano parallelamente alle ferrovie - anch'esse sottoutilizzate - e/o parallelamente alle linee di costa, a poche decine di metri dal mare, dove molte merci e passeggeri potrebbero viaggiare da un porto all'altro su navi, traghetti, battelli, aliscafi e altri mezzi marittimi.
Dall'epoca d'oro Ottocento-Novecento ci possono insomma venire spunti per una nuova mobilità sostenibile.
➡️ Letture collegate. Sulle potenzialità turistiche della linea ferroviaria Sulmona-L'Aquila-Rieti-Terni, vedi: 👇
https://pianetalaquila.blogspot.com/2021/04/da-sulmona-terniin-carrozza-e-viceversa.html?m=1
Mauro
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🚂 🚄 SULLA STRADA FERRATA - I
✒ 📜《Corre il treno sonante in riva al mare.
Entra del monte ne la negra mole,
Esce, e d’un grido risaluta il sole,
E dentro al bosco sibilando spare;
Quindi sul ponte rimbombante appare.
Borghi sorvola, camposanti, aiuole,
E cupe valli taciturne e sole
E quete ville solitarie e care;
E simili a fantasime sui piani
Passano le casupole e le piante
E fuggono gli attoniti villani,
E poi rallenta il corso anzi la mèta,
E grave tra edifici alti l’ansante
Ira dei negri ordigni arsi si cheta.》
📖 E. DE AMICIS, 《Poesie》, IV edizione, Fratelli Treves Editori, Milano 1882; p. 139.
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👉 Quando treni e tram includevano anche i piccoli borghi.
Il caso di Meldola, borgo romagnolo in provincia di Forlì-Cesena, che per un periodo ebbe il suo "tramway" (il "tranvai"), che lo lo collegava ai centri maggiori del territorio.
《 𝑪𝒂𝒓𝒐 '𝑻𝒓𝒂𝒏𝒗𝒂𝒊'...
🚂 "Un'idea geniale, una realizzazione ancora più geniale, permisero l'attivazione del tramway a vapore che partendo da Meldola, toccando Forlì approdava all'antica capitale dell'Esarcato: Ravenna.
🚆 Un sogno che divenne realtà e poi...ridivenne sogno. Un'idea felice che permise di collegare la vallata del Bidente al mare, vitalizzando quanto di buono era sopito e quanto di nuovo scaturiva in terra di Romagna. 》
📖 Paride PINTUS, 《Caro 'Tranvai'》, Ge.Graf Bertinoro, 1995.
(🌐 continua nel post, corredato da un'immagine d'epoca: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0xohjowRLDNTK7eQCvCZGyTKcJH39baYneswr8Z1QJ4hsQLhEuXth2oKgZyv8Fopbl&id=100081776633010
in 《Storie di Meldola》).
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