mercoledì 3 marzo 2021

《La mia ascesa al Monte Vesevo》


La ricordo bene quell'escursione, 22-23 anni fa. Ero un adolescente.


Negli anni della prima infanzia il Vesuvio era stato lo spauracchio delle mie nottate napoletane.

Bastava un minimo rumore assimilabile a un boato - anche una macchina che passava su una vicina strada trafficata - per farmi balzare dal letto.

Poi di giorno me ne dimenticavo: i giochi, le passeggiate per Napoli, e la paura passava.


Iniziate le Scuole Medie, il mio approccio con lo spauracchio Vesuvio era cambiato. Avevo iniziato a studiare i vulcani già da qualche anno, anche per curiosità personale: lo temevo lo stesso, ma in maniera razionale; non era più lo spauracchio della prima infanzia, pronto a lanciare il suo 《urlo》senza preavviso.

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Torniamo a quell'escursione fino al cratere. Mi sentivo pronto per guardare quel 《Godzilla》 fin dentro le sue fauci.

Era una mattina di inizio gennaio. Una giornata scozzese, anche se eravamo sul golfo di Napoli. Una veduta splendida, anche in una giornata dal tempo grigio.


Fino a un certo punto si sale in automobile, percorrendo una strada in salita nella valle che divide il cono del Vesuvio dal Monte Somma. Al lato della strada si vede la scia della colata di lava del 1944, l'eruzione più recente, documentata da molte immagini - anche video -.

Tra quella lava fredda e scura germogliavano il verde e il giallo delle ginestre e il verde degli alberi che erano rinati in quegli oltre 50 anni dalla colata.


Una volta lasciata la macchina si proseguiva a piedi fino ad arrivare al bordo del cratere.

Faceva freddo, eravamo oltre i 1200 metri, ma le giacche a vento da 《montanari》dell'Appennino proteggevano abbondantemente dai brividi.


Ero sul bordo del cratere: 

da un lato lo sguardo spaziava da Pozzuoli e Ischia - a nord - fino a Capri e Sorrento - a sud -, passando sullo spettacolo di Napoli città. 

Circa 80 km di golfo, in linea di terra.


Poi mi sono girato e mi sono diretto verso la staccionata di sicurezza per affacciarmi sulla bocca del vulcano.

È dagli anni '60 che il Vesuvio non 《fuma》più, dopo un ciclo di eruzioni regolari tra il 1631 e il 1944. Eruzioni intervallate da attività più bassa ma continua e costante: per questo usciva il pennacchio dal cratere, come lo vediamo in tanti dipinti e in tante foto; voleva dire che il condotto era aperto.


La mancanza del 《fumacchio》 induce falsa sicurezza in molte persone.


Fin da bambino ero invece consapevole della pericolosità di quel gigante.

E quel giorno l'ho guardato nelle sue fauci e l'ho sentito 《respirare》. Ricordo bene: sentivo degli sbuffi brevi, acuti, come quelli di una pentola a pressione; all'inizio non capivo da dove venissero.

Poi mi sono messo lì, fermo, a fissare il grande cratere: dalle pareti uscivano improvvisamente delle nuvolette, brevi, a intervalli di pochi minuti. 

Erano il respiro del gigante, i suoi gas: il Vesuvio parlava; sonnecchiava ma era vigile.

Guardando più attentamente mi accorsi che dai punti in cui uscivano i soffioni, le rocce erano di un colore giallo intenso - il colore dei gas a base di zolfo, tra i principali emessi dai vulcani -.


Dopo quella 《chiacchierata》 silenziosa - a tu per tu - con il Vesevo, avevo archiviato definitivamente lo spauracchio irrazionale della mia prima infanzia ma ero anche più consapevole di cosa fosse quel vulcano attivo: una stupenda veduta dal Golfo, ma anche una montagna da guardare con rispetto, da non sfidare da pari a pari.


Quell'escursione è stato un incontro voluto con il gigante Vesevo ma non sono salito con l'arroganza della sfida. Tutto il contrario: con il rispetto e il timore che si devono nei confronti delle forze della Natura.

Davanti a quel grande cratere percepivo e vedevo tutta la piccolezza di noi umani, 《formichine》quasi invisibili, mentre vedevo i turisti e gli escursionisti sulle altre sponde di quel cono dal diametro di quasi mezzo chilometro.


Prima di tornare ai parcheggi mi sono girato di nuovo a godermi l'incantevole panorama del golfo scozzese-napoletano.

Poi ho raccolto un paio di piccole pietre pomici: tanto quel cono ne produce in grandi quantità - ho pensato -.


Tornavo più soddisfatto, più consapevole, e orgoglioso di aver avuto il 《coraggio》di toccare con mano quella grande bocca che avevo visto sempre in fotografia o in TV.

Orgoglioso, ma non nel senso di 《tronfio》.

Tornando da quell'escursione mi sentivo più 《istruito》.

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[Curiosità storico-artistica]. Nel Convento dei Frati Minori di San Giuliano a L'Aquila è presente un dipinto di pieno Settecento. Opera del pittore veneziano Vincenzo Damini, rappresenta San Gennaro (patrono di Napoli) che tende la sua mano verso il Vesuvio in eruzione, per placare la furia del vulcano. Nel Settecento si era nel pieno del ciclo di eruzioni 1631-1944.

Ma che c'entrano San Gennaro e il Vesuvio con il Convento di San Giuliano? L'ipotesi più verosimile e accreditata sarebbe quella di un dipinto commissionato dal padre guardiano di San Giuliano dell'epoca,  che sarebbe stato napoletano.

Non dimentichiamo poi l'influenza artistico-culturale della pittura napoletana sull'opera di Vincenzo Damini (in particolare Francesco Solimena).

Vedi anche: 

https://www.treccani.it/enciclopedia/vincenzo-damini_(Dizionario-Biografico)/

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Come vi sarete sicuramente accorti, fin dal titolo ho citato indirettamente due grandi nomi della letteratura italiana:

- lo 《sterminator Vesevo》menzionato da Giacomo Leopardi nella sua 《Ginestra》;

- l'《Ascesa al Monte Ventoso》, celebre lettera di Francesco Petrarca. Un altro monte, un altro posto, ma sempre il racconto di un'escursione particolare: il Monte Ventoso del Petrarca è più noto come Mont Ventoux, in Provenza.

Particolarmente noto a chi, come me, ama seguire le grandi corse a tappe. Il Mont Ventoux è uno degli arrivi di tappa più difficili e più celebrati del Tour de France.

Un classico, insomma, proprio come l'opera letteraria del Leopardi e del Petrarca.


Mauro Rosati

(aquilo-cicolo-napoletano) 😊

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Per approfondire sulle eruzioni vesuviane dal 1631 al 1944, vedi anche:


https://www.ov.ingv.it/ov/it/eruzione-del-1631.html


https://www.ov.ingv.it/ov/it/vesuvio/storia-eruttiva-del-vesuvio/eruzione-del-1944.html


https://www.ov.ingv.it/ov/it/catalogo-1631-1944.html