sabato 11 novembre 2023

11 NOVEMBRE: RICORDANDO LA CHIESA DI SAN MARTINO...NEL GIORNO DI SAN MARTINO


《11 NOVEMBRE: 

RICORDANDO LA CHIESA DI SAN MARTINO...

...NEL GIORNO DI SAN MARTINO》


11 novembre: San Martino di Tours

Ricordando (in breve) la chiesa scomparsa di San Martino intra moenia.


Fino a circa novant'anni fa, nella nostra città di Aquila esisteva una chiesa intitolata a San Martino, più precisamente a San Giustino e San Martino (doppia intitolazione).

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Andiamo per ordine.


1 - Ai tempi della fondazione di Aquila la chiesa parrocchiale di San Martino fu edificata dai castellani del Chiarino nel loro locale dentro le mura (intra moenia). Il locale di Chiarino, e la sua parrocchiale, si trovavano nell'ampia area dove oggi sorge la Fortezza cinquecentesca.

Siamo quindi nel Quarto di Santa Maria.


2 - Con l'inizio dell'occupazione spagnola (terzo decennio del XVI secolo) e la costruzione del Forte, tutti i locali situati all'estremo nord-est della città furono demoliti per fare spazio alla cittadella fortificata e alla sua spianata circostante 《di rispetto》, com'era d'uso per le fortificazioni militari.

E così, tutte le chiese, le case, i monasteri situati in quel settore vennero demoliti, e la maggior parte di essi si ricollocò in altre zone della città.


3 - Fu così che anche la parrocchia di San Martino del Chiarino (intra moenia) dovette trovare nuova sistemazione. A meno di un chilometro in linea d'aria, i parrocchiani del Chiarino trovarono ospitalità presso l'antica chiesa di San Giustino, seconda chiesa dei paganichesi dopo la vicina Capoquarto di Santa Maria, e così denominata dall'omonima villa (e chiesa) di San Giustino in territorio di Paganica.

Con l'aggregazione della parrocchiale di San Martino, la chiesa assunse il doppio titolo di San Giustino e San Martino.


4 - Ma dove si trovava la chiesa di San Giustino e San Martino?

Ce lo suggerisce l'odonomastica (=onomastica stradale) cittadina:

la chiesa si trovava (《ovviamente》) sul lato nord dell'odierna Piazza (del) Chiarino, ad angolo con Via San Martino, con il fianco nord parallelo all'odierna Via Giuseppe Garibaldi.


5 - Arriviamo all'epilogo.

Negli anni '30 del Novecento, dopo il Piano Regolatore del 1931, la nostra città vede nuovi interventi di sventramento e demolizioni, già iniziati dopo l'Unità d'Italia e proseguiti, in varie riprese, fino agli anni '60 del Novecento.

Nel 1934, la chiesa di San Giustino e San Martino non era più officiata al culto e ospitava una falegnameria-segherìa; ma, a parte rifacimenti e spoliazioni degli interni, non aveva perso quasi nulla del suo valore storico-architettonico complessivo. Era una delle chiese più antiche della città con una splendida muratura in apparecchio aquilano (《opus aquilanum》) riconoscibile dai caratteristici filari di pietra a cubetti (tipo San Silvestro) ben visibili su Via Garibaldi, e poi un bel portale medievale che si apriva su Piazza (del) Chiarino, una facciata quadrata con un campanile a vela e altari laterali interni frutto probabilmente di ristrutturazioni avvenute dopo il sisma del 1703.

Ciò nonostante, con argomentazioni che si potrebbero definire 《pretestuose》, la commissione incaricata deliberò ad ampia maggioranza per la demolizione. Soltanto Ignazio Carlo Gavini, che ben ne conosceva il valore (del quale aveva dato ampia esposizione anche in pubblicazioni), si pronunciò contro la demolizione di quel gioiellino architettonico che racchiudeva intimamente Piazza (del) Chiarino, accessibile da Via Garibaldi attraverso il vicoletto compreso tra l'abside della chiesa e il Palazzo Lely-Cappelli.

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Ed eccoci ad oggi!

E così, dopo quella improvvida demolizione di novant'anni fa, oggi soltanto le foto d'epoca e l'onomastica stradale di quella zona ci vengono in aiuto, a ricordarci di quella significativa presenza architettonica:

《Piazza del Chiarino》 e 《Via San Martino》, appunto.


E sempre oggi, magari, disegnare la pianta di quella chiesa sul selciato stradale ci potrebbe aiutare a meglio comprendere e a meglio immaginare questo importante edificio ecclesiale che, per oltre seicento anni, ha caratterizzato e definito quell'angolo della nostra città.


Mauro Rosati

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