lunedì 24 ottobre 2022

《BEL TEMPO》 O《MAL-TEMPO》?  QUESTIONE DI EQUILIBRI

 《BEL TEMPO》 O《MAL-TEMPO》? 

QUESTIONE DI EQUILIBRI


Personalmente non amo molto l'espressione 《mal-tempo》 riferita a una normale pioggia 🌧  o a una normale nevicata 🌨 , o semplicemente a una giornata fresca e nuvolosa.

Nell'equilibrio meteorologico è fondamentale una regolare alternanza tra le diverse condizioni atmosferiche. Poi, ciascuno di noi potrà preferire l'una piuttosto che l'altra.

È necessario il sole ☀️ così come sono necessari la pioggia🌧 , il vento 🌬 , la neve 🌨 , la brina ❄ , la rugiada 💧.


➡️ Il《Mal-tempo》, invece, è la rottura di questo equilibrio: 

si ha 《mal-tempo》 quando una di queste condizioni meteo diventa eccessiva e prevalente rispetto alle altre e rispetto alla normalità di un certo luogo e di una certa stagione.


🌧 Una buona pioggia diventa 《mal-tempo》 se eccede provocando allagamenti o inondazioni.

🌨 Una buona nevicata diventa 《mal-tempo》 se eccede in una 《bomba di neve》 che sfonda i tetti e seppellisce le strade.

💧 Una buona rugiada notturna rinfresca terra e aria, e dà respiro ad animali e piante.

❄ Una buona brinata cristallizza l'umidità a terra, de-umidificando l'aria e garantendo il necessario riposo alla terra e alle piante. 🌱 Diventa 《mal-tempo》 se eccede in ondata di gelo estremo.

🌬 Un normale vento di brezza ricambia l'aria, al mare 🌊 come in montagna ⛰ . Diventa 《mal-tempo》 se si trasforma in burrasca o in tromba d'aria 🌪.

☀️ Così anche il tempo soleggiato diventa 《mal-tempo》 quando si protrae per settimane o mesi interi provocando siccità, e/o quando le temperature salgono a lungo sopra la norma (ondate di calore). 🌡


➡️ In questa epoca di lunghe siccità alternate a brevi e violente 《bombe d'acqua》, in quest'epoca di terreni induriti e di inondazioni, è forse più evidente l'importanza di una equilibrata alternanza fra sole, pioggia, neve, e tutti gli altri fenomeni che caratterizzano normalmente il nostro clima.

📍Il concetto di 《cambiamento cimatico》 è tutto lì: 

mancanza di equilibrio, estremizzazione dei fenomeni atmosferici.


➡️ Di recente, anche diversi climatologi hanno iniziato ad affermare che un eccesso di 《bel tempo》 non è più 《bel tempo》 , ma diventa esso stesso 《mal-tempo》 per le conseguenze dannose che comporta agli ecosistemi (Uomo compreso).


Mauro



domenica 23 ottobre 2022

QUANDO SAN MASSIMO SI FESTEGGIAVA A OTTOBRE

 

QUANDO SAN MASSIMO SI FESTEGGIAVA A OTTOBRE


📖 Un testimone diretto dell'epoca, 《un certo》 Buccio di Ranallo, ci racconta che prima del 1362 la fiera e la festa di San Massimo ad Aquila si tenevano il giorno di San Luca l'evangelista, ossia il 18 ottobre.

In quello stesso giorno - però - si teneva fiera anche all'Isola (oggi Isola del Gran Sasso d'Italia), sicché se ne ricavava poco per via della concomitanza.


✒ Scrive Buccio:

《[...] Avevamo la feria, dico, lo Santo Luca;

Per la feria dell'Isola non valea palluca [...]》


➡️ San Massimo d'Aveja, patrono dell'Aquila e del Quarto di San Giovanni, è anche patrono di Isola del Gran Sasso e di altri centri come Opi di Fagnano e Penne.

Possiamo osservare, inoltre, che ottobre è un mese molto impegnativo per i lavori della campagna (ad es. semina, raccolta dello zafferano) prima della pausa invernale; per cui gli abitanti del Contado avevano probabilmente difficoltà a recarsi in città per partecipare alla fiera e ai festeggiamenti del Santo patrono.


📌 Così gli Aquilani pensarono di traslare la fiera da ottobre a maggio, insieme ai relativi festeggiamenti in onore del Santo, e ne fecero richiesta al Re e alla Regina di Napoli.

✒ Continua Buccio:

 《[...] Divisaro Aquilani che ad magio se conduca,

et sia fatta sì bella, como sole traluca.

Ad dece dì de magio se devìa commensare,

In festa de santo Maximo si sse degia affermare,

Et otto dì da poi essa degia durare,

Et tucte le Arti de Aquila in piacza degia stare. [...]》.

Il racconto di Buccio di Ranallo prosegue con la descrizione della fiera e dei festeggiamenti di San Massimo nel maggio del 1362, con la quale si conclude la sua bella Cronaca rimata.


📖 I versi citati in questo post sono tratti dall'edizione della Cronaca di Buccio curata da Vincenzo De Bartholomaeis (1907), pp. 299-300.


📜 - Il diploma di reale assenso del 1361: la fiera e la festa vengono traslate da ottobre a maggio.

Il De Bartholomaeis cita in nota (pp. 299-300) il diploma di reale assenso che autorizza la traslazione della fiera  da ottobre a maggio.

Il diploma di assenso, spedito ad Aquila in data 16/06/1361 dal re Luigi I d'Angiò di Napoli (Luigi di Taranto) e dalla regina Giovanna I di Napoli, ci fornisce i dettagli della fiera di ottobre e di quella di maggio:

per concessione del re Roberto d'Angiò (《ex concessione clare memorie domini regis Roberti》, la fiera di ottobre si teneva nel giorno di San Luca l'evangelista (《in festo Sancti Luce》, 18 ottobre) per una durata di dodici giorni (《per dies duodecim》); su richesta degli Aquilani si autorizzava lo spostamento della fiera all'ottavo giorno di maggio, due giorni prima della festa di San Massimo (10 maggio), per la durata di dieci giorni e includendo anche la festa di San Pietro confessore (ossia San Pietro Celestino, 19 maggio, compatrono dell'Aquila e patrono del Quarto di San Giorgio).


📜 - Il diploma di reale assenso del 1363: la fiera viene traslata da maggio a giugno.

Due anni dopo, nel 1363, sempre su richiesta degli Aquilani, un nuovo diploma di reale assenso autorizza lo spostamento della fiera al mese di giugno e, come ipotizza lo storico Anton Ludovico Antinori (XVIII secolo), anche la festa di San Massimo seguì la fiera e passò dal 10 maggio al 10 giugno.

Il De Bartholomaeis cita in nota questo nuovo diploma, dato il 25/04/1363 e concesso dalla regina Giovanna I di Napoli (il re Luigi I era morto nel maggio del 1362). Il diploma trasla la fiera (e la festa) dal mese di maggio al mese di giugno, con durata dall'ottavo giorno del mese fino al quindicesimo (《ab octavo usque ad quintum decimum diem dicti mensis iunii》).


✒ Lo storico Anton Ludovico Antinori, citato sempre dal De Bartholomaeis, riferisce che la fiera fu novamente trasferita a maggio nel 1456 《per privilegio di Alfonso d'Aragona》 e che restò confermata in tal modo anche dall'imperatore Carlo V nel 1520.


➡️ Possiamo ipotizzare che la festa religiosa non seguì nuovamente la fiera in questa nuova traslazione e pertanto la memoria di San Massimo rimase al 10 giugno: 

l'Antinori riferisce che al suo tempo (XVIII secolo) San Massimo si celebra 《a' 10 di giugno》, come lo celebriamo anche noi tutt'oggi.

La nuova fiera di San Massimo del giorno d'oggi si tiene nello stesso giorno della festività religiosa, ossia il 10 giugno.

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Il 10 giugno, tra l'altro, è l'anniversario di un importante evento storico, sempre legato al culto di San Massimo d'Aveja:

il 10 giugno dell'anno 956, l'imperatore Ottone I il Grande e papa Giovanni XII si recarono in visita alle spoglie di San Massimo presso 《Civita Sancti Maximi》 (Civita di San Massimo) che oggi conosciamo come Civita di Bagno, all'epoca sede della Diocesi di Forcona di cui abbiamo oggi testimonianza materiale nei resti dell'ex cattedrale di San Massimo presso Civita di Bagno.

Come sappiamo, nel 1257 la Diocesi di Forcona venne traslata ad Aquila dal vescovo Berardo da Padula, e con essa il titolo di San Massimo che venne unito al già esistente patrono San Giorgio nella Cattedrale aquilana (come da recenti studi e articoli di Sandro Zecca).

Cattedrale che da allora è intitolata ai Santi Massimo e Giorgio


Mauro

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📖 🌐 Riferimenti bibliografici e sitografici:

-《Cronaca Aquilana rimata di Buccio di Ranallo》, a cura di Vincenzo De Bartholomaeis, Forzani e C. Tipografi del Senato, Palazzo Madama - Roma 1907.

-《San Massimo d'Aveia martire》, scheda a cura di don Claudio Tracanna; in http://www.santiebeati.it/dettaglio/91218

(URL consultato in data 23/10/2022).



mercoledì 19 ottobre 2022

《I QUINDICI MINUTI PRIMA DELL'ALBA - IMPRESSIONI DEL MOMENTO》

 L'Aquila, 19 ottobre 2022


🌈 La cromìa del cielo muta rapidamente,

verso Oriente:

rosso tenue... 🔴

...poi rosa...

...poi arancio... 🟠

...poi giallo tenue... 🟡

...quindi giallo intenso... quasi bianco... ⚪


🎨 Una teoria di colori 

che si avvicendano lestamente.

L'aria attende...

tra gli ultimi silenzi del mattino,

la campana di un monastero, 🔔

e i primi suoni di giornata.


Poi... il primo raggio spunta all'orizzonte... 🌄 🌅

...filtra nell'aria cristallina

delle mattine 

d'autunno e d'inverno...

...diretto...deciso!


Tepore color dell'oro! ☀️


E raggiunge ogni cosa...

...passa tra le foglie di una pianta... 🌿

...entra dalle finestre... 🪟

...lo vedi sollevarsi...

...velocemente...

mentre guardi a Oriente. 🧭


Tra le mani una tazza di latte, 🥛

o un buon cappuccino ☕

all'orzo, dal gusto sobrio e persistente.


Che spettacolo!

Senza biglietto... 🎟 

non si paga niente!


Offre la Natura!

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...I QUINDICI MINUTI PRIMA DELL'ALBA...

...IMPRESSIONI DEL MOMENTO.

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Mauro Rosati



venerdì 14 ottobre 2022

LA ROMAGNA "TOSCANA" - Curiosità di confine fra Ottocento e Novecento

La Romagna "toscana" in una carta della
Provincia di Firenze
(Fonte immagine: pagina FacebookItalia meravigliosa》)

 

LA ROMAGNA "TOSCANA" - Curiosità di confine fra Ottocento e Novecento


🌍 Una carta geografica molto chiara sulle dinamiche geo-storiche della Romagna "toscana".


📌 La Romagna "toscana" era una porzione di Romagna interna, fin quasi alle porte di Forlì, che dall'Unità d'Italia (1861) e fino al 1923, appartenne alla Provincia di Firenze, all'epoca molto più estesa territorialmente rispetto all'odierna Città metropolitana di Firenze.


🌍 Nella cartina in alto la Provincia di Firenze risulta costituita da ben quattro Circondari (una suddivisione delle Province italiane, poi soppressa):

- Circondario di Firenze (capoluogo);

- Circondario di Pistoia;

- Circondario di San Miniato;

- Circondario di Rocca San Casciano.


📌 🐓 La Romagna "toscana" si identificava prevalentemente con il Circondario di Rocca San Casciano, che comprendeva parte dell'Appennino e del sub-Appennino romagnolo (entroterra forlivese nello specifico).

Si tratta del circondario di colore giallo-ocra visibile sulla destra della carta geografica.

➡️ Questa particolare situazione era l'eredità storica delle conquiste di Firenze e del Granducato di Toscana nei secoli precedenti, prima dell'Unità d'Italia; conquiste che si erano spinte oltre il crinale dell'Appennino fino al versante romagnolo.


📌 Con l'Unità d'Italia questo assetto territoriale confluì nell'ampia Provincia di Firenze che, automaticamente, incluse i territori romagnoli storicamente conquistati.

La Provincia di Firenze ereditò infatti i confini territoriali del 《Compartimento di Firenze》 del Granducato di Toscana, così come erano stati definiti nel corso dell'Ottocento pre-unitario (scorporo di Arezzo e Pistoia, e nuovo riaccorpamento di Pistoia).


📌 🐓 La situazione della Romagna "toscana" venne ridefinita quando, con il Regio Decreto n. 544 del 04/03/1923 (R.D. 544/1923) il Circondario di Rocca San Casciano venne scorporato dalla Provincia di Firenze e aggregato alla Provincia di Forlì (oggi Forlì-Cesena).

➡️ Negli anni successivi (1926-1929) i Comuni del Circondario di Rocca San Casciano furono soggetti a diversi altri 《ritocchi》 territoriali, quasi chirurgici, che ne ridefinirono circoscrizioni e confini interni alla Provincia di Forlì, ad esempio:

- R. D. L. (Regio Decreto-Legge) n. 1220 del 14/03/1926,

- convertito in Legge n. 911 del 02/06/1927;

- R. D. L. (Regio Decreto Legge) n. 216 del 17/02/1927 (《Predappio Nuova》);

- R. D. (Regio Decreto) n. 1159 del 17/05/1928;

- R. D. (Regio Decreto) n. 802 del 28/03/1929 (《Galeata》).

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📌 Sul versante toscano (lati centrale e sinistro della carta) si nota come anche San Miniato e, appunto, Pistoia fossero capoluoghi di Circondari appartenenti alla Provincia di Firenze.


➡️ Oggi nella medesima area tra Firenze e Pistoia esistono ben tre unità amministrative di livello provinciale (secondo livello):

la Città Metropolitana di Firenze, la Provincia di Prato e la Provincia di Pistoia.



Mauro

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P.S. Il gallo 🐓 che avete visto nel testo è un riferimento iconografico alla Romagna. 🙂

(Vedi, per esempio:

🌐https://ilromagnolo.info/rubriche/lingua/la-caveja-e-il-gallo-simboli-romagna/ )

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🖼 (Fonte immagine cartina: 《Italia meravigliosa》

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02QFtEzpG9UnAGpsEygJToh9F7kKBdQrT1uKMUv36i78YuuXG6DiC2wF5X17KqDF8ol&id=107548147433422 )



martedì 11 ottobre 2022

MONOLÌCNE - Quando il greco ci viene in aiuto

 

Quando il greco ci viene in aiuto


🟢 MONOLÌCNE / MONOLÌCNI


Ci troviamo davanti a un vocabolo 《specialistico》, apparentemente 《difficile》: in questo caso si tratta di un aggettivo.

Un aggettivo certamente più familiare in determinati campi di studio come, ad esempio, l'Archeologia e la Storia dell'Arte.


➡️ Eppure, come si vedrà anche per 《panòplia》, si tratta di un vocabolo che possiamo trovare e leggere anche in contesti più comuni: 

ad esempio nella guida o nel catalogo di un Museo, oppure sulle didascalie che descrivono vetrine o singoli pezzi nel Museo stesso, in articoli divulgativi, ecc..


📌 MONOLÌCNE. 

Scomponendo questa parola abbiamo un prefisso - 《MONO-》- che, come sappiamo, significa 《unico》.

Il suffisso, invece, è la chiave del significato:

《-LICNE》 , dal sostantivo maschile greco 《λύχνος》(lýknos)= 《lampada》.


➡️ Quindi, letteralmente, 《MONOLÌCNE》= Unica lampada.

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📌 Vediamo meglio il senso.

È un aggettivo che troviamo frequentemente associato alle note lampade/lucerne a olio di epoche egizia, greca, romana antiche (e non solo).

Queste lucerne, potevano avere uno o più beccucci dai quali usciva la fiammella per l'illuminazione, ossia la 《lampada》(o luce, che dir si voglia).


➡️ Per questo, l'aggettivo 《MONOLÌCNE》 è il capofila di una serie di altri aggettivi che indicano lucerne con due, tre o più lampade. 

Quindi: MONOLÌCNE, BILÌCNE, TRILÌCNE, e così via.

Sempre lo stesso suffisso; cambia soltanto il prefisso numerale che indica la quantità di beccucci di una lucerna (lucerna monolìcne, lucerna bilìcne, ecc.)

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➡️ Volendo dilettarci a familiarizzare con questo aggettivo, potremmo anche utilizzarlo nella nostra vita quotidiana, magari come simpatico 《quiz》 per un nostro interlocutore:

potremmo dire che in soggiorno abbiamo un lampadario, o una plafoniera, o una piantàna 《bilìcni》, ossia con due lampade/faretti; 💡💡

oppure, potremmo indicare per strada dei 《lampioni trilìcni》, ossia con tre lanterne. 💡💡💡


📍 Al di là del 《gioco》, può essere uno dei tanti modi per disporre di un vocabolario più ricco che può tornarci utile quando - ad esempio - cerchiamo un sinonimo.


Mauro

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🖼 Nell'immagine all'indirizzo che segue si può vedere un esempio di 《lucerna bilìcne》: http://www.museodellolivo.com/-/media/museo/i-tesori/intro/itesori_intro_reperto4_mb.ashx?h=310&iar=0&w=640

(URL consultato in data 16/09/2022)

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venerdì 7 ottobre 2022

《LA BATTAGLIA DELLA CERNAIA》 e la figura artistica di GEROLAMO INDUNO

(Fonte immagine:
http://www.istitutomatteucci.it/component/hikashop/product/118-domenico-e-gerolamo-induno-la-storia-e-la-cronaca-scritte-con-il-pennello )


LA BATTAGLIA DELLA CERNAIA》 e la figura artistica di GEROLAMO INDUNO (1825-1890).


📌 ⚔《La Battaglia della Cernaia》, di Gerolamo Induno.
Il dipinto è narrato per fotogrammi in un video esplicativo: https://youtu.be/hPFUPPVc8BU


📌 L'opera pittorica è un'istantanea della Battaglia della Cernaia (16/08/1855), combattuta nell'ultima parte della Guerra di Crimea (1853-1856).
➡️ La Cernaia (《[Fiume] Nero》) è un piccolo fiume dell'area sud-occidentale della penisola di Crimea che, dopo circa 35 km di percorso, sfocia nella baia di Sebastopoli sul Mar Nero.
Lungo il suo corso si combatté la battaglia che ne prende il nome, e che vide in prima linea i Bersaglieri del Regno di Sardegna, nei quali era arruolato Gerolamo Induno, il 《pittore-soldato》.
📌 Nel periodo risorgimentale, infatti, Induno si specializzò in una 《pittura di guerra》 che ne fece una sorta di foto-reporter 《ante litteram》. Nel corso della Guerra di Crimea, Gerolamo Induno fissò molte scene sul campo mediante disegni, studi, resoconti che, al ritorno in Italia, furono la base di diversi suoi dipinti.


📌 🎨 L'opera di Induno, formatosi presso l'Accademia di Brera a Milano, ha spaziato dalla pittura dal vero, scene di genere, ritrattistica, agli inizi e nella maturità artistica, seguìta poi dalla pittura risorgimentale celebrativa di valori patriottici ma sempre 《vera》 nel narrare l'aspetto drammatico umano, soggettivo e collettivo, di ogni guerra.
Dopo le esperienze belliche, in particolare la Repubblica Romana (1849) e la già citata Guerra di Crimea (1853-1856), Gerolamo Induno proseguì con la pittura celebrativa ma anche con arte decorativa, nonché con opere pittoriche di rinnovato gusto settecentesco (ispirate al 《Settecentismo》) e scene di quotidianità borghese, rispondendo a una domanda molto diffusa tra la committenza.


📌 Nella 《Battaglia della Cernaia》 , Induno ritrae la scena principale della battaglia sul fondo, dove gli eserciti si scambiano feroci colpi di artiglieria, mentre in primo piano celebra la figura degli alti ufficiali, tra i quali Alfonso La Marmora - sulla destra -, e allo stesso tempo narra 《in diretta》 il dramma umano di un soldato ferito sul campo assistito dalle infermiere e da un cappellano - sulla sinistra -.
Celebrazione di valori ma senza retorica in eccesso; con molta partecipazione e verità umana, avendo egli stesso vissuto la guerra in prima linea.

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Una biografia di Gerolamo Induno è disponibile, ad esempio, agli indirizzi (URL consultati in data 06/10/2022):

🌐 Società di Belle Arti - Gerolamo Induno

🌐 Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani (vol. 62; 2004) - Gerolamo Induno



Mauro


giovedì 6 ottobre 2022

LE 《SALÈRE》 / LE SALIERE - I NOSTRI TOPONIMI AGRO-PASTORALI

 

📌 Il toponimo 《le Saliere》(=《'e salère / le salère》nei dialetti di area reatino-aquilana) fa riferimento a luoghi dove si metteva il sale a beneficio dei capi di bestiame al pascolo.
Le saliere potevano essere delle semplici pietre, oppure delle canalette, o simili, e talora anche opere più strutturate.
Le saliere erano situate nei pascoli sia a quote alte (in estate) sia a quote medio-basse (aprile-maggio e settembre-ottobre, circa) e anche agli ingressi delle stalle.
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📣 Grazie alle testimonianze social di cittadini di L'Aquila e dintorni, nel raggio di 25-30 km, sono emerse diverse attestazioni di questo importante toponimo che racconta un aspetto rilevante della nostra cultura storica agro-pastorale.

📌 In taluni casi, il toponimo 《saliere/salère》 e oggi presente anche ufficializzato come odònimo (=nome di strada).


- Scoppito

➡️《A Scoppito la parte alta del paese si chiama le Salere
(Romina).

➡️ Sempre a Scoppito il toponimo 《Salère》 è anche odònimo con Via delle Salere.


- Poggio di Rojo (L'Aquila)

➡️《A Roio Poggio c'è una fontana chiamata le salere.

Nel cuore del paese vecchio.
(Maria Iolanda)


- Colle di Rojo (L'Aquila)

➡️《A Colle di Roio c'è una zona chiamata le salere
(Sabrina)


- Filetto (L'Aquila)

➡️《A Filetto esiste via delle Salere, alla sua sommità rocce, che i nostri antenati adoperavano x dare il sale agli armenti !!
(Giampiero)


- Campotosto

➡️《A Campotosto sopra le schiazze, sassi grandi piatti
(Antonietta)


- Antrodoco

➡️《Il portone di casa di mio nonno, mercante armentizio d'origine, ha ancora oggi conservate due saliere poste ai lati. E nei pascoli in quota (ad esempio nell'altopiano di Piscignola) vi erano diversi sassi calcarei con questa funzione e ancora ben visibili essendo logorati e consumati.》
(Cesare)

➡️《'a salera era anche il contenitore del sale pestato (ne 'u pistasale') e usato nella cucina.》
(Nicola)


- Paganica (L'Aquila)

➡️ A Paganica, lo studioso Fernando Rossi cita due attestazioni di 《salère》 nel Catasto onciario di Paganica-San Gregorio del 1748.

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📍 Tutelare e conservare l'uso di questo come di altri toponimi legati ai territori, significa tramandare uno dei molti importanti aspetti che costituiscono la nostra Storia e la nostra cultura orale e materiale.


Mauro



lunedì 3 ottobre 2022

ALEXANDRE-ISIDORE LEROY DE BARDE

 






📌 🎨 ALEXANDRE-ISIDORE LEROY DE BARDE (1777-1828)


🎨 Artista francese 🇫🇷.

Un pittore che potremmo definire 《oggettista》(coniando un neologismo), ossia un 《vedutista di oggetti》. 

Le sue 《nature morte》 sono di una vitalità affascinante, vere e proprie fotografie che sembrano anticipare l'《iperrealismo》 contemporaneo.

Il re di Francia Luigi XVIII ne acquistò alcune opere e lo qualificò 《Primo Pittore di Storia Naturale》 per le sue meravigliose raccolte pittoriche di uccelli, conchiglie, e altri oggetti dalla Natura, disposti sempre in modo ordinato e chiaro come in una vera scaffalatura.

Le sue molte composizioni denotano una propensione all'indagine scientifica (naturale e umanistica) e all'osservazione del dettaglio.

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📷 Nelle immagini allegate si vedono una stupenda, nitida, collezione di vasi greci ed etruschi e una meravigliosa, altrettanto nitida, selezione di conchiglie, proprio come in un Museo naturalistico.


📍 Personalmente, di primo acchito e per conoscenza diretta, mi vengono in mente le esposizioni del Museo di Scienze Naturali e Umane di San Giuliano a L'Aquila.

Senza dimenticare anche molti Musei di conchiglie (musei malacologici) d'Italia, tra cui quello di Cupra Marittima.


Mauro

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(Fonti immagini:

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/aa/Leroy_De_Barde%2C_Alexandre-Isidore_%E2%80%94_Vases_grecs_et_%C3%A9trusques_Alexandre.jpg/1280px-Leroy_De_Barde%2C_Alexandre-Isidore_%E2%80%94_Vases_grecs_et_%C3%A9trusques_Alexandre.jpg 

(Collezione di vasi)


https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/ba/Alexandre-Isidore_Leroy_De_Barde_-_Selection_of_Shells_Arranged_on_Shelves_-_WGA12903.jpg 

(Collezione di conchiglie) )

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sabato 1 ottobre 2022

I 《REMIGINI》

Le parole "dimenticate"


🟢 REMIGINO (pl. REMIGINI)


➡️ Così, in passato, si chiamavano i bimbi che iniziavano la Prima Elementare (oggi Primaria) e quindi il loro percorso scolastico.


❓ Perché?


📌 Il sostantivo deriva da San Remigio di Reims vescovo (Saint-Rémy) poiché fino ad alcuni decenni fa si iniziava la Scuola tutti il 1° ottobre, uno dei due giorni dell'anno in cui in Italia si celebra la memoria di San Remigio (il 13 gennaio, anniversario della sua morte, il 《dies natalis》 cristiano; e il 1° ottobre, in ricordo della traslazione delle sue spoglie nella basilica a egli dedicata, avvenuta il 1° ottobre 1049 su autorizzazione di papa Leone IX).


Da più di un trentennio, ormai, da 《remigini》 siamo diventati 《settembrini》! 😄


➡️ In ogni caso, per uso affermato nel tempo, volendo possiamo chiamare affettuosamente 《remigini》 anche i bimbi di Oggi che iniziano il primo anno di Scuola. 😊

E magari spiegare loro il perché.



Mauro

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🌐 Su San Remigio:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/72600