martedì 25 novembre 2025

《LA NONNA DI UN PAPA》 - Le pietre raccontano

 

L'Aquila, basilica di San Bernardino da Siena:
mausoleo di Beatrice Camponeschi 
e Maria Pereyra-Noronia Camponeschi.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)


Articolo inviato alle redazioni locali in data 23/11/2025.

Si ringraziano per la pubblicazione le redazioni di 《ReteAbruzzo》, 《L'Aquila Blog》e 《Il Centro》:

🌐 https://www.reteabruzzo.com/2025/11/23/giovan-pietro-carafa-paolo-iv-un-altro-papa-aquilano/

🌐 https://www.laquilablog.it/la-nonna-di-un-papa-le-pietre-raccontano/

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Quando pensiamo a un Papa e alla nostra Città dell'Aquila, il primo pensiero va ovviamente a Celestino V. 

Entrando però tra le righe della Storia, ci imbattiamo in un altro Papa 《aquilano》.

Più o meno tutti noi Aquilani, di origine e di adozione, conosciamo il famoso monumento funebre di Beatrice Camponeschi e Maria Pereyra-Noronia, maritata Camponeschi, nella Basilica di San Bernardino, sul lato sinistro dell'altar maggiore, opera di Silvestro dell'Aquila realizzata tra il 1488 e gli anni immediatamente successivi: 

《...un de' più belli Mausolei che sieno in Italia..》, scrive Claudio Crispomonti nel 1630.


Questa volta, però, non ci soffermiamo sul monumento in sé, del quale molto e autorevolmente si è scritto, ma ci concentriamo sull'aspetto umano e storico dei personaggi: 

i monumenti, le epigrafi, e simili, non sono fredde pietre puramente 《ornamentali》, come spesso si afferma, bensì sono opere vive che ci parlano anche a distanza di secoli, portando con loro le storie di chi rappresentano, di chi le ha realizzate e di tante persone comuni come noi che le hanno vissute prima della nostra epoca.


A Beatrice Camponeschi dolce infante, che visse 15 mesi...》:

così esordisce l'epitaffio (iscrizione sepolcrale) del mausoleo (vedi fine articolo).

Il mausoleo Pereyra-Camponeschi in San Bernardino ci narra innanzitutto un dramma familiare: la morte, all'età di 15 mesi, della piccolissima Beatrice, figlia di Maria Pereyra-Noronia, nobildonna iberica di stirpe regale, e di Pietro Lalle Camponeschi, Conte di Montorio, discendente di una signorìa di fatto che fu protagonista nella storia aquilana del Trecento e del Quattrocento.

La mortalità infantile, piaga molto diffusa ancora nella prima metà del Novecento, segnava tante famiglie, senza distinzione di classi sociali: Beatrice Camponeschi, la bimba che vediamo raffigurata nel mausoleo, è un po' la 《voce》 e il simbolo di tanti bambini che morivano prematuramente per varie cause, e di quei bambini che tutt'oggi ancora muoiono in troppe zone del nostro mondo 《evoluto》.


Insieme alla bambina Beatrice, nello stesso monumento vediamo raffigurata anche una donna: si tratta proprio di Maria Pereyra-Noronia, che commissionando il mausoleo per sua figlia, lo scelse come luogo anche per la sua sepoltura.

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La piccola Beatrice aveva delle sorelle, tra le quali Vittoria.

Come accadeva spesso nelle famiglie nobili, normalmente i discendenti convolavano a nozze con eredi di altre famiglie blasonate.

Vittoria Camponeschi era andata in sposa, in seconde nozze, a Giovanni Antonio dei conti Carafa della Stadera, un ramo della nobile casata napoletana Carafa, a sua volta derivata dal più antico casato Caràcciolo.

Da questo matrimonio nacque Giovan Pietro Carafa (1476-1559), il quale ascese ai più alti gradi ecclesiastici fino ad essere eletto Papa nel 1555, con il nome di Paolo IV.


E così possiamo affermare, senza retorica, che papa Paolo IV (regnante 1555-1559), fu anche un 《papa aquilano》, tenendo conto della discendenza da parte di sua madre Vittoria Camponeschi Pereyra.


Per questo, quando nella basilica aquilana di San Bernardino osserviamo, meditando, il mausoleo di Beatrice e Maria Pereyra-Noronia Camponeschi, ci troviamo davanti al racconto vivo, umano, di una bimba e di una donna, di una figlia e di sua madre, che sono state anche rispettivamente la zia e la nonna di un Papa.

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A complemento si riporta il testo integrale dell'epitaffio citato più sopra; per lo scioglimento di alcune abbreviature è stata fondamentale una lettura comparata tra l'epitaffio sul monumento e la trascrizione riportata dal Crispomonti:

《 BEATRICI CAMPONISCAE INFANTI DVLCIS •

QVAE VIXIT MENS(ES) XV •

MARIA PEREYRA NORONIAQ(VAE) MATER • 

E CLARISSIMA HISPANORVM REGVM STIRPE •

TA(M) M(ATERN)O Q(VAM) PATERNO G(E)N(E)RE ORTA •

PE(TRI) LALLI CAMPONISCI MONT(ORII) COMITIS CONIVNX •

FILIAE SVAE VNICAE BENEMERE(N)TI •

ET SIBI VIVENS PO(SVIT)  》.



Mauro Rosati

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domenica 9 novembre 2025

12/05/1917 - 《TEMPI DI GUERRA》




12/05/1917 - 《Tempi di guerra》.

Manifesto a firma del sindaco dell'Aquila, Vincenzo Speranza, con prescrizioni rispetto alla gestione di allarmi aerei.

Ringrazio la dott.ssa Luisana Ferretti che ha portato a mia conoscenza questa interessante testimonianza di un momento storico ben preciso. 

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• Il contesto storico.

È il maggio del 1917, un anno chiave per la Prima Guerra Mondiale, e più specificamente per il fronte italo-austriaco. La guerra, in corso da quasi due anni, è divenuta un conflitto di posizione, logorante, e alcuni mesi dopo sarebbe giunta la disfatta di Caporetto (sul fiume Isonzo), con il cedimento delle linee italiane e il conseguente dilagare delle truppe austriache verso la pianura veneta. Un momento chiave che determinò la rimozione del generale Luigi Cadorna sostituito dal generale Armando Diaz, il quale avrebbe poi riordinato le forze italiane frenando innanzitutto l'avanzata austriaca sulla linea del fiume Piave.

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• Gli aerei da guerra.

Il fronte terrestre della guerra correva nel Triveneto, dal Trentino (Venezia Tridentina) alla Venezia Giulia, quindi a centinaia di chilometri verso nord rispetto all'Italia Centrale.

❓ Allora ci si potrebbe chiedere: perché predisporre prescrizioni e precauzioni per la difesa aerea?

❗Perché proprio con la Prima Guerra Mondiale le aviazioni, con i loro aerei da combattimento, si affermarono e divennero protagoniste del conflitto accanto alle truppe terrestri e alle marine militari: basti pensare a Francesco Baracca, per l'Italia, e al 《Barone Rosso》, per la Germania, passati alla storia nell'ambito dei combattimenti aerei della 《Grande Guerra》 e caduti entrambi in battaglia nel 1918, su fronti diversi. Proprio a seguito del ruolo rilevante dell'aviazione nel conflitto del 1915-1918, pochi anni dopo sarebbe nata l'Aeronautica Militare Italiana (1923).


La Prima Guerra Mondiale viene spesso definita come l'ultima delle guerre 《antiche》 e la prima delle guerre 《moderne》, con la comparsa di nuovi mezzi di combattimento e una svolta decisiva, in peggio, verso capacità distruttive maggiori.


❗Inoltre, il fronte terrestre italo-austriaco diveniva contestualmente marittimo proseguendo nel Mare Adriatico, e quindi non molto lontano dalle nostre zone appenniniche.

Già il 24/05/1915, alla notizia dell'entrata in guerra dell'Italia, la Marina militare austriaca aveva sferrato un attacco su larga scala lungo l'intera costa adriatica italiana, anche con il supporto di aerei da ricognizione, colpendo porti e centri abitati, come ad esempio Ancona.


Si comprende quindi che gli aerei iniziavano a destare seria preoccupazione anche lontano dai fronti principali.

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• Il manifesto.

Nel manifesto in foto (vedi sopra) leggiamo una serie di indicazioni di base rispetto all'eventualità di un allarme aereo e anche prescrizioni come quella di evitare di suonare le sirene ordinarie e altri allarmi acustici negli stabilimenti industriali e nelle scuole, onde evitare confusione con le sirene d'allarme aereo.

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• I luoghi - Una fotografia della nostra città in quel periodo storico.

Nel manifesto leggiamo che le sirene sono collocate in tre luoghi specifici.


1- Il Palazzo Comunale.

Nel 1917 la sede municipale era situata in Corso Vittorio Emanuele, nel complesso dell'ex monastero di Santa Maria delle Raccomandate

❓ E Palazzo Margherita?

❗Già dalla prima metà dell'Ottocento e fino al 1970, Palazzo Margherita fu sede del Palazzo di Giustizia, come possiamo osservare anche in diverse immagini d'epoca che lo ritraggono menzionato come Palazzo del Tribunale (o dei Tribunali), denominazione con la quale veniva talora indicata anche l'adiacente Via delle Aquile (Via del Tribunale, o dei Tribunali).

↪ Soltanto intorno al 1970, con la realizzazione del Palazzo di Giustizia in Via XX Settembre-Villa Gioia, Palazzo Margherita tornò nella disponibilità del Comune dell'Aquila mentre Palazzo Ardinghelli, sede della Pretura, cadeva in abbandono.


2- La Caserma dell'Artiglieria.

Nel manifesto non è specificato ma possiamo ipotizzare che con tale nome s'intendesse la Caserma "Vincenzo De Rosa", sede del 18° Reggimento di Artiglieria. La caserma De Rosa, oggi non più esistente, era una cittadella militare che sorgeva in località Villa Gioia, dove oggi si trovano i complessi del Palazzo di Giustizia e dell'Agenzia delle Entrate.

↪ Fino al terremoto del 2009 c'erano almeno tre testimonianze materiali dell'ex caserma De Rosa, di cui due sono scomparse:

- la bella palazzina, sede del comandante, abbattuta dopo il sisma del 2009 e non ricostruita, che era situata accanto al Palazzo di Giustizia, all'inizio di Via Francesco Filomusi Guelfi, dove ora ci sono alcuni dei parcheggi del Tribunale;

- un'interessante garitta con finestre goticheggianti, realizzata sulla base di uno dei bastioni delle mura all'altezza del Tribunale, dove inizia il tratto di Mura che scende verso la Stazione Centrale; la garitta, crollata con il sisma del 2009, non è stata ricostruita.

↪ Rimane invece, fortunatamente recuperata, la grande facciata che vediamo da Via Rocco Carabba, all'incrocio con Viale XXV Aprile (quello della Stazione) e dalla Galleria Commerciale 《Meridiana》. Si tratta di una cospicua parte rimanente di una delle scuderie della caserma "Vincenzo De Rosa".


3- Il Calzaturificio Militare.

Da ricordi rispetto a una mostra organizzata dall'Archivio di Stato nel centenario della Prima Guerra Mondiale, il calzaturificio potrebbe essere lo stabilimento (《opificio militare》) dell'ex Cotonificio Tobler, poi divenuto fabbrica di arredi in legno (sedie in particolare), lo stabilimento 《Setta》, del quale vediamo anche la cabina di derivazione elettrica che lo alimentava e denominata appunto 《Cabina Setta》, situata all'angolo tra Via San Sisto e Viale della Croce Rossa.

Lo stabilimento ex Tobler è situato in località San Sisto bassa, visibile sia dal tratto inferiore di Via San Sisto, sia da Via San Gabriele dell'Addolorata (già 《strada 127》), con la sua caratteristica ciminiera in mattoni. Si tratta di un ex complesso industriale ampio e di notevole interesse,  che merita di essere recuperato e rifunzionalizzato (un po' come fatto, per esempio, con l'ex mattatoio comunale a Borgo Rivera).


❓• Palazzo CARESSA in Piazza del Castello.

Con Piazza del Castello, nel 1917, s'intendeva l'ampia area che va pressappoco da Viale delle Medaglie d'Oro (Auditorium del Parco) a Via Castello.

Personalmente non mi è noto quale possa essere questo 《Palazzo CARESSA》 il quale potrebbe anche essere uno dei palazzi su Via Castello, considerando che in quella zona non erano presenti altri edifici in direzione della Fortezza.

Nel 1917 Piazza del Castello ospitava anche uno dei villaggi di baracche, attestato ancora nel 1923, costruiti per ospitare gli sfollati a seguito dei danni derivati dal terremoto della Marsica del 1915.


❓Perché il punto di osservazione di eventuali aerei era situato in Piazza del Castello?

❗Perché quella zona rappresenta il settore più alto in quota della nostra città dentro le Mura, insieme alla vicina Chiesa del Carmine e a Piazza Santa Maria Paganica, di pochissimo più bassa (nell'insieme siamo tra i 735 e i 736 metri di altitudine circa).

La stessa Porta Castello è la più alta in quota fra tutte le porte civiche aquilane.

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In conclusione, alla luce di questo breve excursus partito dal manifesto in foto, sarebbero utili e importanti eventuali osservazioni costruttive e chiarificatrici riguardo ad alcuni aspetti meno certi come l'ubicazione del Calzaturificio Militare dell'epoca (vedi sopra) e del 《Palazzo CARESSA》 dell'allora Piazza del Castello.



Mauro Rosati

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giovedì 6 novembre 2025

COLLEPIETRO - TRE STEMMI A CONFRONTO

 

Immagine n. 1 - Arme civica storica
di Collepietro.

(Fonte immagine: C. BLASETTI, Le arme del Contado Aquilano, Roma, stampa 1984).




Immagine n. 2 - Collepietro, facciata della chiesa
di San Giovanni il Battista:
stemma civico.

(Foto: Mauro Rosati, 2025)


Immagine n. 3 - Odierna arme civica
del Comune di Collepietro.
(Fonte immagine: Comune di Collepietro,
mappa informativa turistica, 2023)




🚩 Collepietro (L'Aquila), borgo-fortezza di origine medievale, situato ai confini sud-orientali del Contado Aquilano, lungo una diramazione dell'antico 《tratturo magno》, a ridosso del Contado Peligno e delle gole di Popoli Terme (Provincia dell'Aquila fino al 1927), lì dove s'incontrano l'Abruzzo montano e l'Abruzzo collinare e marittimo; Popoli Terme è stata storicamente definita come la 《chiave dei Tre Abruzzi》, proprio per la sua posizione centrale di snodo, le cui gole rappresentano una 《porta》 naturale Montagna-Mare.

Collepietro è territorialmente inquadrato nel Quarto aquilano di Santa Maria, e nel cuore della Città dell'Aquila troviamo una Via Collepietro, traversa compresa tra Via Paganica e Via Mariangelo Accursio, lungo il declivio che da Piazza del Palazzo sale verso Piazza Santa Maria Paganica (capoquarto di Santa Maria).
Nei secoli scorsi il tracciato di Via Collepietro scendeva fino all'odierno Corso Vittorio Emanuele prima che l'ex monastero di Santa Maria delle Raccomandate chiudesse un tratto della via per aggregare il lato nord a Palazzo Carli-Benedetti.

Il sistema onomastico stradale di Navelli (《i Navelli》):
possiamo così definire l'insieme di strade situate nella zona di Via Collepietro a L'Aquila, le quali hanno in comune l'intitolazione a castelli-borghi di quell'area del Contado Aquilano.
Nello stesso quadrante cittadino, infatti, troviamo Via de' Navelli (correttamente declinata al plurale), Via Bominaco, Via San Benedetto in Perillis e, secondo quanto riporta Quirino Bernardi (1961), l'odierna Via Giuseppe Mazzini era precedentemente denominata 《Via Caporciano》.
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📍L'arme civica di Collepietro.
Confrontiamo ora tre versioni dello stemma di Collepietro, simili ma ciascuna con specifiche differenze e peculiarità.
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1- La versione blasonata da Carlo Blasetti (immagine n. 1):
🛡《 Di..., alla fascia doppiomerlata di..., caricata da due stelle [5] di...》.
(📖 C. BLASETTI, Le arme del Contado Aquilano, Roma, stampa 1984; p. 38).

✍Note.
• I puntini di sospensione stanno ad indicare che non sono noti con certezza gli 《smalti》 dello stemma.
• La 《fascia》 è una pezza onorevole situata orizzontalmente nella parte centrale dello scudo, la quale occupa ⅓ o 2/7 del campo dello scudo stesso.
• La cifra tra parentesi quadrate indica il numero di punte delle stelle.
• 《Doppiomerlata》: questo aggettivo indica che la fascia ha entrambi i margini a forma di merli da fortezza (merli alla guelfa in questo caso), e più precisamente che i merli si trovano in posizione simmetrica di corrispondenza su ambo i lati.
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2- La versione della chiesa parrocchiale (immagine n. 2).
Sulla facciata della chiesa di San Giovanni il Battista a Collepietro è visibile una versione dell'arme civica così descrivibile:
🛡《di..., alla fascia contromerlata di...》.

↪ In questa versione non sono presenti le due stelle. 
L'assenza delle stelle caricate in fascia potrebbe essere dovuta a diversi possibili motivi sui quali si possono effettuare soltanto supposizioni:
le stelle potrebbero non essere state scolpite per la tipologia di pietra utilizzata, che magari non rendeva possibili lavorazioni di dettaglio;
le stelle, più superficiali, potrebbero essersi erose nel corso dei secoli a causa degli agenti atmosferici;
le stelle potrebbero non essere state in uso al tempo della realizzazione di quello stemma.

✍ Note.
• Questa versione dell'arme civica di Collepietro (immagine n. 2) è realizzata entro uno scudo di tipo 《gotico》il quale, come tipologia, farebbe pensare a un'epoca antecedente rispetto alle due date 《1522》 e 《152[3]》 incise all'esterno dello scudo; ma ciò non può essere affermato con certezza.
• 《Contromerlata》: a differenza di 《doppiomerlata》 (vedi sopra, versione n. 1) l'aggettivo 《contromerlata》indica che i merli sul margine superiore della fascia sono in posizione alternata rispetto a quelli sul margine inferiore.
• I puntini di sospensione indicano che non sono noti con certezza gli 《smalti》.
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3- La versione attualmente in uso come arme civica del Comune di Collepietro (immagine n. 3).

Nella versione odierna dello stemma osserviamo altre differenze:
• il campo dello scudo è bianco, ma il bianco non è uno smalto araldico per cui, nella lettura, dobbiamo interpretarlo come una versione semplificata dell'argento; in araldica il bianco viene utilizzato nelle versioni bianco/nero degli stemmi per indicare il metallo argento;
• per ragioni non note, a differenza delle prime due versioni, nello stemma odierno non troviamo né una fascia doppiomerlata né una fascia contromerlata ma soltanto due file di merli rossi,《contromerlate》, quasi a formare un motivo 《scaccato》 (a scacchi), e póste in punta (ossìa nella parte inferiore dello scudo);
• sono invece presenti le due stelle a cinque punte della versione n. 1 (vedi sopra) ma, poiché nello stemma odierno non è presente il campo centrale della fascia, le stelle sono raffigurate separatamente e situate nel capo dello scudo.

Potremmo così riassumere, in bozza, questa terza versione, oggi in uso:
🛡 d'argento, alle due stelle [5] d'oro poste nel capo, con due file di merli (3, 2) di rosso, contromerlate e poste in punta.
Il tutto delimitato da una cornice d'azzurro smussata ai quattro angoli, entro uno scudo sannitico (o 《moderno》).
Ornamenti esteriori da Comune (corona murata d'argento in alto; 
due rami rispettivamente d'alloro e di quercia posti in decusse sotto la punta dello scudo, legati da una 《cravatta》 tricolore italiana).
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✍ Nota integrativa.
Le due stelle presenti nella prima e nella terza versione dello stemma potrebbero essere un riferimento alle due ville (villaggi) altomedievali che si unirono incastellandosi nel borgo fortificato di Collepietro: 
Villa San Salvatore e Villa San Pietro.

↪ Un'ipotesi che ricorda le tre stelle dell'arme civica di Tornimparte dopo l'unione dei Terzi di Villagrande (Tornamparte), Castiglione e Rocca San Vito e che abbiamo visto nei post delle settimane scorse.


Mauro Rosati
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