martedì 29 aprile 2025

DAL FUMAJOLO ALL'URBE: IL VIAGGIO DEL TEVERE

 


🗺《 Il corso del Tevere; mappa pubblicata nel libro di William Davis "The pilgrimage of the Tiber: from its mouth to its source" (1873) 》 (=《Il percorso del Tevere dalla sua sorgente alla sua foce》)

(Fonte immagine e didascalìa: pagina Facebook 《Balze di Verghereto》, https://www.facebook.com/share/p/1KmzyJTKx3/ )


📍 Una carta molto interessante, bella nella resa grafica e anche abbastanza accurata nell'indicazione dei centri abitati e del bacino idrografico del Tevere, con grandi affluenti come il Nera (riportato con l'idronimo latino 《Nar》) e l'Aniene (nella versione latina 《Anio》), e sub-affluenti come i fiumi Salto e Turano, provenienti dall'Appennino Abruzzese.

📍 Manca invece il fiume Velino che, procedendo lungo l'omonima Valle a nord-nord-est di Rieti, raccoglie le acque del Salto e del Turano e confluisce nel fiume Nera mediante la spettacolare Cascata delle Marmore.


📍 Una curiosità storica. 

Nella mappa (1873) i corsi dei fiumi Salto e Turano, che nella carta si incontrano poco a nord-ovest di Rieti, sono ancora privi dei due rispettivi laghi odierni. Il Lago del Salto e il Lago del Turano, infatti, vennero creati mediante rispettive dighe nella prima metà del Novecento (1939-1940 circa).


📍 È considerevole l'estensione del bacino idrografico complessivo del Tevere che, tra affluenti e sub-affluenti, interessa ben sei delle odierne regioni amministrative:

Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzi, Lazio.


🗺 Non solo una semplice carta ma una bella piccola perla storico-geo-cartografica!


Mauro

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lunedì 21 aprile 2025

《TIMO》... Quando i tombini 《raccontano》

 

(Foto: Mauro Rosati, 2025)

(Foto: Mauro Rosati, 2025)


《TIMO》... Quando i tombini 《raccontano》


Passeggiando per le vie della nostra Città dell'Aquila, e in particolare nel nostro centro cittadino, ci capita spesso di calpestarli distrattamente, magari mentre parliamo o guardiamo le insegne e le vetrine dei negozi. Tuttavia, qualche volta può capitare di camminare anche guardando più in basso, verso il selciato o l'asfalto delle strade e allora è molto più probabile osservarli:

sono chiusini (o tombini), che hanno in alto al centro una losanga, un rombo, orizzontale con la scritta 《TIMO》, un logo con la linea orizzontale della 《T》 che si prolunga verso destra abbracciando le altre tre lettere, come se fosse un tetto.


Se ne incontrano diversi, e sono lì a raccontarci una pagina di storia industriale della nostra città e dell'Italia in generale.


Che vuol dire 《TIMO》? 

Facciamo un passo indietro.


Con la graduale diffusione della telefonìa (già da fine Ottocento erano nate le prime aziende telefoniche), a partire dal 1923 si decretò la concessione a privati della gestione del servizio telefonico nazionale. L'Italia venne divisa in cinque grandi distretti di concessioni, cinque raggruppamenti territoriali, ciascuno gestito da una specifica azienda:

I - la STIPEL (Società Telefonica Interregionale Piemontese E Lombarda, 1925), già STEP (Società TElefonica Piemontese, 1924), per il territorio delle odierne regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia;

II - la TELVE (società TELefonica delle VEnezie, 1924), per le 《Tre Venezie》, ossìa il territorio delle odierne regioni Veneto (la 《Venezia》), Trentino-Alto Adige/Südtirol (la 《Venezia Tridentina》) e il Friùli-Venezia Giulia (la 《Venezia Giulia》, in particolare, inclusa all'epoca anche la penisola d'Istria);

III - la TIMO (società Telefoni Italia Media Orientale, 1923), per il territorio delle odierne regioni Emilia-Romagna, Marche, Umbria (tranne il circondario di Orvieto), Abruzzi, Molise;

IV - la TETI (società TElefonica TIrrenica, 1924), per il territorio delle odierne regioni Liguria, Toscana, Lazio, Sardegna e circondario di Orvieto;

V - la SET (Società Esercizi Telefonici, 1924), per il territorio delle odierne regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.


Queste società telefoniche operarono sostanzialmente per circa quarant'anni fino a quando, nel 1964, confluirono, per incorporazione, nella SIPTEL (Società Italiana Per l'esercizio TELefonico), comunemente nota come 《la SIP》, operatore unico per la telefonia nazionale che nel 1994 sarebbe poi confluito nell'azienda 《Telecom Italia》privatizzata nel 1997; il séguito è storia del presente, con la liberalizzazione del mercato che venne aperto anche ad altre aziende.


Tornando al periodo 1923-1964, per quanto riguarda la nostra Città dell'Aquila, la società telefonica di riferimento era quindi la TIMO (Telefoni Italia Media Orientale):

per Italia Media Orientale, infatti, s'intende geograficamente la parte Mediana dell'Italia, dal Centro-Nord al Centro-Sud, che si affaccia a Oriente, ossìa il versante degli Appennini che digrada a Est verso le colline e la costa adriatica.


Molte città e anche, gradualmente, centri abitati più piccoli, vennero quindi forniti di linee telefoniche sempre più diffuse. 

Circa un secolo fa, come si apprende dai periodici dell'epoca, il numero di utenze telefoniche nella nostra città, e non solo, era inizialmente molto basso, tanto che i numeri telefonici erano molto brevi rispetto a quelli cui siamo abituati oggi e gli elenchi degli abbonati telefonici venivano pubblicati sui giornali occupando poco spazio.


Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con il grande sviluppo economico della seconda metà del Novecento, i telefoni divennero apparecchi sempre più diffusi e accessibili, così come molti elettrodomestici, fino a diventare un oggetto normale nelle case, e non più un 《privilegio》 per pochi.


Per chi fosse curioso di approfondire, sono molti gli articoli e le pagine archivistiche che trattano di questo argomento.



Mauro

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Di seguito, una sitografia di base come riferimento (URL consultati in data 21/04/2025):

🌐 STIPEL

https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=55999


🌐 TELVE

https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=56000


🌐 TIMO

https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=56001


🌐 TETI

https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=56004


🌐 SET

https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=56005


🌐 SIP (SIPTEL)

https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=56007


🌐 TELECOM ITALIA

https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=56219


🌐 Antonio Gigli

https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=56012


🌐 TIMO (sintesi)

https://biblio.toscana.it/argomento/Timo%20-%20Telefoni%20Italia%20Medio%20Orientale


🌐 La TIMO nella Città di Rimini

https://riminisparita.it/la-timo-telefoni-italia-medio-orientale-rimini/

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domenica 20 aprile 2025

L'《AGNUS DEI》, UNA SINTESI FIGURATIVA DELLA PASQUA

 



L'《AGNUS DEI》, UNA SINTESI FIGURATIVA DELLA PASQUA


L'iconografia dell'《Agnus Dei》, allegoria del Cristo, con riferimento al sacrificio (la croce) e alla Resurrezione (il vessillo con croce rossa in campo bianco). 

Un agnello 《passante》 , ossìa ritratto nell'atto del camminare.

Il capo dell'agnello coronato da un nimbo caricato di una croce patente rossa (nimbo crucifero): la glorificazione.


Una sintesi figurativa del Triduo pasquale e del seguente Tempo della Pasqua. 🕊


Mauro

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sabato 5 aprile 2025

I SOPRANNOMI: NON SOLO 《FOLKLORE 》

 



All'origine dei Soprannomi di Paganica

Una personale riflessione.


Una pubblicazione, quella dello studioso Fernando Rossi, che fa seguito alla precedente (2024) incentrata sui cognomi di San Gregorio (una delle storiche ville della Terra di Paganica) e di Paganica stessa, antica e importante realtà nel contesto del Contado Aquilano e in particolare del Quarto di Santa Maria.


Uno studio accuratamente documentato che, unendo le fonti archivistiche alle testimonianze dirette, riallaccia i fili della Storia e travàlica i confini di Paganica dal punto di vista della tematica generale.


I soprannomi - infatti - sono stati a lungo, e in parte lo sono ancora, qualcosa di più di un semplice fatto di 《folklore》, come potrebbe sembrare oggi. 

Fino a un passato non troppo lontano, i soprannomi erano spesso una necessità, un fenomeno comune a tutte le realtà paesane ma, spesso, anche a quelle rionali delle città, come ricordano le generazioni dei nostri nonni: la frequenza di determinati cognomi, che caratterizzano soprattutto le piccole realtà locali, e l'uso diffuso di ricorrenti nomi di battesimo che si tramandavano di generazione in generazione, portavano frequentemente a omonimìe, al punto tale che soltanto il soprannome riusciva a 《sbrogliare la matassa》. E non solo nella parlata popolare bensì anche negli atti ufficiali, soprattutto quando ancora non erano in uso gli odierni《codici fiscali》 ad personam.


Cito un paio di riscontri diretti che risalgono a due-tre decenni fa, talora anche meno, e quindi a tempi storici relativamente recenti. Se un anziano chiedeva il tuo nome, o 《a chi fossi figlio》, difficilmente inquadrava la tua origine se si citavano soltanto il nome e il cognome: soltanto il soprannome scioglieva il dubbio e rendeva tutto 《chiaro》. Altro esempio sono i necrologi, nei quali ancora in tempi recenti capitava di leggere il nome e il cognome del defunto e, tra parentesi, il soprannome con cui era più noto nella comunità, sempre per il discorso delle omonimìe.


E tanti altri sarebbero gli esempi possibili.


La nuova pubblicazione di Fernando Rossi è quindi una lettura che si rivela utile e interessante anche per chi vive in tante altre realtà comunitarie dalle quali è costituito il nostro Paese, inclusi contesti urbani più grandi: penso ad esempio ai racconti diretti di anziani cresciuti in realtà urbane come Borgo Rivera a L'Aquila, un grazioso 《paese nella città》 che, soprattutto fino al secondo dopoguerra aveva i suoi ritmi di vita, i suoi usi e il suo tessuto sociale di piccola comunità inserita nella più ampia comunità cittadina.


Storicamente i soprannomi sembrano riproporre l'uso dei 《tria nomina》(i 《tre nomi》, due per le donne) dell'Antichità romana, con il 《praenomen》, che corrispondeva al nome personale, il 《nomen》 che corrispondeva all'odierno cognome e indicava la stirpe principale di origine, e poi il 《cognomen》 che era sostanzialmente un soprannome, basato su caratteristiche personali (fisiche, caratteriali, di origini, o altri elementi ancora), ma anche indicante i diversi rami familiari discendenti da una stessa stirpe (《gens》) come radice comune.

Gli stessi cognomi ufficiali che portiamo oggi derivano generalmente proprio da soprannomi, quando, con la graduale scomparsa dei 《tria nomina》, rimasero in uso prevalentemente i nomi personali e, con il passare del tempo, si resero necessarie soluzioni che distinguessero una persona dall'altra. Ed ecco quindi che ritornano i soprannomi: patronimici, caratteristiche fisiche, difetti, pregi, ma anche mestieri, comportamenti, luoghi di origine, e tanto altro; basti pensare come esempio generale ai cognomi Fabbri, Ferrari, Ferreri che sono già molto espliciti rispetto a uno specifico mestiere o a Esposito, Diotallevi e altri simili che venivano attribuiti ai bambini dati in affido o abbandonati. Soprannomi o cognomi non familiari che, nel corso del Basso Medioevo e anche successivamente, andarono gradualmente affermandosi fino ad essere ufficializzati negli atti anagrafici, notarili, ecc..


All'origine dei Soprannomi di Paganica》 è quindi, a mio personale avviso, un'istruttiva lettura consigliata non solo alla comunità di Paganica, che certamente ne è interessata primariamente, ma anche a un pubblico geograficamente più ampio che, tra le pagine dell'accurata ricerca dello studioso Fernando Rossi, può ritrovare similitudini e spunti di riflessione, confrontando i soprannomi paganichesi con quelli in uso altrove e magari scoprire nuove chiavi di lettura, di interpretazione e di studio per la propria comunità, anche se geograficamente piu distante.


Mauro Rosati

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