lunedì 30 novembre 2020

Toc-Toc...anzi...Miao-Miao?!



 

30 novembre 2020


Poco fa! Ore 19,55 circa!

Toc-Toc...anzi...Miao-Miao!

Qualcuno ha bussato alla porta (anzi ha miagolato alla porta)! Ecco chi trovo sul pianerottolo!

Probabilmente vive nelle vicinanze e aveva sbagliato palazzo! 🐱


Fare la foto è stata una vera 《gatta da pelare》!😁


Mauro

《Beata la 'gnoranza》(?)

 

(Fonte immagine: 《La Stampa》)


Ma beata la 'gnoranza / si stai bene de mente, de core e de panza!》.

Questa sembra la filosofia di vita adottata da parecchi, oggi più che mai.

Peccato però che spesso lo facciano a scapito degli altri!

E a quel punto la 《'gnoranza》/ diventa cinismo e tracotanza! 


(Temè! So' fattu pure la rima!)


Mauro

sabato 28 novembre 2020

Quousque tandem?

«Pacientia» (Allegoria della Pazienza, 1540), di Sebald Beham.
Bilbao/Bilbo, Museo di Belle Arti ( https://www.museobilbao.com/in/
 ).
( Fonte immagine: 
http://news-art.it/news/giorgio-vasari-e-l-allegoria-della-pazienza.htm )




Quousque tandem abutere, Italice Popule, patientia mea?

Quam diu etiam furor iste tuus me eludet?

Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?

 

 

Versione "riveduta e aggiornata" del celeberrimo passo della prima Catilinaria (orazione di Marco Tullio Cicerone).

Un passo utilizzato correntemente anche ai giorni nostri, in vari contesti, spesso nella forma abbreviata: Quosque tandem?.

 


In questa versione “aggiornata” - più che un'invettiva - vuole essere una "preghiera" rivolta ai tracotanti, ai cinici, agli egoisti, agli arroganti, ai superbi, ai superficiali, che tanti problemi hanno creato e stanno creando.


Una "preghiera" che ognuno può idealmente fare propria.

La prima persona singolare è in realtà un "plurale impersonale", nel quale si possono identificare tutte le persone che condividono il senso di questo "appello".

 

Nella lingua latina il sostantivo maschile “Populus” indica tutta la Comunità “politica” che forma uno Stato: governanti e governati (ossia i Cittadini). L’“esortazione” è rivolta a quella parte del nostro “Populus” che rientra nelle categorie di cui sopra, affinché possa prendere coscienza dei propri comportamenti quando questi hanno conseguenze su tutta la Comunità.

 

Nota 1. “Populus” - Popolo al maschile non va confuso con “populus” al femminile, che significa invece “pioppo”, e differisce anche nel tipo di accenti che troviamo sui dizionari.

--------------------------------------------------------------------------------------------------


Nota 2. Per completezza, il passo originale della prima Catilinaria - tradotto in italiano - “suona” più o meno così:

 

Fino a quando approfitterai della nostra pazienza, Catilina?

Quanto a lungo questo tuo delirio si prenderà gioco di noi?

Fino a che punto si spingerà la tua sregolata arroganza?

 

(Dall’originale in lingua latina:

Quosque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet?

Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?).

 

Mauro

venerdì 27 novembre 2020

Foto del giorno - Veduta da San Giuliano

(Foto: Mauro Rosati - 2015)

 

27 novembre 2015


La città dell'Aquila con i suoi monti vestiti di bianco!

Veduta dal convento dei frati Minori di San Giuliano!

 

Da circa una settimana, con un certo ritardo, la neve è tornata finalmente a imbiancare le nostre montagne!

Non è ancora molta e non si è ancora vista in città però offre un bellissimo spettacolo!

domenica 22 novembre 2020

《Gobba a ponente, Luna crescente》

 

( Fonte immagine:  
https://www.istockphoto.com/it )



22 novembre 2020

《Gobba a ponente, Luna crescente》. 🌛 Impressioni pomeridiane.


Tra le vedute che mi hanno sempre trasmesso serenità e suscitato ammirazione, c'è anche quella della Luna alta nel cielo nei pomeriggi d'Autunno e d'Inverno.


L'Aquila

Dalle siepi del mio balcone, lo sguardo sale, dai palazzi vicini fino in alto. 

Sul cielo limpido aquilano si staglia la Luna quasi al "primo quarto". 

E poi, i raggi dorati del Sole che solo queste stagioni riescono a regalare. 

Sullo sfondo, all'orizzonte, montagne vicine e lontane: "spruzzate" da una leggera neve (la 'ncaciata), e definite dai contrasti di luci ed ombre, già nascoste da un lato, e dall'altro "bagnate" dalla luce "oro" del Sole calante.


Mauro

sabato 21 novembre 2020

Compito in classe - Tema

(Fonte immagini: a sinistra, https://it.cleanpng.com/cleanpng-0vsls1/ ;
a destra, «CanStockPhoto»)



Compito in classe – Tema


Genere: fantasia (?)


Traccia
Un tempo immaginario.
Un reame immaginario invaso da un esercito.
Un re titubante. E i suoi consiglieri anche.
Un'assemblea di prìncipi litigiosi.
Marchesi, conti, duchi, vassalli, valvassori e valvassini. Quasi tutti indecisi e titubanti, pochissimi quelli determinati.
Troppi sudditi indisciplinati.
Nelle piazze, tanti giullari e qualche cattivo alchimista raccontano frottole ai sudditi.
E così, tutti in guerra con fioretto e scudi di cartone. Fioretto e scudi di cartone contro l'artiglieria pesante dell'esercito nemico.
E così, l'esercito nemico ha invaso facilmente tutte le contee del reame.
Dottori, speziali e alchimisti coraggiosi, curano i feriti.


Sviluppo: "costruisci" una favola con gli spunti della traccia.



Mauro

giovedì 19 novembre 2020

Potenze di 5

 

Elevamento a potenza
(Fonte immagine: https://it.cleanpng.com/cleanpng-dxjbto/ )


Ricordi matematici di scuola: le potenze.

In genere si imparano intorno ai 10-11 anni e sono sempre utili. 

E, a volte, anche molto esplicite!



Un esempio. Prendiamo il numero 5.


Giorno 1

1 x 5 = 5


Giorno 2

5 x 5 = 25


Giorno 3

25 x 5 = 125


Giorno 4

125 x 5 = 625


Giorno 5

625 x 5 = 3125


Potremmo fermarci qui!

3125 (5^5) è già un numero "importante"!


Chi preferisce può proseguire. Teoricamente all'infinito (5^n).
E si può provare con tanti altri numeri (x^y). 

lunedì 16 novembre 2020

"Faccione" da gatto


 

"Faccione" da gatto! 😸


Foto "d'archivio" ☺

L'Aquila - Anno 2010: ci vollero molti mesi di tentativi per arrivare a guadagnarmi la sua fiducia "con riserva". E finalmente riuscii ad avvicinarlo per fargli questo "ritratto".

Lui e un suo amico infatti, scappavano alla vista di una persona già a meno di 10 metri; a differenza di altri "compari" più "sfacciati" che entravano fin dentro casa (non la mia casa abituale ma un dignitosissimo rustico di rimedio provvisorio post-sisma).

Questi due "a-mici" diffidenti forse vivevano allo stato semi-randagio anche se ben nutriti. 

Dopo tentativi di avvicinamento costanti e quotidiani, centimetro dopo centimetro, riuscii finalmente a fare amicizia.


Mauro

sabato 14 novembre 2020

I limiti (necessari) della Libertà

 

A sinistra: Allegoria della Libertà (Fonte: Wikipedia; Di Coyau / Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5962166 ).

A destra: "Il bambino e la bilancia"
(Fonte: http://www.fondiantichi.unimore.it/FA/giustizia/putto01.html#scales04 )



Quando un individuo qualsiasi esercita la propria libertà a danno degli altri, non è più Libertà ma prepotenza ed egoismo. 
Quindi in-giustizia.

Quando, in una democrazia, molti individui cominciano a comportarsi in questo modo, la Democrazia stessa diventa una "dittatura della maggioranza". 
E in quanto "dittatura", automaticamente non è più Democrazia.


Le Democrazie, infatti, tutelano le libertà di tutti proprio fissando alcuni limiti "necessari". 
Quindi la Democrazia si basa proprio su questo difficile equilibrio tra Libertà e limiti.
Ossia: Giustizia.

Quando i limiti cadono, automaticamente cadono le libertà individuali e vuol dire che la Democrazia è in crisi.
Per ristabilire l'equilibrio, in primis è necessario che la maggioranza dei cittadini rientri spontaneamente entro quei limiti, esercitando ciascuno il proprio buonsenso.

Ma come fare?

Non c'è una "ricetta", ma, ancora una volta: la lettura e l'esercizio alla "critica" (e "auto-critica") sono sicuramente d'aiuto!


Mauro

lunedì 9 novembre 2020

Patriottismi "improvvisati" e Patriottismi solidi

 

Allegoria dell'Italia, di Philipp Veit.
(Fonte immagine: Wikipedia; Di Philipp Veit - The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN: 3936122202., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=159912 )



La riflessione che segue non vuole essere né una "morale" né un "sermone", ma semplicemente un pensiero condiviso e autocritico.


Altra precisazione: con il termine "patriottismo" personalmente intendo l'"amare e rispettare" la terra in cui si vive, a prescindere dalle proprie origini. 

Dalla propria comunità locale alla grande comunità nazionale.


E, nel caso, conservare sempre l'orgoglio anche delle proprie origini: amare le terre da dove si ha origine allo stesso modo con cui si ama la terra in cui si vive.

--------------------------------------------------


Nel 1847, il principe Klemens von Metternich scriveva che l'Italia era un "nome geografico"; una constatazione di fatto della situazione dell'epoca. Frase tutt'oggi discussa nella sua interpretazione e riproposta in differenti versioni.

Consideriamo l'espressione fuori dal contesto originario e riflettiamo sulla situazione attuale: si potrebbe forse aggiornare la frase constatando che l'Italia è un "nome geografico e amministrativo".

Così come si potrebbe riflettere sul fatto che "Popolo Italiano" è un'"espressione demografica". Personalmente non riesco a vedere - a percepire - un Popolo nel senso pieno della parola, "con l'iniziale maiuscola"; non riesco a vedere una collettività solida a partire dalla vita quotidiana, dai piccoli comportamenti di tutti i giorni.

Vedo invece un patriottismo improvvisato soltanto quando il nostro "popolo" è "con l'acqua alla gola". Un patriottismo che si limita a uno slancio "bruciante" nel solo momento della difficoltà immediata ma che non si vede nella vita quotidiana.

Parlo ovviamente in generale e non intendo assolutamente "fare di tutta l'erba un fascio".


Sempre nel 1847, il giovane patriota Goffredo Mameli scriveva il 《Canto degli Italiani》, musicato successivamente e oggi nostro Inno nazionale (l'Inno di Mameli, appunto).

Un passaggio del 《Canto》 di Mameli recita: 

Noi siamo da secoli 

Calpesti, derisi,

Perché non siam popolo 

Perché siam divisi》.

Il giovane Mameli, genovese caduto nella difesa della Repubblica Romana (1849), si riferiva alla situazione dell'Italia dell'epoca, frammentata politicamente e, credo, anche culturalmente. Ancora non si erano concretizzate l'unificazione politica d'Italia e la sua piena indipendenza.

Anche in questo caso, rileggere questi versi oggi fa riflettere come ancora non siamo "popolo", anche se uniti amministrativamente. Ancora chiusi nei nostri egoismi, nei nostri "orticelli", nelle nostre "furbizie", nel "si salvi chi può". Come ho scritto più sopra, forse non siamo ancora "Popolo" nella pienezza di questa parola.


A scuola, ricordo di aver letto su un libro di storia una frase citata che suonava più o meno così:

Si può servire la patria anche facendo la guardia a un distributore di benzina》.

Nel suo contesto originale, era una frase di propaganda formulata in una situazione di regime dittatoriale. Adesso, però, prendiamo questa stessa frase e portiamola ai giorni nostri, leggendola libera dal suo "propagandismo" originario.

È una frase che, come le precedenti, fa riflettere.


Penso che non si possa essere patrioti "a chiamata", solo all'occorrenza. Penso che il patriottismo vada coltivato innanzitutto nella vita quotidiana, nel rispetto del vivere civile.

E soprattutto non si può essere patrioti nazionali se non si è prima patrioti della propria comunità locale, città o paese che sia.

Non si può amare una patria grande se, appunto, non si amano prima la propria città o il proprio paese.


E si possono amare le proprie patrie, locale e nazionale, senza necessità di disprezzare le altre patrie.


Negli anni scorsi, in un testo di araldica civica, ho letto due frasi - una attribuita a Niccolò Tommaseo, l'altra a Giosuè (o Giosue) Carducci - che personalmente condivido in pieno:

《La storia municipale convenientemente narrata, destando la curiosità di ciascun cittadino, prepara l'intelligenza e l'amore della storia patria tutta quanta.》(N. Tommaseo)


Le piccole storie sono necessarie al corpo della storia nazionale, e, per farla vera e compiuta, bisogna fare e finir di rifare la storia locale.》(G. Carducci)


Quindi ben venga esporre il Tricolore alle finestre soprattutto in occasioni particolari, ma accanto al Tricolore facciamo sventolare (garrire) anche i nostri gonfaloni locali che tutti insieme raccontano la nostra storia nazionale.

Ben venga il Tricolore alle finestre, ma se comprendiamo anche il valore del vivere civile, ossia che la maggior parte delle nostre azioni personali e quotidiane ha conseguenze anche sugli altri, e quindi sulle comunità in cui viviamo. 

Una presa di coscienza che si riassume nel principio ben noto per cui "la libertà di ognuno finisce dove inizia quella degli altri". È su questo equilibrio che si fondano - o dovrebbero fondarsi - le democrazie contemporanee; e proprio a partire dal basso, dai cittadini (il Popolo appunto).


È uno sforzo che possiamo provare a fare ogni giorno: piccole azioni di civiltà "attive" ma anche "passive", che ci rendano piccoli patrioti quotidiani.

Evitare di sporcare le nostre vie, rispettare le regole stradali, rispettare il paesaggio (espressione culturale di un territorio), essere sempre orgogliosi delle nostre origini, e così via - gli esempi possibili sarebbero tantissimi -.


Quando conquistiamo il "piccolo" patriottismo quotidiano allora anche il "grande" patriottismo diventa sincero, solido e duraturo!



Mauro Rosati

giovedì 5 novembre 2020

Letture - I "nuovi analfabetismi"


 

In un certo senso i primi a "spaccare" l'Italia con la loro invasione (dopo le epoche romana e ostrogota), ma allo stesso tempo i primi che forse avrebbero potuto riunificarla: in particolare con le campagne di conquista dei re Liutprando e Astolfo.

E dopo un "giro di giostra" con le "Genti Longobarde", ora si passa ad altro.

Intanto però vorrei condividere una riflessione.
------------------------------------------------------------

Ho pensato di pubblicare ogni tanto la copertina di qualcuna delle mie letture. Non per pubblicità ma semplicemente per condividere idealmente degli spunti.
Non aggiungo recensioni dettagliate per non influenzare involontariamente chi guarda.

Quel che conta penso sia innanzitutto il "come" leggiamo; poi magari vengono il "quanto" leggiamo e il "che cosa" leggiamo.
L'importante è mantenere o recuperare la lettura e la scrittura "critiche" (ragionate), un percorso che personalmente ho iniziato a "potenziare" da alcuni anni comprendendone più profondamente la necessità.

Leggiamo! Scriviamo le nostre note, anche semplicemente con una matita! Copiamo e condividiamo un passaggio che ci attrae particolarmente! E così via! 
"Buttiamo su carta" (o su schermo) idee, riflessioni e opinioni!
Insomma, combattiamo tutti la  nostra "guerra" agli "analfabetismi contemporanei" (e in questa categoria di analfabeti mi ci metto io per primo). 

Nell'Ottocento la battaglia dell'Italia post-unitaria era l'analfabetismo di base, cioè leggere e scrivere.
Oggi, invece, il problema sono i nuovi analfabetismi: "analfabetismo di ritorno", "analfabetismo funzionale" e, aggiungerei, di conseguenza "analfabetismo critico".
Analfabetismi che riguardano una grande percentuale della società a prescindere dall'età e dal grado del titolo di studio: gli "analfabetismi" contemporanei possono riguardare anche persone "multi-titolate".
Sono "analfabetismi" molto pericolosi perché riducono la nostra capacità critica e di espressione scritta ("scripta manent") e possono fare molti danni in tante circostanze: 
in momenti difficili della Storia, oppure quando si esercita il diritto di voto alle elezioni o in un referendum, e così via, in tante circostanze quotidiane.
Allora combattiamo tutti questa "guerra" usando queste "armi di-istruzione di massa" fatte di carta e inchiostro (anche virtuali se preferiamo); "armi" comunemente chiamate "carta", "penna" e "libro" ma anche "riviste" e "diari" (cartacei oppure in rete).
E personalmente, la battaglia principale la combatto innanzitutto con me stesso!


Mauro

martedì 3 novembre 2020

Rose rosse

 



03 novembre 2012

Rose rosse!

"Giocando" con la macchina fotografica: effetto "macro"!

domenica 1 novembre 2020

Uomini e Animali

(Fonte immagine: "Calendario Farmanatura")

 

Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali》; frase celebre di Immanuel Kant.

E, dopo oltre due secoli, anche un'evidenza che le ricerche contemporanee nel campo delle neuroscienze sembrano confermare.