lunedì 20 aprile 2020

Via dei Merletti e altre curiosità



Lavori in 《punto antico aquilano》(Paola Cinque)

Il racconto che segue si basa sui ricordi d’infanzia, diretti e indiretti, del signor Piero Boschetti, classe 1948, noto artista presepista aquilano. Ringrazio quindi il signor Boschetti per la disponibilità nel voler condividere episodi e notizie che aiutano a ricostruire alcune storie del quotidiano della nostra città.
Ringrazio la signora Paola Cinque che ha messo a disposizione le foto di alcuni suoi lavori in "punto antico aquilano".
Il racconto è integrato da mie note di “intervallo” che ho inserito sulla base di notizie storiche che ho estratto da altre precedenti ricerche.


L’Aquila – “Via dei Merletti”, nel Quarto di San Pietro, è una strada della nostra città poco conosciuta dal “grande pubblico”, con la sua posizione “riservata” tra le vie e i vicoli che si incrociano nella zona alle spalle dell’Istituto Salesiano. Una zona che fino a un secolo fa rappresentava già una periferia rispetto al cuore della città: siamo dentro le Mura ma a due passi da Porta San Lorenzo (o Porta di Pizzoli) oggi murata e interrata all’interno, ben visibile invece dall’esterno dopo i recenti restauri; siamo anche a due passi dall’ex convento di Sant’Anna dei Riformati (poi ex Istituto Agrario) e a due passi dal monastero e chiesa della Lauretana. Nonostante la sua posizione defilata, è facile raggiungere via dei Merletti, preferibilmente a piedi: partiamo da viale Duca degli Abruzzi; percorrendo in discesa viale San Giovanni Bosco (già via Porcinari) e, appena superati i Salesiani (prima della curva della Lauretana), si apre a sinistra un piazzale delimitato da un lato da case popolari di metà Novecento e dall’altro da giardini; siamo in via San Nicola d’Anza; si prosegue fino alla fine del piazzale, dove la strada si restringe tra due palazzine, e si svolta a sinistra ricominciando a salire. Eccoci arrivati in via dei Merletti. Risalendo questa strada si giunge a incrociare via Rocca delle Vene e, girando ancora a sinistra, dopo pochi metri si entra in via dell’Ospizio che ci riporta diretta su viale Duca degli Abruzzi. Ci sono altri percorsi possibili per raggiungere via dei Merletti ma in questo caso ho scelto quello più semplice, partendo dalle vie più note.

In via dei Merletti si trova l’ingresso settecentesco alla chiesa di San Nicola d’Anza (San Niccolò di Sant’Anza), la chiesa dentro le mura degli abitanti di Sant’Anza, uno dei castelli fondatori di Aquila. La chiesa, oggi abbandonata da molti anni e priva in gran parte del tetto, risalirebbe al XIII secolo e rappresenta un importante esempio di architettura religiosa aquilana delle origini; vincolata dai Beni Culturali pochi anni fa, questa chiesa è meritevole di un intervento di recupero che le restituisca la giusta dignità e una nuova destinazione d’uso, considerando che non è più officiata al culto già dall’Ottocento.

In tempi storicamente più recenti (nella seconda metà del Novecento), racconta il signor Piero, la zona di via dei Merletti era localizzata anche con l’espressione “vicino alla DC”, dal nome dell’ex partito della Democrazia Cristiana che aveva la sua sede locale nelle vicinanze.

Torniamo adesso alla nostra via dei Merletti: perché questo nome? Il signor Piero, attingendo a memorie tramandate per tramite dei suoi genitori, racconta che, negli ultimi decenni dell’Ottocento, la signora Sofia De Sanctis (Sofia Boschetti da sposata), sua nonna paterna, nata nel 1862, aveva aperto un laboratorio-scuola di “merletto di tombolo”, con trentadue lavoratrici, dove si realizzavano lavori con il tombolo aquilano; si creavano corredi ma non solo, manufatti di fattura pregiata di cui però non tutti comprendevano il valore. La signora Sofia viveva nella casa di famiglia dei Boschetti in via Coppito, una via rettilinea che collega via Roma con via Porcinari (il tratto finale di via Garibaldi, quasi di fronte a Piazza San Silvestro), ad angolo con il “Casino Branconio”.

Sulla stessa via Coppito aveva casa anche la famiglia Bernardi, cui apparteneva Quirino Bernardi, insegnante presso il Liceo Classico e autore, in età anziana, della Toponomastica storica della Città di Aquila, pubblicata nel 1961, di cui parleremo più avanti. La sorella maggiore di Quirino Bernardi, molto più anziana di lui, era in amicizia con la signora Sofia, e allo stesso tempo era la dama di compagnia delle signore Cipolloni (una delle due si chiamava Dolores), due nobildonne aquilane proprietarie, all’epoca, dell’odierno “palazzo Cipolloni-Cannella”.

Nota 1: palazzo Cipolloni-Cannella, oggi proprietà dei Padri Gesuiti, si trova lungo Corso Vittorio Emanuele, di fronte all’ultimo tratto dei Portici prima di arrivare a “Capopiazza”; è il palazzo dove al piano terra, dall’autunno del 2019, ha aperto una storica e famosa libreria aquilana.

Le nobili Cipolloni, avendone le possibilità economiche, viaggiavano per molte città ed erano entrate in contatto anche con la famiglia reale dei Savoia, conoscendo il Re d’Italia. Trattandosi di memorie indirette, acquisite nell’infanzia, il signor Piero non ricorda quale fosse il Re però racconta che le Cipolloni lo incontrarono mentre era di passaggio a Firenze. Il signor Piero ricorda che tramite questa catena di contatti, la nonna Sofia ricevette la commissione di realizzare il corredo per il figlio del Re d’Italia, più precisamente per la nascita del “principino Umberto”. La signora Sofia realizzò un corredino per il principe e, come omaggio, vi aggiunse un ombrellino di quelli utilizzati in passato per riparare i bambini in carrozzina. Il Re, soddisfatto del lavoro, scrisse al Sindaco dell’Aquila per complimentarsi e il Comune, per riconoscenza, denominò “Via dei Merletti” la strada lungo la quale si trovava il laboratorio-scuola della signora Sofia.

Nota 2. A questo punto ci chiediamo: chi erano il Re e il neonato “principino Umberto”? Scorrendo la dinastia dei Re d’Italia, e sapendo che il laboratorio della signora Sofia aveva aperto verso fine Ottocento, il primo principe che incontriamo è Umberto di Savoia, nato nel 1904, il futuro Re Umberto II, ultimo Re d’Italia (nel 1946). Pertanto il Re che aveva commissionato il corredo doveva essere il padre Vittorio Emanuele III.

Proseguiamo il nostro racconto. Questo laboratorio di “merletto di tombolo” aveva anche un negozio dove si effettuava la compravendita. Questa compravendita si trovava sul retro dell’allora Collegio dei Gesuiti (oggi noto come “Palazzo Camponeschi”), lungo l’odierna via dell’Annunziata, scendendo a sinistra della piazzetta (Piazza Vincenzo Rivera) che si trova davanti alla chiesa dell’Annunziata e a Palazzo Carli (indicato appunto come Palazzo Carli “all’Annunziata”, per distinguerlo da altri palazzi Carli che si trovano in città). Proprio per la presenza della compravendita di merletti, per un certo periodo pare che via dell’Annunziata venisse chiamata anch’essa "via dei Merletti" (in questo caso forse per consuetudine orale; questa però è un’ipotesi).

Negli anni della Prima Guerra Mondiale (1915-1918), la signora Sofia chiuse il suo laboratorio e con i risparmi della sua attività, insieme al marito, aprì due mescite, una in via Coppito (nella casa della famiglia Boschetti) e l’altra in Piazza della Genca, oggi una gradevole piazza-giardino nelle vicinanze della Fontana Luminosa.

Nota 3. Al tempo della mescita della signora Sofia De Sanctis, però, la zona era differente da come la vediamo oggi: non esisteva ancora la Fontana Luminosa né la sua piazza ma un’area di risulta che scendeva bruscamente verso le Mura in direzione dell’odierno circolo del tennis (“ji strafussi” di cui racconta il signor Giovanni Carosone). Non esistevano neanche Viale Nizza e Viale Duca degli Abruzzi e, al posto dell’hotel e del condominio che dà sulla piazzetta, c’erano rispettivamente un caseggiato più basso e, probabilmente, un orto. Verso nord, piazza della Genca era delimitata da un fabbricato sotto il quale si apriva un arco, chiamato appunto arco della Genca, testimoniato da foto d’epoca; passando sotto quell’arco si proseguiva verso la zona del monastero di San Basilio. Il caseggiato con l’arco, purtroppo demolito negli anni ’30 del Novecento, si trovava in corrispondenza dell’inizio di viale Duca degli Abruzzi; per questo motivo oggi la piazza è aperta verso il Viale.

La mescita di Piazza della Genca aveva a disposizione anche un cortile interno che era stato adibito a campo per il gioco delle bocce. Questa mescita rimase aperta per alcuni anni e fu poi chiusa dalla signora Sofia e dal marito in età anziana.
Rimase invece in attività la mescita di via Coppito che, gestita dal figlio della signora Sofia (e padre del signor Piero), divenne l’attività di famiglia dei genitori del signor Piero.

Tra i molti lavori del laboratorio-scuola della signora Sofia De Sanctis, diversi finirono nelle parrocchie, essendo il lavoro a tombolo molto apprezzato dagli ecclesiastici.
Un lavoro in particolare, un corredo realizzato dalla signora Sofia, fu tramandato per tre generazioni, lungo la discendenza femminile della famiglia, come era tradizione in passato; questo corredo della signora Sofia giunse alla nipote, sorella del signor Piero, che lo conservava nella sua casa nella zona di Santanza (non lontano dalla “Rotonda”). Il corredo è andato purtroppo perduto dopo il sisma del 2009 quando ignoti “sciacalli” si sono introdotti nella palazzina pericolante per derubare gli appartamenti.

Questo spiacevole episodio non cancella la memoria e l’eredità storica di una scuola che, tra Ottocento e Novecento, ha dato lustro alla città.

Oggi, il tombolo aquilano sta conoscendo una fase di graduale rivalutazione e vogliamo ricordare, in città, la scuola di tombolo diretta dalla nostra socia Maria Cristina Bravi.


Altre curiosità

Seguono alcune brevi e ulteriori curiosità storiche che mi sono state riferite sempre dal signor Piero Boschetti.


La casa della famiglia Boschetti in via Coppito.

La casa Boschetti in via Coppito, dove visse la signora Sofia De Sanctis dopo il matrimonio, era un’abitazione caratterizzata da un cortile interno con un ballatoio, come in molte altre case, e si sviluppava in altezza con piano interrato, piano terra e primo piano; al piano terra i genitori del signor Piero gestivano l’attività di famiglia che consisteva nella gestione della mescita, frequentata anche dal signor Quirino Bernardi al quale abbiamo accennato più sopra. Nel piano interrato erano collocate le botti nelle quali veniva conservato il vino di cui il padre del signor Piero provvedeva al regolare approvvigionamento; il “centro di rifornimento” era il paese di Vittorito, nel territorio di Sulmona. Il signor Piero ci racconta che il vino veniva acquistato “a mosto” e lasciato poi “maturare” nella cantina.
La mescita di via Coppito, dopo un ammodernamento negli anni ’60 del Novecento, rimase in attività fino al 1980, quando fu chiusa. La casa di via Coppito, invece, è appartenuta alla famiglia Boschetti fino agli anni 1990-1991 circa, quando fu venduta; caduta in abbandono dopo la vendita, la casa è stata pesantemente devastata dal terremoto del 2009.


Quirino Bernardi e la toponomastica storica aquilana.

Sempre dal racconto del signor Piero, sappiamo che “a cavallo” tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento il Comune dell’Aquila aveva avviato un iter per sostituire i nomi delle strade con dei numeri, su un modello simile a quello americano (ad esempio: strada 5, 25, 30 e così via); questa scelta avrebbe portato alla scomparsa dell’onomastica storica della città e quindi anche di una parte della memoria storica. Per questo vi furono molte proteste e, tra gli oppositori, vi era anche il signor Quirino Bernardi che pubblicò il suo Toponomastica storica della Città di Aquila proprio per comunicare il valore e il significato storico di ciascuna via della città; nel testo sono elencate tutte le vie aquilane così come erano denominate in quel periodo, per cui rappresenta un “viario narrato” molto utile anche oggi.
Nota 4: via San Gabriele dell’Addolorata, la strada che collega via Caduti di via Fani (zona San Sisto) con viale della Croce Rossa, era denominata in precedenza “strada 127”. Fino a qualche anno fa, in prossimità dello sbocco della strada su viale della Croce Rossa, si leggeva ancora “strada 127” scritto sul muro ad angolo di una casa; la scritta non è più presente dopo i lavori effettuati.


L’orto di casa Bernardi.

Abbiamo visto più sopra che la casa di famiglia di Quirino Bernardi è anch’essa su via Coppito, vicino alla casa Boschetti. Il signor Piero ricorda che la casa dei Bernardi aveva un orto adiacente, uno dei molti orti urbani, generalmente murati, che caratterizzavano la nostra città; in molti di questi orti sono state realizzate costruzioni negli anni dell’espansione edilizia del secondo Novecento, altri invece si sono conservati.
Sempre dal racconto del signor Piero sappiamo che l’orto della casa Bernardi fu espropriato dal Comune per la costruzione dell’asilo di piazza San Benedetto; l’edificio scolastico, conosciuto anche come “l’asilo di Viale Duca degli Abruzzi”, è rimasto in uso fino al terremoto del 2009.
Una parte dell’orto Bernardi era stata espropriata già negli anni ’30 del Novecento per i lavori di apertura di Viale Duca degli Abruzzi; nello stesso periodo, fu purtroppo demolita la chiesa di San Benedetto di Arischia dentro le mura, che sorgeva nelle vicinanze e dalla quale ha preso il nome la piazza davanti all’asilo.


Palazzo Cipolloni-Cannella

Abbiamo visto che le signore Cipolloni erano proprietarie del bel palazzo in Corso Vittorio Emanuele nelle vicinanze di “Capopiazza”. Poiché le due nobildonne non avevano eredi, con testamento donarono il palazzo ai Padri Gesuiti che tutt’oggi ne sono proprietari, come abbiamo detto in precedenza.


Mauro Rosati

domenica 19 aprile 2020

La Corsica tra le vie dell'Aquila



Ringrazio Eleonora Gallo, Giovanna Vespaziani, Marta Vittorini e Giovanni Carosone che mi hanno fornito spunti e informazioni utili per la stesura di questo trafiletto.


L'Aquila - Quella che segue è una breve riflessione sull'argomento "Corsica" nell'onomastica stradale della nostra città.

Lo spunto parte da una curiosità segnalata dalle signore Giovanna Vespaziani e Marta Vittorini citando i libri "L'Aquila in guerra" e "L'Aquila dall'armistizio alla Repubblica" del prof. Walter Cavalieri. Più precisamente si tratta dello storico "Bar del Corso" ai Quattro Cantoni, in passato "Bar Corsi" dal nome del titolare Quintino Corsi. La curiosità, almeno per me, è che nel periodo fascista il locale fu ribattezzato "Bar Corsica" per motivi patriottici, dal nome dell'isola che fino al Settecento era appartenuta a uno dei numerosi Stati che formavano l'Italia prima dell'Unità nazionale.

Partendo da questo spunto ho ripensato a una cosa molto interessante: al giorno d'oggi la Corsica ricorre in due luoghi nella nostra onomastica cittadina.

Abbiamo "Largo Corsica" e "Piazzale Pasquale Paoli".

"Largo Corsica" è quello spazio che si apre davanti alla chiesa di San Francesco di Paola, lungo via XX settembre, nelle vicinanze del ponte di Sant'Apollonia ("Sant'Appollonia" per i cittadini aquilani).

"Piazzale Pasquale Paoli", invece, si trova a poca distanza, al centro dei giardini che costeggiano via XX settembre prima di arrivare alla Villa Comunale. Nella memoria collettiva recente, piazzale Paoli è noto per la vicinanza a una delle zone della città più colpite dal terremoto del 2009.

Dalla testimonianza diretta del signor Giovanni Carosone sappiamo anche che in passato, nel parlare comune, piazzale Paoli era indicato come il "Campo degli Orfani" (un po' come quando si dice "il Vicolaccio" per indicare "via Sallustio"), luogo di ritrovo per i giochi di bambini e ragazzini; forse (è un'ipotesi) il riferimento agli orfani poteva dipendere dalla vicinanza dell'Istituto "Sacra Famiglia" delle Suore Francescane Alcantarine che dal 1930 al 1971 ospitò un orfanotrofio e, più in generale, una struttura "allo scopo di ricoverare e assistere bambini trovatelli, orfani o appartenenti a famiglie povere" (Filippo MURRI, Monasteri, Conventi, Case e Istituti religiosi dell'Arcidiocesi aquilana, 1996). Poiché l'Istituto si trova su via XX settembre ad angolo con il tratto inferiore di via Campo di Fossa, potrebbe darsi che il vicino piazzale Paoli fosse uno spazio all'aperto frequentato anche dai bambini dell'Istituto. Dal 1971 l'Istituto ha cambiato funzione ed è diventato Collegio Universitario "Sacra Famiglia"; in quegli anni è stato ristrutturato e ampliato in veste contemporanea, è rimasto in uso fino al terremoto del 2009 ed è stato quindi demolito nel 2018 per la ricostruzione.

Andiamo adesso al personaggio storico. Pasquale Paoli è stato un importante politico, patriota e indipendentista còrso vissuto tra Settecento e Ottocento ( per approfondimenti: http://www.treccani.it/enciclopedia/pasquale-paoli/ ).

La signora Eleonora Gallo ha fatto notare che a tutt'oggi il cognome Paoli è molto diffuso in Corsica.

Quindi "Largo Corsica" e "Piazzale Pasquale Paoli" sono due luoghi della città che ci ricordano un capitolo di storia "italiana"; proprio nel Settecento, all'epoca di Paoli, la Corsica passò dalla Repubblica di Genova al Regno di Francia.

"Largo Corsica" e "Piazzale Pasquale Paoli" sono un esempio di come i nomi delle strade siano un ricco libro di storia (e di storie), locale e nazionale.


Mauro Rosati


P.s.: per un pura coincidenza storica, Pasquale Paoli nacque proprio il 6 aprile (del 1725; 

sabato 18 aprile 2020

Scarabei, Malve, Ortica

Pianta della zona con l'indicazione delle strade.

Pubblico di seguito un articolo già inviato alle redazioni di stampa locale il 23 febbraio e il 26 febbraio scorsi.


L'Aquila - Se da via XX settembre entriamo in via Fontesecco, appena superato il cavalcavia di ponte Belvedere, troviamo sulla sinistra uno dei tanti particolari percorsi urbani che la nostra città ci può offrire. Una piccola rete di vicoli e gradinate che da via Fontesecco ci permette di risalire a piedi il pendio del colle, sia verso viale Giovanni XXIII sia verso piazza dell'Addolorata; il Colle in questione è quello detto «Colle dell'Addolorata» o «Colle di Sassa».

Apriamo una breve parentesi: la piazza dell'Addolorata (alle spalle dell'ex hotel conosciuto da molti come «il tetto»), prende il nome dalla chiesa della Madonna dei Sette Dolori «dentro» le mura, la chiesa “sorella” di quella «fuori» le mura, meglio nota come Madonna «fore» (detta così proprio per distinguerla da quella dentro la città).

Torniamo adesso al nostro percorso. Tra i nomi di questi vicoli e di queste gradinate che risalgono il Colle, ne troviamo tre particolarmente curiosi:

- la gradinata degli Scarabei (chiamata in passato «Chiusa degli Scarabei»), che da via Fontesecco risale il pendio in direzione di viale Giovanni XXIII a ridosso di Ponte Belvedere;

- il vico dell'Ortica, che risalendo da via Fontesecco si collega a via Giorgetto, da dove si può arrivare in piazza dell'Addolorata attraverso via del Calvario;

- il chiassetto delle Malve, che collega via del Calvario con la gradinata degli Scarabei.

Gli scarabei, l'ortica, le malve: tutti nomi intuitivi, probabilmente espressione della cultura popolare che chiamava così quelle vie per le loro caratteristiche particolari; quindi denominazioni che erano forse spontanee e che poi sono diventate ufficiali quando sono stati assegnati i nomi alle vie cittadine. Questi nomi oggi sono tutti riportati nel Viario ufficiale del Comune dell'Aquila.

La maggior parte dei tracciati di queste vie sono già riconoscibili nella pianta storica della città del 1753 (pianta del Vandi).

Insomma, una delle molte curiosità della nostra onomastica cittadina e uno dei tanti scorci che il centro della nostra città ci offre. Uno scorcio di città su quel pendio che si trova subito dopo Ponte Belvedere, uno scorcio di città che dobbiamo tutelare nel disegno delle sue strade insieme ai nomi stessi di quelle vie.

Così come dobbiamo tutelare tanti altri scorci e tante altre curiosità fra i nomi delle vie del nostro centro cittadino. Nomi che ci possono suggerire o raccontare piccole e grandi storie.


Mauro Rosati

sabato 11 aprile 2020

Buon Compleanno L'Aquila



«Addì undici d'Abrile fo el primo fonnamento» (Buccio di Ranallo, Cronaca Rimata, prima metà XIV secolo)!

Buon Compleanno L'Aquila! 😃